*Finalmente Theo è riuscito a convincere Sandro a farsi ascoltare e riesce pure a dire la cosa giusta, per miracolo e dopo diversi casini combinati. Vedremo dunque la decisione di Sandro in merito, sarà disposto a perdonarlo e a provare a mettersi con lui o sarà troppo difficile dimenticare? Capitolo finale e serie conclusa, non escludo dei seguiti ma visto che purtroppo il nostro Sandrino bello ha cambiato club, penso sarà dolorosamente difficile. Anche se lo aspetto di nuovo a Milano a braccia aperte. Ed anche Theo l'aspetta a braccia aperte. Cucciolino bello. Comunque ho scritto un'altra fic che avrà a sua volta un seguito, scollegata a questa serie ed alle altre mie sul Milan, ma che però è sempre santheo. Perché non riesco proprio a lasciarli andare. Per avere notizie su cosa scrivo e quando pubblico, seguite la mia pagina su FB. Buona lettura e grazie a chi l'ha letta. Baci Akane*

3. SANDRO E THEO

santheosantheosantheosantheosantheo

/Sandro/

È come se mi togliesse una spina con questa frase disarmante e semplice ma onesta e schietta. 
Mi toglie la rabbia per mettermi emozione pura.
Sento un’ondata di calore che mi brucia la pelle e risale fino agli occhi che diventano platealmente lucidi.
Io lo so che il mio problema sono gli occhi, comunico molto più con questi che con la mia voce. 
Theo capisce che mi sono emozionato e aggiunge l’altra mano sul mio viso che mi prende dolcemente avvicinandosi, mentre il suo corpo mi sfiora mi trasmette una violenta scarica elettrica. 
Sento la sua presenza e mi irrita che non si prema violentemente su di me, mi irrita non averlo prepotentemente addosso. Sta lì apposta, esita, mi tocca lieve e si ferma aspettando che sia io a colmare quel che resta fra noi, questi stupidi pochi centimetri. Perché se lo farò saprà che l’ho perdonato.
Ma qua con gli occhi chiusi in attesa di lui, della sua lingua, la sua bocca, il suo corpo, mi rendo conto che non so più di preciso cosa gli devo perdonare. 
Che è un idiota?
Che non mi ha detto subito che avevamo scopato?
Ma poi cos’è che mi brucia tanto, che mi fa infuriare in questo modo? 
Theo rimane fermo, le mani sul mio viso, io ancora qua in attesa e mentre aspetto, capisco cos’è che mi ha fatto tanto male. 
- Abbiamo perso così tanto tempo, razza di idiota. È questo che mi ha fatto infuriare. Lo capisci? 
Quando lo sussurro qua sulle sue labbra, riapro gli occhi per vedere la sua espressione.
Theo è smarrito mentre mi guarda da vicino, i suoi occhi neri mi risucchiano nel suo universo così bello e vivo e quando realizzo che è lui ora ad essersi emozionato, sorrido arrendendomi totalmente e definitivamente a questo bisticcio che non ha proprio più senso. 
- Lo recupereremo. - dice deciso mentre avvicina ancora di un po’ le labbra alle mie. A questo punto, stufo marcio di questo giochino, ci penso io e aprendo le mie lo invado con la lingua senza ritegno, leccando le sue così indecenti e carnose. 
Chiudo gli occhi con un sospiro di sollievo nel sentirlo di nuovo, non ne potevo più.
Theo si schiude, mi viene incontro con la lingua e ce le lecchiamo fino ad intrecciarle. Uniamo le nostre bocche, ci succhiamo, ci premiamo uno sull’altro, le mie mani scivolano sulla sua nuca dove i capelli corti di un rosa sbiadito si sono asciugati dopo l’allenamento. 
Immergo le dita attirandolo prepotentemente e allo stesso modo fa lui su di me premendo il bacino sul mio. Appena lo fa, sento il suo pene attraverso le stoffe degli slip, siamo rimasti così, non ci siamo rimessi i pantaloncini ed era praticamente ovvio che saremmo finiti in questa maniera. Sono entrambi duri ed eccitati, perché prima non ci siamo sfogati e gli animi si sono solo appena calmati, ma adesso sono pronti per esplodere di nuovo e lo faranno senza remore. 
Mi schiaccia contro la porta col suo corpo forte ed atletico, facendomi sentire quanto mi desidera mentre ci baciamo, fino a che scende con la bocca sul mio collo salato, me lo lecca mandandomi in estasi, ero al limite massimo di sopportazione, specie considerando quello che ho ricordato ieri dopo mesi di torture
Theo mi alza la maglietta che prendo e mi sfilo febbrile e sbrigativo, mi succhia i capezzoli ed accompagno la sua testa nel viaggio sul mio corpo che sa ancora di allenamento. A quanto pare non gli importa molto e buon per lui, perché adesso non sopporterei che si fermasse. 
