NOTE: seconda di tre fic sulla mini serie santheo chiamata ‘Quella notte’. La fic l’ho scritta settimane fa, perciò era tutto molto diverso da ora, ma non voglio cambiare niente e comunque non è fatta finché non è fatta. Comunque andranno le cose per me Sandro rimarrà sempre una persona speciale in gamba e positiva, non cambia il fatto di essere un tifoso milanista e di essere un figlio del Milan. 
Questa fic è tutta dal POV di Theo e finalmente vediamo cosa è successo non solo quella sera, ma anche altri episodi durante l’anno che l’hanno spinto così tanto insistentemente verso Sandro. Si alterna il presente col passato ma spero che ogni passaggio sia chiaro. Scopriamo i suoi sentimenti. La prossima sarà la conclusione di questi eventi e avrà i pov di entrambi. La pubblico fra una settimana circa. Grazie a chi ha seguito la precedente e che gli è piaciuta. Adesso il mistero si svela. Buona lettura. Baci Akane

HO FATTO UN CASINO

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Quanto andrà avanti a non ricordarlo?
Possibile che il suo cervello non si riattivi proprio su quel che è successo quella notte? 
Non mi è mai capitato di trovarmi con uno che cancellasse in questo modo un ricordo intero in questo modo. 
Non è solo assurdo, è incredibile. 

Le canzoni latine e dance si susseguono dalla mia cassa che mi sono portato anche qua. È forte e non si capisce quasi un cazzo. 
Siamo tutti quanti in piedi a ballare mentre ci passiamo la stessa bottiglia di tequila da cui beviamo per aumentare l'euforia. 
Tutti tranne uno. 
In momenti come questi sono ben contento di avere amici importanti che hanno alberghi con mega suite di questo tipo, che se chiami all’ultimo e gli dici che stai arrivando con qualche amico a fare festa, ti assicura di darti tutto quel che ti serve. 
La mega suite, ogni ben di dio di cibo e alcool e soprattutto privacy e sicurezza. 
Tutto ciò che uno potrebbe volere per festeggiare lo scudetto vinto all’ultima giornata nel migliore dei modi. 
Una lotta serrata all’ultimo sangue e noi che trionfiamo su tutta l’Italia. 
Quest’anno nessuno l’avrebbe detto eppure ci siamo e figurati se dopo aver festeggiato ovunque per la città col pullman e poi a Casa Milan, non ci concediamo questo. 
Era ovvio e scontato che dopo i festeggiamenti con la squadra ed i tifosi, un paio di noi continuassero per conto proprio. Più che altro non potevo non approfittarne, ecco. Sarei stato un idiota e non mi sento un idiota.
Adoro avere amici importanti che hanno alberghi con mega suite. L’ho già detto? Beh, ma è vero! 

Con me ci sono Rafa, Brahim, Olivier ed Alexis, ma la mia adorabile pecora nera, quello per cui ho organizzato tutto questo, è lì seduto sul divano che mi guarda con occhi a dir poco lascivi e carichi. 
La cosa bella è sapere che non ci dobbiamo più frenare, il campionato è finito e c’è qualcosa di importante da festeggiare.
Ed io stasera mi tromberò Sandro. 
Non era programmata perché non potevamo sapere che avremmo vinto il campionato, ma appena è successo ho subito avvertito il mio amico proprietario di uno dei migliori alberghi di Milano e ad un certo punto dei festeggiamenti, ho chiamato loro quattro consapevolmente. Non erano 4 a caso, erano 4 che stasera volevano trombare come me e che avevano bisogno della situazione giusta. Situazione che cercavo anche io per me stesso, ma che non potevo sfruttare se fossi stato solo. Diciamo che una mano lava l’altra, loro mi hanno dato la compagnia che mi serviva e al contempo hanno approfittato. Ma naturalmente era tutta una scusa per farmi Sandro.
Perché so che gli piaccio, ma è così trattenuto che serviva un trucchetto.
Eccolo qua il trucchetto. 
Prendo la bottiglia di tequila e gliela verso in gola facendo scivolare il liquido alcolico fra le labbra che apre, uso la gravità per obbligarlo a bere visto che io sono in piedi davanti a lui e lui sta invece seduto. 
Non balla, il signorino. Tutti da ubriachi si lasciano andare e ballano, lui no. Non lo fa nemmeno da ubriaco.
Ma non sono problemi, ci penso io a farlo uscire di testa. 
