*Dopo che Kelly ha costretto Jacoby a venire allo scoperto, mettendolo brutalmente di fronte alla loro crisi matrimoniale, per non esplodere lui molla tutto e se ne va e sarà Jerry a prendere le cose in mano, ma questa volta non sarà il solito diplomatico. Buona lettura. Baci Akane*

110. IL VERO JACOBY

 

jacoby jerry

Si alza e scuote la testa come un bisonte sul punto di cominciare una carica, ma Kelly congiunge le mani e lo implora almeno di ascoltarlo, così io gli metto una mano sul ginocchio, visto che sedeva vicino a me, e lui si tende tutto, ma poi sospiro e si siede seccato. Non può trattenersi, ma non può nemmeno lasciarsi sempre andare a quel che prova. Deve trovare un compromesso. 
- Io sento che tu ti sei allontanato da me da quando siamo tornati insieme. Pensavo che siccome ti stavi rimettendo in piedi, fosse per quello. Ho voluto aspettare, poi sono rimasta incinta ed ho pensato fosse tornato tutto come prima, anzi, meglio. Sei tornato un po’ per conto tuo ed a quel punto mi sono detta che era perché ero in gravidanza. Spesso l’uomo si chiude quando la donna aspetta un bambino. Lei è nata e tu sei innamorato di lei, ma... ma io è come se... non so, non abbiamo più fatto sesso e lo facevamo sempre tanto e senza problemi, anche dopo le altre nascite... ed ora... voglio solo che tutto torni come prima. Se c’è qualcosa in me che non va voglio che tu me lo dica, ti prego. C’è qualcosa che ti dà fastidio? - 
È sempre stata lei quella rincorsa durante ogni litigio e rottura. Non è abituata a rincorrere. 
Jacoby è rigido e livido, la sta odiando profondamente ed anche io, questa è una cosa meschina, ma sapevo che sarebbe successo. Non capisco cosa pensa che possiamo fare io e Jessica. 
Jacoby si chiude ancora di più, ovviamente. Incrocia le braccia al petto. Voglio sparire. 
- Come prima? Davvero vuoi che torni come quando ero strafatto, ubriaco, irascibile e pieno di raptus? Hai fatto un casino per vedermi cambiare ed ora che ci sono riuscito non va bene? - è la prima volta che è astioso con lei, di solito è mieloso per rincretinirla, ma ora penso sia esasperato. Non voglio rivederlo esasperato. 
Come lo posso aiutare? 
- Vorrei... vorrei solo... - lei scuote la testa con le lacrime agli occhi. - Vorrei che tornassi ad essere innamorato di me... - Jessica le prende la mano al posto di Jacoby, io dovrei prendere la sua quindi? 
- Senti non... non si fanno così certe cose! - E così dicendo si alza e se ne va, non lo trattengo perché so che se ne va solo per non dirle che è finita e per non ferirla. 
Kelly si sconforta chiudendosi il viso con una mano e scuote la testa. Jessica le circonda il capo con un braccio ed io sospiro calmo, sebbene vorrei insultarle tutte e due. 
- Però ha ragione, se lo conosci sai che questo è il modo migliore per farlo scappare. Messo sotto pressione sai che esplode, ottieni l’effetto sbagliato. Lo devi prendere con pazienza e dolcezza... - 
Kelly esplode con me.
- Ma ci ho provato, non è servito a niente! È sempre più chiuso! Pensavo avessimo superato questa fase, invece è come prima, con la differenza che ora è lucido e sobrio! Pensavo fosse l’alcool e la droga, ma evidentemente quello era il mezzo per starmi lontano ed ora se ne sta alla larga lo stesso anche senza quella roba! Allora sono io il problema, sono sempre stata io! Lui si sbatteva le altre non perché era strafatto, ma perché non gliene importava niente di me! Tutte quelle belle parole, quelle canzoni... solo per convincermi a tornare, ma per cosa? Si è ucciso per me o perché non ne poteva più della vita? Qual è la verità? - 
Oh merda, come può fare queste domande? 
- Vivrò per te prima di morire, e poi questo muro? Ed io cosa dovrei fare? Perché sono tornata? - Kelly continua a sfogarsi con me come se io sapessi, forse nella sua testa è così. E lo è. Si aspetta da me le risposte che non può avere da Jacoby ed in un momento capisco perché tutto questo teatro. Non per lui, sapeva che non avrebbe ottenuto nulla. Ma per me. Per far parlare me. Perché sa che io so tutto. 