Si mette in ginocchio, mi toglie gli slip e senza esitare né pensarci un secondo, prende in bocca il cazzo che è comunque già bello che risvegliato. 
Me lo tira per bene, basta lo lecchi un po’ e lo succhi con la sua bocca dannatamente morbida e fatta proprio per questo. 
Spingo col bacino attirandolo a me, premo la nuca all’indietro stringendo gli occhi con sofferenza, non resisto più, non ce la faccio proprio.
Non volevo fosse così la seconda volta, la prima da cosciente, ma naturalmente con lui non si può ragionare. Le cose romantiche sono bandite. 
Così lo prendo per la maglietta che ha ancora, gliela tolgo prepotentemente mentre lo sollevo, scivolo con le mani aperte sul suo corpo perfetto e tonico, lo carezzo facendolo mio, premendomelo addosso e riprendendo possesso della sua bocca. Allo stesso momento lo spingo con foga. Theo si muove alla cieca senza staccarsi da me, con una mano rimane aggrappato alla mia spalla che artiglia, con l’altra esplora dietro per trovare il lettino delle visite mediche, ma lo conduco io deciso e appena gli siamo davanti me lo stacco e lo giro premendolo sopra. Lo piego e abbasso gli slip, mentre mi lecco abbondantemente una mano che mi passo sul cazzo in tiro lubrificandolo, infilo le dita dell’altra nella sua bocca. Theo le succhia febbrile ed eccitato e le uso per infilargliele dentro, lo preparo brevemente e con una frenesia folle, poi quando proprio non ce la faccio più, lo prendo per i fianchi ed entro.
Una spinta decisa e sono lì dove trovo finalmente sollievo. 
Getto la testa all’indietro e sospiro mentre subito inizio a muovermi.
È una follia assurda, ma dopo quante volte sono venuto ieri ricordandomi quel che abbiamo fatto l’anno scorso, non c’era molta scelta. 
Un anno di tortura e poi era già successo. Maledetto bastardo. 
Mentre penso mi sale di nuovo il nervoso che si mescola ad un’eccitazione pazzesca, coi flash dell’anno scorso, noi al buio. Ma adesso è diverso.
Ammiro la sua splendida schiena tonica ed atletica davanti a me, piena di tatuaggi e muscoli che guizzano ad ogni mia spinta sempre più forte e profonda. 
Lo stringo con le mani sui fianchi, i pollici nelle sue natiche sode e tonde. Mi dà alla testa da matti. Da matti. 
Mi ha sempre dato alla testa e finalmente potrò sfogarmi come mi pare, non dovrò più trattenermi perché... beh, perché è già successo... l’assurdità di questo pensiero mi colpisce così come la sua voce che inizia a gemere; per evitare che tutto il mondo ci senta, gli metto una mano sulla bocca tappandogliela a forza e con lo stesso impeto continuo a sbattermi contro di lui. 
Il rumore dei nostri corpi uno contro l’altro mi fa impazzire ancora di più. 
Theo si alza e si inarca mentre viene in un orgasmo liberatorio. 
Diventa un fascio di nervi che stringe forte il mio cazzo dentro di sé, questo mi dà il colpo di grazia e mentre con la mano continuo a chiudergli la bocca per non farlo gridare, premo la mia nell’incavo del collo, finendo per morderlo dall’eccitazione. 
Vengo così, dimostrando tutta la mia passione ed un lato di me focoso che conoscendolo adesso farà di tutto per tirarmi fuori tipo per sempre. 
Già lo so che con lui diventerò pazzo, un pazzo scatenato. 
Senza speranza. 
Ma quando la trovi una chimica simile? 
- Mi hai fatto proprio perdere la testa... 
È quasi un’accusa, la mia. Ma dopo il morso, gli bacio il punto dove prima stavano i denti, gli libero la bocca e risalgo con la mia sul viso. Theo si gira torcendosi verso di me, le braccia ad avvolgerlo da dietro, a sorreggerlo, tenermelo addosso. 
Ci guardiamo un istante realizzati, soddisfatti, appagati. Strofino il naso al suo cercando di riprendere qualche facoltà mentale che non è andata nell’orgasmo che gli ho schizzato dentro. 
- Anche io ho perso la  testa per te. - sussurra lui. E questo sì che mi fa un po’ riprendere. Sorridiamo sereni, felici, per poi baciarci con più dolcezza e meno frenesia. 