Poso la bottiglia in uno dei tavolini di questa suite enorme, con una serie infinita di divani curvi, tavolini, stanze varie e con la musica che esplode ad un ritmo sempre più coinvolgente, ballo per lui.
Con la coda dell’occhio vedo che anche gli latri quattro sono ben presi per conto loro, ognuno col suo partner, avvinghiati che si strofinano senza nemmeno rendersene conto, forse. O, magari, rendendosene conto per bene!
Sono contento per loro, stanno per baciarsi, a momenti avranno bisogno di privacy, ma qua c’è solo una camera da letto che userò io con Sandro, per il resto ci sono tanti divani comodi. Mentre ballo davanti a Sandro, penso a come possiamo fare per finire tutti contenti e mentre penso che servirebbe o altre stanze o qualunque cosa che impedisca di vedere ciò che si consumerà fra questi due e gli altri due, mi viene il mio solito lampo di genio. 
Continuo a muovermi scuotendo a ritmo di musica il bacino, mi giro di schiena rispetto a Sandro che ormai è eccitato ed in uno stato osceno, gli si legge in faccia che vuole saltarmi addosso ma non sa come fare. Mi piego in avanti mentre scendo a strofinare il mio bel culo tondo a ritmo di musica e lo strofino sul suo pacco. Le gambe aperte, il suo corpo rigido. Sta per impazzire. 
Io continuo a strofinarmi addosso, poi mi alzo quando sento quanto è duro, mi volto verso di lui, mi tolgo la maglietta sudata e rimango a torso nudo. I suoi occhi si riempiono del mio corpo che vuole divorare. 
È saturo. 
È pronto. 
Prendo la bottiglia di tequila, do un’occhiata ai miei 4 compagni di disavventura, vedo che stanno tutti limonando duro mentre ballano e si strofinano uno all’altro. 
Siamo tutti pronti.
Bene. 
Memorizzo il percorso, vado alla parete sempre ancheggiando e proprio mentre parte totalmente a caso Freed from desire di Gala, la canzone che ci ha fatto cantare e saltare tutto il tempo stanotte grazie ai tifosi, chiudo la luce.
Il buio è immediato e totale e dal momento in cui scatta, tutti sappiamo che ora è questa. 
È l’ora di mettere la ciliegina sulla torta buonissima che abbiamo già mangiato. Ma adesso ognuno di noi si occuperà della propria ciliegina. 
Lo spazio c’è, la privacy anche. 
Che la festa continui!
Un boato di approvazione si leva dagli altri quattro mentre penso che Sandro si lamenti, ma mi muovo sicuro nella stanza principale della mega suite, raggiungo il divano, metto un bel sorso di tequila in bocca e prendendogli il viso con una mano, con una certa prepotenza, glielo allungo verso l’alto, mi chino su di lui e gli verso quello che ho nella sua. 
Sandro di nuovo non ha scelta che bere, ma si rende subito conto che non era il collo della bottiglia, sulle sue labbra a farlo bere, bensì le mie. 
Dopo di questo bevo io, poi metto giù la bottiglia, gli prendo la mano e lo tiro su di forza.
Lo sento lamentarsi ma non capisco cosa dice e non me ne importa, mi appiccico subito a lui e gli ballo addosso strofinandomi addosso come se fosse il mio palo. Ci mette poco a sciogliersi, non che si metta a ballare anche lui, non ancheggia nemmeno per sbaglio, ma finalmente le sue mani scivolano sul mio culo e  lì ci restano!
VITTORIA!
A questo punto si può andare avanti! 
Sempre stringendomi il culo fra le mani ed il bacino contro il suo in tiro, sorrido vittorioso alla ricerca della sua bocca, al buio trovo prima il suo collo, glielo bacio risalendo sul mento che succhio ed infine trovo le labbra aperte in attesa delle mie. La sua lingua subito fuori verso la mia. 
Sarà ubriaco, ma almeno posso farmelo. 
Ci muoviamo insieme, io gli ballo ancora addosso e mentre lo faccio, mentre le nostre lingue giocano insieme alla grande, lo sento eccitarsi un sacco. Con la mano scendo sul suo inguine che gli stringo, la bocca si sposta sul suo orecchio, glielo lecco e lo succhio un po’ prima di parlare roco:
- Mmm, ce l’hai duro... 
Forse sente solo questo vista la musica forte, poi il caos del ballare al buio fa il resto. 
