125. RESISTENZA

jacoby jerry

Mi muovo con la pila per vedere dove vado, è un manto sconfinato di terriccio sabbioso, rocce di ogni proporzione e tipologia creano una sceneggiatura che intravedo affascinante in lontananza. Dove siamo ora penso che non sia niente di speciale, ma faccio qualche foto nei dintorni per prendere confidenza. 
Ha una solennità inquietante questo posto di notte, sicuramente ci sono scenari anche più spettacolari, ma per quelli basta alzare gli occhi al cielo ed eccolo. 
Sapendo che sarei venuto a vedere il deserto di notte ho preso un accessorio per la mia macchina per poter fare belle foto anche su al cielo, qualcosa che aumenta la definizione già ottima della mia reflex. 
Dopo un paio di minuti torno indietro verso la macchina, ero molto in ansia per Jacoby, ma venire qua mi ha rilassato parecchio. Non so se sia il posto oppure il fatto di fare foto a cose belle, comunque mi piace ed ora mi sento meglio.
Quando torno è esattamente dove l’avevo lasciato. Lo illumino con la torcia elettrica e lui fa un gesto con la mano per indicare che è vivo, poi brontola. 
- Chiudi quella cazzo di torcia o la uso come oggetto del piacere! - Ridendo la chiudo e mi fermo vicino a lui.
 - Questo dovrebbe fermarmi dal puntartela? - A questo lui si gira a guardarmi e ride a sua volta capendo che i giochi sessuali non sono delle grandi minacce fra noi due. 
- Allora te la spacco in testa! - Brontola ridendo. In risposta gli faccio una foto, lui scuote la testa e torna alle stelle. Non è proprio vicino alla macchina, perciò non rovina lo scenario, ma guardando bene potrei fare anche di meglio, basterebbe... 
E prima di ragionarci su, lo sto già facendo. Mi stendo in un angolo strategico per prendere sia lui in un’angolazione laterale, che parte del paesaggio che si staglia nel cielo stellato. Mi sposto un po’, faccio alcune inquadrature e zoom e so che mi sto insozzando tutto di sabbia, ma non me ne potrebbe importare di meno. 
Ne scatto un po’ ed il risultato è semplicemente meraviglioso. 
Jacoby ormai è rassegnato, quando parto con le foto mi lascia fare finché ne ho. 
Mi stendo subito vicino a lui e mi infilo sotto la coperta poi gli mostro le foto che ho fatto. 
- Guarda che belle! Penso che verso quella zona, vedi? - Faccio un ingrandimento nel piccolo display e gli mostro un angolo che mi sembrava interessante. - Credo che là ci siano dei paesaggi ancora più belli! Ci andiamo una sera? Credo che valga la pena beccare il tramonto e poi bivaccare e guardarci anche le stelle. Che te ne pare? Mentre loro vanno a distruggersi per locali e puttane, noi veniamo qua e cerchiamo quel posto? - 
Lui sorride intenerito dal mio entusiasmo e so che gli piace quando sono così entusiasta e propositivo. 
- Mi sembra un’ottima idea. Sicuramente migliore di seguire quei depravati per Las Vegas! - 
Ridacchio e fermo la foto sull’ultima fatta. 
- Questa è la mia preferita! - Lui guarda e si fa serio annuendo. - Proprio bella! - Rincaro. 
- Manca qualcuno! - Così continuo a ridere più forte, appoggio la testa sul suo braccio che solleva per farmi posto e appiccicarmi meglio a lui, quando sono sostenuto e le nostre teste unite, alzo la macchina, la giro e faccio un selfie che ci acceca per il flash in notturna. Sarebbe inutile senza. 
- Fanculo Jerry! - Brontola immusonito, quando i nostri occhi tornano normali, guardiamo la foto e sorridiamo ebeti. Non è ben centrata e lo sfondo è il terriccio che non fa un grande effetto, ma siamo io e lui e abbiamo delle espressioni felici e rilassate perché finalmente siamo lontani da quel postaccio che ci riempie di ansie e fastidi. 
- Ci siamo proprio trovati, eh? Siamo diversi quasi in tutto, ma in certe cose siamo uguali. - Dico riflettendo sulla nostra idiosincrasia per un certo genere di svago. 