Rimango seduto immobile, rigido, la mascella contratta, gli occhi sottili. Il cuore batte velocissimo in gola, sento le mani prudere. Vorrei colpirla, e non ho mai avuto questi istinti. Come osa, come osa metterci alle strette così? Se non sei capace di capirlo da sola, come potresti capirlo se te lo dico?
Sei vicino a lui da una vita, come puoi davvero non averlo mai capito?
Io l’ho capito al primo sguardo che aveva un demone dentro! 
Ora lei vuole che sia io a spiegarglielo quando lei non è mai stata capace di capirlo. Mai!
Come fai a non sentire che non ti ama? Ecco la risposta, lo senti, prima o poi. E, prima o poi, lo ammetti. 
- Sai Kelly, penso che a volte vediamo quello che vogliamo vedere e ci raccontiamo le cose che vogliamo sentire. Ma questo è ben diverso dalla realtà. Prima o poi ci sbattiamo contro. - Jessica impallidisce e mi guarda senza riconoscermi, nessuno di loro mi ha mai visto così.
Sono una maschera di gelo, i miei occhi sottili la stanno rimproverando ma quel che penso faccia più impressione è la mia voce. Bassa e tagliente. 
Kelly spalanca gli occhi e trattiene il respiro per un momento, incredula.
- Di cosa parli? - ma non muovo un muscolo. 
- Forse il Jacoby che hai creduto di amare e che speravi di rivedere ora, non è mai esistito. Da che io lo conosco lui ha sempre avuto questo mostro dentro di sé, ma sapevo che non era il vero Jacoby. Ora ha esorcizzato il demone e quello che vediamo è il vero Jacoby, ma nessuno di noi l’aveva mai visto prima. Perciò lo stiamo tutti scoprendo ora per la prima volta. Non c’è un ritorno alle origini, c’è solo la scoperta della verità. Se il Jacoby che vedi ora non ti piace mi dispiace, ma è questo quello vero. E forse è inutile che aspetti che torni com’era prima, perché se lo facesse significherebbe che sta di nuovo male ed io non so te, ma non voglio che sia più com’era. Se volevi un parere esterno, eccotelo. Da qui in poi continua da sola. - E mi mangio la lingua prima di dire ‘fanculo, nei momenti più duri hai sempre chiamato me che te lo calmassi perché non eri in grado di farlo da sola, perché con te impazziva di più. Cosa credevi di fare, cosa cazzo credevi di fare, dal primo giorno che l’hai sposato?’
Ma mi alzo e vado a cercarlo per casa. Mentre passo le varie stanze, ripenso furioso a quel che è stato il nostro passato e tremo di rabbia, voglio solo gridare che non l’ha mai conosciuto, non ha mai amato il vero Jacoby. Come ha potuto innamorarsi di lui? Di cosa? Faceva girare la testa a tutti, ma quello non era amore, era ossessione! 
Lui ha sempre tenuto su questo muro fra lui e gli altri ed io ho solo tentato di scalfirlo, ma non ci sono mai riuscito. Ho capito che quello che ci mostrava non era il vero Jacoby. Cazzo, l’ho capito da solo! Come può lei non averlo mai capito e cadere ora dalle nuvole così? Di chi si è innamorata? 
Come ha potuto, come diavolo ha potuto non capire che non dava mai a nessuno la sua anima? Io non l’ho mai vista, però sapevo, ho cercato di arrivarci, ma sapevo, cazzo. 
Quando finalmente lo trovo, esclamo un ‘finalmente’ esasperato. Poi sbatto la porta dietro di me e la chiudo a chiave sperando che non sappiano dove siamo. 
Lui è nel mio studio. Una stanza insonorizzata con tutte le mie varie chitarre, il computer, la stampante e le cose che uso io per musica e foto. Non poteva che essere qua, ovviamente. Il mio mondo. 
Ha la chitarra in braccio e strimpella respirando profondamente, la bocca dura, lo sguardo fisso sulle corde che pizzica, ma non sa nemmeno che non sta facendo nessuna nota. 
Scuoto la tesa e mi metto a camminare nervoso per la stanza, lui mette giù la chitarra e aspetta che mi passi. Non so quante volte possa avermi visto così, ma io ODIO sentirmi così. 
