TITOLO: Non era solo un gioco
FANDOM: RPF calcio - Milan
TIPO: 3 capitoli, slash, POV alternato
COPPIA E PERSONAGGI: santheo: Sandro Tonali X Theo Hernandez
RATING: 18 +
GENERE: comico, erotico, sentimentale
CREDITI: i personaggi sono reali e di loro stessi, quel che scrivo io è totalmente inventato e per puro divertimento. Non rispecchia la realtà.
INCIPT: Finalmente il mistero si risolve, Sandro compone il puzzle e ricorda cos’è successo quella notte famosa, ma non reagisce molto bene e tanto per cambiare le cose sfuggono di mano a Theo che poi faticherà a correre ai ripari.
NOTE: seguito di ‘Sono fottuto’ e ‘Ho fatto un casino’, la mini serie finisce qua, per il momento! Il primo capitolo è dal pov di Sandro, il secondo di Theo ed il terzo è alternato da parte di entrambi. Ci sono i flashback amalgamati nei capitoli come per le altre fic per far vivere meglio quello che è successo in passato. Io sti due ormai li amo, l’ho già detto ma lo ripeterò a lungo. E sono in lutto. Ma li amerò comunque.
Metterò un capitolo ogni 5 giorni circa, sono 3, conto di finire in tempi normali questa volta! AHAHA! Per sapere cosa scrivo e quando pubblico, seguite la mia pagina su FB: 
Buona lettura e grazie di avermi seguito
Baci Akane

NON ERA SOLO UN GIOCO

santheosantheosantheo

1. SANDRO

È come un puzzle che si ricompone. 
Finora i pezzi erano a tratti. 
Io che mi alzavo in un letto matrimoniale sconosciuto, che uscivo dalla camera senza notare niente e nessuno, la stanza principale della suite con in un divano Brahim e Rafa mentre nell’altro Olivier e Alexis. Il bagno, io che non capivo che ci facevo lì, che mi vestivo infilandomi dei pantaloncini a caso senza trovare i miei e le mutande. E poi io che me ne andavo chiamando un taxi. 
I ricordi partivano più nitidi dal taxi in poi. 
Ma per ora è sempre stato questo, che ricordavo. 
Poco, ma quello. 
Solo ora, mentre bacio Theo, ricordo il resto. 
È come uno schiaffo in piena faccia, di quelli che ti fanno girare la testa violentemente e ti rivoltano l’esistenza. 
Vado a ritroso dal momento in cui apro gli occhi nel letto d’albergo, quando pieno di bisogno di urinare mi sono precipitato fuori dalla camera senza guardarmi indietro, senza vedere chi c’è, solo per precipitarmi al bagno. Io che per poco non me la facevo addosso vedendo quei 4 là. 
Riavvolgendo il nastro...
In quel letto, proprio dietro di me, se solo mi fossi girato ed avessi aperto la luce del comodino, avrei visto lui.
Theo che dormiva nudo con me.
L’ondata mi investe. 

Mi sta ballando davanti come se fosse una porno star. 
È possibile che una persona sappia muoversi in quel modo?
È da settimane che lo guardo nudo sotto la doccia e che mi eccito, adesso però è diverso. 
Adesso me lo voglio proprio fare. 
In parte ci sono Rafa che balla con Brahim e Olivier che lo fa con Alexis, sono un contorno vago, i miei occhi sono catalizzati totalmente su Theo che mi balla davanti, mentre io ho il culo incollato al divano da cui non intendo muovermi.
Onestamente non so perché mi sono fatto trascinare, Theo voleva assolutamente che venissi ma so che quando ho visto chi altri aveva invitato mi sono chiesto che cazzo ci facessi qua. Poi ho capito che anche lui sarebbe stato solo a reggere il moccolo visto che sapevamo tutti che questi 4 avrebbero trombato. 
Succederà, non so quando, ma succederà. 
Fra poco, a giudicare da come sono presi uno dall’altro. 
Mi eccito non a guardare loro, ma all’idea di quel che sta per succedere e di Theo che sculetta come una puttana che deve sedurre il suo cliente. 
