*Tutto il tormento di Jacoby nel periodo di creazione di FEAR in Las Vegas è reale, l'ha raccontato lui stesso nelle interviste. Era molto nervoso e spaventato all'idea di ricadere nelle tentazioni di una vita, ma si è salvato perché andava ad isolarsi nel deserto che di notte è meraviglioso. Ovviamente Jerry andava con lui per fare foto che poi hanno usato nella copertina dell'album. Buona lettura. Baci Akane*

124. ED ECCO LAS VEGAS

jacoby jerry

Sono preso nel fuoco incrociato
Sono preso nel dolore
Questo dono di disperazione
è proprio quello che mi serve
Sto cadendo come un edificio
Sto chiamando il tuo nome
Sono rinchiuso nella mia stessa prigione
Dimmi che l'aiuto è in arrivo
Dimmi che l'aiuto è in arrivo
Combatterò
Per questa vita
Trasformare le mie tenebre in luce
Questa è guerra, è guerra intorno a me
Questa è guerra
Questa è guerra
Dal giorno che sono nato
Morirei solo per vivere, solo per sanguinare

WAR OVER ME

Siamo fuori per la cena di inizio ufficiale della lavorazione coi Churko e tutta la squadra al completo. È una bella prima serata, ci portano nel ristorante preferito dei produttori, entrano subito facilmente, in un attimo gli forniscono il tavolo e mangiamo molto bene, siamo serviti come se fossimo i più importanti di questo mondo e l’atmosfera è piuttosto tranquilla e riservata. 
Jacoby è teso, ma lo vedo abbastanza bene tutto sommato.
Lo guardo di continuo mentre sorrido di circostanza, nessuno si aspetta molto da me, si aspettano più da Jacoby la cui fama lo precede parecchio. 
Si aspettano che tenga banco, che faccia ridere e riempia la serata di battute e cose idiote, lui sente queste aspettative e si innervosisce sempre di più tanto che comincia a lamentarsi del cibo, che invece è molto buono; quando si lamenta del cibo di solito è al limite. 
Jacoby si sforza di essere simpatico, ma batte il piede per terra tutto il tempo e tamburella le dita sul tavolo, per la fine della cena ha fatto a pezzi la tovaglietta e si è lamentato di una serie di cose che erano perfette. 
Oltre ad essere ‘fuori a Las Vegas’, è con gente che si aspetta faccia follie, un mix pericoloso. Lo vedo come una pentola a pressione pronta ad esplodere. 
- Allora, che ti succede Jacoby? Ti immaginavo diverso, tutti parlano di te come di un tornado! 
Rincara la dose Kane che è anche più piccolo di noi, l’altra sfida di lavorare con uno più giovane. 
Lo guarda con aria di sfida e mezzo sorriso quasi maligno, forse questo vuole ritrovarsi un piatto giù in gola. Lo guardo sorpreso della domanda suicida. Vedi che è nervoso? Cosa gli chiedi perché non è allegro? 
- Deve ambientarsi... - parlo per primo al suo posto, di solito non gli parlo sopra, specie davanti a praticamente sconosciuti. Ma questo è decisamente un altro caso. 
Kane mi guarda un attimo, poi torna su Jacoby. 
- Conosco dei bei posticini che sicuramente ti piaceranno, quelli sì che aiutano ad ambientarti! Insomma, è di quell’ambientazione che parla no? Si sa che tipo è Jacoby! Chiedi a me per tutto, sono disposto a... 
Kevin, suo padre, lo guarda con un fulmine al posto degli occhi e l’atmosfera si raggela subito. 
- Non è divertente. 
Kane si zittisce e si fa serio dicendo poco convinto: 
- Sì certo che scherzo... - come se si ricordasse di qualcosa. 
Immagino che Kevin abbia sufficiente esperienza per sapere e capire che con certe cose è come spararsi sui coglioni. La droga è una di queste. Il ragazzo mi pare non lo sappia. 
- Sono a posto, grazie. Io non volevo venire qua, odio questa città. Mi son disintossicato da un anno e mezzo e sono stato quasi per morire. Perciò per me venire qua è... come venire in guerra! 
A queste sue parole qualcosa scatta in me e vedo contemporaneamente che scatta anche in lui, il guizzo nei suoi occhi è Inequivocabile. 
- Beh, sarebbe un tema geniale per una canzone! - dice Kevin togliendo la parola a quell’idiota di suo figlio.
- Essere in guerra? - chiede perplesso Jacoby guardandolo. - non mi sento a mio agio a fare canzoni sociali, ogni tanto le ho fatte e mi sono piaciute, ma è come non essere nel mio ambiente, non so... 
Kevin alza la mano e quando parla lo ascoltano tutti, c’è una grande ammirazione istintiva per lui. 
- No no lo capisco questo. È giusto che se non ti senti a tuo agio con quel genere non lo fai, comunque pensaci perché la musica è potente, si possono fare delle belle campagne se la sai usare a dovere. 
Jacoby piega la testa di lato ed alza le spalle. 
- Però io parlavo della guerra personale. Ti sei disintossicato dopo una vita di dipendenze, giusto? 
In un attimo capisce Jacoby. Esperienza, come si diceva. Quest’uomo mi piace. - Sei nella città delle dipendenze, combatterai una guerra interiore. Parla di quella. Secondo me verrà una bella canzone. - Jacoby, ammirato e colpito, annuisce annullando tutto il resto intorno, per un momento la sua testa è su questa canzone e non sente più la pressione della città e degli altri. 
È quello che avevo pensato io, la guerra di Jacoby. 
Interessante. 
Ci scambiamo uno sguardo complice, un sorrisino ed annuiamo capendoci al volo. 
Kevin è l’uomo! 