- Beh, ora che sono in una straight way... - Dice riferendosi al fatto che prima quando si faceva di tutto era un altro universo, non solo un altro mondo. Annuisco ridacchiando e mi sistemo meglio sul suo braccio che regge la mia nuca e mi cinge dolcemente, io mi accoccolo contro di lui sotto la calda coperta termica di Kane e ci perdiamo nel cielo stellato che penso lui già conosca a memoria. Una volta che inizi a fissarlo non ti stacchi, non importa se lo conosci già. Le stelle hanno un certo effetto, specie se sono così belle. 
- Sì, ora... - Concordo. - Però è questo il vero Jacoby. Quello di prima era sporcato dalle conseguenze delle dipendenze... - Sottolineo perché ci tengo. Le sue dita salgono sulla mia testa e gioca con le mie ciocche sottili di capelli, amo quando lo fa, mi rilasso ancora di più. I brividi partono dalla nuca e si espandono lentamente in tutto il corpo come tante piacevoli formiche che ti massaggiano. 
È così calmo e rilassato, ora, che non sembra per niente quello isterico e scorbutico di prima. 
- Sì sì, questo è quello vero e naturale al 100 percento. - Conferma anche lui.
- Non è che siamo uguali in tutto, però abbiamo delle idee uguali. Come la concezione della musica, per esempio. È un fattore personale ed interiore, una sorta di meditazione dove ci trasportiamo dalle note e dagli strumenti o dalle parole. - Mi dilungo in queste riflessioni perché so che gli piace quando lo faccio e a me ormai piace farlo con lui. È un eccezionale ascoltatore, non solo un grande oratore. Ha molte qualità ma forse le vedo perché ne sono perdutamente innamorato. 
Prima avevo perso la testa per lui, e l’ho persa da subito, ma ora che si è rialzato se posso dirlo, sono ancor più innamorato di lui.
Capisco Kelly che ha insistito quando ha visto che si stava rimettendo seriamente. perché il vero Jacoby è favoloso, ma lei l’aveva solo sognato, non l’ha mai visto. Nessuno l’aveva mai visto prima di ora. 
- Siamo uguali anche nel nostro bisogno di isolarci per stare bene, per ricaricarci. Io amo il casino, la gente e le feste dove siamo tutti insieme, balliamo, cantiamo, ascoltiamo musica e facciamo giochi imbecilli. E dove ci sfondiamo di cibo! - Ridiamo. - Però i generi di divertimenti che si fanno qua no, sono quelli che mi hanno distrutto ed ora ne ho il terrore. E penso... sai, penso che sarebbe un attimo tornarci. Ma cosa mi piaceva di quella merda? Provo a ricordare perché lo facevo, cosa scattava in me. Ora riesco solo a sentire la paura di quelle cose. Alcool, droga, sesso facile... - Lo lascio parlare e l’ascolto io, ora, mentre non posso capire cosa prova e cosa fosse. Però credo che gli faccia bene tirarlo fuori.
- Hai molto materiale su cui scrivere. - Suggerisco rilassato. Lui annuisce.
- Ora mi sento meglio, forse per scrivere canzoni dovrò venire qua ogni notte a meditare, ma so che ce la posso fare, se questo è il metodo per farlo, lo farò. - è molto più sicuro, ora. Sono contento di aver avuto questa idea. 
- Perché ti piacciono le stelle? - è evidente che gli piacciono. Alza la spalla su cui appoggio e scuote un poco la testa mentre le sue dita giocano ancora coi miei capelli, credo che li preferisse lunghi, adesso che li ho tagliati riesce ancora a toccarli perché non sono rasati se non su metà testa, però non è come prima che mi arrivavano oltre le spalle. 
- Mi hanno sempre fatto questo effetto. Penso derivi da quando ero piccolo e abbiamo vissuto fuori casa... gli insetti mi facevano diventare matto ed anche il buio, ma mi bastava uscire e guardare le stelle. Sai, ero molto piccolo, non posso ricordare bene tutto, però ho dei flash di momenti che mi hanno colpito particolarmente. Come quella volta degli insetti... o io che stavo fuori dalla tenda o dal rifugio a guardare le stelle. E mi rilassavo. Facevano quella luce necessaria per farmi sentire meglio, sicuro. Credo che derivi da quello. - rimango colpito a sentire questa storia, ogni tanto mi regala dei pezzetti del piccolo Jacoby ed è pazzesco che lui per un periodo abbia vissuto in questo modo, come hanno potuto i suoi genitori arrivare a questo? Io capisco che le disgrazie capitano, ma da quel che mi ha detto lì la colpa è stata dei problemi mentali di suo padre appena tornato dalla guerra. Non che poi mio padre appena tornato fosse meglio. Tutti hanno i loro demoni. Io rispetto a Jacoby ne ho di certo di meno, non posso dire di aver avuto un infanzia terribile, anzi. Dico sempre che è stata molto normale e per questo non posso rivedermi nei testi tremendi di Jacoby. 