Perché lo sento che si prende la maglietta da dietro il collo, totalmente infastidito dalla stoffa che separa i nostri corpi. Se la toglie di sua iniziativa ed entrambi proviamo sollievo nel sentirci così, la nostra pelle sudata ed accaldata può strofinarsi meglio. 
Capisco che siamo al limite e decido di andare sul letto, gli prendo la mano dal mio culo e lo tiro via verso la camera. O meglio, alla ricerca della camera. 
Secondo i miei calcoli dovremmo arrivarci andando verso questa direzione, ma prima di capire se l’abbiamo imbroccata, sbattiamo contro lo stipite, ridiamo senza farci male ed entro. Una volta dentro però mi rendo conto di non sapere bene a che punto sia il letto, perciò cammino più piano imprecando contro la mia grande idea di farlo al buio. Era bello finché non rischiamo di buttarci per terra invece che sul letto!
Con una mano tengo quella di Sandro, con l’altra tenuta bassa cerco le tracce del letto che per fortuna trovo senza sbattere il mignolo. Una volta raggiunto mi metto davanti e mi giro verso di lui raddrizzandomi. Me lo tiro davanti, lo prendo per i fianchi e scendo con le mani strisciandole sul suo corpo per fargli cadere i pantaloncini ed i boxer. Abbiamo ancora le cose usate per la festa, firmate AC Milan. E va tutto bene, siamo qua grazie a loro, dopotutto. 
Non possiamo parlare, ma sarà presto chiaro. 
Sandro rimane fermo davanti a me e mi lascia fare e di nuovo torno ad apprezzare il fatto che non si veda davvero un cazzo, a modo suo è bellissimo anche se vorrei vedere la sua faccia stralunata. Quanto ci mette a reagire? 
Dopo avergli tolto quel che gli rimaneva addosso, torno a baciarlo mentre mi appoggio su di lui carezzandogli l’inguine.
Il suo cazzo è sempre in tiro, glielo tormento un po’ masturbandolo, mentre poi dalla bocca scendo sul suo collo. Lo succhio e solo quando sento le sue mani finalmente scivolare sul mio culo nel tentativo di liberarsi della stoffa fastidiosa che mi rimane addosso, ridacchio e mi stacco improvvisamente. 
Mi butto infatti sul letto dietro di me imprecando col cuore in gola quando per poco non cado giù perché sono troppo sul bordo. 
Rido e mi sposto nel mezzo e lo aspetto. 
Sandro si rende conto che mi sono messo sul letto ma non vedendo nulla, non è un pazzo come me che si butta letteralmente al buio senza sapere dove finisce. 
Lui cerca il letto a tentoni, poi quando mi prende i piedi, risale con le mani e da lì è la mia fine.
Sapevo che ne sarebbe valsa la pena. 
Alle mani accompagna la sua bocca che risale in una carezza sensuale che mi riempie di brividi.
Risale le gambe e arrivato ai pantaloncini me li prende insieme ai boxer e li tira via. Una volta che si è liberato di tutte le barriere, riprende a risalire con la bocca dalle gambe, arriva alle cosce, me le apre e fa tappa lì.
La sua bocca avvolge subito la mia erezione che lo riempie. 
Sandro lecca e succhia senza farsi un solo problema, improvvisamente le sue idee sono ben chiare e non ha più paura di nulla.
Mi abbandono con la schiena sul materasso, la testa all’indietro, le braccia larghe in totale godimento.
Sandro succhia alla grande mentre mi eccito riempiendomi di brividi di piacere. 
Sto per venire e lui lo sente, perché smette e risale. 
Continua a riempirmi di baci, arriva ai capezzoli e me li succhia facendomi morire. 
Qua si capisce quanto mi desiderasse. Da matti. Ed ora senza freni può mostrarmelo. 
Mi fa suo mentre continua a mordicchiarmi e leccarmi il collo fino ad arrivare alla mia bocca. 
Apro e tiro fuori la lingua in attesa della sua. Quando me la trova totalmente alla cieca me la prende fra le labbra e la succhia dando vita ad un bacio assolutamente erotico. 
Ci baciamo a lungo, mentre si strofina col corpo eccitato sul mio. 
Le nostre erezioni sono dure e ben presto sarà impossibile resistere. 
Sandro scivola sul mio orecchio leccandolo, per poi ordinarmi roco: - Girati. 