Prende la bottiglia di tequila da Rafa, se la sono passata tutti e quattro bevendo un sorso. Beve anche Theo e me la porge, io scuoto la testa ma lui, sempre ancheggiando, me l’accosta alle labbra e me la versa. Per non farmi il bagno con quella, apro e non ho scelta che bere anche io.
La vampata è immediata. Un calore istantaneo che parte dalla gola e si espande su tutto il cervello, gli occhi bruciano e ogni terminazione nervosa diventa lava incandescente.
Da qui in poi c’è sempre più nebbia ed è come se non possedessi più il mio corpo. 
Theo si toglie la maglietta mettendo giù la bottiglia e si dedica a me. 
Inizia a strofinare il culo sul mio bacino, io rimango seduto, rigido, eccitato, senza muovere nemmeno un muscolo.
Dio ma cosa mi sta facendo? 
Spinge e spinge e strofina e strofina. 
Ed io muoio e muoio sempre più.
Mi mordo forsennato le labbra e spingo la testa all’indietro, sto soffrendo. Se non mi tocco e non vengo, subito crepo. 
È come se lo capisse perché ad un certo punto si stacca, prende di nuovo la dannata bottiglia e lancia un’occhiata a tutti.
Li guardo febbrile anche io, sono tutti dietro a limoni duri e non possiamo farci nulla. 
Ridacchio, ma proprio mentre sto per alzarmi e togliere il disturbo, la luce va via. 
Non capisco che cazzo succede finché i 4 qua accanto non acclamano l’idea geniale di Theo. 
Seriamente?
L’ha fatto apposta? 
Sto per cercare una soluzione, ma sento solo lui che mi viene davanti, sento le sue gambe contro le mie, mi si piaga addosso, mi prende il viso fra le mani e le sue labbra sono sulle mie.
Avvampo. 
Muoio. 
Poi me le apre facendomi cadere altra tequila in bocca. 
Oh Cristo Santo! 
Con questa è finita. 
Mi prende la mano mentre la testa gira, fra il buio, la musica forte e l’alcool è già tanto se sto in piedi. Ma ci riesco. 
Mi tira su e mi si appiccica addosso. Mi usa come un palo ed io lo lascio fare accompagnando i suoi movimenti sexy con le mie mani sul suo culo.
Finalmente lo tocco come si deve, stringo e l’attiro a me mentre cerco la sua bocca e la trovo.
Ci baciamo e questa volta senza alcool di mezzo. 
La sua lingua si intreccia subito alla mia, ma non smette di ballarmi addosso ed io non smetto di toccargli il culo. 
A questo punto però mi dà dannatamente fastidio la maglietta così me la prendo e me la tolgo.
Finalmente sollievo. 
La mia pelle strofina sulla sua, siamo sudati ed accaldati, ma almeno ci tocchiamo come si deve. Eccome se ci tocchiamo. 
Torno a baciarlo, ma lui in questo delirio, mi prende per mano e mi trascina da qualche parte.
Per poco non mi ribalto, andiamo a sbattere contro uno stipite, ridiamo, avanza ancora a caso e non so come fa, ma trova il letto. 
O almeno suppongo sia quello che ci ferma. 
Si gira verso di me, ci baciamo ancora, le nostre lingue fremono per avere altre zone del nostro corpo e ha cura di abbassarmi i pantaloncini e i boxer. 
È lui che mi tocca il culo nel farlo. 
Io fermo immobile davanti a lui cerco di capire cosa sia il caso di fare.
Sono ubriaco perso, non lo ricorderò nemmeno, ma non posso nemmeno fermarmi proprio ora. 
Non voglio. 
Sto per prenderlo e ricambiare il favore, ma non si fa afferrare per i fianchi perché mi scappa buttandosi all’indietro. 
Lo sento imprecare, per poco non cadeva, credo. Rido, lo lascio che si sistemi e lo raggiungo.
Cerco il letto a tentoni e allo stesso modo trovo il suo piede. Lo afferro e risalgo con le mani fino a che trovando la stoffa che ancora lo veste nella parte inferiore, gli tolgo tutto. 
Risalgo di nuovo, ma questa volta accompagno la bocca alle mie mani che risalgono sulle sue gambe, le cosce. 