/Theo/
Quando i suoi denti mi mordono mentre mi sto ancora liberando del mio orgasmo, i brividi tornano ed aumentano prolungando il piacere che addirittura si riacutizza. 
Oh cazzo, non ne ho mai avuto uno più bello e assurdo. Le scosse mi attraversano mentre le sue braccia mi stringono e lo sento che si scarica dentro di me anche lui. I nostri corpi sono al limite estremo, stressati dall’allenamento e da quel massaggio che ci aveva riattivati. E poi questa rinascita. 
È come morire, e rinascere è sia doloroso che bellissimo. 
Per un lungo momento, qua appoggiato a lui non capisco proprio un cazzo, ma lo assecondo mentre mi gira la testa verso di sé, appoggiato totalmente a lui, sorretto. 
- Mi hai fatto perdere la testa... - sembra un’accusa. La sua voce al mio orecchio mi fa tornare e sorridere sornione. Senti chi parla di far perdere la testa!
Sospettavo che fosse focoso, ma non immaginavo così tanto.
Ricordo quella notte, ma a parte che era al buio, era anche ubriaco e quindi non era attendibile. Ma adesso era in sé,  totalmente in sé, ed è stato anche meglio.
Quando mi ha sbattuto sul lettino piegandomi a novanta, quando mi ha infilato le dita in bocca e poi dentro, quando me l’ha tappata prepotentemente e poi ora quando con questo morso mi ha letteralmente ucciso, devastato. 
Sapevo che c’aveva questo temperamento perché in campo si vede, ma non immaginavo che anche in privato fosse così. 
- Anche io ho perso la testa per te. - sorrido realizzato e al colmo di gioia per la consapevolezza di ciò che mi aspetta da cui in poi. Le labbra si intrecciano fugacemente, le lingue si pizzicano in un breve gioco di proposta che viene interrotto perché mi giro fra le sue braccia che mi reggono ancora per la vita, sollevo le mie sul suo collo, lo circondo e lo guardo per un istante meglio, perdendomi i questi suoi occhi così belli ed espressivi. 
Sorrido sereno a realizzato. 
- Sei una persona splendida. - aggiungo. Lui arrossisce imbarazzato e mi parte ancor di più l’amore infinito, infatti lo bacio di nuovo. Lentamente mi intreccio a lui e questa volta le nostre lingue si trovano con calma, giocando insieme assaporandoci e prendendoci tutto il tempo che serve. 
Vagamente percepisco le sue mani che mi tirano su le mutande che prima mi ha abbassato brutalmente sotto il culo. L’unico indumento rimasto addosso su entrambi, perché lui è addirittura senza. È stato eccitante da morire. 
Dopo un altro bacio, scivolo con la testa sul suo collo e mi adagio lì, impedendogli di ricomporsi come sembrerebbe sua intenzione. La mia invece è di rimanere appeso a lui, col calore più bello mai provato di cui non ne avrò mai abbastanza. 
- Non voglio più andarmene da qui... 
- Vuoi rimanere in infermeria? - chiede perplesso. Io rido sollevando la testa, la vista della mia risata lo illumina, si scioglie come neve al sole e gli sfugge di nuovo quello che mi ha fatto tanto innamorare. Il modo in cui adora la mia risata. 
- Voglio rimanere fra le tue braccia. Per sempre. 
Sandro mi stringe di più arrossendo ancora, non abituato a certe cose, incredulo che stia succedendo ancora. Come si capisce bene tutto quel che pensa. È proprio vero, lui parla molto di più coi suoi occhi. 
- Allora rimanici! 
E questo romanticismo, unito a quel lato focoso, lo rendono semplicemente perfetto. 
Pensandoci torno a stringerlo col mio solito impeto per l’ennesima volta, appoggiato col didietro al lettino complice di una scopata pazzesca da cui devo ancora riprendermi. 
- Ma dove sei stato tutto questo tempo? Sei il mio ragazzo ideale! Bello, onesto, semplice, passionale e romantico! Sandro, sposami! 
Lo dico scherzando e lui ride ed è felice mentre lo fa e mi stringe a sé. Penso che non ci staccheremo più da qui. Mai più.
È stata una dura e lunga lotta, ma alla fine l’ho spuntata. Proprio bravo! 

Perché non è sempre acceso come una dinamite?
Sandrino mio non è sempre così, ma a me piace quando lo è.
Ci sono casi in cui è un vero e proprio pericolo pubblico, tipo quando gioca a meno che non sia stanco e spompato ed allora lo vedi che non ce la fa.
Ma in campo comunque si anima, esce il suo vero temperamento.
