*La composizione di FEAR prosegue, in mezzo a problemi di gestione di rabbia e gelosie. Il percorso per rinascere non è facile, non basta ripulirsi e mettere le cose a posto, bisogna anche saper affrontare gli stesi problemi di sempre senza cadere allo stesso modo. Per Jacoby non è facile, ma non è solo. Parlando poi di canzoni e di testi, ho analizzato FEAR (che io amo particolarmente) e ne ho scritto così come l'ho interpretato io, rivolgendo alcune cose in chiave slash, come sempre. Ma è solo la mia visione/versione. Di fatto è un album favoloso. E non credo che ci fossero assolutamente problemi con Kane! Buona lettura. Baci Akane*

130. MEGLIO SCRIVERE

jacoby jerry

"Ti vedo sei solo spezzato come me
Perdonerò e dimenticherò perchè so che mi libererà
E tutto quel che rimane è il vuoto dentro di me"

BROKEN AS ME

"Rompi questo ciclo Rompi questa maledizione Amami fino a far male
Ci siamo innamorati ma poi siamo andati in guerra
Ora sono il nemico, sono alla tua porta
E' vero, Sono l'unico a combattere per te
Pensavamo che potevamo attraversare la tempesta
L'inferno si è rotto e poi sei caduto dalle mie braccia
Sì è vero, non potevo tenerti su"

LOVE ME TILL IT HURTS

"Non dobbiamo mai dire addio
Non ho avuto la forza che mi serviva alla fine del giorno
Perchè stavo sputando ogni pillola
L'unico che stavo ingannando ero io
Tu mi hai sempre amato anche quando io non potevo amare me stesso
No non ti sei mai girato quando stavo mendicando aiuto
Avrei dovuto dire grazie per non esserti mai arreso con me
Quindi anche se poi te ne sei andato non mi arrendo con te"