Quando la cena è finita Kane propone un dopo cena coi fiocchi ed insiste molto dicendo che come prima serata si deve fare nottata, è un rito obbligatorio. Sono tutti abbastanza entusiasti della proposta, Kevin passa dicendo che va a dormire, che è troppo vecchio per quelle stronzate, senza peli sulla lingua, e sparisce prima che possiamo aggregarci. 
Io e Jacoby ci guardiamo di nuovo piantandoci all’uscita mentre loro si avviano decisi verso chissà quale locale di perdizione, mi fa l’aria da supplica e così me ne occupo io. 
- Ah senti... 
Prendo Kane sotto braccio e lo porto in parte lasciando Jacoby a guardarsi il cellulare indietro: - Jacoby non sta bene, io lo porto a casa, ok? 
Con casa si intende il loro studio che sarà la nostra casa per questo periodo. 
- Scherzi? Prima con mio padre non si poteva parlare, ma davvero posso procurargli tutto quello che serve! Cosa vuole? 
Sospiro chiudendo gli occhi paziente. Non ucciderlo Jerry. Stringo la presa della mano sulla sua spalla e lo guardo sottile con un falso sorriso di circostanza. 
- No Kane, seriamente. È pulito e vogliamo tutti che rimanga così per sempre. Se l’è vista dura, ha tentato il suicidio un anno e mezzo fa. Non succederà una ricaduta. 
Lo dico serio e sicuro e lui allora annuisce ed alza le mani in segno di resa. 
- Prendete la mia macchina, noi ce la caviamo. Questa è la mia città, so muovermi in tutti i modi! C’è il navigatore, basta che inserite ‘studio’ e vi porta a casa! 
Annuisco e sollevato lo ringrazio, lo sto per lasciare quando lo riprendo seguendo un flash improvviso, un’idea a dir poco folle, visto l’ora. 
- Ah senti un attimo una cosa... - dico quindi. Lui si ferma ancora sotto il mio braccio incredibilmente insistente per essere mio. - Pensi sia fattibile se io e lui andassimo un momento a vedere il deserto? 
Lui mi guarda come se fossi io quello drogato:
- Ora? - mi stringo nelle spalle. 
- So che il deserto di notte è una di quelle cose che non ti devi perdere di Las Vegas... 
La metto giù così. In realtà è vero, ma non è proprio questo il motivo. È un’intuizione che potrebbe rivelarsi vincente. 
Lui alza le spalle ed annuisce. 
- Certo, è spettacolare di notte. Di giorno è una merda, ma di notte c’è un cielo splendido che in città non vedrai mai. Andate però a prendervi delle coperte... hai una macchina fotografica decente? Se vuoi ti impresto la mia... 
Kane in realtà è un bravo ragazzo molto disponibile, solo che la questione droga mi ha reso suscettibile. 
Scuoto la testa e lo ringrazio.
- Ho la mia, la fotografia è la mia passione. Ero impaziente di fare qualche foto, approfitto così Jacoby si calma. Penso possa fargli bene isolarsi lì... 
Lui annuisce e mi indica la direzione, mi dice cosa scrivere nel navigatore per non perderci. 
Quando torno da Jacoby mette giù la chiamata, ovviamente ha parlato con Kelly ed i piccoli. 
Ha un sorriso molto dolce e malinconico, preferirebbe essere abbracciato alla sua principessina che qua in questa città infernale piena di luci, insegne, locali e perdizioni di ogni genere. 
- Vanno in uno strip club penso. - dico ridacchiando, ma poi trionfante alzo le chiavi della sua auto. - Però ce la possiamo svignare! 
Così lui sospira sollevato guardando il cielo. 
- Grazie a Dio! - sorrido. 
- Grazie a me e a Kane... in realtà è molto gentile e disponibile. 
Ci avviamo verso la sua auto parcheggiata più in là e nel mentre gli do una pacca sulla schiena: - Dai che ti porto in un bel posto, devo solo passare a casa a prendere due cose. 
Mi guarda come se bestemmiassi scansandosi da me. 
- Non voglio andare da nessuna fottuta parte! - inizia rognoso e scorbutico. Mi aspettavo questa rispostaccia, così ridacchiando lo spingo amichevolmente. 
- Dai, vedrai che ti piacerà, devi fidarti sai? 
Sospira insofferente e si strofina la faccia. 
- Io mi fido di te, ma non di questa città di merda! Cosa mai ci può essere di bello che non mi fa sentire una merda? 
Faccio un sorriso lungo e inarco le sopracciglia divertito. 
- Oh vedrai! 
Lui non è nemmeno curioso, a questo punto di solito scattava la curiosità, ora nemmeno quella. Ma adesso ci penso io a te, caro. Vedrai! 

