*Sempre più rinascita per Jacoby, sempre più risalita, sempre più uno spettacolo degno di essere ammirato e vissuto. Di strada da fare ce n'è ancora, ma finalmente è arrivato in un buon posto. Eppure tornando indietro cambierebbe qualcosa o rifarebbe tutto? Se avesse il potere di modificare qualcosa, lo farebbe? Buona lettura. Baci Akane*
118. RIPENSANDOCI
Una volta a casa è già ora di mangiare, così lui tutto contento si mette in tuta ed inizia a cucinare mentre io accendo di nuovo il fuoco per scaldare lo chalet per il pomeriggio, partiremo intorno poco prima di sera abbiamo deciso e ci portiamo qualcosa da mangiare per strada.
Il pranzo torna ad essere il suo regno inguardabile e per non avere la tentazione di sistemare tutto, mi riguardo bene le foto che abbiamo fatto in questi giorni fra il suo telefono e la mia macchina, alcune sono mal fatte e le cancello, altre sono molto belle. Alcune anche se sono venute male sono belle lo stesso perché c’è uno di noi molto spontaneo o quelle in cui siamo insieme, non molto a fuoco, ma avevamo una luce che non voglio cancellare. Mentre balla a destra e sinistra per la cucina sporcando con allegra convinzione, gliele faccio vedere com’è un po’ la mia mania e lui senza smettere di tagliare o mescolare o cucinare, guarda sempre e commenta cosa sembravamo o se sono belle.
- Beh, ora che facciamo? - Chiede seduto accovacciato sul divano come se fosse davvero un gigantesco cagnone labrador. Piego la testa a questo pensiero. beh, dovrebbe stare un po’ in dieta il cagnone, ma i labrador tendono ad ingrassare se non si sta attenti perciò è proprio un paragone perfetto. Rido fra me e me e lui fa la faccia attenta perché è sicuro che mi è venuta una bella idea.
- Sì? - Chiede speranzoso. Io sospiro ed alzo gli occhi al cielo.
- Cazzo Jacoby come fai a voler fare sempre qualcosa? - Chiedo mentre mi butto stanco sul divano dopo aver sistemato il cesso in cucina. L’ho obbligato a stare lontano perché aveva di nuovo rotto qualcosa. Lascio un piede a terra, l’altra gamba la piego infilando il piede sotto il suo sedere, poi comincio a spingere per cacciarlo e stare più comodo. Piego il braccio e appoggio la mano sulla fronte, l’altro lo abbandono giù come la gamba.
Lui mi guarda come se scherzassi.
- Andiamo... non puoi essere stanco! - dice convinto. Io sospiro e chiudo gli occhi.
- Certo che lo sono! Fra ieri e stamattina non siamo stati fermi un secondo! -
- Ieri pomeriggio abbiamo suonato la chitarra! Eravamo fermi! - chiudo gli occhi.
- Ti lego! - ringhio seccato.
- E poi approfitti di me? - chiede speranzoso, io in risposta gli do un’ulteriore spinta e rotola a terra, il botto non è da poco, sembra una montagna che frana ma non glielo dico.
- Fai ginnastica, io conto gli esercizi! - Commento rimanendo svaccato, allungando la gamba piegata.
Lui si alza di scatto con l’aria da ‘adesso mi vendico’ e sono pronto al colpo alla pancia che mi farà vomitare, ma con sorpresa non succede nulla, così apro un occhio e lo guardo titubante. Mi fissa meravigliato con la testa piegata di lato.
- Cosa... cosa c’è? - Chiedo sperando non abbia un’idea insana che mi faccia faticare ancora. Come fa ad avere tante energie? A me ogni tanto piace stare fermo senza fare nulla.
- Se stai fermo così un po’, ti faccio un ritratto. -
- Devo spogliarmi o posso stare vestito? - Chiedo pigramente, felice dell’idea di stare fermo per un po’.
- Così come sei! - risponde indietreggiando verso il fuoco per avere la prospettiva migliore.
- Vedi di finire nel camino così poi ti faccio io un ritratto. A carboncino. - Lui non ride alla battuta perché è già concentrato sul trovare l’angolo migliore dove si apposterà, così sorrido dolcemente e non lo disturbo.
Per un po’ è tutto silenzioso, magicamente silenzioso.
Solo il crepitio del fuoco si leva piacevole, un rumore a noi caro, ormai. Molto bello.
Lo guardo mentre seduto per terra vicino al fuoco ogni tanto butta un legno e disegna. Il blocco sulle gambe piegate a fare da leggio, carboncino in mano e comincia.
