*È ora per Jacoby di pulire il proprio armadio ancora un po', c'è una persona che nel suo periodo nero gli è stato molto vicino e l'ha aiutato, James Michael, il precedente produttore che con lui faceva anche testi e non gli si staccava mai. Appena Jacoby ha cominciato a stare meglio e risalire, lui è sparito. Come è possibile? È ora di chiarire e conoscere la verità. Buona lettura. Baci Akane*

121. JAMES MICHAEL

jacoby jerry

James per lui non è facile. 
James è stato molto importante quando stava peggio che mai. Stava così male che si è aggrappato al primo che gli faceva quattro moine. Lui è sempre stato selvatico e quindi a pelle ha subito capito le persone, ma con James era troppo disperato, aveva bisogno di salvagenti e si sarebbe aggrappato anche ad una bomba atomica. 
Non dico che James non l’abbia aiutato, ma diciamo che non era disinteressato ed infatti ora è sparito. Jacoby si è rimesso ed è sparito.
Io so che era innamorato di un lato di Jacoby, ma era il lato oscuro. Ora che è luce, non lo vuole più.
Era un interesse più che professionale ed economico o di successo, era un interesse profondo, personale, oscuro, meschino diciamo. 
Come le farfalle attratte dal fuoco, sanno che le uccideranno ma ci vanno lo stesso, non possono evitarlo. 
È la stessa cosa. James si era innamorato del buio di Jacoby e se da un lato sembrava volesse rimetterlo in piedi perché ‘era un peccato che un talento come il suo venisse sprecato’, poi ha capito che invece ‘era un peccato nascondere la sua vera bellezza’. Secondo lui, almeno. 
Ma la bellezza di Jacoby non sono le sue tenebre, la bellezza di Jacoby è la totale complessità delle sue emozioni. 
Ricordo come sono rimasto ammaliato da come faceva i concerti. Viveva totalmente ogni canzone che cantava, faceva sesso con la musica che facevamo noi e la faceva con le parole che cantava, con il modo in cui cantava. Lui era totalmente trasportato dal cantare e dalla musica, ma non solo. Era profondamente preso, innamorato, eccitato. La viveva totalmente in ogni modo e non ho mai visto uno fare concerti in quel modo. 
Ora è diverso, però gli è rimasto questo totale innamoramento con tutto quello che fa. Con i miei assoli di chitarra o con determinate parti che canta o dei ritmi particolarmente forti e coinvolgenti... è meno scatenato e psicopatico, ma è sempre in totale trasporto ed innamoramento. Ama tutto quello che succede su quel palco, dal primo elemento all’ultimo. Ne va matto e la gente lo capisce. A volte non fa esecuzioni perfette ma non si risparmia, forse si agita un po’ meno, ma non si ferma mai. 
Io capisco come ci si possa innamorare di lui perché come vive il palco, lui vive tutta la sua vita. 
Però non capisco come puoi preferire il suo buio al suo giorno. 

Quando riusciamo a vederlo è perché gli facciamo un’imboscata, del resto non avevamo scelta. 
A chiederglielo trovava sempre scuse e questa cosa Jacoby non voleva risolverla a distanza di telefono. giustamente, poi. 
Così abbiamo visto dove suonava, tramite la nostra etichetta che abbiamo in comune abbiamo ricevuto i pass per il backstage e TADAAN! Eccoci qua!
Aspettiamo il dopo concerto, non lo vogliamo distrarre. Non sarebbe giusto. 
Dopo il concerto come sempre c’è il classico momento tutti insieme. Tutti gli artisti presenti sia del suo gruppo che degli altri perché i tour non si fanno mai da soli, tecnici, assistenti, amici, c’è sempre un gran via vai di gente che festeggia, beve, mangia, chiacchiera. È la norma.
A questo punto arriviamo noi, sono nervoso, non lo nascondo. 
Sono maledettamente nervoso e temo che Jacoby possa tirargli almeno un pugno, ma quello è il meno che può succedere perché c’è anche di peggio.
Jacoby potrebbe fare dei passi indietro, per esempio. 
Vedo tutto l’alcool ed il fumo che gira e questo è solo quello che si vede. 
Quello che non si vede ovviamente è il disastro.