Alzo le mani che tremano vistosamente e appena lo faccio, in una falcata è davanti a me e me le prende, le stringe forte nelle sue e le congiunge sulla sua bocca. Le bacia, chiude gli occhi ed appoggia la fronte alla mia. Silenzio. 
Il mondo finalmente si calma, così come le mie funzioni vitali che andavano a mille. Piano. Piano. 
I nostri respiri ben presto si agganciano e si sincronizzano e quando succede, quando sento il suo fiato come il mio, smetto di tremare. 
L’effetto delle emozioni è devastante, non ho mai capito come faccia lui a viverle come fa. 
- Ti ho detto che finiva male! - Dico alla fine. Lui scuote la testa. 
- E che ci potevo fare? - Chiede poi staccandosi da me e tornando allo sgabello con la chitarra. 
- Risponderle una volta per tutte! - Sbotto anche con lui, ora. Lui si stringe nelle spalle e mette giù la chitarra sul gancio, vicino a tutte le altre in fila. 
La stanza è perfettamente in ordine, non c’è niente di fuori posto. 
- Ma quello che vuole lei è impossibile! Non esiste, non è mai esistito il Jacoby che lei pensava di amare e che vuole... lei mi ha conosciuto che ero già fottuto e si è innamorata di qualcosa di malato che poi si è estremizzato e fottuto ancora di più! Io non sarò mai più quello, non voglio esserlo! E quello che sono ora mi porta a starle lontano perché è più forte di me, io non riesco, non riesco proprio, capisci? A toccarla, a baciarla, a... fare sesso con lei... - Chiudo gli occhi e mi odio in questo momento, ma devo dirlo. 
- Quando l’hai messa incinta per la terza volta ci sei riuscito, però. - Silenzio, di nuovo pesante, di nuovo brutto. 
Sospira e scuote la testa. 
- E non avrei dovuto, ma eravamo tornati insieme da poco ed avevo paura che se non l’avessi fatto sarebbe scappata, sarebbe finito tutto ed io ho pensato alla mia famiglia, ai miei figli, a quello che con fatica stavo rimettendo in piedi, capisci? Quando siamo tornati insieme dopo tutto quello che è successo, ha fatto tutto lei. Io sono rimasto passivo ad accettare quello che succedeva e solo per Mak e Jag. E quando nei mesi ha visto che io ero bloccato a letto e non riuscivo ad andarci, stava mangiando la foglia... ho dovuto farlo. Mi stava per lasciare. Sono andato nel panico, avevo paura che mi portasse di nuovo via i figli! E così ora! Ho il terrore che se le dico tutto, che se sono sincero e le dico che non la amo in quel modo, lei me li porti via! - Ma tutta questa coscienza da quando ce l’ha? 
Evito di chiederglielo, alla fine è questo che mi piace di questo nuovo Jacoby. 
Sospiro esasperato e appoggio la fronte e la mano ad una delle pareti, mi sembra di impazzire. Sapevo che finiva così. Come la gestisci la famiglia e l’amante insieme? Non puoi. 
- Ti invidio, sai? - Dice poi improvvisamente. Mi giro e mi appoggio con la schiena alla stessa parete e lo guardo vestito della sua camicia nera di una taglia giusta ed i jeans, i capelli biondi sempre sparati in aria con la cera. Gli occhi azzurri lucidi. 
- Perché non provo niente? - Chiedo amaro mentre cito una delle sue frasi preferite di quando litigavamo ed era fuori di sé. 
- No, perché tu con Jessica sei sempre stato coerente. Sei sempre stato questo. Non le hai mai dato un altro Jerry, uno che amava di più. Lei poteva amare solo questo e questo continua ad avere. Io ho cambiato così tante volte che è impossibile capire quale sia quello vero! - Con questo capisco cosa intende, leggo la sua angoscia che ogni tanto affiora e sospirando mi stacco dalla parete e gli vado davanti, l’abbraccio e lo stringo forte baciandogli la tempia. 
- Io so qual è quello vero. È quello con un cuore immenso che vuole far felici tutti e non sa come fare. Amo questo tuo modo di essere vero e te stesso. Io non ci sono mai riuscito, per questo Jessica non è mai andata in crisi con me. perché le ho sempre offerto lo stesso falso Jerry. Un Jerry che non prova niente. - 
- Non è vero, tu provi! Solo che hai paura dei sentimenti. Questo non significa non provare nulla! - Sorrido, le sue mani sui miei fianchi, il viso nascosto contro il mio collo, le mie braccia intorno al suo corpo morbido totalmente abbandonato a me. 