NEVER HAVE TO SAY GOODBYE

È come un coperchio che schiacciava a forza e poi finalmente ti arrendi, lo togli e viene tutto fuori in una volta.
Questi sono i suoi testi.
Jacoby in realtà scrive testi a tempo di record, mai successa una cosa simile, è così ispirato che non ha orari, sta di continuo lì a lavorare sulle parole, è come se lo pregassero per uscire, come se non potesse contenerle.
Appena c’è una base pronta o anche solo qualche nota che funziona, lui inizia subito, parte in quarta coi vocalizzi e stabilita la direzione anche solo vaga, si mette a scrivere. 
Non si esaurisce ed è pazzesco da vedere.
Non andiamo nel deserto ogni sera ovviamente, ma ogni tanto lo facciamo, per il resto magari siamo più per posti tranquilli, fuori dalla massa, giusto per staccare la spina e distrarsi, ma niente di impegnativo. 
Le cose dal punto di vista creativo vanno molto bene, anche fra me e lui non va male, anzi. 
I problemi, gli unici problemi, sono rappresentati da Antony e Kane. 
Uno attaccato a lui, uno a me. 
Io rodo ma sto zitto e guardo male, lui fa sceneggiate, solo che a volte esagera e così devo riprenderlo, odio farlo, ma Kane resta Kane. 
È un po’ al limite da quel punto di vista, ma diciamo che ha i suoi modi di rilassare i nervi, poi. Sono sull’attenti, ma non gira male. 
Stiamo preparando un pranzo veloce per poi rimetterci di nuovo a lavorare, abbiamo molti pezzi pronti su cui si può fare la rifinitura finale, perciò l’entusiasmo sale molto. 
Jacoby è il più bravo di noi a cucinare perciò se decidiamo di fermarci in appartamento, cucina lui ed a turno lo assistiamo.
Di solito lo assisto io, è una cosa che ci viene particolarmente bene perché io sono solitamente quello che pulisce, sistema e gli prepara gli ingredienti e gli attrezzi, lui assembla tutto con fantasia e capacità eccellenti. 
Oggi Kane vuole cucinare con me, si fissa su questo perfettamente consapevole che non è una grande idea, ma a quanto pare non vuole saperne di un rifiuto. Jacoby sbuffa, ma si piazza in cucina e osserva insistente. Tony e Tobin sono di là per i fatti loro, Antony non si stacca ovviamente. 
Così siamo io che lancio occhiate al ragazzino e Jacoby che trucida con lo sguardo Kane. 
Ad un certo punto non so come ma la sua bocca finisce sulle mie dita a succhiare dell’impasto rimasto che stavo per lavare via, non ho tempo di fermarlo che Jacoby prende e rompe il bicchiere e lo fa di proposito, non finge di farlo per sbaglio. Saltiamo sul posto, Antony che parlava con lui si ferma shoccato, io non ho bisogno di guardarlo in faccia per sapere e sfilo subito via a lavarmi le mani perché Kane per la sorpresa ha mollato la presa. 
- Tutto bene? - Chiede Kane con faccia tosta, io alzo gli occhi al cielo e scuoto la testa senza farmi vedere e mentalmente conto. 
- Se non la pianti di molestarlo la prossima non lo spacco per terra il bicchiere! - Kane lo guarda da finto innocente realizzando cosa intende, come se non fosse ovvio e chiaro. 
- Vuoi dire... che quando faccio cose di questo tipo... - E così dicendo mette una mano sul mio culo. - Ti dà fastidio? - Chiede come se non sapesse. Usa quell’espressione e quell’aria meschine di chi sa perfettamente come stanno le cose e che Jacoby è geloso da morire. Lo sa e lo fa apposta. 
Sospiro. 
- Leva quella mano da lì. - Dico stanco invece che paziente. Lui la toglie. 
- Era solo per capire... è questo che... - Kane non riesce a finire la frase che Jacoby fa uno scatto in avanti e dal tavolo arriva a lui in un attimo, gli mette una mano sul petto, afferra la maglietta e stringe. Non fa altro, ma ha l’aria di chi sta per dargli una testata. Mi viene in mente il testo della canzone che ha chiamato Devil. 
È proprio quello lo sguardo. 
- Ja-Jacoby, per favore... - Ma visto che non mi dà retta nemmeno se gli metto la mano sul torace per allontanarlo, Kane rimane a fissarlo con un sorrisino divertito, lancio uno sguardo ad Antony ancora paralizzato incredulo della scena a cui ha assistito. 
Gli faccio un cenno indicando di portarlo via e lui si risveglia, annuisce e arriva da Jacoby, lo prende per le spalle e lo tira via. 
- Jacoby, dai vieni... - Jacoby si lascia portare via lasciando Kane che appena solo con me si rilassa e ride. 
- È davvero pericoloso! Mi piace che ha delle priorità e non guarda in faccia niente e nessuno in certi casi! È fantastico! Chissà se arriverebbe a picchiarmi? - A questo punto mi sale il nervo, sono a quel livello in cui sto per dirgliene di tutti i colori, ma poi mentre lo guardo per farlo, mi ricordo in un flash veloce che lui è il nostro produttore e non possiamo andare oltre. Non possiamo.
Stai calmo Jerry. Sii diplomatico, tu ci riesci bene, no? 
- Perché fai tutto questo? - Chiedo invece di ammonirlo e metterlo a posto. - So che non ti piaccio davvero ma che lo fai per stuzzicarlo, ma non capisco perché, a che pro? - Lui mi guarda con l’aria più ovvia e semplice di questo mondo, del tipo ‘come, non ci arrivi?’ 
- Per esplorare il vero Jacoby in ogni suo meraviglioso anfratto. Ogni cosa di lui è interessante, non solo il Jacoby pulito politicamente corretto e con il guinzaglio che mostra ora. Voglio vedere quello che nasconde e soffoca. Ora ha fatto un bel percorso, ma quanto è valido? Quanto è davvero cambiato? - 
Basito mi irrigidisco e corrugo la fronte senza capire. 
- Ma perché vuoi vederlo? - Lui così alza le spalle e mi risponde senza distogliere lo sguardo, perché non ha niente di cui vergognarsi, per lui tutto è lecito. 
- Perché sì. Perché è divertente e meraviglioso. È l’essere più interessante che abbia mai conosciuto e voglio vedere tutto di lui. Tutto. E per vederlo tutto, devo farlo uscire. - Se gli chiedessi cosa pensa di fare una volta che l’ha fatto venire fuori del tutto, penso che la risposta non mi piacerebbe, così sospiro e scuoto la testa. 
- Io lo conosco bene, conosco il vecchio Jacoby e conosco questo e credimi... se uscisse tutto non ti piacerebbe. In pochi sanno gestirlo e non credo tu sia fra questi. Mi piacerebbe solo che lo lasciaste in pace invece di divertirvi tutti a sue spese. - 
Così dicendo lancio lo straccio appeso alla cintura e vado di là lasciandolo solo a completare il pranzo. 
È solo un idiota, ecco cos’è!