Ed io muoio ancora di più, per poco non vengo subito, ma mi affretto a girarmi sotto di lui che si issa sulle braccia lasciandomi lo spazio. Mi metto a pancia in giù, piego una gamba di lato e la sua bocca sparisce sul mio collo e scende come prima, leccando la schiena, mordicchia una delle scapole che sporgono per la posizione, continua a scivolare giù con la lingua fino a che arriva alle mie natiche. 
Sparisce nel mezzo fino ad usare sia la lingua che le dita alla grande. 
Chiudo gli occhi e premo la faccia sulle lenzuola. È spettacolare. I brividi che partono in questa manovra si aggiungono a quelli rimasti sospesi nel mio cazzo e sto per riprendere il discorso con la mano per venire, quando lui si solleva dietro di me, strofina il suo membro duro sul mio culo tondo, passa sulla fessura e aiutandosi con le dita, mi allarga ed entra. 
Lo sento bagnato e deduco che si sia lubrificato anche lui, ma è l’ultima cosa sensata che penso.
Dopo c’è solo il piacere. 
I brividi esplodono in ogni particella di me, partono dalle zone basse per espandersi a macchia d’olio lungo la spina dorsale. Quando arrivano alla nuca, il mio cervello esplode nel piacere assoluto. 
Non c’è altro.
Solo lui che si muove dentro di me mentre mi penetra e mi fa suo, ed io che lo chiamo incitandolo a fare più forte. E lui che mi accontenta. 
Il suo corpo forte dietro di me, dentro di me, i colpi che mi dà con il suo bacino che sbatte contro le mie natiche. Il rumore del nostro sesso, la mano che mi tiene per i fianchi, affondando con le unghie. I suoi denti che si serrano sul mio collo per dietro, io che giro gli occhi in alto e muoio sul serio.
Non ho mai provato un piacere simile e non sono così ubriaco da non sapere che sto dicendo, pensando e provando.
So precisamente cosa sto provando. 
Ed è pazzesco. 
Non devo nemmeno toccarmi, per venire.
Vengo quando mi morde il collo. 
Sandro credo venga poco dopo anche lui e poi è come se il blackout si impossessasse di me. Mi avvolge, mi colpisce, mi affonda. 
Il mondo sparisce ed è davvero buio, lo sarebbe anche se ci fosse luce. 
Non capisco niente per un bel po’, è tutto confuso, i sensi sono esplosi ed ora sono mescolati, non so quando mi sono girato, né in che posizione sono.
So solo che il cervello reclama sonno immediato, sento che sto per svenire e prima di farlo spengo la musica del mio cellulare attraverso lo smartwatch. 
Non so come si metta Sandro, non so più niente. 
È solo il buio, di nuovo, sul serio, ma non sono mai stato così bene. 
È al mattino, in realtà le tre del pomeriggio, quando mi sveglio e accendo la luce del comodino perché il giorno è stato bandito per la festa al buio, che mi accorgo di essere fastidiosamente solo nel letto. 
Di Sandro non c’è traccia e mi chiedo da quanto io dorma senza di lui. 

Poi quando sono andato di là, di Sandro non c’era traccia e non avevo idea di quando se ne fosse andato, ma in uno dei due enormi divani in semicerchio c’erano Rafa e Brahim nudi, abbracciati ed addormentati, mentre nell’altro, posto in una posizione simile all’altro, c’erano gli altri due. Olivier ed Alexis. 
Ho sorriso sornione e vittorioso sentendomi Cupido anche se sapevo che non avevo fatto proprio niente, poi sono andato al bagno. 
Una volta appurato che di Sandro non c’era proprio traccia, gli ho scritto chiedendogli dove fosse e se stesse bene. 
Dopo un’ora abbondante mi ha risposto, ma ricordo che è stato un messaggio strano. 
‘Sì, tutto ok. Ho solo dei postumi colossali e non ricordo niente di stanotte, ma tutto bene. Tu?’
Ho avuto l’impressione che non capisse perché glielo chiedessi. 
‘Tutto bene.’ Non sapevo cosa dire. 
Postumi colossali significava tutto e niente e mi sono riservato di rivederlo per capire cosa fosse successo e soprattutto cosa ricordasse. 
Ci siamo rivisti alla cerimonia ufficiale per lo scudetto che rappresentava anche la chiusura della stagione, pochi giorni dopo, ma lui non sembrava terribilmente imbarazzato, non sembrava voler far finta che niente fosse successo. Era più come se avesse effettivamente rimosso tutto, me ne sono accorto parlando con lui quella volta. 

