*Ho sempre pensato che Devil, in FEAR, è una delle loro canzoni più belle, oscure e tormentate. La musica è molto d'atmosfera, il testo è di una profondità incredibile e Jacoby la canta con una tale disperazione che ti tocca l'anima. Non potevo non evidenziarla nella fic in qualche modo, così come un po' tutte le canzoni di quell'album che sono su questo genere. Quell'album ha un cuore disperato. Buona lettura. Baci Akane*

129. UNA TIPICA NOTTATA NEL PROCESSO CREATIVO

 

jacoby jerry

"Se tutto quello che ho ora fosse
senza conseguenze
Andrei a toccare la fiamma?
O correrei verso l'uscita?

[...] Puoi provare a prendere la mia salvezza
Puoi provare a prendere tutto
Non sono uno schiavo della tua tentazione
Perchè so chi sei e chi è il  diavolo
Non c'è nessun posto sicuro dove nascondermi
Posso sentire la tua presenza 
Ma abbiamo fatto la guerra
Da quando sei caduto dai cieli
Ho combattuto questo ogni notte
Sembra che io sia già stato qua
Dove sto guardando nei tuoi occhi
E il mio riflesso mi sta guardando
E il diavolo è tutto ciò che vedo

[...] Ne ho abbastanza di te perchè hai preso abbastanza da me
Le bugie di cui vivevo sono diventate tutto ciò in cui credevo
Ma la verità è che il diavolo in te sono io"