James si presenta a torso nudo coi suoi tatuaggi ed il suo look tipico da rock star, il trucco, i capelli sparati, sudato fradicio e nel complesso non un brutto vedere. 
Sigaretta in bocca, birra in mano, si aggira salutando gente allegro e stanco insieme, ma anche carico, ancora molto carico. 
Quando ci vede per poco non gli cade la birra, il fumo gli va di traverso ed inizia a tossire. Jacoby ride di gusto e gli va incontro dandogli quattro manate sulla schiena nuda ed appiccicosa che gli lasciano il segno. Lui smette di tossire e si lamenta un po’ spaesato e shoccato ed un po’ anche divertito. 
Dopo che i convenevoli finiscono e smettono di ridere o fingere, non saprei cosa fanno, si allargano le braccia insieme come se si leggessero nel pensiero e si abbracciano. 
- Cazzo ci fai qua schizzato? - Chiede James risultando molto credibile nella sua falsa gioia. Io penso si dovrebbe psiciare sotto ma credo che lo sottovaluti, l’ha sempre sottovalutato. Quando gli dicevo di non usarlo per i propri comodi qualunque essi fossero perché poi se ne sarebbe pentito non mi ha mai creduto. 
Ora vedrà chi aveva ragione. 
- Visto che Maometto non va dalla montagna... - Lui alza il sopracciglio senza capire e lui scuote la testa e scaccia le mosche immaginarie: - Che cazzo ne so, si dice così! - Così sospirando mi aggiungo e spiego di cosa si tratta. 
- È un detto che deriva dalla storia di Maometto a cui si deve la famosa religione musulmana... - Loro annuiscono all’unisono ricordando dove avevano sentito quel nome: 
- Oh quel Maometto! - Dicono in coro. Io alzo gli occhi al cielo e scuoto la testa. 
- Lo sapete benissimo. - O forse no, ma non importa. 
Dopo un po’ di altri giochi e cagate dove sembra che non sia successo niente prima di ora, James offre a Jacoby qualcosa da bere e lo fa per metterlo alla prova e vedere a che punto è, lui sorride e scuote la testa. 
- Sono a posto amico... - Poi ci ripensa. - Anzi no, se c’è qualcosa da mangiare... - James ride e ci conduce al tavolo dove gli organizzatori avevano provveduto a portare cibarie varie, gli porge un panino di quelli piccoli e tondi e Jacoby ne prende tre, li mette uno sopra l’altro e con due morsi se li ingurgita tutti insieme facendo come sempre schifo. 
- Vomito ogni volta che glielo vedo fare. - Commento io mentre mi limito a mangiare delle semplici patatine. James ride di gusto vedendoci insieme alla stessa solita vecchia maniera. Per lo meno nel momento in cui si andava d’accordo.
Non posso negare che James è stato prezioso per Jacoby, ma quel che mi dispiace e mi disturba è il motivo, quello che c’era dietro ogni sua attenzione. 
- Sono contento di vedervi, davvero. Con tutti gli impegni con la mia band non riuscivo mai a vedervi... sono felice che avete deciso di pensarci voi! Siete sempre i benvenuti! E gli altri? - 
- Non poteva, ma ti salutano e ti dicono di venire a trovarci quando vuoi. - Rispondo io calmo, mascherando bene come sempre i miei stati d’animo.
Jacoby inizia a saltellare sul posto e a tamburellare con le dita sui jeans, segno che si sta innervosendo e se non tira subito fuori la bomba esplode. 
James se ne accorge e lo indica con un cenno della testa. 
- Tutto bene? Sei in astinenza? Pensavo ti fossi pulito e fossi cambiato... ma... - Poi si aggrotta e gli prende il viso con una mano per girarlo e vederlo meglio. - Ma ti vedo bene in realtà. Gli occhi non mentono. Non sei nemmeno truccato. naturale! A proposito, stai bene biondo anche se ti preferivo moro. Comunque sembri un’altra persona. Ma che hai? - parla tanto perché è nervoso anche lui, ha annusato qualcosa, non è stupido. La presenza di Jacoby qua dopo tutte le sue fughe non è per niente una cosa da prendere sottogamba ed ora si sta ripetendo tutto quello che gli avevo detto io secoli fa. Peccato che non gli toglie la mano dalla faccia. Ora gliela stacco a morsi. Penso di fare un’espressione terribile e Jacoby la vede perché ridendo si scosta e indica la porta. 