Sa di bagnoschiuma e champagne e birra e non so cos’altro. 
Ma è il suo sapore di stanotte. 
La bocca trova famelica la sua erezione, lo lecco e l’avvolgo subito, succhiando con impeto e bisogno.
Era questo che avevo desiderato per settimane. 
Non era immaginazione. 
Il cazzo di Theo cresce nella mia bocca, si fa sempre più duro e grande e quando lo sento pulsare, con le sue mani che accompagnano la mia testa ed i miei movimenti, mi fermo perché non voglio che venga così. 
Risalgo riprendendo a far mio ogni parte del suo corpo.
La sua pelle, i suoi addominali, i suoi capezzoli che succhio, il suo collo che mordicchio e poi il suo viso.
Mi stendo su di lui, strofinandomi e premendomi per sentirlo meglio e sospirando entrambi, trovo la sua lingua che mi aspetta. La succhio e la faccio mia. 
Mi muovo già su di lui come se lo stessi scopando, muovo il mio bacino su e giù e poi mi schiaccio quando raggiungo la sua erezione dura che sta lì contro il mio corpo. 
Geme mentre ci baciamo e starei così ore se non fosse che sto per venire e non ce la faccio più, così scendo sul suo orecchio e gli ordino di girarsi. 
Ho le idee chiare. Non le ho mai avute così chiare.
So cosa voglio e che me lo prenderò. 
Theo si gira dopo che gli faccio spazio sotto di me issandomi sulle braccia, poi riprendo dal suo collo scendendo a leccare e succhiare la sua schiena. 
Arrivo alle sue natiche tonde e sode, gliele stringo, le mordicchio così belle e morbide, così invitanti. 
Le allargo e lecco infilandomi nel suo buco per nulla vergine. 
Avrai scopato con altri, si capisce subito. Non sono un esperto, ma non ci vuole un genio nel sapere che non farò fatica ad entrare. 
Me lo spinge contro, inarcandosi e piegando la gamba di lato.
Credo che me lo chieda, credo che implori di entrare e lo fa in spagnolo ed io non ce la faccio proprio. 
Mi sollevo, mi lecco la mano per lubrificarmi e quando mi sento ben bagnato, oltre che in tiro più che mai, scivolo con la punta nella sua fessura, l’accarezzo, l’allargo e finalmente, arrivato all’ingresso, lo penetro.
Una spinta decisa e lui mi accoglie subito, come non aspettasse altro. 
Si inarca di più, spinge verso di me, si rilassa ed immediatamente è una giostra spettacolare. 
Inizio subito a muovermi e a penetrare, affondo sempre più in fretta e vado sempre più in dentro, mentre lo tengo per i fianchi affondando le dita e muoio nel suo corpo che non vedo ma sento. 
E non vedendolo, ho bisogno di sentire di più.
Di più.
Così non mi basta.
Vorrei la luce ma mi affido al tatto e mi premo su di lui cercando con la bocca la sua schiena, risalgo con la lingua ed una volta che arrivo al suo collo, lo mordo da dietro. Non faccio male, ma ho bisogno di sentirlo di più mentre vado così a fondo da sentirlo venire. 
Il suo corpo si tende sotto di me, mentre viene in un piacere totale e perfetto. 
Perfetto come il mio che lo raggiunge subito. 
Non ne potevo più. 
È liberatorio, non percepisco più niente, è come un tuffo nell’ignoto. In un vuoto pieno solo di brividi ed una specie di luce e scintille. 
Mi inarco all’indietro tendendomi tutto, lascio che ogni goccia di piacere esca insieme al godimento più selvaggio, infine mi accascio su di lui sfinito. 
Gli bacio febbrile il collo e l’orecchio. 
Non dico altro. Mi separo e mi giro dall’altra parte cercando di capire in che parte dell’universo sono, chi sono e cosa ho fatto. 
Mentre cerco di comprenderlo, mi addormento.
Al mio risveglio non ricorderò assolutamente nulla di questo. Non noterò Theo, non accenderò la luce, non guarderò. 