A parte questo, di norma è tutto ben composto e tranquillo, eppure IO SO che in realtà è una dinamite. Ed io lo amo quando fa la dinamite.
Io AMO la SUA dinamite. 
Perciò è mio preciso dovere verso me stesso fare in modo che Sandrino mio sia sempre sé stesso perché è il sé stesso che amo tanto. 
Ecco perché lo stuzzico ancora come se non stessimo più insieme.
Ecco perché ora che siamo tutti insieme ad abbracciarci per il goal di Oli, io gli metto la mano sul culo.
Perché poteva stare sulla schiena come quella degli altri, non è che tocco culi a manetta. 
Però l’ho messa lì diretta diretta con un treno di sola andata per il Paradiso.
Lo sento sussultare mentre siamo vicini e ammassati sugli altri in questo splendido abbraccio di gruppo intorno ad Oli. 
Perché non deve nemmeno guardarmi, riconosco ogni guizzo muscolare rivolto a me e questo è rivolto a me.
O meglio, alla mia mano. 
Non spalle, non schiena alta, non zona lombare. 
Chiappa. 
Proprio lì la mia mano deve stare.
Perché è la mia zona. 
La zona Theo! 
Sandro non mi degna nemmeno di uno sguardo strisciando via quando gli altri si sciolgono, io ridacchio malizioso e soddisfatto. 
Dio non pensavo che potesse cambiarmi così l’esistenza mettermi con lui.
Siamo insieme da due giorni credo, non so, però io già non sono mai stato così felice. 

Mi spiaccica la mano sulla faccia come ad allontanare un enorme moscone mutante che cerca di succhiargli tutto il sale dalla pelle sudata. 
Mi scaccia via e si contorce girando su sé stesso per allontanarsi di me, appena in tempo per schivare le mie braccia che si stavano chiudendo intorno a lui e la mia bocca che si stava spiaccicando sulla sua. 
In tempo perché entrano anche altri compagni nel locale delle docce dove ci eravamo infilati per primi. 
- Brutto idiota! - ringhia incazzato. Non è davvero incazzato, ma è quella dinamite che ho tanto cercato di attivare. 
Vedi che sono un mito in questo? 
Unico! 
A ruota ci raggiungono prima Rafa e Brahim, poi tutti gli altri, così non abbiamo scelta che disporci ognuno sotto un getto per lavarci e lasciare posto agli altri compagni. Non è che ci sono 23 docce.
Mi sbrigo a lavarmi mentre lui non sembra avere tutta questa fretta.
- Vuoi una mano? - dico malizioso ammiccando, so che effetto gli fanno le mie espressioni, specie questa. Mi lancia un’occhiata di fuoco che si trasforma presto in una smorfia disperata. Sembrerebbe il tentativo di non cedere. Un tentativo patetico e pessimo. 
- Smettila! - sibila minaccioso. Gli riesce male, ormai è finito. Non ce la fa proprio! 
Intorno a noi il caos aumenta mentre allegria e risate non si sprecano, abbiamo finalmente vinto come si deve, era d’obbligo questo tipo di reazione. Tardi, ma almeno alla fine è arrivata.
Centreremo a tutti i costi l’obiettivo di qualificarci in Champions che arriverà grazie anche all’ennesima penalizzazione della Juve. 
Non mi importa molto di quel che gli succede, ma un po’ di fortuna non guasta visto la sfiga avuta.
Perché Rafa e Isma che si infortunano nello stesso periodo saltando proprio la semifinale non è che sia tanto fortuna. 
- Perché? Io volevo solo aiutarti! 
Lo dico miagolando con finta innocenza, sbatto gli occhi cercando di farlo ridere. Ovviamente ci riesco, ma mentre ride mi spinge e sguscia via dalla doccia prima che il giocattolo sexy fra le gambe reagisca ai miei tormenti. 
Per poco non mi fa cadere, ma vittorioso lo inseguo fuori dal locale docce, diamo indirettamente il cambio ad altri due constatando con gioia che quelli che non hanno giocato si sono già cambiati e sono usciti, mentre rimanevano pochi che adesso si infilano nelle docce lasciate libere. 
Faccio un breve calcolo, avremo pochi secondi prima che le altre piaghe ci raggiungano finendo di lavarsi. Mi mordo con aria furba il labbro e mi precipito su di lui incollandomi come una zecca che succhia il sangue. 
Un parassita, così mi sento mentre mi tolgo l’asciugamano dalla vita e me lo metto sulle teste, coprendo il limone che gli tiro prepotentemente. 
Sandro si ritrova in un attimo al buio per via dell’asciugamano sulla testa, poi le mie mani sulla faccia che lo girano e la mia lingua dentro la sua bocca. 
