127. SE SI TIRA TROPPO LA CORDA
Il materiale non fatica ad uscire, Kane è bravo nel suo lavoro, lo dobbiamo ammettere, e quando la smette di provocare Jacoby in tutti i modi escono fuori delle basi davvero buone su cui riesce a fare degli eccezionali vocalizzi.
- Sei malinconico... - dice poi guardandolo attento, forse è la prima volta che gli parla senza il secondo fine di rompergli le palle. Jacoby lo guarda truce difensivo mentre gli altri mettono via gli strumenti e si preparano per uscire e distrarsi. La giornata è finita, stancamente.
- Perché?
Antony è lì e non si perde una parola, voglio schiantare il ragazzino!
- Le basi sono acerbe, gli daremo l’impronta che vorremmo alla fine, però i tuoi vocalizzi sono malinconici, hai una sfumatura quasi di... - Kane solleva i suoi occhietti da schizzato in alto e cerca le parole: - implorazione! Come se pregassi!
Antony rimane di stucco e non lo nasconde, io sono sinceramente impressionato dal suo orecchio perché è vero, anche io l’ho notato. Faccio finta di non ascoltare e di fare altro, ma sono completamente lì.
Jacoby si adagia con la schiena dietro sulla poltrona e si strofina stanco gli occhi che gli bruciano.
- Sono uscito dal buco pregando ed implorando. - spiega senza aggredire come ha sempre fatto da quando è arrivato. Kane allora si incuriosisce.
- Pensavo che l’avessi fatto affrontando le tue paure!
Jacoby si scopre la faccia e fa un ghigno:
- Le ho affrontate pregando!
Kane rimane a bocca aperta, forse non sono io la sua mira, mira a me per arrivare a Jacoby. Del resto lui è una calamita.
- È vero che hai ritrovato la fede? - chiede scettico ed incredulo, Jacoby guarda il braccialetto con la croce orizzontale che ha al polso, alza le spalle e torna con lo sguardo diretto sul suo senza la paura di dirlo, senza la minima vergogna:
- Ho fatto pace con Dio, sono un uomo spirituale, non proprio di fede. È un po’ diverso...
Kane si corruga non mollando la presa e Jacoby invece vuole proprio scappare, mi lancia un’occhiata veloce mentre preparo la macchina fotografica, la torcia elettrica, le coperte e aspetto che l’acqua del thé si scaldi. Sto riempiendo il termos perché oggi si va a caccia di tramonti!
- Che differenza c’è?
Jacoby si gratta la nuca mentre lo guarda in piedi, arriccia il naso placido.
- Non sono religioso, capisci? Io riconosco la figura di Dio e mi affido a lui per tutto, parlo con lui e trovo conforto nel fatto che esiste e mi accompagna. È uno stile di vita, non... non vado in chiesa, non faccio tutte le cose che fanno i cristiani, non seguo le loro regole...
Ci ride su mentre lo dice perché poi mi guarda automaticamente.
No, decisamente non segue le regole perché tradisce Kelly con me...
- Sai... ho il passato che ho e per giunta non mi presento come i cristiani dovrebbero presentarsi... tatuaggi, capelli tinti... non so come dire, è troppo impegnativo essere un cristiano al 100 percento e...
- Ma ti sei battezzato, ho sentito!
Per un momento lo guardo male con un fulmine al posto degli occhi, quanto si è informato su di lui? Sa tutto praticamente!
Antony si appoggia al mobile, braccia conserte ed attento. Non lo mollerà facilmente.
- Sì, è stato un passo che ho voluto fare a livello personale, ho voluto promettere solennemente a Dio che non l’avrei più tradito. Questa cosa della fede è un discorso personale e privato, non ho bisogno di seguire regole e paletti per credere in Dio e trovare conforto in Lui. Io lo vedo come il padre che non ho mai avuto, quello che sta dalla mia parte in ogni caso, da cui posso correre a piangere se ho bisogno. Non mi serve che cammini al mio posto, mi basta che metta una mano sulla mia spalla. Questo per me è Dio. Non una religione, capisci?
Amo quando ne parla, a volte mi convince che sia davvero così, ma per me questo Dio di cui parla lui è un’idea, non una cosa reale. Un’idea fantastica che fa del bene a chi l’abbraccia. Ma come lui la chiama ‘Dio’, io la chiamo ‘fiducia nella vita’, nel fatto che abbiamo le forze per superare ogni cosa e che prima o poi se fai del bene, riceverai del bene.
È la stessa cosa con nomi diversi.
Kane rimane impressionato e non dice niente altro, Jacoby soddisfatto del dialogo avuto e più rilassato di prima, annuisce e va verso il bagno, passando vicino a me mi dà uno schiaffo sul sedere.
- Cinque minuti e sono tuo!
Lo dice lanciandomi occhiolini e baci, io scuoto la testa mentre Kane osserva bene ed Antony chiede subito:
- Dove andate? Posso venire anche io?
Io subito mi affretto a scaricarlo cercando di essere il più gentile possibile:
- Nel deserto, a cercare belle foto! Sai... io sono un fanatico di foto, lui invece lo è della meditazione.
