*Jerry geloso in molti modi piace tanto sia a me che a Jacoby, ma ci sono certe gelosie che non vanno bene e Jacoby le sa distinguere molto bene. Antony è un bravissimo ragazzo, solo che a me serviva una figura vicina alla band con cui far ingelosire Jerry! Buona lettura. Baci Akane. PS: ho pubblicato un libro, trovate le info nelle mie varie pagine sia su EFP che su FB. Si chiama Il gioco del diavolo ed è un giallo. *

103. QUELL’INSOLITA DELICATEZZA

jacoby jerry

"Non lascerò andare, soffoco
Vivo per morire un altro giorno
Nessun controllo, sto scappando dal colpo di rimbalzo
Sono da qualche parte tra i viventi e i morti
Sono stato così accecato da non poter vedere dove ho guidato
Mi sento così disperato e sono stanco di dare
Mi crocefiggerò da solo per sentirmi nuovamente vivo"

RICOCHET


Le mani intorpidite dal freddo, ci soffio dentro seccato. Come ho fatto a dimenticare i guanti? 
Batto i piedi per terra e guardo in alto, il cielo stellato è spettacolare stanotte, non sempre possiamo ammirarne così. 
Vorrei sapere quanto ancora devo aspettare al freddo.
Ormai la temperatura è bella bassa. 
- Niente guanti? - Chiede Jacoby notando che cerco di scaldarmi le mani. Annuisco silenzioso, forse fa freddo anche per parlare. 
Lui non dice nulla, si mette davanti e mi prende le mie nelle sue, me le copre e le tiene nelle sue, dolcemente. 
Questo semplice gesto da fidanzati mi scioglie e lo guardo con un sorrisino ebete, cancellando non solo il freddo di questa notte, ma anche questo periodo dove mi odio. 
La cosa più bella mai vista è anche quella che odio di più. Diventerò come Jacoby prima? Sentirò ronzii? 
Lui alle prese con la piccola principessa è la visione più bella mai vista e da subito fra lui e Brixton è stato amore.
Tralasciando la solita scelta assurda dei nomi, ma devo dire che non ho mai visto Jacoby con una luce del genere, ne sono sicuro.
Mi ha mandato alcune foto, non mi riempie il telefono, penso che la sua sensibilità arrivi a questo, può pensare che io sia geloso. 
Però su twitter ne mette un sacco, così addio attenzioni nei miei confronti.
Lo scemo è la cosa più bella mai vista quando ha la piccola in braccio. Ha perfino fatto un video di annuncio per i Papa Roach sulla ripresa del tour, mentre allattava al biberon la principessina. Era semplicemente fantastico. 
E lo odio.
Odio non la bambina, ma odio che sia lei a ridargli la luce.
Così come è stato il sistemare le cose con la sua famiglia complicata, il recuperare Dave, ritrovare Dio... sono tutte cose che hanno contribuito a ridargli la luce, ora sua figlia. 
Ed io? Io che per anni gli sono stato vicino, non sono mai riuscito a fare niente per lui, non l’ho mai aiutato sul serio, non ho fatto nulla di concreto, la luce, quando era con me e basta, era sempre più spenta. Sempre più finché ha addirittura cercato di uccidersi.
Come ho potuto accettare che tornasse con me? Come ho potuto non vedere che aveva ragione ad essere indeciso sul nostro rapporto?
Non è mai stato abbastanza. io, il mio amore, il nostro rapporto. mai. 
Ho sempre fatti finta che lo fosse, lui ha rigirato bene ogni parola, ma niente ora può convincermi che è semplicemente così.
Non ero abbastanza.
E soffro ogni volta che lo vedo così felice con lei, perché mi ricorda una volta di più che io non sono mai riuscito a dargli la vita.
Forse sono troppo buio, in realtà, e non me ne sono mai reso conto, troppo occupato a far sì che non si uccidesse.
Che vita ho vissuto fino ad ora? Chi sono davvero?
Jacoby mi lascia un bacio sulle dita con un sorriso tenero e indica il taxi che finalmente è arrivato.
Non abbiamo parlato molto stasera, anche se eravamo a mangiare in un ristorante insieme. Riprendere il tour non era come speravo ed immaginavo. È strano. 
È come se ormai non riuscissi più a nasconderlo, ora che lo so, che me ne sono accorto. 
Jacoby non mi ama, non come lo amo io. Mi vuole bene, non mi ama. Io lo amo, da morire. Ma lui no. Tutto qua. Il resto sono scuse. 
Quanto voglio andare avanti così?
Quanto tempo mi lascerà per decidermi a parlare di quel che mi sta consumando? perché lo so, oh se lo so... lui se ne è accorto. perché lui sa sempre tutto di me, anche prima di me stesso. 