- Sono contento di essere qua io e te soli. - Dico poi semplicemente. Lo sento sorridere. 
- Anche io. Sei sempre l’unico a capire come fare con me, anche quando è difficile poi lo capisci. - 
Così mi sollevo sul gomito, mi giro verso di lui e lo bacio sulla bocca dolcemente alla ricerca di questa dolcezza che amo di lui. È un enorme generatore di emozioni costanti, è capace di qualunque cosa che estremizza sempre. Quando arriva alla dolcezza ti fa sentire così bene che è come se prima non avessi mai provato quella sensazione. 
Le sue labbra morbide e calde si intrecciano alle mie, insieme si aprono e le lingue si fanno strada, si intrecciano e giocano insieme mentre la mano si appoggia sulla sua guancia e la sua continua a tenermi per la nuca, come spesso succede quando ci baciamo. Questa mano sulla mia nuca a tenermi a sé mentre la sua bocca mi possiede. È come se mi dicesse che sono suo ed io lo sono. Quando lo fa mi eccito puntualmente e così mi pare appropriato lasciar vagare la mano dalla sua guancia ai suoi pantaloni, aprirglieli e poi scendere giù con la testa sotto la coperta a far mio la sua erezione subito dritta. 
La mia lingua scivola sulla sua lunghezza e gioca con la punta per poi avvolgerlo completamente ed iniziare a succhiare. A volte ho paura di non essere in grado di esprimere quel che provo e desidero, è l’effetto Jacoby. Lui è così bravo in questo che non penso di esserne capace. 
Così mi butto e ci provo. 
Gli arriva il mio enorme desiderio? Quanto mi eccita ogni volta che mi prende la nuca con la mano? Sente quanto voglio ogni angolo di lui? 
Spinge il bacino contro la mia bocca e geme e quando sento la sua voce parto completamente, infatti prima che venga mi alzo, mi giro e mi metto a carponi davanti a lui che capisce immediatamente cosa voglio, si alza anche lui in ginocchio. Mi apro velocemente i pantaloni che mi abbasso solo il necessario, la coperta scivola giù, ma le sue mani sui miei fianchi e la sua erezione dura dentro di me in una spinta possente e non sento i brividi di freddo, ma solo quelli dell’eccitazione che finalmente viene soddisfatta. 
Mi accende in un attimo, un semplice insignificante gesto.
La sua mano sulla mia nuca, tu sei mio. Prepotentemente e deciso. Ed io parto, non mi tengo più.
Oh, sì... forse riesco a fargli capire cosa provo e cosa sento. Dopotutto credo sia chiare che lo desidero come un matto. 
E così si battezza anche questo posto, il nostro deserto, un deserto ristoratore e costruttivo, nel nostro caso. 
- Mi basta essere con te, posso attraversare l’Inferno. - Gli occhi mi bruciano mentre me lo sussurra all’orecchio, mentre mi viene dentro. Non sono capace di dire certe cose, ma lui lo è per me e dice esattamente quel che provo. 
sì, lo sente. Lo sente quello che provo io. E lo prova anche lui. 
Una persona normale si vergogna di dire queste cose, io le provo ma mi vergogno a dirle e non lo faccio, ma lui no. Lui le prove e le dice ed è bellissimo sentirle. 
- Non ti lascerei nemmeno se finissimo in un buco nero! Ti seguirei anche là. - Ci provo mentre vengo anche io e gli ormoni impazziti mi fanno essere più intraprendente. Mi sento idiota ma felice al tempo stesso. Un altro piccolo passo l’ho fatto anche io, lui sorride, mi stringe forte con un braccio intorno alla vita mentre l’altro si regge tutto chino su di me, entrambi a carponi in questo terriccio sabbioso, in questo buio deserto illuminato da un manto stellato spettacolare. 
