*Jacoby e Jerry si sono concessi un weekend insieme come sorta di mini luna di miele per quello che per loro è una sorta di matrimonio in quanto si sono scambiati delle specie di promesse solenni, perciò eccoli lì tutti contenti sulla neve. Non sono esperta e non ne so molto, ho cercato un bel lago in California ed è venuto il Lago Tahoe, ci sono delle foto bellissime perciò un po' a caso ho scelto quello. Buona lettura. Baci Akane*
112. UN INIZIO QUASI NORMALE
Arriviamo al Lago Tahoe con il cielo ormai azzurro, per oggi non nevicherà, è il week end giusto.
Il lago che abbiamo scelto è enorme e spettacolare, uno dei più belli della California ed ora ci riserva uno spettacolo senza precedenti, ancora più bello di quello di prima, dall’altro lato, dove non si vedeva il lago.
Adesso da qua sopra si apre questo paesaggio naturale dove il lago sembra il mare e non è ghiacciato, ma tutt’intorno è pieno di alberi innevati.
Non penso, sinceramente, avremmo potuto scegliere meglio.
Jacoby appena mette piede giù si accende come un bambino.
Ora si vede ancora meglio quanto sia bello e non faccio in tempo a dirgli ‘attento’ che è già con la faccia nella neve ed io ovviamente rido perché me lo aspettavo.
Jacoby si tira su a sedere, è tutto bianco e candido, coperto e bardato con solo gli occhi ed il naso fuori. Ma gli occhi ridono, sono occhi felici, luminosi.
- Lo sapevo che cadevi! - faccio per aiutarlo ad alzarsi, ma l’idiota mi tira e mi fa cadere nella neve a mia volta, schiacciando fra l’altro la faccia nella neve come è successo a lui.
- E questo l’avevi previsto? - Ride sguaiato come lo stupido che è e mentre lo fa mi metto a carponi, prendo una manciata di neve, gli sollevo il piumino ed il maglione e gliela spalmo nella pancia!
L’urlo che lancia mi assorda e forse provoca una valanga, di sicuro tutti hanno sentito che siamo arrivati, così gli metto altra neve in bocca per zittirlo e a momenti soffoca. A questo punto prende della neve anche lui e me la infila nel colletto per dietro facendola scendere lungo la schiena. Grido anche io ma meno forte di lui. Ho anche meno voce.
Mi scuoto tutto per farla sciogliere prima rimanendo in ginocchio accanto a lui che gattona più in là su un pezzo di neve liscio, si butta di schiena, allarga gambe e braccia e fa la cosa più ovvia per uno scemo come lui.
Fa l’angelo. Rimango così a guardarlo, ridacchio, scuoto la testa e poi faccio per alzarmi per fargli una foto, ma mi afferra per la caviglia e mi butta giù con lui.
- Dai fallo anche tu, è fighissimo! -
- Jacoby, come cazzo faccio se mi uccidi? - Sbatto il gomito che spero di non essermi rotto, così mi tengo vicino a lui obbligato dal fatto che sto soffrendo.
- Avanti, fallo! - Mi ordina. Io rimango fermo, steso supino, a lamentarmi.
- Siamo adulti, stiamo dando spettacolo! -
- FALLO! - E sbuffando mi rassegno e lo faccio.
Sono steso vicino a lui ma al contrario, faccio sto benedetto angelo e... fanculo, non glielo dirò mai, ma è maledettamente bello!
- Figo, eh? - Dice ridendo.
- Troppo. - Bravo Jerry. E meno male che non volevi dirglielo per non dargli soddisfazioni. Ma poi mi prende la mano, me la stringe e smettiamo di muoverci come due imbecilli nella neve. Rimaniamo a fissare il cielo azzurro che fa a gara coi suoi occhi, poi ci giriamo contemporaneamente e anche se abbiamo i guanti nelle mani, è bello lo stesso. I nostri occhi si trovano, brillano di felicità. Non mi sono mai sentito così e non pensavo di potermici sentire.