Di giornate felici ce ne sono, dove fa il pazzo ed spruzza allegria da ogni poro, quando ti coinvolge e ti fa morire dal ridere.
Si vede che sta bene, in generale. La sua risalita è sempre più massiccia e più lui ci riesce, più io mi sento male dentro, in un angolo nascosto di me.
perché non ha proprio più bisogno di me, fa un sacco di cose senza il mio sostegno, non ha problemi di sorta. 
Non mi mette da parte, mi coinvolge in ogni attività, mi cerca, mi fa ridere come sempre e parliamo molto di tutto, non solo di problemi come succedeva prima. 
Ma quando ha un problema, ora, lo risolve da solo, non si fa aiutare da me.
Da un lato, razionalmente io so che questo è positivo, ma dall’altro mi sento sempre più lontano da lui e non so proprio come parlarne.
Mi vedo fare diecimila passi indietro rispetto quello che è stato il mio percorso in quest’ultimo anno, solo che ad un certo punto Jacoby ha continuato a farne in avanti, io ho smesso e sono tornato indietro. 

Lo vedo raggomitolato su una poltrona del bus mentre ci spostiamo da una città all’altra per le ultime date tutte in fila, poi ci sarà una pausa di una ventina di giorni, una data per capodanno, un’altra pausa abbastanza consistente e poi un’ultima serie di date. Dopo di che il tour finisce definitivamente ed allora un po’ di tempo per noi prima di entrare in studio e fare qualcosa di nuovo, ma prima dobbiamo pensare al produttore. 
Dubito che lavoreremo ancora con James, nessuno ne parla, ma è chiaro. È praticamente sparito. 
Lo guardo raggomitolato nella sua gigantesca felpa blu, senza trucco, una tazza di tisana calda in mano e sorride dolcemente al telefono. 
Ha lo sguardo più dolce mai visto, gli occhi gli brillano. Mi siedo vicino a lui con una tazza uguale alla sua fra le mani che si scaldano e guardo nel suo display. Ovviamente sono video di Brixton, la piccola. 
Per un momento faccio un dolce sorriso anche io, poi vedo Kelly che si inquadra con la piccola e fa venire anche Makaile e Jagger nell’inquadratura finale, la sua voce dice ‘torna presto papi che ci manchi tanto!’
Vedo malinconia negli occhi di Jacoby, per la prima volta vorrebbe essere a casa con loro piuttosto che in tour a suonare. 
Di solito l’amore per la musica e per questa vita sempre su e giù dal palco ed in giro per le città, vinceva. Ora quello che ha casa è bello e prezioso ed anche questo è fonte di sofferenza.
Prima preferiva stare in tour perché stava con me, viveva la relazione con me a pieno ritmo. 
- È molto bella... - Commento piano. Lui mi guarda accorgendosi di me ed annuisce. 
- Spettacolare. - 
- Intendevo la famiglia. Sei riuscito a costruire qualcosa di bellissimo, ne sarai fiero. - Lui si stringe nelle spalle e cerca di sminuire, ha un’attenzione immediata per me perché sa che sto macinando qualcosa che non va. Guarda fuori mentre chiude il telefono, il paesaggio scorre in pieno giorno, fra poco arriveremo ad una nuova destinazione. L’andatura del bus sostenuta, ondeggia placido, ci culla. Lui si muove fino ad appoggiarsi su di me, la testa sulla mia spalla, aggancia il mio braccio col suo e tiene la tazza calda in bilico sul ginocchio piegato. Sembra un bambino piccolo, ora. Mi piace questa sensazione, ma so che lo fa per farmi piacere, non può che essere così. 
- Sono felice, sì. Ma sono felice anche di stare qua con te. Questa sensazione, sai... di non avere casini e rogne da risolvere, di poter semplicemente stare seduto qua senza pesi addosso. Stare bene perché non c’è nulla che devo sistemare. E stare bene perché sono con la persona che amo e fra qualche giorno andrò da altre persone che amo. Non ho più l’angoscia del tornare a casa e del smettere col tour, ma non ho nemmeno l’angoscia del cominciarne uno nuovo e risalire sul palco freneticamente. Mi piace ovunque mi giro, qualunque cosa io faccia. Sto bene così. - 
È positivo, Jerry. È bellissimo.
Non c’è niente che non va, è felice qua ed è felice a casa. Che c’è? 
Cosa ti stona? 
Sorrido e gli bacio la testa sui capelli spettinati senza cera che ormai hanno la stessa forma comunque. arruffato, assonnato. 
- Sono contento, solo un anno fa eri nel pieno dei tuoi drammi, terrorizzato da un nuovo tour che ti portava mille tentazioni nuove. Stai andando bene... ora hai fatto pace con Dave che ha addirittura suonato una canzone con noi nello show a Sacramento, hai una nuova figlia, la tua famiglia è unita, i tuoi figli ti adorano, Kelly ti ha perdonato, non hai più crisi d’astinenza, hai ricominciato a considerare tuo padre... beh, un padre! Vuoi parlargli, confrontarti con lui. Hai recuperato i rapporti con i tuoi fratelli, li vedi spesso, ora. E per di più l’aver fatto pace coi tuoi demoni ti ha portato a sistemare quei casini in testa. Vanno bene, no? Non senti più ronzii... - Lui alza la spalla e beve, lieto che mi metta a parlare, solo che mi sforzo per non preoccuparlo. Se ne accorgerà?
- Io... io sai, a volte ho paura che tu sia geloso di questa mia vita a casa... quando penso a queste cose, o magari ad altre che ancora non ho affrontato, come James, mi tornano dei fastidi, ma è meno intenso di prima. Sono più delle fitte, dei mal di testa oppure un senso di distrazione, come se non riuscissi a concentrarmi in quello che faccio e la mia testa mi portasse da tutt’altra parte. Però a parte questo... - Poi smette di divagare e torna al punto come se delirasse. Adoro questo suo modo di parlare aprendo parentesi continue. - Sei geloso Jerry? È questo che non va? Ed hai paura di dimostrarlo perché è una gelosia per cui non posso fare nulla? - Ok, ci siamo Jerry. Digli che è così. Forse è questo, forse il mio senso di inutilità nei suoi confronti non c’entra, forse è solo gelosia. 
In questo momento Antony si siede poco distante da noi con la chitarra e chiama l’attenzione di Jacoby dicendo che deve fargli sentire una cosa. Sospiro e mi divoro la risposta guardando dall’altra parte. Jacoby ridacchia e mi stringe il braccio che è stretto al mio. Potrebbe pensare che sono geloso perché lo sono, in effetti. Ma questo è diverso. Questo senso d’inutilità che mi porta a pensare che non mi ami davvero è un’altra cosa. 
Però forse è meglio che si concentri sulla gelosia.
Sono geloso? sì, in effetti sì. Della sua famiglia, di Kelly, prima lo ero di James, ora lo sono di Antony. Sono fottutamente geloso di tutto e di tutti, ma non è tutto qua. 