DEVIL

- Ed insomma, pensavo di scrivere qualche canzone su come siamo tornati insieme, non proprio canzoni sdolcinate d’amore, ma... mi ricordo molte delle nostre discussioni che poi ho elaborato, mi sono un po’ scritto degli appunti, delle riflessioni. - 
- Devi mascherarle e metterci qualcosa di Kelly... - Alza le spalle. 
- Sì certo... anche una canzone su come ci siamo lasciati, cosa è successo con lei... credo che sia giusto, no? Però ricordo bene i nostri dialoghi, come ti sentivi con me, quando siamo tornati insieme e le cose che non hai detto ma che io so, io so tu hai provato sai... voglio scrivere di questa dinamica di lasciata e ripresa... e poi anche altre, come ci si rialza dalle cadute, parlare di quello che mi terrorizza o mi tormenta, farlo in modo aperto. Questi sono i temi che vorrei affrontare in questo nuovo album. - Mentre ne parla e camminiamo verso la macchina usando la famosa torcia, annuisco assorbito dai suoi discorsi. 
- Direi che è perfetto. - 
- Buttare tutto fuori, insomma... - conclude infine, poi si guarda intorno e punta la torcia che ho io in mano verso l’orizzonte dove non si vede nulla. - Senti, ma quanto dobbiamo camminare ancora? Io mica vedo l’auto in lontananza! - A questo mi ricordo che c’erano dei punti di riferimento per tornare all’auto, ma per ascoltare i suoi discorsi che ogni volta mi assorbono, ne ho perso qualcuno. 
Mi sveglio, mi fermo e mi giro intorno alla ricerca di quella strana pianta enorme dove dovevamo svoltare 45 gradi a sinistra. 
- Oh cazzo... - Mormoro spontaneo. Lui mi fissa con la sua aria terrificata. 
- Non dirmi che... - arriccio il naso. 
- Cazzo... - Ripeto dimostrando apertamente le mie emozioni che non sono molto rilassanti. 
- Jerry... - Cerca di rimanere calmo mentre dice il mio nome. - Non è uno scherzo divertente... - 
Vorrei averci pensato prima e averglielo fatto di proposito, ora saprei dove cazzo siamo! 
- Dovevamo arrivare ad una strana pianta gigante e poi girare 45 a sinistra! Poi una pietra a forma di culo e lì si... - 
- Jerry, da quanto camminiamo a caso? - Chiede con un tono paurosamente controllato. Jacoby controllato fa più paura di quando sclera. 
- Eh, da un po’... forse... forse tornando indietro dritti... - 
- Dritti?! DRITTI?! VEDI UNA CAZZO DI BUSSOLA, UNA MAPPA CON GPS ATTIVO CHE CI DICE SE ANDIAMO DRITTI O STORTI? CAZZO JERRY MI SONO FIDATO PERCHÉ HAI UN ECCELLENTE ORIENTAMENTO, NON PUOI DIRMI CHE FORSE SE TORNIAMO INDIETRO DRITTI E NON ABBIAMO UN ATTREZZO PER STABILIRE COSA CAZZO È DRITTO! ANCHE DI Là È DRITTO, MA DRITTO RISPETTO A COSA? DRITTO IN BASE A COSA?! LA TERRA È TONDA, SIAMO PREDISPOSTI A CURVARE DI NATURA! - E così comincia a sclerare, non che mi piaccia, ma mi rilassa. Le sue urla le trovo normali se escono dalla sua boccaccia ed il mio cervello sotto pressione funziona sufficientemente bene. 
Così mentre grida come un matto e sclera come ci si aspetterebbe da lui, lo afferro per la manica e puntando la torcia per terra ripercorro i passi che si vedono sulla terra. Mentre lo faccio guardo intorno alla ricerca della stracazzo di pianta strana o della roccia a forma di culo, il tutto mentre lui sbraita a ruota libera come se fosse un fuoco d’artificio. 
Le sue urla isteriche mi tengono compagnia e mi rilassano, io le ignoro totalmente e nemmeno lo ascolto, ma alla fine mi fermo, tiro un bel respiro e illumino la pianta strana che per qualche assurda ragione penso anche di fotografare mentre lui:
- GIURO CHE SE NON LA PIANTI CON QUELLE CAZZO DI FOTO TI FICCO LA MACCHINA SU PER IL CULO E VEDIAMO CHE FOTO VENGONO DEL TUO RETTO! - È sempre fantasioso quando insulta fuori di sé, mi metto a ridere. - CHE CAZZO RIDI STRONZO?! - e così indico la pianta strana. 
- È la pianta che ti dicevo, il punto di riferimento. Ora 45 a sinistra, più avanti la pietra a forma di culo. - lui si zittisce, peccato, mi piacevano le sue urla. 
- Ti serve altro tempo per meditare e ritrovare il tuo karma? - Chiedo piano prendendolo in giro. Lui sbuffa, mi fa il dito medio e calcolando 45 a sinistra prende e parte a passo di marcia, offeso. 
Io rido e lo inseguo riprendendolo subito, gli circondo il collo col braccio e sempre ridendo gli bacio forte la guancia, lui fa una smorfia e continua:
- Fottiti, non è stato divertente! Perdermi nel deserto di notte non è una cosa che voglio aggiungere alle mie fottute fobie! - 
- Ma di che ti preoccupi? Io sono la tua bussola, me lo dici sempre, no? - Sì che me lo dice e sì che se lo ricorda. Sospira, sbuffa, sbuffa e sospira e va avanti fino alla roccia a forma di culo quando invece scoppia a ridere e si fa fare una foto mentre sembra che esca come una cacca. E qua l’ultimo pezzo lo facciamo ridendo fino a piangere perché dice e fa tante di quelle cazzate che non sembra più nemmeno lui. 
O meglio, sembra sempre lui, lui nelle sue miriadi di facce! 
Lui che migliora ma non cambia ed è questo che conta, in realtà. 
- Dici che è troppo pesante quel masso? - 
- Quello a forma di culo? - Annuisce. - Eh direi di sì Jacoby... - 
- Perché pensavo era perfetto... - 
- Per cosa? - 
- Per infilarci dentro quel coglione di Kane! - Eh già, Jacoby resta Jacoby. Per fortuna!