- Io invidio te, invece. - Dico citando lui. - Perché non hai mai avuto paura di provare tutto ed anche se hai sbagliato e ferito, non ti sei mai tirato indietro ed hai vissuto ogni angolo di te stesso. Ora gli altri possono preferire un Jacoby o l’altro, ma tu non ti sei mai tirato indietro dalla vita. Io sono in grado di vivere solo con te. Sei solo tu quello che conosce il vero Jerry e lo conoscerai solo tu. Il mio matrimonio è perfetto perché è falso e Kelly è in crisi col vostro perché sta capendo la stessa cosa. Che ha vissuto ed amato un Jacoby che non esisteva sul serio e quello che c’è ora... beh, è semplicemente in un altro universo. Imparerà a fare come tutte quelle nella sua situazione. - Jacoby riemerge e mi guarda sorpreso di quanto abbia parlato, ma con lui mi riesce sempre facile farlo. Ho avuto i miei momenti di chiusura, ovviamente. Le mie crisi. Ma alla fine mi ha sempre tirato fuori tutto. 
I suoi occhi si posano interrogativi sui miei, gli prendo il viso con una mano, lo carezzo dolcemente e altrettanto dolcemente sorrido. 
- Ne prende atto, sopporta e va avanti facendo buon viso a cattivo gioco. Nessuno farebbe a meno di essere la moglie di una rock star a meno che questo non è un bastardo violento drogato. Tu ormai sei pulito, sei una brava persona, quando sei a casa sei un padre fantastico e lei lo vede, non sei un terribile padre ed un pessimo esempio. Non ha ragioni per allontanarti da loro. E non sei stronzo con lei. Sei solo distante. Di cosa ti può accusare? Che male stai facendo? - Così capisce cosa voglio dire e piega la testa verso la mia mano cercando più carezze. Sorridendo muovo il pollice. 
- Sopporterà e accetterà. Come fanno tutte le donne in una situazione come la sua dove semplicemente l’amore finisce, ma è conveniente rimanere sposati. E a lei conviene. - 
Ecco, fra noi due sono io quello cinico, lui è quello idealista e lo amo per questo. 
Lui fa un piccolo broncio dispiaciuto, però alla fine lo bacio e si ammorbidisce. 
Dopotutto quello che conta siamo noi due ed i nostri figli. Il resto è un contorno. 
- Mi dispiace. - Mormora sulle mie labbra. 
- La vita è fatta di compromessi. - Altra risposta cinica da me. Lui ridacchia, scuote la testa e mi prende il viso fra le mani baciandomi con più foga, spingendomi e ridendo contro la mia bocca. 
- Dio come ti amo! - Esclama infine abbracciandomi forte ed irruente, muovendoci un po’ per la stanza. 
Dopotutto ce la stiamo cavando abbastanza, per essere una giornata da delirio!

Quando usciamo, Kelly e Jessica stanno parlando con una tazza di caffè in mano, si crea un silenzio strano ed inevitabile. Io faccio un sorriso imbarazzato e loro ricambiano. Kelly fa per parlare, ma io alzo la mano e la sovrasto deciso. 
- Non avrei dovuto. Sono andato molto oltre quello che mi competeva. - 
- No, sono io che ti ho spinto a farlo. L’ho voluto e l’ho avuto. Non è colpa tua. Mi scuso. - Risponde lei. Jessica e Jacoby rimangono in silenzio, Jacoby è come se non fosse l’oggetto della discussione, è come se non fosse lui quello che in realtà deve parlare. Ma ho come l’impressione che è molto meglio se continua a stare zitto e mentre annuisco accettando le sue scuse, spero proprio che a questo punto non dica mai niente a proposito. 
Prima o poi una donna capisce ed ammette, semplicemente accetta la realtà e appurato che non può cambiarla, vive di conseguenza. Dopotutto non è più il Jacoby delirante e violento. È un gran bel Jacoby, se lo prendi come un amico ti può far avere una vita splendida. 
Lei vorrebbe un marito, ma avrebbe dovuto capire prima chi aveva vicino. Ora le conseguenze sono queste.