Quando lo raggiungo, Antony gli sta parlando con una mano sul braccio come per calmarlo e la cosa mi irrita, mi sale su un nervoso che aggiunto a quello di Kane mi fa tremare per un momento leggendario. 
Mi fermo un attimo, respiro a fondo un paio di volte, poi mi faccio avanti; quando Antony mi nota ritira istintivamente la mano e va in cucina probabilmente a tirare su i vetri del bicchiere rotto.
Jacoby non si gira, rimane a fissare l’ampia finestra del salotto dove stiamo a fare la fase iniziale dell’album, ma a breve ci sposteremo in studio ed inizieremo con gli strumenti le versioni definitive, alla fine registreremo.
Le mani in tasca, fissa fuori la splendida visuale della città, respira a fondo come un toro impazzito e scuote di continuo la testa come se ascoltasse voci che gli dicono di fare cose che non deve; stai calmo Jerry, non è niente. Non sono ricadute. 
Mi avvicino, ma non lo tocco e non sono affettuoso, sono irritato. Sono irritato con tutto e tutti e vorrei poter gridare ma so che non si fa, non si può mai gridare, gridare è sempre fuori luogo. Questo è ciò che mi hanno sempre inculcato. Sarà per questo che il mio tono naturale di voce non è alto e quando canto si sente poco, il sostegno vocale perfetto per un cantante. 
- Non puoi esagerare, è comunque il nostro produttore! - 
Jacoby in questo si gira come una molla e parte. 
- È un idiota! - Ringhia per fortuna senza gridare. 
- Questo non cambia che è il nostro produttore e non possiamo superare certi limiti! Lui ci prova con me solo davanti a te, per provocarti e tu ci caschi ogni volta! - 
Jacoby è ulteriormente infuriato col fatto che lo difendo, ma io faccio quello che va fatto, come sempre. 
- Perché, perché cazzo deve fare così? Cosa cazzo vuole da me? - Sospiro stanco e mi strofino il viso con le mani appoggiandomi spalle alla vetrata che poi porta anche in terrazza, al momento fuori piove e non usciamo per non bagnarci. I miei occhi incontrano i suoi in questa posizione quasi uno di fronte all’altro, le mie mani nelle tasche, le sue incrociate al petto. 
- Perché ti trova interessante e vuole conoscere e vedere tutto di te, soprattutto quello che soffochi e nascondi. Vuole vedere fin dove sei capace di arrivare ora che sei cambiato... vuole vedere quanto sei cambiato, se sei cambiato, come sei cambiato. Vuole vedere tutto. - Sospira e scuote la testa incredulo come se fosse una pessima barzelletta. 
- Perché? - Chiede stringendo le spalle senza capire, più calmo di prima che stava per sparare a me che osavo difenderlo. Sono più calmo anche io, anche se ancora molto infastidito. 
- Non ne ho idea, probabilmente una ragione del cazzo. Magari si annoia! Tu non rispondere alle provocazioni, lascia perdere. Alzati e vai in un’altra stanza quando stai per partire. Perché lui non ci prova con me perché gli piaccio, lui lo fa solo ed esclusivamente per vederti esplodere. Perciò se tu smetti di farlo, lui smette di tormentarmi! - Non so se questo ragionamento ha successo con uno come Jacoby che seppure capisca cosa è meglio, prima che riesca a farlo ce ne passa. 
Fa il broncio infantile che mi fa sorridere e ammorbidire. 
- Non so se ne sono capace. Appena vedo che ti tocca mi sale il nervo, sai... io... hai presente Devil? - Rido perché prima ho pensato proprio a quella canzone ed annuisco. - Ecco, mi sento così! - 
Striscio sul vetro in modo da mettermi davanti a lui, gli prendo le mani che ha ancora incrociate sul petto e le tengo fra le mie, lui si appoggia così stanco a me. Stanco di dover sempre avere situazioni da gestire. 
- Aspetta che finiamo l’album, quando è inciso lo puoi uccidere, ok? - 
Lui così ride e si rilassa completamente, si sta appoggiando a me anche con le labbra, ma il richiamo dalla cucina perché è pronto ci interrompe e così in un attimo vediamo Tony che corre come un bufalo affamato e il nostro bacio è rimandato. 
Non è facile e non lo sarà, ma al ritmo con cui scrive penso che non staremo qua ancora a lungo. 

