*Kelly tende una trappola a Jacoby per fargli tirare fuori il rospo e mette in mezzo anche Jerry e Jessica. Così non avrà scelta che affrontare una splendida terapia di coppia doppia! Nel frattempo Jacoby è nel panico perché ormai non è più in grado di tenere la bocca chiusa su quelli che sono i suoi veri sentimenti, ma Jerry ovviamente vuole disperatamente evitare un cataclisma. Ma non sarà facile questa volta! Buona lettura. Baci Akane* 

109. LA VIA MIGLIORE

jacoby jerry

- Io sono nel panico, non so come fare, non riesco a fare finta, mi sento una merda e sto cercando di mitigare il casino, però non so come fare. Se le dico tutto e mi scarico la coscienza la ferisco a morte ed è peggio, però continuare a fingere non è peggio? Insomma, non sono un fedele seguace del Signore, però cerco di fare del mio meglio per seguire la retta via. So che per certe cose io non sarò mai davvero uno dei suoi, ma per me il suo sostegno è importante e quindi non riesco più a fingere ed ingannarla, ma d’altro canto so bene che dirle tutto ora sarebbe solo uno scaricarmi la coscienza, le farei male. Io devo farle male solo perché Dio vuole questo? È questo che Dio vuole? - Jacoby spara un triliardo di parole al secondo e mi ubriaca, non so nemmeno se le ho colte tutte, ma parla in fretta perché sa che non abbiamo tempo. 
- Cazzo Jay non lo so, non capisco un cazzo di Dio, lo sai che per me non esiste. Quello che tu chiami Dio per me è la nostra forza interiore. Cosa cazzo mi chiedi a me? Devi chiedere a Jason... -
- Ma che vuoi che mi dica, è un prete cazzo! Mi dirà che devo essere onesto e basta! Ma io... - 
Gli metto le mani sulle braccia e lo fermo come per magia e con la mia solita calma che viene fuori ogni volta che lui si agita, dico pacato: 
- Senti, rivelare un tradimento è solo un atto egoistico, per scaricare la nostra coscienza e stare bene noi. Ma è come se uccidessimo l’altra persona che non sarà mai felice e le distruggiamo tutto quello che di bello pensa di avere. So che è una favola e non la realtà, ma se parliamo di come non si deve ferire il prossimo, io penso che sia dicendole la verità quando questa può fare bene solo a noi e non a lei. - silenzio. Jacoby si aggrotta, fa il broncio ed io sorrido spontaneo sentendolo rilassarsi un pochino sotto le dita.
- Ti sto dicendo di non dirle di noi perché la feriresti e basta. E poi sicuramente lo direbbe a Jessica e così distruggereste due famiglie, perché poi vengono coinvolti anche i figli. È questo che vuoi? Demolire i nostri figli? - Scuote subito la testa. Ok, forse sono un po’ manipolatore, ma devo essere pragmatico, ho poco tempo per evitare un disastro epocale. 
- No no cazzo, certo che no! Voglio prima di tutto che i nostri figli vengano su sani, sereni e felici! - Annuisco sospirando sollevato. 
- Allora non devi dirle di noi. - Fa il broncio poco convinto. 
- Ma non riesco a fingere di amarla, non riesco a toccarla, non si tratta di cosa voglio o non voglio. Si tratta di cosa non riesco più... - Sospiro e mi strofino il viso lasciandolo andare, dall’altra stanza ci chiamano le mogli mentre sento le voci dei nostri figli che si buttano a giocare insieme. 
- Arriviamo! - Esclamiamo in sincronia, questo ci fa sorridere e scuoto la testa alzando le spalle esasperato riguardo l’argomento. 
- Vorrei dirti di non fare niente e lasciare che le cose vadano da sole, ma so che non ne sei capace, specie se qualcuno ti fa pressione come sta facendo Kelly, e lei ti conosce, sa quando hai qualcosa e sa come tirartelo fuori. - Oggi infatti non è per fare terapia di coppia a 4 ma per far sì che io lo convinca a fare la cosa giusta, di solito funziona così. 
Quando Jacoby usciva di testa mi chiamava e mi chiedeva cosa fare o se potevo venire, ai primi tempi succedeva spesso. 
Aveva quegli scatti d’ira assurdi, quelli autolesionisti e solo io riuscivo a calmarlo. Non so che spiegazione si sia mai data Kelly onestamente, ma visto che sono una medicina che funziona, la usa senza chiedersi ‘cosa io sia davvero’. 
- Non penso di riuscirci e non so cosa fare... non voglio rovinare le nostre famiglie, per quello poi che possiamo stare in casa, capisci... non ne vale la pena... - non voglio dirgli che prima o poi smetteremo di stare sul palco perché saremo troppo vecchi. Tecnicamente ci sono gruppi vecchi decrepiti che vanno alla grande, la nostra vita da tour non è così massacrante, basta evitare certe location... potremmo andare avanti per molto ma di sicuro non per sempre. Però non glielo dico. 