- In che senso ‘non ricordo niente di stanotte’? - chiedo citando il suo messaggio.
Sandro si stringe nelle spalle alzandole vago mentre scuote la testa, stranito dal mio interesse che evidentemente non capisce. Suo malgrado risponde perché è gentile, anche se vorrebbe dirmi che non sono cazzi miei. 
- Quello che ho scritto, non ricordo nulla. Ricordo che eravamo a Casa Milan coi tifosi lì davanti, poi più nulla. 
Sbatto gli occhi un paio di volte, shoccato. Incredulo. Non può essere. 
- Nulla in che senso? 
- Ho il vuoto totale. L’ultimo ricordo è che sono con tutti a Casa Milan e il primo sono io in una camera d’albergo sconosciuta con... - avvampa al ricordo. - sono flash nebulosi perché ero ancora ubriaco, ma so d’aver visto... - abbassa la voce mentre lo dice carico di imbarazzo: - Rafa e Brahim in un divano, Olivier ed Alexis nell’altro... 
Scoppio a ridere e lui pensa che lo faccia per quel che ha detto d’aver visto e mi assicura che è vero. 
- Cioè non credo d’averlo sognato anche perché poi me ne sono andato anche se era ancora tutto confuso, mentre il tassista mi portava a casa lentamente tornavo in me. Perciò sono uscito da un albergo di sicuro, anche se poi è tutto confuso ed un bel pezzo è totalmente nero. 
Non ci posso credere. Lo fisso shoccato. È vero, non mi sta prendendo per il culo. Non ricorda sul serio. Ma non mi ha visto? Com’è possibile? Dormivamo insieme!  
- Hai un buco di un sacco di tempo... non ricordi che hai fatto lì? 
Sono ancora convinto stia fingendo per non affrontare razionalmente la cosa, ma quando lo fisso per bene negli occhi, mi rendo conto della sua sincerità. 
- Sì io so che avrò fatto qualcosa, ma suppongo di essere rimasto lì con tutti, ad un certo punto mi sarò messo a dormire e poi mi sono svegliato perché dovevo pisciare. In quel momento iniziavo a tornare in me, ho visto quei 4... - arrossisce perché si capisce cosa intende. - mi sono vestito e me ne sono andato. Il giorno dopo ero pieno di dolori in posti assurdi e puzzavo come un maiale - mi strozzo con la mia saliva. - ma non ho altri ricordi più precisi. È il buio. 
Oddio questo si è svegliato poco dopo la scopata ed ancora ubriaco e non mi ha notato e se ne è andato? Si è fatto portare a casa da un taxi, ma possibile che non veda con chi dormiva? Non mi cita, non sa che ero lì, infatti non capisce perché sono tanto interessato a quella notte. Ed ora che faccio? Glielo dico?
Sono ancora sconvolto da questo, perché più lo scruto, più mi rendo conto che è vero che non ricorda. Non sta facendo finta. 
- Sandro, ma davvero non ricordi che hai fatto da Casa Milan a Casa Tua? 
Sandro piega le labbra all’ingiù totalmente innocente e sincero, scuotendo il capo. 
- Proprio no. 
- E... dolori di che tipo? 
Mi fissa stranito a queste domande, alza le spalle sminuendo la cosa. 
- Mah... gambe, fianchi... sai, le anche... - inarco un sopracciglio scettico. 
- Le anche? - alza le spalle e si gratta la nuca imbarazzato. 
- Sì... boh, non so, ma ero a casa sano e salvo ed è quello che conta. Ho solo perso le mutande da qualche parte, l’unica cosa che mi preoccupa, ma a parte questo... beh, il risultato è quello che conta! 
- Ma scusa, e non sei preoccupato di aver fatto cose scabrose che non ricordi? 
È ovvio a cosa mi riferisco e lui lo capisce, infatti torna ad avvampare e vorrei infilargli di nuovo la lingua in bocca. Dannazione, io ricordo tutto benissimo, invece. 
- Beh, se mi svegliavo con 4 etero incalliti ed un sacco di donne sconosciute mi preoccupavo, ma ero con loro.... - ridacchio, ha una sua logica. Sono gay e chi non lo è, è comunque bisessuale e chiaramente interessato al compagno con cui quella notte ha trombato. Voglio dire. Rafa e Alexis sono gay e si sa, mentre Brahim ed Olivier sono solo molto aperti a tutte le esperienze. Esperienze che quella notte hanno fatto con Rafa e Ale. 