Vedrò solo quei 4 di là nei divani che hanno consumato. Andrò in bagno, mi vestirò con gli abiti di qualcuno che credo sia Olivier, lascerò le mutande qua di ricordo e me ne andrò chiamando un taxi. 
E per un anno avrò solo i flash di quest’ultima parte, non l’altra. Non io e Theo. 
Per un anno. 

Improvviso come un fulmine a ciel sereno seguito da un tuono fragoroso. 
Alzo lo sguardo e all’orizzonte si avvicinano nubi nere grosse e minacciose, il vento ulula impetuoso e so che sta per abbattersi una di quelle tempeste colossali, ma non potrò evitarle. 
- L’abbiamo già fatto! - esclamo shoccato nel ricordare completamente quella notte. Quel ricordo che sapevo avevo perduto. 
Theo mi guarda stupito, incerto. 
- Te lo sei ricordato! 
E ci metto un po’ a registrare la cosa, infatti lo faccio scendere da sopra di me mentre lo dice, mi sto sedendo sul letto, quando lo registro e mi volto di scatto a fissarlo inorridito: 
- Aspetta, cosa? 
Theo si tira su a sedere anche lui, si abbraccia le gambe contro il petto e mi guarda incosciente: 
- Sì, beh... l’hai finalmente ricordato... se sapevo che bastava baciarti per fartelo tornare in mente lo facevo prima... 
A questo punto sento il caos abbattersi come quel temporale che mi immagino stia arrivando. 
Mi alzo come una molla e ad un metro da lui ancora sul centro del letto, lo guardo per capire se sia serio e se mi prenda in giro. Potrebbe essere considerando il tipo. 
- Fammi capire, tu lo ricordavi? 
Theo annuisce stringendosi nelle spalle, ma non ha un’aria spavalda. Capisce che sono sull’orlo di una crisi isterica. 
La voce mi trema perché è tesa da morire ed io mi sento teso da morire. Mi sento pronto ad esplodere. 
- Tu non l’hai dimenticato come me? 
Theo scuote la testa. 
- Tu lo ricordavi davvero? 
Annuisce. 
- E per un anno non hai detto nulla? 
A questo si stringe nelle spalle con aria che inizia ad essere colpevole. 
Si rende conto di cosa ha fatto. Solo ora lo capisce, glielo leggo in faccia. 
Mi sale il sangue al cervello, sento una tale violenza da voler spaccare tutto, ma prima di farlo prendo un respiro profondo e gli chiedo basso e penetrante: 
- E perché di grazia sei stato zitto? 
Theo a questo punto si stringe nelle spalle e si mordicchia il labbro. 
È lì seduto arruffato, la maglietta stropicciata, il lenzuolo tolto rivela che è in boxer, come lo sono io. 
Fino ad un momento fa stavamo per scopare, adesso vorrei ucciderlo.
La sua rotella gira alla ricerca di una giustificazione ed il fatto che ci metta tanto mi fa capire che in realtà la risposta che mi deve dare non mi piacerà. 
- Beh, all’inizio pensavo che facessi apposta a non ricordare perché te ne vergognavi e ti eri pentito. Se non lo ricordi non devi affrontarlo... - alzo un sopracciglio a questa spiegazione, ma lui continua: - poi ero convinto che comunque l’avresti ricordato. 
- E quando non è successo? 
Si stringe ancora nelle spalle con aria da cucciolo pentito: 
- Era troppo tardi, era passato comunque tanto tempo ed ho pensato che comunque non l’avresti più ricordato ed ho cambiato sistema. 
Alzo anche l’altro sopracciglio irritandomi di nuovo. Mi metto nervoso le mani ai fianchi afferrando la maglietta. 
- E sarebbe? - la mia voce ha un ringhio basso. 
- Beh, ricominciare da capo, spingerti a tornare al punto da rifare quanto fatto quella notte. 
Mi fermo e mi ripeto le sue parole, le traduco in italiano corrente e comprendo il significato. 
- Per un anno ci hai provato come un dannato per tornare a trombare con me? Visto che non mi ricordavo di quella volta volevi ripeterla e ricominciare da zero? Come un reset? 