Lo bacio a ventosa, risucchiandolo in me stile polpo. 
È un bacio idiota fatto solo per ridere, mentre una mano lo tiene per la nuca bagnata, l’altra scende alla vita, gli tolgo brutalmente il telo e gli prendo il cazzo. 
Quando sentiamo le voci dei compagni raggiungerci, mi tira un morso sul labbro ed un pugno sulla pancia che mi fa rantolare a terra ululando di dolore. 
- BASTARDO! - urlo senza ritegno, lui mi getta l’asciugamano addosso riprendendo il proprio per proseguire la sua preparazione come non fossi nemmeno esistito.
Le risate di Rafa e Brahim ci raggiungono capendo cosa abbiamo combinato, ma non è che mi aiutano.
- Muoio... - sibilo con fatica perché mi ha pure fatto davvero male. - mi maltratta... - alzo il braccio con la mano ad artiglio verso i miei amici che continuano a ridere ignorandomi.
- Te lo meriti sicuramente! 
Non sanno che ho fatto, ma hanno deciso che lo meritavo! 
Col broncio mi metto in ginocchio e allargo le braccia offeso.
- Ehi! Che amici siete? 
- I migliori! - non ne sono convinto, ma quando mi giro per alzarmi, mi ritrovo a tu per tu con le chiappe d’oro che prima in partita ho avuto tanta cura di coccolare. 
Cosa che rifaccio ora, ma non con discrezione e delicatezza. Le afferro per bene con entrambe le mani, strizzo e poi gliele bacio. 
Sandro squittisce, impreca e poi si divincola schizzando lontano.
 - THEO CAZZO! 
Altri compagni arrivano e così mi rassegno a fare il bravo, mi alzo in piedi e facendo finta di niente, come che sia Sandro quello improvvisamente impazzito. 
Oggi la felicità ha un sapore splendido. 

/Sandro/
Il punto è che quando poi mi sono messo con lui davvero non ero nemmeno ubriaco, perciò non ho più quella scusa.
Ma che diavolo ho fatto?
Ero forse impazzito? 
Esasperato da tutti i continui tentativi che insiste a perpetrare per motivi a me ignoti, visto che ora stiamo insieme e non deve conquistarmi, lo lascio entrare in casa mia.
Non che ci siamo messi d’accordo, ma era scontato che poi alla fine ci trovassimo da me.
Per lo meno, apparentemente, lo era per lui.
Per fortuna che non avevo preso impegni con Giulia perché lo conosco.
Appena gli apro, me lo ritrovo che mi assale abbracciandomi e baciandomi tutta la faccia come se fosse in crisi d’astinenza. 
- Ma la pianti di fare l’arrapato? 
- No, è colpa tua! Assumiti le tue responsabilità! - si lamenta seguendomi appeso al collo mentre me lo porto dentro casa per non rimanere sulla porta. Mi asseconda sempre restando abbracciato, lo conduco a piacimento fino alla cucina, apro il frigo con lui stile koala che però cammina alla cieca, totalmente ignaro su dove lo porto e cosa faccio. 
Prendo due birre che apro girando il tappo, poi mi volto sempre con lui addosso e lo conduco al divano. 
- Ti dispiace? - chiedo scettico sebbene non nascondo che tutta questa foga ed ossessione mi stia piacendo. 
Theo finalmente si scioglie e mi lascia sedere, gli porgo una delle due birre e sorseggio la mia aspettando che si metta vicino a me.
Lui si mette, ma non vicino a me.
Prende la birra e si siede SU di me.
Ovviamente. 
Che stupido che sono a pensare che un enorme divano ad angolo potesse essere meglio delle mie gambe.
Mi si piazza a cavalcioni inarcando la schiena, fa il suo sorrisino che mi fa morire, vittorioso ovviamente, e mi guarda contento bevendo dalla bottiglia. 
Sospiro sconfitto mentre con la mano libera finisco pure per accarezzargli questo suo bel culo tondo perfetto per me. 
- Sei proprio idiota, perché devi sempre tormentarmi? 
Lui accentua il sorriso che mi demolisce completamente. 
- Perché adoro quando ti accendi! 
- Ah quindi ci sarà sempre qualcosa per cui tormentarmi? 
Annuisce. 
- Certamente! 
Sto per ribattere scontroso che se lo scorda che lo sopporto, ma mi bacia zittendomi subito e alla fine mi spegne. 
Sono un pazzo ad accettare di stare con lui eppure ero proprio segnato.
Dal primo giorno in cui mi ha sorriso ero già suo e so che finché mi sorriderà così, lo sarò sempre. 
Dannato Theo!