Ora capisco il senso delle sofferenze e delle cadute. Perchè poi non capiresti la differenza, non sentiresti quanto bene stai quando ne esci.
Stai male per poter sentire quanto stai bene dopo. Senza stare male non capiresti la differenza, non la percepiresti nemmeno.
- Non si capisce quanto è bella la luce finché non sei stato nelle tenebre. Se sei sempre nella luce la dai per scontato, ti sembra normale, niente di eccezionale, ma fanculo, non lo è per niente. È splendida. Ma lo capisci solo se sei stato nelle tenebre. - quando lo dice rabbrividisco e sconvolto di come riesce a leggermi nel pensiero, mi sollevo di scatto, mi butto su di lui tutto storto ed al contrario, gli prendo il viso fra le mani e lo bacio sulla bocca ignorando completamente il fatto che siamo qua in mezzo al mondo.
Per questi 2 giorni non siamo nessuno, nessuno ci conosce. Siamo solo io e lui, una coppia innamorata.
Lui, sorpreso del mio gesto, sorride e ricambia il mio bacio aprendo le labbra che si intrecciano con le mie, il calore ci invade e contrasta con il freddo esterno della neve. Mi prende il viso fra le mani a sua volta, così al contrario e tutti storti. Rilassati. Felici.
- Ti amo. - Mormoro sollevandomi un po’ dalla sua bocca, guardandolo negli occhi. Lui li ammorbidisce.
- Anche io. -
Quando entriamo nello chalet che abbiamo affittato, è un continuo ‘oh mio Dio guarda questo!’ ‘e questo!’ ‘e questo!’ ‘NO, MA QUESTO?!’ Ed io dopo il primo ‘sì bello’, sono a sistemare le nostre cose per questi due giorni, perciò poche cose, lo stretto necessario, non mi prodigo molto perché non staremo molto, però fa molto freddo e vedo che c’è un caminetto con la legna e appena lo vedo gli occhi mi brillano mentre alla mente viene sparata a tutta velocità il ricordo della casa fatata, come la chiamava Jacoby.
Quando abbiamo fatto The paramour session.
Sorrido ebete ma non riesco a godermelo perché un CRASH mi riporta bruscamente alla realtà ed imprecando mi giro latrando subito un ‘JACOBY’ che anche se non so che è stato lui, so che è stato lui!
Me lo ritrovo con un piccolo pezzo di legno in mano e lui con l’aria di chi ‘non ho fatto niente di male giuro sono sicuro’, ma poi ai suoi piedi ci sono altri 50 pezzetti di legno come quello che lui ha in mano e sembrano tutti rotti.
Impallidisco.
- Porca puttana Jacoby, che diavolo hai fatto?! - Lui si gratta la nuca e si stringe infantile nelle spalle:
- Io... ecco... c’era questa cosa lì di legno e non capivo cosa fosse, così l’ho toccata ed è caduta tutta, ma giuro che non ho fatto niente! GIURO! - Chiudo gli occhi e prendo un profondo respiro pesante. Non ucciderlo Jerry, non ucciderlo.
- Certo, perché tu devi sempre toccare tutto, no? È questo il fottuto punto! Se non tocchi tutto muori! - Dico acido e tagliente mentre mi chino a vedere cos’è che ha rotto. Lui si china e cerca di aiutarmi, ma con una mano alta davanti alla sua faccia in segno di ‘alt’, lo blocco. Poi giro la mano col palmo verso l’alto e mi mette il pezzo che gli era rimasto.
Osservo allargando tutti i pezzi.
- Era una scultura di puzzle in 3D tutta in legno. - Constato dopo un po’. I pezzi non sono tantissimi ma nemmeno pochi, sembrano solo dislocati ma non rotti. Sospiro e scuoto la testa mettendo tutto sul tappeto.
- Lo faremo più tardi. Ma se osi toccare qualcos’altro ti uccido! - Grugnisco dopo puntandolo col dito come si fa coi bambini. Lui si mordicchia la bocca ed annuisce.