Ne fa un primo e lo vedo andare veloce e con movimenti secchi, quasi sbrigativo. Rimango interdetto, non sembra stia ritraendo qualcuno.
- Sei sicuro che stai disegnando? - Chiedo titubante dopo aver osservato la sua bella facciotta assorta e la punta della lingua fuori in segno di concentrazione. A questo sorride e ritira la lingua.
- Faccio sempre prima uno schizzo per poi disegnarlo bene. - lo schizzo è durato un paio di minuti, quando gira il foglio comincia dal fondo.
- Jacoby sicuro che... - Sospira esasperato alzando gli occhi al cielo facendo per buttare il blocco sul fuoco.
- Se hai finito di fare il polemico faccio quel cazzo che voglio! - Risponde brutale, io faccio una smorfia ma me ne sto zitto, non seccato ma curioso, solo che non posso parlare. Prima mi dice di parlare, poi mi zittisce quando lo faccio. Dopo cinque minuti rompe il silenzio e spiega con voce più calma, bassa e roca, quella che mi fa impazzire.
- Inizio dal fondo. So che di solito si inizia dal viso e si fa la forma generale per poi andare nei dettagli, ma io inizio dal basso e faccio subito i dettagli poi piano piano salgo. E prima che lo dici sì, sembra che sbaglio perché vado veloce come un treno, come se non curassi i dettagli e non perdessi tempo a copiare bene, ma è il mio modo di disegnare. Alla fine il ritratto viene lo stesso. -
Lo spiega bene, l’ho già visto disegnare ed in effetti faceva così però le altre volte ero shoccato nel vedere che disegnava tanto da non realizzare che lo faceva in modo strano.
È assordo e concentrato, il fuoco colora il suo viso di un colore caldo, è bellissimo da vedere. I suoi occhi che ogni tanto si alzano su di me sono seri e profondi, dell’azzurro che mi cattura.
- Hai un’espressione bellissima, a cosa pensi? - Mi chiede mentre disegna. Io sussulto e sorrido dolcemente.
- Che hai una bella espressione in questo momento! - Commento. Lui ride spontaneo, gli si illumina tutto il viso, poi torna a disegnare.
- Ti piace questo tipo di vita? Forse è più una cosa per me che per te... voglio dire... tu sei molto attivo e creativo, hai bisogno di fare sempre qualcosa, di produrre, di dare vita a... o anche solo giocare, muoverti... la nostra vita di coppia senza musica e casino sarebbe così. Insomma, faremmo dei lavori normali, poi torneremmo a casa, staremmo insieme... ti... ti piacerebbe? - penso che non potrebbe farlo, è troppo attivo, vive troppo per le montagne russe altrimenti non sarebbe finito in tutti i guai che si è provocato da solo. Ognuno forgia la propria esistenza senza nemmeno esserne consapevole.
Lui ci pensa un po’ mentre risale con il carboncino sul foglio.
- Penso di sì. Mi sarei complicato molto di meno la vita in una normale come questa. Tanti problemi li ho avuti perché vivevo nelle tentazioni continue, tour, fiumi di alcool, le pillole tirate dietro, tutti che si facevano, feste continue... donne che come sai quando ero ubriaco tu mi odiavi ed io odiavo te che mi odiavi e per ferirti andavo con quelle puttane... insomma, in una vita normale non sarebbe stato così! Avrei avuto problemi lo stesso, perché il buio ce l’avevo dentro, ma sicuramente senza cadere nelle dipendenze a quei livelli... beh, io sono convinto sarei stato meglio! - Inizia a riflettere ad alta voce, calmo mentre continua a disegnare ed io lo ascolto rapito.
- L’avresti preferita? Non ti saresti annoiato? - Sorride divertito.
- Sicuramente. Perché io amo essere creativo, amo la musica... però mi ci sono messo a farla perché volevo fare la rock star, andare in giro ad ubriacarmi e a fare il cazzone. A 17 anni ero nella merda con la mia testa e volevo sul serio questo. Se non ci fossi riuscito, se non avessi avuto Dave a darmi corda... bah, chi lo sa? - Scuoto la testa.
- No non dico se non ti fossi messo a fare musica, perché non mi avresti mai incontrato. Io dico: immagina una vita io e te insieme in una situazione normale, due lavori normali, una casa normale, come questi due giorni insomma... - ripenso ovviamente ad uno dei sogni che ho fatto. Lui non smette di disegnare ma ci pensa, poi alza una spalla.