- Ma quindi come sei tornato con lei? Come mai ti ha perdonato? - La domanda di Antony spicca come uno sparo nel silenzio, Jacoby corre con gli occhi su di me che faccio finta di non aver sentito e di stare pensando a qualcosa relativo alla chitarra che ho in mano. Rispondi ma stai attento. 
- Perché, che cazzo te ne fotte? - Risposta tipica del Jacoby con la luna storta. Io scoppio a ridere ed Antony coraggioso non demorde, anche lui ha una chitarra imbracciata ed è seduto dall’altra parte di Jacoby. Kane gira un po’ qua un po’ là, Tobin e Tony sono presenti ma stanno facendo altro, uno sperimenta, l’altro schiaccia un sonnellino nella poltrona. Tony non fa praticamente nulla nella fase di composizione perché qua si fanno solo note e parole in pratica. 
- Beh in quella canzone hai scritto come vi siete lasciati, - Parla di Gravity. - Cosa è successo nella vostra rottura. - In Gravity Jacoby è stato incredibilmente abile perché poi ha fuso la situazione con Kelly e la mia, sembra tutta su di lei, ma ci sono dei riferimenti a noi che sappiamo solo io e lui. - E c’è un pezzo che dice come vi siete messi insieme. ‘io sanguinerei per te tu sanguineresti per me’. Ma... insomma, lì semplifichi. Sicuramente non è stato così facile per lei perdonarti dopo tutto quello che è successo e che vi siete detti. Voglio dire. Se racconti la tua storia ci sono ancora cosa da dire oltre a... non so la questione di te che ti senti il diavolo, quella del lottare o come risalire dalle tenebre affrontando la realtà... la tua storia con Kelly è gran parte della tua caduta e risalita e se stai raccontando diciamo come è finita... devi spiegare come ha potuto perdonarti? Come ha fatto? Credo che sia bello mostrare questo punto di vista, questo dettaglio. La gente fa pace di continuo quando si lascia, ma davanti a cose gravi come tradimenti o cose così... come si fa a tornare insieme, come si può davvero farlo? Perché non scrivi qualcosa su questo? - Il suggerimento di Antony è molto interessante e perspicace, si vede che è giovane ed ha un’altra prospettiva. Anzi, è curioso. Come curioso sono tutti i giovani ora. 
Kane si siede vicino ad Antony dall’altra parte ad ascoltare il suo discorso, come anche abbiamo fatto io e Jacoby ed alla fine annuiamo in contemporanea, presi da quel che ha detto. 
- Mi sembra giusto. - Dice infine Jacoby appoggiandosi con la schiena e coprendosi la bocca con la mano in segno di riflessione. Tutti noi ora lo stiamo guardando curiosi, io più che altro in apprensione. 
- E quindi? - Chiede Kane, per un attimo temo l’insulto, ma poi Jacoby risponde calmo perché sta pensando a come metterla giù in modo che sembri una cosa che deriva da Kelly e non da me. Chiaro che deve fondere le due cose, no? 
- Beh, mi ha perdonato più per sé stessa che per me, capite? Per sentirsi libera. Ha riflettuto sul nostro rapporto e sul nostro modo di amarci, un sentimento sbagliato, malato, ossessivo, non sano... ci ferivamo a vicenda, ma non ci faceva bene. E così ha capito che eravamo entrambi rovinati e spezzati e pieni di problemi. Ci siamo promessi di amarci fino alla fine a qualunque costo, perciò ha cercato un modo per riuscirci ancora. Il perdono è stata l’unica cosa, ma ha deciso di voltare pagina e non ripetere gli stessi errori. Ha capito che eravamo entrambi male, non solo io o solo lei. Entrambi sulla stessa barca. Lei non mi ha tradito, però non mi aiutava a stare bene in casa con lei altrimenti io non sarei andato con altre, la cosa che chiaramente l’ha fatta andare via. - 
Traduco mentalmente il discorso nei miei confronti, io non ho mai considerato i suoi tradimenti di quando era fatto. Noi ci siamo lasciati perché eravamo spezzati e non ce la facevamo più a stare insieme, ci ammalavamo, ci avvelenavamo a vicenda. Non ci facevamo più del bene ed io non sapevo più come aiutarlo. Siamo spezzati in due e non ci stiamo aiutando per niente. 
Il nostro ritrovarci è stato lento ed inesorabile, mano a mano che si rialzava e si puliva e tornava in sé, io mi riavvicinavo. Che discorsi abbiamo fatto, come siamo tornati insieme? 
Kelly aveva molto da perdonargli, io no. A me bastava solo che rimanesse vivo e che provasse ad affrontare le cose, a vivere bene, ad amare la vita. 
A me bastava che non mi lasciasse mai più, che rimanesse con me per sempre, che non mi dicesse mai più addio. 
Per lei è stata più dura e sinceramente non so come abbia fatto a tornare. Per me il problema con lui era il suo distruggersi, il suo odiare sé stesso e la vita che superava il suo amore verso di me. Per lei invece il suo distruggersi non era un problema, ed è stato questo ad allontanarlo davvero da lei. Per lei il problema sono stati i tradimenti.
Che poi non sa che lui l’ha tradita principalmente con me, ma lasciamo stare. 
Anche in Gravity ha parlato di alcuni dialoghi che abbiamo avuto io e lui, ha un talento unico nell’intrecciare le sue due relazioni, quella vera e quella di facciata. 