- Senti, fai così. - Secondo richiamo, secondo ‘sì’ in coro. - Dille una mezza verità. Quando non ce la fai più. Ne abbiamo già parlato. Dille che qualcosa è cambiato in te con la tua rinascita e non riesci ad essere com’eri prima e a provare le cose di prima, dille che prima facevi la maggior parte delle cose spinto da alcool, allucinazioni, lei sa che le avevi, droga e deliri vari e anche quando eri in te agivi per non uscire di testa, quindi non eri mai te stesso. Ora sei cambiato, sei rinato, sei un uomo nuovo, pulito, e sei diverso. Hai altri bisogni, senti altre cose. Non puoi obbligarti a fare le cose perché altrimenti torni a sentire le allucinazioni. Falle capire che sei tu quello in crisi nei suoi confronti ma che non vuoi ferirla e soprattutto vuoi che i vostri figli siano felici per sempre. Vedrai che farà la scelta giusta e apprezzerà questa mezza verità. È così comunque. Solo che ometti... me! - Dico mimando il ‘me’ per evitare che possano anche solo lontanamente sentirci. 
Lui beve le mie parole alterato e annuisce a scatti, è terrorizzato e sa che sarà un disastro, ma io penso che potrebbe andare meglio di quello che pensiamo.
Secondo me Kelly ha già capito, vuole solo che sia lui ad ammetterlo e a dirglielo. Per smettere di fingere anche quando sono insieme in privato. Non ha senso. 
Sai, quando sei in crisi ci provi in tutti i modi, specie una donna, e la prima cosa su cui punti è il sesso. A volte ti va bene, altre male. Spesso si cercano i figli di proposito, no? Quanto funziona in questi casi? Quasi mai, ma all’inizio ti sembra la cosa migliore perché un figlio riporta sui propri passi il marito che si sta allontanando. O almeno dovrebbe essere così. 
Alla fine ci decidiamo ad andare di lì e Jessica e Kelly sono sedute in salone a parlare con la bambina in braccio che viene allattata. È anche una bella scena, in realtà, se non fosse che quella bambina esclude Jacoby da me ed io odio che qualcosa lo escluda da me. 
Ma penso che sto anche per cambiare idea a riguardo, perché in effetti non credo di averlo mai visto di persona insieme a lei. Alla sua piccola principessa. 

Durante la preparazione del pranzo che le due donne fanno insieme, ci occupiamo noi della piccola Brixton. 
Penso che sia la prima volta che succede e appena realizzo che per un po’ tocca a noi, ho un momento di panico.
Non è per l’avere una bambina di cui occuparmi, ne ho 2, perciò so come si fa. È perché è quella di Jacoby ed io non l’ho mai vista da quando è nata se non quando effettivamente l’ha espulsa dall’utero, allora siamo andati a trovarli in ospedale. 
Jacoby si siede nel divano con la piccola in braccio ed ha uno di quegli sguardi che gli avevo visto in foto e che avevo invidiato tanto. Spettacolare non rende l’idea se devo dire la verità.
Rimango inebetito un secondo dimenticandomi il mio stesso panico e lo fisso incantato.
Se la tiene con una delicatezza impensabile, è un po’ goffo forse, però è delicatissimo. Gli brillano gli occhi di una luce rara, sono sicuro che non mi abbia mai guardato così ma non si tratta di essere gelosi di sua figlia, è solo che non è mai stato così. Punto. 
Sapevo che erano belli insieme, ma attraverso uno schermo è diverso. 
Lui mi nota dopo un po’ di imbambolamento nel viso piccolo e perfetto di sua figlia, così mi fa cenno di sedermi vicino a lui. Non sembra nemmeno Jacoby.
Io lo faccio automaticamente. 
- Sai, penso di non averti visto così nemmeno con Mak o Jag appena nati... - Sto cercando di spiegare la cosa quando mi muore in gola la voce perché Jacoby senza dire nulla, calmo e fluido mi mette la bambina nelle braccia ed io nel panico sgrano gli occhi e lo fisso come se fosse matto. 
Lui ridacchia come un bambino che ha fatto un danno consapevolmente e vorrei ucciderlo se non l’amassi con questa espressione pura e rilassata. 
- Cosa diavolo fai? - Sussurro come se nessuno potesse sentirci. 
- Non l’hai mai tenuta, è ora di farlo! - Risponde lui al mio stesso modo. 
- E perché?! - Chiedo esasperato, sempre sussurrando con una smorfia terrorizzata. Lui ride e mi mette la mano sulla faccia. 