Le sue labbra sul mio orecchio, mi bacia dolcemente, giro la testa e cerco la sua bocca mentre torco un po’ il busto su cui lui stesso è appoggiato e da sopra la mia spalla ci baciamo di nuovo, dolcemente, calmi. Felici. 


Jacoby dormendo abbraccia. È una cosa che ha sempre fatto, perciò quando dormiamo insieme, abbraccia me ovviamente. Se è solo lo fa col cuscino. 
Ad un certo punto mi sono rassegnato, gli do la schiena e lascio che mi abbracci da dietro, mi fa anche caldo ed in inverno va bene, in estate è un disastro ma si va avanti. 
Oggi però offriamo questa splendida visione a Kane che ha la malaugurata idea di entrarci in camera perché tecnicamente è il suo studio, le sue camere. 
Ci mette un vassoio con la colazione sul comodino e con uno squillante ‘buongiorno’ apre le finestre per far entrare la luce e svegliarci. 
Quando si blocca improvviso immagino sia il momento in cui ci vede bene. Sospiro e grugnisco mentre Jacoby gli tira il suo cuscino ad occhi chiusi, senza bisogno di guardare dov’è per beccarlo. 
- FANCULO CAZZO! - 
- CAZZO SCUSATE ERO VENUTO A FARE IL BRAVO PADRONE DI CASA E AD ASSICURARMI CHE NON CE L’AVEVATE CON ME PER IERI SERA! - Strilla come una checca isterica; Jacoby, che nel frattempo mi stringe ancora di più da dietro come se fossi un albero e non un corpo vivo -per poco se continua così- gli fa il dito medio, lo vedo con mezzo occhio perché preferisco nascondere il viso contro il mio cuscino, l’altro ce l’ha Kane che ancora ci fissa. 
- VAFFANCULO! ADESSO CE L’HO CON TE DI SICURO CAZZO! BUSSA, GRIDA DA FUORI, CHIAMACI PER TELEFONO, METTI UNA FOTTUTA SVEGLIA, NON ENTRARE COSÌ PORCO DEMONIO! - Quando spara questo, contro il mio orecchio, finisce anche che rido. Il tutto mentre Jacoby gli tira anche il mio cuscino e poi il piumino che ci copriva. 
Kane esce e lo vedo ammirare i nostri corpi completamente nudi avvinghiati, il suo cazzo in tiro premeva giusto contro le mie chiappe.
Ma porca puttana, si può avere un risveglio decente? 
Il risultato è un Jacoby che grugnisce insulti mentre riprende il piumino e ci copre, poi inizia ad ingozzarsi con la colazione, sta per divorarsi anche la mia ma poi me la infila in bocca poco gentilmente. 
- Mangia che altrimenti la mangio io! - 
Sospiro ed alzo gli occhi al cielo. 
- Non ho fam - Ma non riesco a dirlo che mi ritrovo con il cucchiaio di latte e cereali in bocca, io seduto vicino a lui con il piumino fin sotto al mento, l’aria addormentata ed un mal di testa che supera i massimi storici. 
- Adesso sa di noi. - dico a bocca piena, Jacoby mi mette un altro cucchiaio in bocca continuando ad ingozzare anche me. 
- Fanculo! - Risponde in modo molto illuminante. 
- Pensi che possiamo fidarci? - Chiedo cercando di usare il cervello mentre Jacoby mi fa usare le mascelle per masticare i cereali che mi stanno soffocando. 
- Posso sempre ucciderlo, lo faccio a pezzi e lo seppellisco nel deserto, così non si pone il problema! - 
- Beh, è venuto col caffè e la colazione... - Cerco di mitigare il danno, ma anche a me dà fastidio quando entrano in camera senza permesso. Un conto sono Tobin e Tony, un conto son degli estranei. 
- Questo finisce male, te lo dico io! Già ieri sera non ha cominciato bene! Se non la pianta di essere così idiota gli stacco le palle a morsi. - 
- Proprio le palle a morsi? - sottolineo per indicare che la sua bocca sulle sue parti intime non dovrebbe andarci proprio nemmeno per uccidere. Quando lo dico lui si ferma, cerca di capire perché questa domanda e poi capendolo ride mettendomi un altro cucchiaio di cereali in bocca mentre le mie mani rimangono sotto le coperte al caldo e lui fa per tutti e due. 
E così niente, in un attimo la sua luna da storta si è raddrizzata con uno schiocco di dita.
Jacoby Shaddix, ragazzi!