- Già... - rido di gusto. - Ha un suo senso. 
Sandro sembra stare meglio nell’avermi convinto, come se non facendolo si sarebbe dovuto preoccupare, alla fine. 
- Non ricordi nessun altro? In camera eri solo? - possibile che non si ricorda di me? 
Sandro scuote la testa pensandoci, perplesso.
- No, non mi pare. Forse mi hanno trascinato per qualche motivo sconosciuto e quando ho visto che stavano facendo le loro cose mi sono infilato nel letto da solo lasciandoli fare. Poi quando mi sono svegliato che stavo meglio sono andato via. 
Ma non si rende conto che in questo caso sarebbe un pesce fuor d’acqua? Che senso ha che 2 coppie gay si portano un amico etero ad un festino con l’ovvia intenzione di trombare e lo fanno star lì da solo a reggere il moccolo? 
Alla fine decido di lasciarlo nella sua ignoranza, penso che gli tornerà in mente da sola la nostra magica notte, ma intanto... che faccio, gliele do le sue mutande che ho raccolto prima di andare via o me le tengo per ricordo? 


Me le sono tenute, così come ho deciso di aspettare a vedere se si sarebbe mai ricordato di quella notte. Nel frattempo è diventato finalmente consapevole che gli piaccio, ha iniziato a corteggiarmi in conflitto con sé stesso ed io l’ho torturato per benino un po’ per punirlo di avermi dimenticato, un po’ perché adoro quando mi muoiono dietro. 
Anche se devo dire che non è solo questo. 
Non è tutto qua. 
C’è altro e me ne sono lentamente reso conto durante l’anno, in particolare da quando ci siamo rivisti al ritiro estivo quest’anno. 
Gli ultimi mesi prima della festa dello scudetto mi ero accorto che mi guardava tanto quando ero nudo, da lì ho capito che gli piacevo perché io ho il radar per queste cose, da lì ho iniziato a voler nutrire il mio ego, lo stuzzicavo di tanto in tanto ma lui tonto com’era non se ne accorgeva. Non avevo davvero bisogno di stargli sempre nudo davanti, ma lo facevo e non si è mai accorto che non era normale. 
Poi alla festa avevo bevuto troppo come tutti ed ho trovato la spinta per prendermi ciò che volevo.
Lui. 
Non me ne sono pentito, ma il fatto che lui l’avesse dimenticato mi ha spinto in un gioco involontario che ho trovato interessantissimo.
Un gioco dove stuzzicandolo sempre più, flirtando con lui e provocandolo, volevo vedere quanto ci avrebbe messo a ricordare della nostra notte. 
Contemporaneamente mi sono reso conto che, lentamente, mi dava fastidio non lo ricordasse. Non tanto per il fatto che bruciava essere dimenticato, ma il punto era che per me è stata una notte bellissima.
Farmelo è stata la cosa migliore, non me ne sono pentito ed anzi, da quell’estate in poi ho solo voluto rifarlo.
Volevo tornare a farmi sbattere da lui, volevo che ricordasse e che si ripetesse tutto, ma non solo continuava a non ricordare, perché sapevo che se l’avesse fatto me ne sarei accorto. Ma quel gioco di provocazioni e flirt mi ha lentamente mandato fuori di testa perché lui mi veniva dietro sempre più, e questa volta consapevolmente, ma insisteva a resistere. 
Il fatto di piacere, essere corteggiato e al tempo stesso respinto è una cosa dannatamente bella e pericolosa, per me.
È così che mi conquisti.
Però non è solo questo. 
Stasera me ne sono accorto. 
Non è stato solo il gioco erotico dell’anno, il pallino da togliermi, una scopata gloriosa da rifare, un ego da nutrire e cose simili.
È che lentamente ha iniziato a piacermi tutto di lui. 
La sua innocenza mascherata da ottusità, la sua spontaneità, la sua onestà oltre ogni limite, quel suo essere così serio e rigoroso sulle cose a cui tiene. Il suo impegno che sale sopra quello di tutti gli altri nelle cose che sono importanti, come il Milan, per esempio.