- Dove devo firmare? - Chiede poi ride e scuote la testa. - No, mi mancherebbe la musica. Amo la musica, è una cura per l’anima, mi dà vita. Ho tante cose che mi danno vita, tu sei una di queste, la musica è un’altra, i figli... e poter avere te e la musica insieme è già molto. Mi piace la vita che faccio ora, specie adesso che ho aggiustato molte cose, sto bene, ho il controllo della mia testa e del mio corpo, coi figli va bene... non ho tutto, non sono completamente libero, certe volte fingo, spesso anzi... con la gente che non sa e non deve sapere... però fare musica è vitale. Ma... ma per risponderti... potrei vivere questi due giorni per sempre? - Alza gli occhi penetranti dal tagli particolare e li posa sui miei, un tuffo allo stomaco. - Sì, potrei. Perché mi sono sentito così libero in questi 2 giorni... così libero... - Sorrido dolcemente mentre lui ne fa uno un po’ malinconico, poi torna a disegnare e dopo un po’ rispondo anche io.
- Anche io potrei. Come dici tu amo i miei figli ed amo la musica e farla, però è stato bellissimo ieri e oggi. Forse mi mancherebbe qualcosa, ma avrei comunque molto, moltissimo... - Non penso che dei ‘ti amo’ funzionerebbero meglio di questo. Ci guardiamo un istante, entrambi sorridiamo inteneriti, poi torna a disegnare e non c’è niente da aggiungere. Abbiamo capito.
La luna di miele è stata semplicemente perfetta, una conferma che abbiamo fatto bene, che quello che è successo, ogni singola cosa, ogni passo... alla fine andava bene, in qualche modo andava bene...
Alla fine il disegno è molto bello, mi fa vedere lo schizzo e sembra tutt’altra cosa da quel che poi ha fatto ed è incredibile se pensi al modo in cui l’ha fatto. Annuisco ammirato con le labbra piegate verso il basso rimango senza parole.
- È... è davvero bello, complimenti... -
Jacoby fa un gran sorriso felice e mi dà una manata slogandomi la spalla.
- Merito del modello! - Tende sempre un po’ a sminuirsi a meno che non scherzi ed allora si esalta... ma in quei momenti non fa sul serio.
Io scuoto la testa e lo spingo a mia volta ma senza essere brutale come lui.
Dopo aver discusso su cosa fare in queste ore mancanti perché lui vorrebbe fare qualcosa di attivo mentre io di tranquillo, vinco io e vediamo il film che avevo scelto.
Lo vediamo come quando sono a casa e c’è Max, il mio cane gigantesco, che mi si appiccica addosso come se potessi scappare da un momento all’altro.
Così Jacoby mi si stende tutto sopra, mi afferra una mano e giochicchia con lei per tutto il tempo tormentandomela fino a che non mi addormento e lui in pratica fa di me tutto quel che vuole, ma non penso che faccia nulla.
Quando mi sveglio la televisione è spenta ed è tutto buio, nel caminetto solo le braci danno una flebile atmosfera da film dell’horror, mi aggrotto anchilosato e faccio una serie di smorfie perché sono ancora bloccato nella posizione di prima con un peso da una tonnellata addosso.
Jacoby è ancora su di me come prima, da come respira e non si muove direi che dorme, scuoto la testa e ridacchio.
Bello il fil eh?
Quando riesco a prendere il telefono per vedere che ora è impallidisco immediatamente!
Sono le sette!
Porca troia quanto avremo dormito?
- Ehi... - Inizio a scuoterlo cercando di non essere molto brusco, ma lui non reagisce ovviamente, così sospiro e lo muovo di più. Siamo praticamente stesi e lui mi è praticamente steso sopra, sicuramente devo pisciare e non sento le gambe perciò potrei anche essermela fatta addosso, ho tutto addormentato.
- Jacoby sveglia, siamo un po’ al limite sulla tabella di marcia... - alla fine devo chiudergli il naso e la bocca e solo così finalmente si sveglia brontolando, gira la testa e la nasconde contro il mio petto facendomi ridacchiare, così finisco carezzandogli la nuca come se fosse Max.
Gli regalerò una medaglietta col suo nome ed il mio numero di telefono: ‘se si perde chiamate questo numero!’
Rido all’idea, è geniale in realtà!
- Bello il film? - Annuisce ed io rido più forte. - Di cosa parlava? -
- Un professore di lettere ed una classe! - Scuoto la testa.
- Era chiaro dalla prima scena! -
- Senti anche tu ti sei addormentato e molto prima di me! - Esclama seccato alzando la testa, punta il gomito per fortuna sul divano e non sul mio petto o mi ucciderebbe e mi guarda arruffato e corrucciato. Io ridacchio divertito.