Antony si corruga senza capire.
- Ma posso venire?
Come gli dico ‘no fatti i cazzi tuoi?’
- Jacoby odia questa città ed è venuto a patto di potersi isolare nel silenzio ogni sera nel deserto.
- Ogni sera andrete nel deserto da soli?! - chiede incredulo. Io scoppio a ridere.
- Solo quando lui ha istinti omicidi!
- Quindi ogni sera! - conclude Antony capendo il concetto divertito. Così io rido e calo la guardia perché vedo che capisce l’antifona. Proprio ora Kane si avvicina come una pantera, mi si piazza davanti, mi blocca col suo corpo dove sono, appoggiato al mobile della cucina, apre lo sportello dietro la mia testa e si mette a cercare qualcosa.
Il suo pacco si appoggia al mio e impallidisco mentre rimango rigido, immobile, con le mani appoggiate dietro di me sul ripiano.
Porca. Puttana.
Non ho tempo di strisciare di lato o chiedere che cazzo ha, che Jacoby esce dal bagno in questo momento, i miei occhi roteano spalancati verso di lui che non guarda me ma i nostri bacini uniti. All’istante il suo viso da sereno e rilassato si trasforma come se gli venisse un raptus omicida, rabbrividisco vedendo quell’odio totale che ormai nutre per Kane. Un’odio che esplode e per fortuna che questa volta non ha nemmeno un cucchiaio a portata di mano, perciò non può ucciderlo.
Jacoby è più veloce di me che penso ‘ora lo uccide’, arriva, mi afferra per il polso e mi strattona via da dove sono facendo anche perdere l’equilibrio a Kane. Questi si raddrizza e poi lo guarda sorpreso, ma non ha tempo di dire qualcosa che Jacoby lo aggredisce come una miccia accesa, sta per scoppiare il petardo di quelli che fanno casino:
- Ti costa tanto dire ‘spostati che mi sei davanti?’ È questo il fottuto modo di fare? Prendi e ti piazzi sugli altri se sono sulla tua strada? È fottuta maleducazione questa!
Sta per dire qualcosa di troppo e Kane ha pure la malaugurata idea di rispondere, lo capisco dai suoi occhi da pazzo, così intervengo immediatamente, calmo gli appoggio una mano sulla spalla.
- Ok, non è successo niente...
Jacoby però si rivolta come una molla verso di me e mi punta col dito.
- Quel fottuto thé è salito? No perché se ho bisogno di un momento per meditare quello è proprio questo!
Meno male che lo ammette. Annuisco di scatto e velocemente verso l’acqua calda nel termos, ci infilo le bustine e chiudo tutto, poi senza guardare niente e nessuno e pregando che Kane tenga chiusa quella boccaccia di merda e che la smetta di stuzzicare il diavolo in persona, metto tutto nello zainetto.
- Volevo solo darvi qualcosa da mangiare... - Ccsì dicendo Kane ci porge le fette di pane in cassetta e il barattolo del burro di arachidi con la marmellata vicino. Lo lascia sul ripiano, alza le mani e si fa indietro come a dire ‘io non centro nulla’.
Lo guardo male, vorrei insultarlo... come se non sapessi che l’ha fatto apposta!
Alla fine sospiro, prendo le cose che ci ha tirato fuori e le metto nello zainetto.
- Grazie. Non serviva. Ci saremmo fermati a prendere qualcosa ad uno store...
Kane alza ancora le spalle ed indica di servirci pure.
Non so se è davvero gentile o se lo fa per fare finta di esserlo. E comunque vuole qualcosa da Jacoby ed usa me in qualche modo.
Jacoby scuote la testa seccato e brontolando un ‘fanculo’ si infila la giacca ed il collo caldo in pile.
- Ti aspetto giù! - grugnisce sbattendo poi la porta nel gelo che si è creato.
Antony che ha assistito a tutto non so che idea si è fatto, ma onestamente al momento è l’ultimo dei miei pensieri.
Guardo Kane diretto e sempre rimanendo composto e calmo, mi decido a dire con aria di avvertimento:
- Stai facendo un gioco che altri hanno già fatto prima di te e non è mai andata bene. Vorrei solo che il mondo la piantasse di metterlo sempre alla prova e sotto pressione, che lo accettasse per quello che è e che decide di essere. Vorrei solo che lo lasciaste tutti in pace. - Così senza aggiungere altro esco a mia volta, perché non serve che gli dica che so cosa sta facendo e che è evidente. Kane non dice nulla, spero solo che la smetta perché davvero non intendo fare due mesi così!
Una volta soli si è calmato subito, sebbene abbia sbuffato un po’ per poi concludere:
- Non so cosa cazzo vuole da me quello! Comunque non mi piace che passi per te!
Alzo le spalle cercando di sminuire la cosa:
- Sai, molti non credono a questo tuo cambiamento e vogliono solo vedere se è reale o finto.
- Lo so, lo so... è solo che è stressante dover sempre provare a tutti che io ora sono così, punto e basta!