- Ok. - Silenzio che dura il tempo di andare in bagno. - Ma se devo bere? - Sospiro, non mi giro a guardarlo, la mano sulla maniglia.
- Me lo chiedi. - perché potrebbe rompere tutti i bicchieri mentre beve.
- Ok. - Faccio per entrare.
- Jerry? - Chiudo gli occhi e con la testa all’indietro esclamo:
- Che c’è ora?! -
- Devo bere! - Conta Jerry, conta.
Conta finché non ti calmi. Non ammazzarlo.
Arrivato a cento, mi giro e vado a versargli da bere, lui mi guarda con aria colpevole e capendo che potrebbe anche rompere il bicchiere mentre lo tiene in mano per bere, cerco qualcosa in plastica e con successo lo trovo, sposto l’acqua da quello di vetro a questo e glielo do vittorioso.
- D’ora in poi berrai qua. -
Lui solleva l’oggetto e lo guarda corrucciato e dubbioso.
- Ma è una ciotola! - Così sorrido divertito e con un ghigno annuisco andando al bagno.
- Ed è perfetta per te! -
- Ma perché?! -
- Perché sei un labrador ed è ora che bevi nella ciotola! - Con questo ridendo mi chiudo in bagno. Per una volta mi sono divertito a sue spese, non era male.
Lo sento straordinariamente silenzioso e quando esco sono un po’ preoccupato, lo trovo accucciato a terra con le gambe piegate e le mani unite in mezzo nella tipica posa da cane seduto. Mi guarda sculettando, suppongo sia lui che scodinzola, abbaia e tira fuori la lingua come fanno i cani che ansimano felici o accaldati.
Ovviamente dovevo aspettarmelo.
- WOF WOF! - continua abbaiando, visto che mi copro la faccia incredulo che lo faccia davvero, si mette anche a camminare a carponi intorno a me continuando a sculettare. Sembra Max quando sa che dobbiamo fare la passeggiata.
- Ma quanto sei imbecille! - E così si tira su sulle ginocchia e con le braccia si aggrappa al mio fianco iniziando a spingere col bacino contro la mia gamba, come fanno i cani in calore.
- JACOBY! - lo rimprovero, ma lui morde i vestiti e li tira come se cercasse di violentarmi. Nel farlo fra mani in posti inappropriati e bocca che morde non solo i vestiti ma anche l’indossatore, finisce che mi parte il solletico isterico e con uno scatto cerco di scappare e scrollarmelo di dosso, ma nel casino urto qualcosa, perdo totalmente l’equilibrio e con il bisonte-labrador che mi spinge, vado proprio per terra.
Il suddetto mi sale sopra a cavalcioni e mentre continua a spingere col bacino contro il mio, mi lecca tutta la faccia.
Rido con le convulsioni mentre riesco appena a mettergli le mani nei fianchi, ma non è sufficiente per fermarlo.
Vorrei dire ‘razza di imbecille’, ma rido troppo anche per questo e lui ovviamente continua.
Finalmente una mano finisce sulla sua faccia e lo blocco, riesco a respirare di nuovo: che bello, sono vivo!
- Comunque i cani non fanno la monta e le feste contemporaneamente! O montano, o fanno le feste! - puntualizzo per il fatto che si è messo a fare tutto. Va bene, non è proprio vero, ma Jacoby non credo lo sappia anche se ha cani pure lui. A questo punto smette di spingere con la testa, mi guarda piegando la testa di lato e con un ‘ok’ fulmineo si solleva sulle ginocchia, si apre i pantaloni, si tira fuori l’erezione e fra i miei: ‘J-Jacoby, non ora, dai’ lui mi apre i miei, fa la stessa cosa con me e sebbene io lotti per cercare di fermare il carro armato, la vince lui e si rimette sopra di me e senza leccarmi la faccia, strofina le nostre erezioni libere una contro l’altra, muovendosi sopra a cavalcioni come prima.
Muove il bacino su e giù e si strofina aiutandosi con le mani che appoggia ai lati del mio corpo.