- Perché è mia figlia e voglio che la tieni in braccio! - Non è una risposta, sto per polemizzare ma lei si lamenta così mi zittisco e la sistemo meglio fra le braccia. E finisce che la guardo bene. 
Dio mio è bellissima. Sapevo che lo era, ma lo è di più da qua. Ed è così piccola, così fragile.
In un momento ricordo come mi sono sentito quando ho tenuto le mie due in braccio. Sospiro e mi rilasso e finalmente Jacoby smette di prendermi in giro e dire cose idiote. 
In compenso prende il telefono e mi fa una foto che spero conserverà gelosamente. 
Per un po’ non parliamo, siamo seduti vicini, braccia contro braccia, il suo mento sulla mia spalla e la guardiamo in totale adorazione. Lei ci osserva coi suoi grandi occhioni blu tanto uguali a quelli di Jacoby. 
- Ti somiglia... - 
- Allora è splendida! - Esclama sdrammatizzando. 
- Lo è davvero. - Rispondo io senza realizzare che eravamo in modalità gioco. Lui mi guarda da vicino come siamo, meravigliato che abbia detto una cosa simile così spontaneo, specie dopo che non volevo tenerla su. 
Sorridiamo ebeti e siamo davvero molto vicini, ora, tanto che mi perdo nei suoi occhi chiari simili a quelli della piccola e la casa sfuma intorno a noi, così come la consapevolezza di essere con le nostre famiglie che gironzolano intorno e che potrebbero vederci. 
Per un momento vogliamo solo baciarci e stiamo per farlo, ma la piccola decide di salvarci la vita e si mette a piangere così saltando spaventati torniamo in noi e a lei. 
- È una rompiscatole come te! Se non le dai attenzioni strilla! - commento sollevandola un po’ per provare a calmarla, piange più forte e Jacoby ridendo se la riprende. Inizia a muoverla tenendola da sotto le ascelle, la alza e l’abbassa rincretinendola, le fa le smorfie e finisce che la piccola ride. Scuoto la testa sorridendo godendomi la scena da vicino.
Per un momento Jacoby è solo di Brixton e lei è felice, così felice che fa dei sorrisi fantastici e così prendo la macchina fotografica perché anche se non volevo perché magari ero geloso, alla fine è la visione più bella di tutte. 
Padre e figlia che si amano, si sorridono, comunicano alla loro maniera.
In un attimo faccio un intero servizio fotografico e loro collaborano con grandi sorrisi e smorfie deliziose. 
Mi sento un idiota, ma non riesco a smettere di schiacciare questo stupido bottone. 
Ero partito con quella di stargli lontano, mi sembrava di sporcare qualcosa di sacro, di solo loro. Invece non me ne voglio staccare. 
È che... è che loro due insieme sono così belli. Così meravigliosi. 
Dopo un po’ si addormenta fra le sue braccia e tutto torna tranquillo. 
- È splendida e voi due insieme siete fantastici. - ammetto ancora stordito mentre guardo le foto, Jacoby torna sulla mia spalla tenendo la piccola sulla propria, dall’altra parte. Questi contatti così spontanei... saranno il caso? 
Siamo in un luogo ed in una situazione che dovremmo stare ben lontani, eppure... eppure nonostante sua figlia, non riusciamo a stare al nostro posto. È come se il nostro posto fosse questo. 
- Sai, quando sono a casa vuole solo me. Non è mai successo con gli altri due. - Lo guardo da vicino fermando la foto su una loro in primo piano che fanno la stessa faccia infantile. Di nuovo a pochi centimetri dalla sua bocca e dai suoi occhi, passo a fissare uno e l’altro e mi sento svenire dalla voglia di baciarlo ed è sconvolgente che voglia farlo con lei lì. 
- Non vuole Kelly? - 
- Dice che è più tranquilla con me e mi cerca anche quando non ci sono. Infatti le fa sentire la mia voce o vedere il mio viso e si calma subito. Non è mai capitato... penso che... penso che senta in qualche modo la mia voglia di lei... è... è strano? - Sorrido addolcito sentendo cosa dice. 
- È bellissimo. E penso normale... dopotutto lei è arrivata nel momento di rinascita della tua vita, lei rappresenta questo, no? La tua luce... e lei lo sente... - Lui mi ascolta perdendosi nei miei occhi e nella mia bocca, proprio come me e lui alla fine sorride radioso, felice di quello che gli ho detto e penso sollevato nel vederci tutti e 3 insieme così bene. E niente, non ha la mia attenzione, mi stampa un bacio velocissimo sulle labbra e mentre lo insulto si alza ridendo, posando la piccola nella carrozzina. 
Penso avessimo tutti e 2 paura di questo. Che Brixton potesse dividerci in qualche modo e le stavamo alla larga, o meglio evitavamo di unirci tutti e 3 insieme contemporaneamente. Ma penso che farlo sia stata la mossa migliore, onestamente. 