Scende grondante dal palco, come tutti noi, e ci infiliamo nel camerino dove per un momento siamo solo noi che ci siamo esibiti. 
C’è sempre Antony nei paraggi che ormai aiuta sempre più con gli strumenti di sostegno, Tobin non può mica dividersi e fare tutto. 
Antony è super entusiasta di tutto, di come è andata, di ogni show in cui suona ed è un ragazzo che sta vivendo un bel sogno. 
Ora sta ripetendo in vari modi diversi quanto Jacoby sia stato fantastico e Jacoby, distrutto, si sta scolando tutte le bottiglie d’acqua che ci sono implorando per un asciugamano. 
- Datemi una doccia, vi prego, datemi una fottuta doccia... sono una pozzanghera! - è questa la risposta di Jacoby, Antony ride e gli indica le docce annesse al nostro camerino, come sempre possiamo farle insieme perché sono tante raggruppate. 
Jacoby ci guarda per capire che intenzioni hanno gli altri, ma sembrano più intenzionati a mangiare che lavarsi immediatamente. Io sono seduto nel divano e sto per distendermi sfinito, lieto che abbia zittito Antony dall’adularlo. 
La mia testa sta per toccare il cuscino, quando la sua presa poco leggiadra mi strattona e mi ritrovo nel locale docce così in un attimo, nemmeno il tempo di registrare la sua voce che dice: 
- Dai lavati con me! - Che siamo qua. 
E chiude pure la porta, come per dire ‘fuori i seccatori!’
Lo guardo sorpreso mentre si spoglia veloce ed apre un rubinetto caldo. 
- Sei scemo? - Chiedo riferendomi al fatto che di solito se ci laviamo nel backstage lo facciamo tutti insieme. 
Lui solleva esasperato gli occhi al cielo.
- Amo Antony, sul serio, ma a volte è appiccicoso! - Così scoppio a ridere scuotendo la testa. 
- Non devo nemmeno sforzarmi di ingelosirmi, così! - lui ride a sua volta sollevate del fatto che lo faccia io. - Pensavo ti piacesse quando sono geloso! - 
Lui arriccia il naso e dopo essersi spogliato a tempo di record, mi afferra i pantaloni e me li apre senza complimenti abbassandomeli in fretta. 
- Generalmente sì, ma in questo periodo mi mette ansia saperti geloso! - Rimango sorpreso di questa sua uscita, lo guardo piegando la testa di lato, convinto di aver capito male. Forse un giorno smetterà di stupirmi, ma mi sa che non è questo il giorno.