- Andiamo a parlare da qualche parte tranquilla? Non ci metteremo molto, te lo giuro. Poche parole di lavoro e poi andremo tutti a festeggiare, se ci vuoi. - Usa le parole molto ragionatamente, James lo guarda sorpreso. 
- Sei davvero cambiato... - Lo dice sorpreso e shoccato, ma penso anche deluso. Forse per un momento aveva sperato in cosa, in una ricaduta? Ed io lo accompagnerei ancora? 
Jacoby sorride fiero e totalmente in sé, ma freme e lo vedo. Sta scalpitando, trema sotto la pelle, è evidente. 
James alla fine annuisce e si decide ad uscire per parlare. Finalmente è arrivato il momento.
Stai calmo Jerry. Ora non devi fare nulla. Solo esserci e sembrare calmo. 
Com’è che era il mio percorso personale? Non trattenere e nascondere sempre tutto?
Ma oggi sono qua per essere l’ancora di Jacoby perché sta affrontando uno dei suoi grandi scogli. 
Jacoby deve molto a James, gli ha voluto bene come ad un fratello nella sua disperazione e nel suo buio. Dirgli quello che deve dirgli, fargli buttare giù la maschera non è solo difficile, è doloroso. 
Perciò per oggi evito di mostrare quel che provo, per oggi tornerò a fare quello che tiene giù Jacoby. 
Almeno per oggi. 

Appena la porta si chiude dietro di noi, la musica ed il casino si attenua drasticamente ed è tutto ovattato. Improvvisamente sento il ronzio che sicuramente è simile a quello di Jacoby e mentre ci penso lo guardo per capire se lo sente. Probabilmente è così, ha i pugni chiusi nelle tasche della giacca, il linguaggio del corpo non tradisce. È teso come una corda di violino e sta ingoiando mentalmente parole e grida, è come una pentola a pressione che ha messo dentro per troppo tempo ignorando la situazione. Si ritorna alle vecchie abitudini, ai vecchi rischi.
Do un’occhiata distratta alla stanza in cui siamo finiti, sembra un magazzino è pieno di cianfrusaglie penso di proprietà del palazzetto dello sport allestito per i concerti di oggi. 
Strumenti, macchinari di piccola fattura, attrezzi vari. Palle da gioco - basket, calcio, pallavolo, tennis, baseball - mazze da baseball, pesistica di varia natura. Distrattamente penso che questo palazzetto sia usato da diverse associazioni sportive perché ha oggetti per ogni necessità. 
James si siede stanco su un enorme cestino metallico che contiene palle da basket. Si è coperto con una maglia ed un asciugamano con cui si pulisce il sudore dal viso truccato un po’ disfatto e dal collo. I tatuaggi si vedono un po’. 
Mi metto in parte come se io fossi l’intruso od una specie di angelo custode. 
Jacoby sta in piedi e guardando in giro senza vedere, cammina sempre più nervoso fino a che si decide con un sospiro forzato. 
- Non sono qua per chiederti di lavorare con noi, è chiaro che non ti va più. - Dice poi deciso, ma il suo tono è troppo basso, non mi inganna. Non lo guarda, non guarda nessuno. 
- Cosa sei venuto a dirmi allora? Per telefono non potevi... - Così Jacoby si ferma di colpo innervosito, lo guarda di scatto ed il suo sguardo accusatorio e feroce zittisce subito James. 
- Perché sono convinto che tu debba dirmi qualcosa, dopotutto quello che è successo. - James cerca di non dimostrare che è colpito ed in soggezione, fa parte del personaggio immagino. 
- Cosa sarebbe? - Oh ti prego James, lo sai... 
Jacoby rimane fermo davanti a lui ad un metro di distanza, tira fuori i pugni che ora sono lungo i fianchi, è così arrabbiato che non serve parli, ma lo fa ovviamente. 