Scivolo con le dita sulle corde che pizzico coi polpastrelli della destra, la melodia di oggi si apre intorno a noi e lui con gli occhi chiusi e concentrato vocalizza come faceva oggi, come per riprendere confidenza. Stabilita più o meno la melodia di base e più o meno come la sua voce si muoverà al suo interno, scrive alcuni versi mentre io ripeto la melodia in loop senza stufarmi, la schiena appoggiata dietro, posa mezza stesa nel divano e lui tutto seduto in punta con il suo blocco davanti che scrive. Poi si ferma, alza la testa, chiude gli occhi e si mette a cantare. Io gli vado dietro avendo cura di prendere il suo ritmo, poi si ferma, ripete, si ferma, ripete ancora ed io riavvolgo tutte le volte. Alla fine abbiamo i primi versi della canzone e le parole che canta mi lasciano senza parole. 
- Se tutto quello che ho ora fosse senza conseguenze andrei a toccare la fiamma? O correrei verso l'uscita? - Incurvo all’ingiù le labbra impressionato dell’inizio. Lui si gira e mi guarda perché nella posizione in cui siamo io sono quasi steso con la chitarra addosso e suono seguendo la sua voce, lui invece è seduto bene. 
- Come ti sembra? - Alzo le spalle ed annuisco ancora impressionato. 
- Interessante. - 
- Ma si capisce il concetto? - Annuisco deciso. 
- Certo! Se potessi scegliere liberamente senza pensare al dopo che faresti? Andresti nel pericolo o scapperesti? È il concetto della tua vita! - 
Lui si anima e mi guarda acceso annuendo con la penna fra le dita come se fosse una bacchetta e mi spiega. 
- Sì perché sto pensando sai, a quando parto con rabbia, odio e cattiveria. Tipo quella volta che ho quasi spaccato la testa a James e a prima quando ho pensato di spiaccicare la faccia di Kane contro il pavimento... ho avuto spesso, in tutta la mia vita istinti così estremi e furiosi. Prima non mi fermavo, spesso ho ferito a morte la gente, te fra gli altri. È come se io in certi casi non fossi me stesso, non potessi controllarmi e l’odio fluisse in me, come se io vivessi per ferire perché devo, no? E così sto riflettendo su questo male che dimostro in certi momenti, così come sul perché io sia finito così tante volte a cedere alle mille tentazioni della vita sbagliando e fottendomi... - Annuisco mentre lo ascolto, so che è un concetto che lo tormenta molto. 
- Continua, vediamo cosa esce. - Lo esorto riprendendo la base a chitarra, lui annuisce e si rimette a scrivere, è come se avesse tolto un coperchio. 
Rifacciamo questo rito per un po’ fino a che la canzone non esce e rimango basito nel sentire i versi che scrive... le idee che ha, che lo usurano da dentro come un cancro. Questa paura di essere lui il diavolo. 
Ci siamo intrecciati a vicenda, quando è arrivato ad un certo punto ci è venuto spontaneo aggiungere e cambiare l’intensità. È come se non servissero indicazioni fra di noi. 
Mi ha detto di andare a dormire, che non ero obbligato a rimanere, che avrebbe fatto a memoria come spesso fa, ma visto che c’ero e non avevo sonno, ho deciso di farlo io. 
Non me ne pento. Il testo che viene fuori è sconvolgente.
Parla del male, prima come di un’entità esterna che lui ha fatto entrare in sé ad un certo punto della sua vita e attraverso questo ha agito nel male. Poi cambia le carte e dice che il male in realtà è lui stesso, che se c’è qualcuno a cui deve dare la colpa per il male fatto è sé stesso, non il diavolo. Il diavolo non è in sé stesso, come dice all’inizio. Il diavolo È LUI! 
Ascolto tutto impressionato dalle sue paure e da cosa è convinto. 
So che pensa questo, ma l’ha scritto in un modo pazzesco e a dir poco ispirato. 
Di solito sta un po’ a fare i testi, questo è come se non vedesse l’ora di uscire. 
E meno male che Las Vegas la odia. 