Jacoby scrive Broken as me sul modo in cui Kelly ha deciso di perdonarlo, poi scrive Love me till it Hurts e Never have tu say goodbye su di noi, su come lui ha implorato ed ha combattuto per tornare con me, ma in entrambe sono facilmente passabili per canzoni che riguardano Kelly.
Anche in Fallin Apart c’ è la sua richiesta d’aiuto che ha fatto a me. Ha lottato con unghie e con denti in tutti i modi, ci siamo rovinati e distrutti a vicenda e siamo risaliti sempre pregandoci, assistendoci, chiamandoci. Alla fine eravamo destinati a risalire. 
È un album che ci giostra fra i suoi vari passi per rimettersi in piedi, ma mi piace, ci è riuscito secondo me. Ci è riuscito bene. 
Devil e War over me sono le mie preferite, mi fanno molto effetto ascoltarle, sono sul suo io personale, sul suo stato interiore, le sue paure, la sua forza, la sua voglia di risalire, il suo non arrendersi, così come Warriors, ma quelle due lì sono davvero particolari nel modo potente e disperato con cui le canta. 
Hope for the helpless è uno dei suoi discorsi a Dio, che può essere interpretato come Jacoby che parla alla vita, al destino, alla propria forza interiore, è una canzone positiva che parla di speranza di risalire e di uscirne per lui che ha sempre visto tutto nero. 
Poi il pugno finale, Fear Hate Love, suo padre. Brividi e basta ogni volta che scrive qualcosa per lui. 
- Catartico. - Conclude alla fine decidendo che coi testi è finito il lavoro. 
E catartico è il termine che riassume bene tutto quello che ha fatto e che è questo album. Suo. Catartico. Rivincita e risalita.