Non capisce subito la destinazione e cosa ho in mente e non vede cosa metto nel bagagliaio, ovvero coperta, torcia e macchina fotografica. 
È sprofondato nel sedile del passeggero, ha le braccia conserte, la testa incassata nelle spalle e gli occhi chiusi col broncio ben all’infuori. Non litiga solo perché sono io, ma è pronto a farlo se oso portarlo in un posto di merda.
Vedrai che questo ti piacerà, scemo. 
Guidiamo in silenzio con la musica che scivola fuori dalle casse, non dice nulla, guarda dal finestrino senza registrare che ci stiamo allontanando dalla città. Si aggrotta dopo un po’, a scoppio ritardato ci arriva.
- Je, ma dove cazzo mi porti, in camporella? A casa c’è una camera matrimoniale! 
Si sta rianimando. Sorrido soddisfatto. 
- Vedrai, vedrai... 
- Se dici ancora ‘vedrai’, vedrai tu! Che non potrai sederti sul tuo culo per due settimane e non perché ti ho scopato forte! 
Bene, sta tornando. L’essere da soli sicuramente ha fatto il suo. 
Quando siamo quasi arrivati capisce, sempre meglio tardi che mai. Così meravigliato scoppia e mi guarda con gli occhi grandi. 
- Ma nel deserto?! Di notte?! Sei matto? - e al mio sorriso convinto e radioso lui esita. 
- Ved... - ma mi fermo memore della sua minaccia. - Il deserto di Las Vegas vale la pena guardarlo solo di notte! - puntualizzo. Lui piega la testa e la appiccica al finestrino per guardare in alto, come un bambino che non può fare a meno di ammirare o cercare qualcosa che sa dovrebbe esserci. 
Cerca le stelle. 
Sorrido. 
In qualche modo le stelle gli piacciono, se le tatua ovunque, non gli ho mai chiesto il motivo. Gli piacciono e basta. 

Finalmente arriviamo in un posto che mi sembra adatto, non voglio di certo addentrarmi chissà dove, è solo per dare un occhiata e rilassarlo. Avremo modo di esplorarlo meglio, magari mi informo, scarico delle cartine che indicano i punti più belli da vedere, per ora può andare bene qua. 
Ed il qua è comunque molto bello.
Non ero sicuro che fosse la mossa giusta, ma ero abbastanza fiducioso. 
Jacoby mette piede fuori e prima che io possa dire qualunque cosa, sta lì a saltellare come un bambino guardando in alto un cielo a dir poco spettacolare, ma non ho tempo di ammirarlo perché siccome lui cammina col muso per aria, finisce subito col culo per terra e ridendo mi tocca andare a soccorrerlo. 
- Sapevo che succedeva! Potresti guardare dove cammini per cortesia? - chiedo divertito cercando di rialzarlo, ma da lì lui sta anche meglio. 
- No no lasciami qua! Fai le tue foto io mi perdo in questo spettacolo! 
Così sollevo lo sguardo per capire di cosa parla e niente. Lo capisco. 
Sorrido soddisfatto e dolcemente, così annuisco pensando che è sempre meglio averlo vicino all’auto che chissà dove. 
Gli metto la coperta addosso anche se forse doveva stare sotto e non sopra. Mi chino come il principe fece con la principessa nella bella addormentata e gli do un bacio sulla bocca per salutarlo. 
- Se ti allontani da qua ti uccido. - dico dolcemente agghiacciante. Lui ridacchia mettendosi le mani dietro la nuca per stare comodo. 
- Se ti perdi rimani dove sei perché non ti troverei mai in questo deserto sconfinato! 
Con questo rido rilassato, Jacoby è tornato. Sono contento, fanculo sono proprio contento. Ci speravo. 
Ho trovato il modo per aiutarlo. 
- Non vado lontano, faccio solo qualche foto qua intorno! 
Mi lancia un bacio da lontano con la mano e mi saluta. 
- A dopo amore! 
Quando mi chiama così mi fa sorridere, mi piace da matti ma fra noi non ci sono certe smancerie. Però questa mi piace troppo. Anche se non glielo dirò mai.