- Jacoby... - Dico poi meravigliato mettendo in parte la chitarra perché è ora di parlarne di nuovo. Evidentemente quella volta nel bagno non l’ho convinto. Lui si gira verso di me, siamo seduti vicini ed ora della stessa posizione china in avanti, i gomiti sulle ginocchia. Lo guardo indulgente e preoccupato, i nostri occhi si incontrano. - Non sei tu il diavolo. Nessuno è cattivo o buono. Siamo semplicemente umani... sbagliamo e ci rialziamo. Non sei tu il diavolo! - Lui scuote la testa e si gira verso di me anche col busto, apre le mani e le posa calmo sulle mie che afferra e stringe. 
- Non è questo. È che quando facciamo del male, e tutti feriamo gli altri o noi stessi, incolpiamo qualcuno. Dio, il diavolo, l’universo, il prossimo. Non è mai colpa nostra. Quello che voglio dire con questa canzone è che siamo noi i colpevoli del male che facciamo. Lasciamo entrare il male e lo sputiamo fuori, ma siamo noi stessi i diavoli. Noi! - 
Ripenso alla parte in cui grida disperato -qua chiaramente non strillava perché è notte ed anche se non c’è nessuno in casa che sono ancora tutti fuori, non era il caso di esagerare- 
- Il diavolo in te sono io. Questo è impressionante, lo sai? - Dico guardandolo ancora più da vicino, stringendo a mia volta le mani, lui sorride calmo e sicuro, si sente meglio dopo averlo scritto ed espresso. 
- Ma è così. Quando feriamo gli altri, quando ci facciamo prendere dall’odio, dalla violenza e dalla rabbia e cediamo alle tentazioni, ci intossichiamo, tradiamo, noi diventiamo il diavolo, non è il diavolo che ci muove contro la nostra volontà! Il male è un’entità, così come Dio. Però agisce attraverso noi. Il male ed il bene che facciamo fluisce in noi, li facciamo entrare e li usiamo, ma siamo noi, capisci? - Annuisco preoccupato di quel che pensa, però lo vedo incredibilmente sereno, così sospiro e appoggio la fronte alla sua chiudendo gli occhi stanco e tormentato. 
- Promettimi che se senti qualcosa che non va, qualunque cosa sia, me la dirai. Non importa di cosa si tratta. Va bene? - So che non può essere che non abbia più problemi con sé stesso, con tutto quello che ha superato sarebbe impossibile. 
Io penso sinceramente che i buchi non li chiudi, li riempi. 
Li riempi con cose belle e cose brutte, ma li riempi. Prima li ha riempiti con cose brutte, ora lo fa con cose belle. Ma ci sono. Così come le cicatrici, ci sono sempre. 
La sofferenza non si cancella, ci convivi, la copri. 
Perciò non potrò mai davvero calare la guardia. 
Io sono felice dell’uomo che è ora e di come combatte tutto quello che sente che non va, però il fatto che lo debba sempre fare mi dispiace. 
Perché la vita deve arrivare a questi livelli con certe persone?
Perché qualcuno è a posto per sempre e qualcuno invece ne ha una dietro l’altra fino a che non è più davvero risanabile? Perché? 
Come vorrei condividere un po’ del suo fardello, se questo significherebbe alleggerirlo, lo farei subito, purtroppo posso solo stargli vicino e non mollarlo mai. 
La sua bocca si appoggia alla mia in risposta. Si intreccia, poi si apre e ci veniamo incontro con le lingue in questa risposta più che soddisfacente. 
I nostri sapori si mescolano mentre il bacio prende vita e l’emozione mi riscalda come sempre. E come sempre non ne ho mai abbastanza, ne ho bisogno di più perché senza di lui non riesco a stare bene. 
Lui è il mio fuoco. Io ho fatto la stessa cosa in tanti anni, sapevo che lui era il fuoco e che mi bruciava, ma non sono mai riuscito a stargli lontano anche se sapevo che era sbagliato e che mi ferivo da solo. Non sono mai, mai riuscito a stargli lontano. 
Il diavolo è anche in me, allora. Il suo stesso diavolo. Perché non sono mai riuscito a farne una giusta, con lui vicino, ma siamo qua, ne siamo usciti insieme ed ora siamo felici. Forse dopotutto due errori fanno una cosa giusta?