Jacoby poi si lascia scivolare nel sedile e se ne sta buono per un po’, lascio che il silenzio ci coccoli, poi accendo la radio ed un nuovo gruppo rock molto interessante ci distrae, appena guardiamo lo stereo con aria ‘mmm, bravi questi!’, Kane viene spazzato via!
- A proposito, Antony voleva venire con noi! Ho detto che tu vieni a meditare per non uccidere nessuno e che non puoi avere gente intorno!
- A parte te! - ridacchia ed io mi sento sollevato dal fatto che lo faccia.
- Io sono io! - lo dico come lo direbbe lui, spaccone. Jacoby scoppia a ridere ed amo guardare come lo fa. Sei meraviglioso, brutto stronzo. Devi ridere sempre!
- Quanto vogliamo andare in là? - chiede mentre mi vede addentrarmi nel deserto fin dove c’è una sorta di strada tracciata.
- C’è questa zona qua... - indico un punto nel paesaggio che si apre davanti a noi mentre il sole inizia a scendere. - Su internet dicono che non si arriva fino in fondo con la macchina, ma fino ad un buon pezzo, poi si prosegue per qualche chilometro a piedi, ma non è difficile!
Jacoby annuisce e si fida ciecamente di me, non che ci fossero dubbi.
- Ti va bene? - annuisce.
- In questi giorni ho fatto meno movimento, ma sarà meglio che riprenda a correre... - così ridacchio ironico.
- Vuoi farla correndo? - lui ride a sua volta.
- Mmm, mi sembra una buona idea! Ci vediamo all’arrivo Horton!
Così dicendo fa per aprire la portiera e scendere ma ovviamente scherza e sta qua, poi aggiunge meno scherzando. - comunque per noi ex tossici fare movimento è tutto, ne usciamo così... quando abbiamo voglia di farci o sentiamo lo stress tipico salire, fare ginnastica o correre è l’unica soluzione!
Lo so bene, l’ho visto prendere e mettersi a fare flessioni nel mezzo di una discussione. Mi fa morire quando lo fa.
- Preferisco correre, comunque.
So anche questo.
Quando accosto, carichiamo lo zaino con tutto il necessario in spalla, se lo prende lui perché dice che è lui l’asino da fatica, io lo lascio fare solo perché mi ha fatto ridere.
Ho comunque una cartina scaricata da internet bella grande e dettagliata, proseguendo verso la X cerco intorno a me punti di riferimento per non perdere la macchina, ci manca solo di smarrirci.
- Sai, non penso che i telefoni prendano in questo deserto sconfinato... - dico poi distrattamente. Lui si gira di scatto verso di me come se avessi fatto la rivelazione del secolo, pensavo lo sapesse. - Beh, ad un certo punto il segnale non arriverà, Jay!
Lo chiamo Jay poche volte, Coby non lo chiamo mai perché mi ricorda il suo peggior momento, nemmeno in quel periodo lo chiamavo così perché si derideva con quel soprannome. Coby Dick. Come Moby Dick. Perché si vedeva enorme e non si piaceva ed era un idiota insomma.
Però lo amavo comunque. Come ho fatto?
- E se ci perdiamo? - scoppio a ridere!
- Seminiamo di briciole il nostro cammino? - chiedo ironico citando una nota favola. Lui mi guarda col broncio e si gira a guardare indietro per capire se si può fare.
- Scherzavo. Comunque penso che le mangerebbero gli insetti! -
- CI SONO ANCHE GLI INSETTI?! - ed io scoppio di nuovo a ridere.
- Cazzo Jacoby, sei scemo?!
Lui fa il broncio, riconosco i suoi scoppi di presa in giro da quelli reali e questo è reale.
- Ma che cazzo di insetti ci sono nel fottuto deserto?
Impallidisco realizzandolo, forse non dovrei dirglielo...
- Serpenti e scorpioni...
Alla fine lo faccio perché tanto me lo chiedeva finché non glielo avrei detto, così lui prende e si gira senza nemmeno fare salti od urla. Come se invece di camminare in avanti fosse normale farlo indietro. Rido di nuovo, un giorno smetterà di farmi questo effetto, e lo afferro per lo zaino trattenendolo.
- Dai, asino da fatica, ti proteggo io!
Come è sempre successo.
Jacoby non sembra convinto ed infatti lancia un’occhiata implorante al cielo che comincia a colorarsi di questa bella luce.
Ridacchio e scuoto la testa poi prendo la macchina fotografica, la apro ed inizio a prepararla mentre camminiamo.
- Sai, questa luce qua, quando il sole si abbassa ed inizia ad assumere queste sfumature calde, è perfetto per fare foto. Non servono filtri quando le scarico al computer e sono spettacolari!
Lui ha il broncio, gli occhiali da sole sul naso, il collo caldo fin sul mento. I capelli biondi sono solo all’indietro, ma ormai non stanno proprio giù anche se non ha messo cera. Stanno mezzi su e mezzi giù ma relativamente in ordine.
In questo splendido scenario, gli faccio delle foto al volo, con il deserto alle sue spalle ed il sole che inizia a scendere.
La mia musa ispiratrice, se il mondo lo sapesse sarebbe un bel guaio. Lui ormai è rassegnato.