No, non mi lecca. No.
Mi ansima contro l’orecchio.
- Sei un vero stronzo. -
- Pura razza bastarda! - Commenta lui roco fra un gemito e l’altro contro l’orecchio. Vorrei puntualizzare che il labrador è di razza e non bastarda, ma invece giro la testa e gli do tutto l’accesso che vuole, alla fine mi arrendo e qua per terra come siamo lo prendo per i fianchi e accompagno i suoi movimenti su di me. L’aiuto a strofinarsi mentre le nostre eccitazione salgono ed ansimiamo insieme.
Un bello chalet di montagna che si affaccia su uno dei laghi più belli della California, la neve tutt’intorno, più tardi un bel fuoco, una cioccolata e di nuovo io e lui, come ora. Magari più comodi.
Sorrido beato, spingo la nuca all’indietro, mi inarco e mi libero nel primo piacere di questa giornata con lui.
La luna di miele inizia proprio bene.
Conclude leccandomi la guancia, ma questa volta sono nella beatitudine più totale per cui sorrido, lo cingo con le braccia sulla testa e lo abbraccio mentre so che ci siamo sporcati venendo praticamente sui vestiti.
- Sono un bravo labrador? - Ridacchio e gli bacio la tempia perché mi si è appallottolato sopra.
- Il migliore! - Rispondo divertito ed in estasi.
Dopo che ci riprendiamo e che torna a fare l’essere umano, per quanto lui possa sembrare umano, decidiamo di andare a fare un giro fuori, così ci imbottiamo con una tuta da neve impermeabile ed imbottita, ci mettiamo gli scarponi da neve e coperti per quasi ogni centimetro, andiamo a fare questo giro. Saggiamente decido di lasciare la macchina fotografica a casa perché conosco il mio labrador e so come finirà.
Fuori nonostante sia tutto innevato, ci sono i sentieri da percorrere che ci portano in diversi posti belli da vedere. Alcuni fra gli alberi, altri verso il lago. Andiamo lì e seguiamo questo percorso che ci porta ad una panoramica spettacolare del lago.
Il freddo è pungente, ma siamo ben coperti e non c’è molta gente sebbene sia una meta famosa, specie in questo periodo.
In realtà lo è in ogni periodo, ma questi chalet in affitto, così come gli agriturismi e gli alberghi che ricoprono l’intera riserva, sono ben disposti in modo da non creare piccoli fastidiosi villaggi turistici, il quale poi c’è ma in un punto preciso in modo che chi vuole quel genere di vacanza ci va.
Così la camminata è molto piacevole perché solitaria.
Jacoby è meravigliato da qualunque cosa veda e fa foto col telefono a tutto, ma visto che le fa a casaccio io sbuffo e glielo prendo di mano facendone io col suo, in modo che almeno vengano bene.
- Si può sapere perché ti sei portato il telefono? Pensavo volessi fare il bagno nella neve... - Lui si stringe nelle spalle continuando a camminare nel sentiero spalato che ci porterà alla panoramica, comincia ad andare in salita, penso non sarà una passeggiata poi tanto piacevole. Lui inizia ansimando, ma non molla e soprattutto parla comunque.
- È che ho pensato... che se avessimo avuto emergenze... dovevamo avere almeno un telefono... - ridacchio per il suo modo di parlare affaticato che non gli impedisce di parlare.
- Facciamo una pausa? - Propongo a questo punto visto che è da un po’ che camminiamo. - Secondo la cartina all’inizio del sentiero abbiamo ancora un po’ da camminare per arrivare a destinazione... - lui mi guarda accendendosi come un fiammifero e si butta per terra di lato, dove la neve è bella alta e soffice e non è stata spalata per il sentiero, solleva degli spruzzi di neve, mi aspetto di vederlo tuffarsi e nuotare come se fosse acqua. Mi metto a ridere vedendolo sprofondare ed il suono della sua risata riempie meravigliosamente questo momento dove continuo a sentirmi così bene che nemmeno ci credo.