Jacoby si sporge verso di me ed io mi lascio andare con la schiena giù di lato, lui mi sale sopra issandosi con un ginocchio, una mano sulla guancia, l’altra ad appoggiarsi, le bocche intrecciate in quello che per noi è sempre stato un perfetto completamento di una canzone. 
Io e lui da soli la notte, questa volta non c’era il fuoco ma le luci della città da fuori si vedevano bene, suggestive. Un divano. Io che suono, lui che scrive e canta e poi noi che rotoliamo su una superficie comoda e facciamo l’amore. 
È così che concepiamo l’atto creativo, il completamento. 
La sua mano si infila nei miei pantaloni che apre in un attimo, scivola giù dalla mia bocca e si impossessa del mio collo, mi ricopre di brividi mentre la sua mano si muove sulla mia erezione che si eccita immediatamente. 
Sono io che corro ad aprire i suoi jeans, quando il rumore della chiave dell’appartamento adiacente allo studio dei Churko si apre ed in un attimo mi sale il cuore in gola, spalanco gli occhi e di riflesso lo spingo brutalmente giù tirandomi su a sedere contemporaneamente. 
Mi allaccio mentre sento il tonfo che fa a cui seguono una serie di insulti, io lo fisso ammonendolo severo, apertamente terrorizzato da quello che stava per succedere e non serve che dica nulla, perché entrano i ragazzi dalla loro notte brava. 
- Così presto? - Dico tremolante sperando di essere convincente. Jacoby rimane dove l’ho spedito, per terra ai miei piedi, i jeans aperti e l’aria da bambino offeso e furioso. Tobin e Tony sanno cosa stava succedendo, uno va dritto in camera, l’altro ride. Antony, beato innocente, capisce subito che Jacoby ha qualcosa ma non realizza cosa, Kane che ormai sa indica i jeans di Jacoby mentre viene da me a sistemarmi i capelli. 
E cazzo, non l’avesse mai fatto.
Lo sguardo che immediatamente gli rifila Jacoby da terra è... presente il diavolo che diceva nel testo? cco, ora capisco perché si è definito tale! 
Ha pienamente ragione. 
Impallidisco e mi scosto mentre Antony tende la mano a Jacoby per aiutarlo ad alzarsi, senza capire cosa succeda e perché lui abbia quell’aria assassina. 
Kane ride e dandoci la buonanotte se ne va a casa sua. 
- Mi spiega poi che cazzo è venuto a fare qua se non ci dorme? Qua ci dormiamo noi. È il fottuto appartamento che ha dato a noi... che cazzo... che cazzo ci faceva? È venuto a vedere cosa facevamo? - Jacoby brontola ancora mentre io sospiro e scuotendo la testa mi alzo e vado a prendere dell’acqua per la notte. 
Quando torno Antony legge il testo interessato e dice che è curioso di sentirlo da lui. 
- Cantato da te deve essere spettacolare, questo testo fa venire i brividi... che accordi hai usato? - Jacoby sta per dargli corda ma un’occhiata a me fermo con l’acqua in mano e l’aria di chi aspetta che l’intruso evapori, gli fa capire che è ora di andare e ridacchiando gli prende il quaderno di mano e chiude spingendolo verso una camera. 
- Buonanotte Antony, a domani! - Lui si lamenta dicendo che è presto per lui e che non ha sonno e che possiamo fare ancora qualcosa, ma Jacoby mi prende a braccetto tutto divertito e rilassato ora che Kane se ne è andato, ci infiliamo al sicuro in camera e mentre poso l’acqua, lui dice: 
- Dovremo dirglielo così eviti di diventare un muto che cerca a tutti i costi di parlare senza successo. - Ma il muto in questione lo prende per la faccia, stringe le guance con forza e gli tappa la boccaccia che parla troppo, come sempre. 
Da qui in poi cancelliamo facilmente Kane ed Antony e riprendiamo il discorso interrotto prima, solo con più passione e meno dolcezza. Ma con lui va sempre bene tutto.