Perché era una paura infondata.
Lei è la luce di Jacoby, lui è la mia. E forse, magari, anche io sono la sua. Una volta lo ero. Credo di esserlo ancora, ma ora è diverso perché senza di me lui splende ancora, è più uno scambio di luci reciproche, mentre prima io davo e lui prendeva e non riusciva a dare, sebbene lo amassi a prescindere. 

Non so bene nemmeno come ci finiamo in questa seduta di gruppo, credo sia una specie di trappola. 
Appena realizzo che le due donne sono sedute con noi e ci impediscono di andare a giocare coi nostri 4 figli, capisco che siamo nella merda. 
I discorsi sono molto vari e piacevoli, all’inizio. Bambini, ovviamente. Cosa fa la piccola in questi mesi, in che periodo è ora, come si trovi bene col suo papà e si parla poi di me e delle mie e quando sento come una corda che stringe intorno alla gola, è troppo tardi.
Jacoby se ne accorge troppo tardi, il fesso inebetito a guardare la sua principessa che dorme. 
- Non sono pentita di niente, però non è mai successo che dopo una delle nascite Jacoby si raffreddasse così nei miei confronti. Considerando che si tratta di lui, voglio dire... è strano. Jerry non è mai cambiato dopo una delle nascite? - Sbianco e fisso Jessica che si stringe nelle spalle scuotendo la testa. 
- Oh no per niente... ma lui è molto diverso da Jacoby... non so cosa intendi quando dici che è raffreddato... - Fanculo, quanti sensi si possono intendere? 
La fisso come se fosse idiota e lei non mi guarda così do un calcio a Jacoby che non capisce in che pericolo ci hanno messi. 
Lui mi fissa male e mi chiede che abbia, così alzo gli occhi al cielo. Brutto imbecille patentato!
- Beh, visto che ne stiamo parlando, magari possiamo provare a fare di quelle terapie di gruppo... - Introduce Kelly fingendo di improvvisare qualcosa che non aveva per niente progettato. 
Siamo seduti in salotto dopo un buonissimo pranzo e vorrei mordere Jacoby che non si è messo a correre subito coi bambini per guardare Brixton ronfare. Idiota!
Io livido sorrido facendo come sempre buon viso a cattivo gioco, fingo di non capire di cosa parlino e così Kelly richiama l’attenzione di un perso Jacoby. 
- Tesoro, ti va di parlarne con loro e fare un po’ di terapia di gruppo in coppie? - non so nemmeno se esiste, Jacoby ci impiega qualche secondo prima di capire ed io vorrei prenderlo per le spalle e dire ‘SCAPPA IDIOTA!’ Ma sta qua ed ascolta. 
- Di che cazzo vuoi parlare? - Ma proprio non ci arriva? Davvero? 
- Va tutto bene, se non vuoi dire niente allora parlo io. Sai, non è che ti ho teso una trappola, ma avevo bisogno di parlare con Jes e così... penso che potrebbe funzionare. Ha funzionato la terapia di gruppo per la riabilitazione dal resto, no? - Kelly è convinta, si riferisce a quelle che ha fatto Jacoby per risalire la china dopo la disintossicazione. 
- Tesoro ti va bene? - Mi chiede Jessica come se avessi scelta. Io la guardo smarrito. 
- Ma io non saprei, non è che abbiamo passato le stesse situazioni... questo genere di cose non dovrebbero essere fatte con coppie che hanno passato e superato le stesse cose? - e brutto imbecille che non sono altro. Come faccio a sapere di cosa si tratta?
- Magari è proprio così, ascoltare non costa. Se hanno bisogno di parlarne con qualcuno... - Guardo subito Jacoby che ancora non capisce di cosa cavolo dobbiamo parlare e sospiro esasperato spiegandoglielo, come sono abituato fare. 
- La vostra crisi matrimoniale, suppongo? - E così Jacoby capisce ed annuisce, poi spalanca gli occhi, impallidisce e terrorizzato fissa Kelly. 
- Ora?! Qua?! - E così chiudo gli occhi e scuoto la testa, ma lei parte in quarta, cercando di essere dolce. 
- Ci ho provato da sola ma alzi un muro insormontabile, così con dei mediatori di cui possiamo fidarci, forse... insomma, Jerry ti conosce meglio di quanto ti conosca tu stesso, lui riesce a capirti e gestirti... forse se ne parliamo tutti e 4 ne veniamo a capo! - 
- Io non... - Cerco di chiamarmi fuori, ma Jessica parla per me, cosa che di solito non fa.
 - Certamente, siamo disponibili, cercheremo di dare una mano! - Oh, ma davvero? Vuoi dare una mano? Scappa a gambe levate! 
Ma lei, ovviamente, non sa. E come potrebbe? Ed anzi, per fortuna che non sa!