- Ma io lo conosco a memoria! -
E così si mette a raccontarmi tutto il film per filo e per segno, ma non mi faccio abbindolare.
- L’avevi già visto? -
- Chi non ha visto l’Attimo fuggente? - quando lo ammette gli pizzico il culo e lui scoppia a ridere premendo di nuovo la faccia contro di me, ma questa volta mi morde così io continuo a pizzicarlo. Ovviamente lo scemo esagera e mi morde così forte che sembra un vampiro, così lo spingo con tutto il corpo e lo butto giù da me e dal divano.
Rotola a terra con un tuono non indifferente, a momenti viene giù tutta la casa con tutti i suoi insulti fantasiosi, io mi sollevo a sedere massaggiandomi il collo dolorante e morsicato e lui si massaggia ginocchia e culo, le parti più lese, fissandomi corrucciato, decidiamo come vendicarci ma alla fine scoppiamo a ridere in perfetta sincronia e così gli do una spinta sulla fronte e mentre riacquisto la sensibilità alle gambe, zoppico verso il bagno a fare la pipì che per qualche miracolo non mi sono fatto addosso.
Il resto del tempo è piacevole come quello passato. Ci prepariamo una cena veloce non impegnativa e mentre lui la fa, io sistemo e raduno tutto quanto perché poi chiudiamo e partiamo. Se lo faccio da solo sono decisamente più veloce, così ne approfitto e faccio da solo impiegandoci la metà del tempo.
Una volta in macchina verso il ritorno a casa la tristezza inevitabile ci assale, è come tornare nel mondo dei vivi, alla realtà cruda.
La nostra è una bella realtà ma dal dolce far nulla insieme, anzi il cazzeggio totale, a quello che sono le nostre vite, il passo non è breve.
Mettiamo su in stereo qualcosa di movimentato e rock, Jacoby si carica di proposito per distrarsi, poi dopo un po’ abbasso e mentre ci lascialo alle spalle la vallata scura con la notte che scende dolcemente, è giusto che lo chiedo:
- Pentito di qualcosa? Impressioni? - Ne abbiamo già parlato, ma ora si va, ora si chiude, no?
- Quando la rifacciamo? - è la sua risposta, poi ride ed io sorrido dietro di lui, aspetto e riprende mentre guido alla ricerca della statale cercando di non uscire di strada visto che prima abbiamo un bel po’ di curve di montagna. - è stato bello, un sogno, e non me ne pento. Non pensavo fosse così giusto, all’inizio credevo di aver proposto una sciocchezza, ti dirò. Però sono contento di averlo fatto. Sono sempre più convinto di noi, nonostante tutto il contorno. Non potremo mai viverci come in questi due giorni anche con gli altri che sanno perché comunque siamo pur sempre Jacoby e Jerry. Abbiamo sempre dei ruoli, ovunque, in ogni caso. Però qua siamo stati noi e per questi due giorni non c’era altro. Solo noi due, innamorati... una coppia... sono contento. Ora sono triste, vorrei continuare per sempre, ma mi mancano i figli, mi manca la musica, il palco, lo studio... però una volta là mi mancherà questa... questa libertà... - Sorrido dolcemente, sapevo che aveva da parlare, perché lo conosco e so anche che se non lo fa poi sta male.
Lascio che si sfoghi e lui lo fa a ruota libera, poi io mi stringo nelle spalle e pressapoco dico le stesse cose solo con meno parole.
- Lo rifaremo di sicuro, è stato un sogno bellissimo ed hai ragione. Libertà al cento percento. Manca il resto, ma questo è stato stupendo. Lo rifaremo di sicuro, vedrai. Grazie per averlo voluto. - Concludo. Lui sorride, sospira sollevato, si protende verso di me e mi ruba un bacio mentre guido per questa strada impestata, poi si avvolge al mio braccio e intreccia le dita sul cambio dell’auto.
Alziamo di nuovo la musica tutto volume e mentre i Blur irrompono nella playlist mista della chiavetta con Song to, lui mi assorda coi suoi ‘WOHOOOOO!’ Facendomi anche morire dal ridere come poche volte.
Bello è dir poco, ma la cosa ancora più bella è che ci portiamo questi 2 giorni ovunque, ci basteranno un paio di ore da soli isolati in qualche stanza, chiudere i telefoni e far perdere le nostre tracce. Od una visita in incognito nelle città che visitiamo e rivivremo questo bel sogno.
La fortuna è riuscire a stare insieme in ogni modo possibile e a noi questo non manca.