Ricordo che un giorno è rimasto per tutto il pomeriggio, dopo la sessione mattutina terminata con un pranzo che abbiamo fatto a Milanello. È rimasto lì a perfezionare la sua tecnica di tiri da fuori area, i calci piazzati, quelli di punizione o quelli d’angolo. 
Con ossessione, all’infinito. Prendeva la palla e tirava venti volte da un punto, poi si spostava e rifaceva tutto.
All’inizio mi ero fermato perché mister Pioli ci aveva chiesto di perfezionare insieme le nostre tecniche, perché voleva che li tirassimo o io o lui essendo un destro ed un mancino, ne ho approfittato. Abbiamo mangiato insieme e l’ho stuzzicato per tutto il tempo con toccatine e abbracci vari, tirandolo un po’ scemo. Ma poi io dopo un po’ mi sono stufato di allenarmi perché venivo da quello del mattino, così ho detto che andavo a lavarmi. Lui ha detto di andare avanti che finiva e poi mi raggiungeva. Vedendo che non veniva più, dopo che mi sono finito di preparare, sono tornato in campo a vedere che stava facendo. Aveva continuato a fare i tiri dall’altro lato del campo, sull’altra porta. 
Era ore che andava avanti e aveva l’aria di uno che sarebbe andato avanti ancora. Inarrestabile. Inesauribile. 
Così alla fine gli ho preso la palla prima che la recuperasse, avendole finite tutte quelle che si era preparato per non interrompersi di continuo una volta rimasto solo. Insieme uno tirava e l’altro recuperava i palloni rilanciandoli al mittente per non dover perdere tempo, poi ci invertivamo i ruoli. Rimasto solo era costretto a radunarle tutte e tirarle per poi raccoglierle e rimetterle in posizione. 
Una volta solo avevo pensato che si limitasse a finire di tirare l’ultimo gruppo e che venisse via, ma vedendo che aveva ricominciato da capo e capendo che l’avrebbe rifatto ancora e ancora fino a morire, gliel’ho semplicemente impedito. 
Ricordo che poi sono andato da lui, gli ho tirato un asciugamano e tenendogli la mano dietro al collo ho stretto costringendolo a venire via. 
- Basta così, non puoi morire per allenarti! - è stato lì che ho capito che era qualcosa di diverso dal volermelo scopare di nuovo. Perché ero davvero preoccupato per lui e davvero ci tenevo che andasse a riposare. E non come posso tenere ad un amico. 
Era una preoccupazione diversa. Oltre che ero colpito nel profondo dalla sua tenacia. 
Quando Sandro mi ha seguito docile fino agli spogliatoi e si è seduto in panchina, mi ha chiesto che ora fosse. Solo lì ha capito che forse aveva esagerato. 
- Non pensavo fosse passato così tanto tempo... 
Ho incrociato le braccia al petto rimanendo in piedi davanti a lui che non riusciva ad alzarsi, ho alzato il mento in segno di sfida. 
- Dai. - ho fatto. - Alzati. 
Solo lì Sandro mi ha guardato con aria pentita e di scuse, capendo che non riusciva a muoversi. 
- Le gambe non collaborano. Vai, tu, ci metterò un po’... 
Così ho sospirato ed ovviamente mi sono tolto la giacca, tirato su le maniche della maglia, mi sono chinato e gli ho tirato i pantaloni della tuta. Sandro ha alzato mite il sedere per aiutarmi a toglierglieli, quando glieli ho sfilati sono rimasto accucciato davanti a lui, gli ho asciugato le gambe che grondavano, erano arrossate ed una volta che l’ho toccato con le dita senza stoffa di mezzo, ho sentito che non solo era bollente, ma tremava. I muscoli tremavano. 
- Così finisci per infortunarti. Devi sapere quando fermarti. Anche se non senti dolore e pensi di poter andare avanti per sempre, devi darti dei limiti o ti farai male e non otterrai quel che vuoi. 
È stato il primo discorso serio che gli ho fatto, ero preoccupato, indispettito e in subbuglio. 
Sconvolto per quel che stavo provando. 
Lui era zitto, seduto lì a fissarmi shoccato. 
- Scusa. Hai ragione. Non mi sono reso conto... 
- Non devi scusarti con me, sei tu che ci vai di mezzo. 
Voleva chiedere perché allora ero arrabbiato, cosa che non mi capitava mai. 
Ma non ha detto nulla. Non ha detto assolutamente nulla, stravolto e stanchissimo si è lasciato massaggiare i muscoli che ho raffreddato bagnando l’asciugamano con acqua fredda. 