Theo mi ascolta e capendo che è proprio quello che aveva pensato e che cercava di fare, annuisce con un sorrisino soddisfatto.
E qua mi sale l’omicidio. Sento la vena pulsare e la testa esplodere e sono così pieno di emozioni e considerazioni che non so da cosa cominciare. Alla fine respiro a fondo, faccio un passo indietro e non dico nulla se non un basso:
 - Vattene per favore. 
Theo spalanca gli occhi sconvolto. 
- Cosa? 
Indico la porta. 
- Vattene. 
- Ma... 
- Ho bisogno di pensare, lasciami solo. Devo... devo elaborare... lasciami... 
Theo che aspettava cambiassi idea capisce che non la cambierò, così sospirando striscia col sedere verso l’esterno del letto, recupera i suoi pantaloni e in perfetto silenzio, così perfetto che non l’ho mai sentito, si alza arrivandomi davanti. Io non lo guardo, non riesco perché potrebbe finire male. 
Male con me che cedo al suo bel viso, ai suoi begli occhioni e al sorriso che potrebbe sfoderare appena vede uno spiraglio.
Se sorride per me è finita, così non lo guardo, fisso di lato trattenendo il fiato, il cuore in gola perché vorrei gridare, respingerlo e abbracciare e baciarlo.
Per un anno ho sofferto nel trattenermi, mi sono fatto mille paranoie e poi era già successo e lui voleva che riaccadessi. 
Perché mi ha reso la vita così impossibile per un anno? 
Perché non si è fatto avanti subito?
Theo alla fine si arrende e mi carezza la guancia delicatamente. 
- Mi dispiace d’averla gestita male. Non era mia intenzione ferirti o farti arrabbiare. 
Lo so, ma per ora non mi fa stare meglio.
La sua mano mi brucia la guancia e vorrei prenderla nella mia e strofinarla sulle labbra, baciarla, dirgli che va bene. 
Ma non va bene, per ora. 
Così rimango rigido e quando lui la sfila, io me ne pento ma non lo fermo.
Lascio che se ne vada e quando la solitudine mi avvolge, mi getto nel letto dove abbiamo dormito, dove ci siamo baciati. Premo il viso contro il cuscino che profuma di lui e ci grido contro. 
Che situazione di merda! 

Passo il resto del giorno a ripensare a quello che ho ricordato e a farmi ripetute seghe perché dannazione, adesso che ce l’ho di nuovo bene in mente è stata una gran bella scopata.
Seccante non avere anche i ricordi della vista, perché era tutto al buio, ma la sensazione di lui sotto la lingua, la bocca e le mani. Sotto il mio corpo. Beh quella è di nuovo qua ben vivida e vorrei non aver buttato un anno intero della mia vita nella convinzione di non aver fatto nulla.
L’ho fatto, eccome se l’ho fatto.
Ed è stato anche meraviglioso. 
Maledizione, che dovrei fare ora? 
Sospiro insofferente alzando gli occhi al cielo dopo l’ennesima mano sporca che lavo sotto il rubinetto. 
Devo capire come intendo andare avanti. Non ha reali colpe, non gravi, se non di avermi tenuto sulle spine per un anno. Ci sta che all’inizio non sai come agire, ma poi cazzo a maggior ragione se lo vuoi rifare, me lo dirai, no? 
Per lui era un gioco. Ecco perché non me l’ha detto.
Era solo un gioco, si divertiva a farmi uscire pazzo e vedere se mi tornava la memoria.
Ero un esperimento, ecco cos’ero.
Ed ora dovrei tornare da lui e sbatterlo di nuovo perché lo desidero come un matto?
No, non esiste. 
Ho amor proprio. 
Mi dispiace, Theo, ma questa volta non la spunterai. 
Se non era per l’alcool nemmeno quella sera l’avresti spuntata. 
Il ricordo di come mi ha fatto bere l’ultimo sorso di tequila mi fa venire sete, mi sfioro le labbra e impreco. 
Per quanto la mia testa mi dica ‘amor proprio’, il mio cazzo mi dice ‘infilaglielo dentro!’
Diventerò schizofrenico, ecco cosa diventerò! 
Maledizione!