- Perché sei sparito in questo modo dopo che ho cominciato a risalire? L’altra volta hai fatto praticamente il tour con noi, quasi. Non pretendevo una cosa del genere, ma mi aspettavo tu fossi più presente. So che hai il tuo gruppo, ma ci sono state mille occasioni per farti vivo, per venire, chiamarmi. Il mio compleanno, miliardi di altri momenti. È come se non te ne fregasse più. Hai prodotto questo album con noi e non... non  te ne è fottuto un cazzo e vuoi sapere perché? Perché non ti fotteva più di me. Era me che venivi a controllare, non come andavano le canzoni fatte insieme o cose così. Ora io sto bene e tu sparisci, è come se non avessimo fatto nulla insieme, nessun lavoro, nessuna canzone, nessun... nessun precedente... - La voce trema e si spezza, prende respiri profondi, abbassa la testa, stringe gli occhi poi li riapre e lo guarda. James sta fermo gelido dove è e non muta espressione, ma io penso che stia capendo d’aver sbagliato qualcosa. Lo spero almeno. 
- Vuoi dirmi cosa ti è successo? Ho sbagliato qualcosa io? Ti ho ferito senza accorgermene? No perché sai, le ho pensate tutte. Eravamo fratelli, hai fatto di tutto per me, per aiutarmi... quando... quando ho tentato il suicidio ero in rotta con lui e per non pesargli ho chiamato te, parlavo con te, tu mi hai aiutato tantissimo, hai incanalato tutto il mio dolore nel modo giusto per farmi scrivere invece che riprovare ad uccidermi. Ed anche prima, tu hai sempre fatto... Dio, Jerry lo amo, ma tu sei diventato una guida, un fratello, un rapporto diverso dall’amore totale, mentale, spirituale e carnale che avevo per lui. forse... non so, ti ho messo al posto di Dave, non lo nascondo. È questo il punto? Ti sei sentito usato? io... io non nascondo che senza di te sarei stato fottuto molto prima. Anche Jerry, Dio Cristo, a Jerry devo tante di quelle cose che una vita intera per ritornargli tutto il bene che mi ha fatto non basterà mai. Ma tu... tu come puoi essere passato da tutto quello a questo senza una parola, senza nulla? Cosa è successo James? Cosa ho fatto? - alla fine del fiume di parole, anzi direi cascata visto quanto intensamente ha parlato e quante parole al secondo ha sparato, finalmente si zittisce ed aspetta che risponda.
Si guardano, James ha le braccia incrociate al petto e sembra per nulla intenzionato a rispondere. So cosa gli deve dire e sta cercando una versione alternativa, ma si sta perdendo nei suoi occhi feroci ed accesi e capisce, in un istante gli è chiaro che non potrà mai mentirgli. 
Così prende un bel respiro e senza abbassare gli occhi e dimostrare coscienza o pentimento, risponde quasi freddamente: 
- Non hai fatto nulla di male Jacoby. Non ti devi colpevolizzare. È solo che quello che ti rendeva così speciale ai miei occhi prima, ora non c’è più. -
Ma porca puttana, un corso di tatto? 
Mi irrigidisco e mi obbligo a rimanere in parte e zitto e fermo, però vedo Jacoby raggelarsi ed impallidire, l’ira scema per lasciare spazio allo shock e con voce sottile e quasi inaudibile dice: 
- Cosa... cosa era? - 
- Le tue tenebre, Jacoby. Le tue tenebre. - Silenzio. Penso che questo abbia l’effetto di uno sparo e la pallottola colpisce Jacoby dritto nel petto. Chiudo gli occhi mentre accuso il colpo per lui e so quanto male gli ha appena fatto. - So che è brutto e paradossale, ma quello che mi ha fatto innamorare di te era il tuo dolore, la tua oscurità. Ora che sei risalito e sei luce e stai bene io... io non riesco più a... a starti vicino, ad interessarmi a te come prima. Non trovo quel... quell’attrattiva che mi rendeva incapace di starti lontano. Per me eri come un buco nero, Jacoby. attiravi, risucchiavi e facevi tuoi tutti quelli che ti stavano intorno. Ed io ora... ora che sei così... non sento più quello. Penso che puoi continuare per questa strada senza di me, con Jerry e gli altri... ma io... l’hai voluto sapere, io volevo evitarti questa carognata, ma è esattamente questo che è. - Silenzio, ed io, paralizzato, guardo immediatamente Jacoby col cuore in gola. Ora lo uccide.