Gli ho fatto degli impacchi fino a che ha dato cenni di ripresa. 
A quel punto gli ho tolto la maglia e l’ho aiutato ad alzarsi.
È stato strano.
Perché ricordavo che ci eravamo già spogliati, ma per scopare. E lui invece non lo ricordava. Per me era come una seconda volta, per lui una prima e totalmente imbarazzato ha pensato solo che ci provassi con lui per divertirmi, perché sapevo di piacergli. 
Non ne abbiamo mai parlato. 
l’ho però aiutato ad alzarsi e ad andare sotto la doccia, quando stavo per abbassargli le mutande intenzionato a lavarlo, mi ha fermato con una mano sulla spalla ed un sorriso imbarazzato e di gratitudine. 
- Va bene, grazie. Posso continuare io. 
È stato strano. È stato bellissimo. È stato fastidioso. 
Volevo approfittarne, l’avrei fatto, ma lui aveva ancora tutto quel controllo nella sua convinzione di non piacermi.
Se solo avesse saputo... 
Quella grinta che tira fuori in certi casi, quel suo rialzarsi tutte le volte che gli tirano calci e cercano di abbatterlo. Quella sicurezza di sé e delle sue idee granitiche.
Le sue gambe sono piene di botte, ma non è mai rimasto giù. 
Ha una forza sia fisica che mentale sconvolgente. 
Ci tiene, a questo Milan.
Figlio del Milan, lo chiamano. Sapevo che era così perché è tifoso, ma solo stasera ho capito davvero il motivo. 
Uscire dalla Champions in semifinale con l’Inter giocando così male l’andata e non riuscendo a segnare nemmeno un goal in due partite, l’ha devastato. 
Ma non come chiunque altro, lui è davvero distrutto e quando l’ho visto così ho capito che avrebbe pianto tutta la notte ed improvvisamente si è rotto qualcosa, in me.
Ho capito che non avrei potuto sopportarlo.
Ho capito che avrei dovuto fare qualsiasi cosa in mio potere per farlo stare meglio e non per quel stupido gioco che c’è fra noi, bensì perché non potevo sopportare l’idea che stesse così male. Dovevo. 
Io dovevo farlo stare meglio. A qualsiasi costo.
A questo punto ho iniziato a capire che mi piace davvero. 
Sono sempre stato convinto che con la giusta spinta si sarebbe ricordato, ma ad un certo punto non era più quella, la mia intenzione. Volevo solo aiutarlo. 
Non so se in condizioni normali avrebbe ceduto, ma alla fine come dico sempre il risultato è quello che conta. Perché so che questo l’avrebbe aiutato, a prescindere dal fatto che mi ha fatto perdere la testa per lui e che non ne potevo più.
Quando siamo finiti a baciarci non mi sono mai sentito così bene, così felice. 
Ho provato un’emozione assurda mescolata al desiderio più tremendo. 
Non sono mai stato così per nessuno e lui ha ancora osato respingermi dicendo che non lo facevo per i giusti motivi e che voleva fossimo lucidi.
Ma lui quando lo perde il controllo? Solo quando è ubriaco tanto da non ricordare più un cazzo?
E se io lo volessi bello lucido ma senza freni?
Bene, è una bella sfida, ce la posso fare. 
Tornando a baciarci pensavo ricordasse, ma forse non succederà mai. 
Adesso sono riuscito a vincere di nuovo la sua bocca steso nel suo letto, di mattina, a forza di dai e dai e di insistenze, ma mentre penso sia ora di rassegnarmi e ricominciare da capo, Sandro spalanca improvvisamente gli occhi e mi fissa shoccato.
Ed è qua, proprio qua, con il suo sguardo sconvolto a pochi centimetri dal mio, che capisco che finalmente si è ricordato tutto.
DIN DIN DIN ABBIAMO UN VINCITORE! IL RAGAZZO SI È RICORDATO DELLA NOSTRA MAGICA NOTTE! EVVAI, NON SONO UNO CHE SI DIMENTICA, ALLORA!
Ma proprio dopo che ho esultato incosciente, mi rendo conto che in realtà non c’è niente da essere contenti. 
Dalla faccia che fa, realizzo che devo aver sbagliato ad aspettare che si ricordasse da solo, visto che nel frattempo è passato un anno. 
Dannazione, forse ho fatto un casino.