133. GLI AMICI, QUELLI VERI
Così torno calmo, l’agitazione scema, smetto di tremare per le emozioni troppo violente che provo e mi sposto di sedia mettendomi in quella vicino, lo circondo con un braccio e gli tiro la testa verso la mia spalla. Lui si butta nascondendo il viso, si aggrappa alla mia giacca e piange senza ritegno. Io gli bacio la testa.
- Perdonami tu Jacoby. È che a volte sono esasperato anche io. Sono geloso di Antony e sono irritato da Kane e vorrei solo mandarlo a cagare ma l’idea di non poterlo fare... e vorrei fare un’intervista dove rivelo che io e te siamo una coppia e non dover sempre recitare delle parti con tutti. Come dici tu vorrei solo essere libero di fare ciò che voglio se mi va, anche senza farlo, magari. È l’idea che se si parla di certe cose io devo ricordarmi che sono sposato con Jessica, che è lei che amo e non te. Ed invece quando mi chiedono come va la mia vita sessuale vorrei poter dire che sono passato da attivo a passivo e mi piace da matti!
Con questo lui scoppia a ridere alzando la testa, il moccio gli scende dal naso come un bambino.
- Non vorresti mai parlare della tua vita sessuale! A me piace, non a te!
Così sorrido felice d’averlo fatto ridere. Lui è così, acchiappa ogni emozione che gli capita sotto mane. È questo che mi sfinisce e mi piace da morire. Come faccio ad odiare ed amare la stessa cosa?
Gli spiaccico un fazzoletto sul naso e lo spingo al suo posto, poi lancio un’occhiata nell’apertura del nostro anfratto per capire se qualcuno ha visto, ma anche se fosse chi se ne frega, non siamo riconoscibili, non siamo così famosi da non poterci muovere per strada per fortuna.
Il bello di città come queste è che tutti sono qualcuno e nessuno al tempo stesso. È bello così.
- Sono il solito esagerato. - si auto critica.
- Se... - sospiro. - Se vuoi chiediamo a Kevin se è possibile lavorare solo con lui per le parti vocali che devi incidere...
Non è un sinonimo di professionalità, ma se Kane è un idiota di chi è la colpa?
Lui scuote la testa.
- So di essere bravo nel mio lavoro, quando vado a cantare non c’è santo che tenga. Accetto tutti i consigli, ma vado come un treno. Se lui comincia a ridire su tutto gli ficco il microfono su per il culo perché quante volte hanno avuto da ridire sulle mie parti? - scuoto la testa.
- Solo tu stesso! - lui ridacchia.
- Appunto.
Gli prendo la mano sul tavolo e gliela stringo facendomi guardare, mi faccio serio ma arriva la cameriera per togliere i piatti e vedere se vogliamo altro, io scuoto la testa così decidiamo di chiedere il conto e andare a recuperare Antony e finire ‘la pace’ a letto.
Non ho lasciato la sua mano di proposito, per mettermi alla prova. Lei ha visto, ha fatto un sorrisino e poi ha preso il resto. Jacoby ha guardato me che guardavo lei, ma è andato tutto bene.
Lo critico sempre su certe cose, ma è vero che devo essere più rilassato.
- Sai, non siamo mica sempre qualcuno. Quando siamo agli eventi o impegni per i Papa Roach siamo qualcuno ed abbiamo ruoli da ricordare. Ma la verità, e questo spesso me lo dimentico, è che non sempre siamo Jacoby e Jerry dei Papa Roach. Ora per esempio siamo due ragazzi che hanno appena fatto pace e a nessuno frega se siamo due uomini, a qualcuno farà ribrezzo solo perché siamo gay, ma chi se ne fotte? Sono problemi loro! Scusami se ogni tanto ti stresso su quello che devi o non devi. Ci sono cose che davvero devi per forza e mi dispiace, ma non hai scelta. Ed altre in cui sono io che esagero e mi fisso troppo. Fai bene a scoppiare, così mi ridimensiono.
Apre la bocca sorpreso di questo mio dietrofront non completo ma giusto. Piega le labbra ed alza le spalle sorridendo dolcemente.
- Basta chiedere, a scoppiare sono il numero uno! - così ridendo lo attiro a me tramite la mano e lo bacio continuando a mettermi alla prova. Da quell’apertura dei separè sicuramente qualcuno ci guarda, a qualcuno dà fastidio, per altri siamo fenomeni da baraccone, ma sono problemi loro.
- Andiamo a parlarne ad Antony? - chiedo consapevole che questo sarà fonte di stress per me, ma di rilassamento per lui. E se lui è rilassato poi dopo un po’ anche il mio nervoso sparisce.
Quando usciamo non troviamo Antony al bancone e nemmeno fuori dal locale, così decidiamo di tornare in appartamento e se non è là lo chiameremo.
La strada di ritorno non è lunga perché siamo venuti tutti a piedi, così sono io che cerco la sua mano perché ho freddo e lui è un termosifone vivente.
- Nessuno dei due è vestito bene! - commento poi controllando quanto è vestito, così dicendo gli tiro su tutta la zip del piumino in un gesto affettuoso, poi riprendo la sua mano e lui ridacchia intrecciando le dita mentre camminiamo vicini.
- Sai, io adoro il romanticismo, le dimostrazioni d’affetto, il contatto fisico... - scoppio a ridere gettando la testa all’indietro.
- Ma va, davvero? Non lo sapevo mica!
Mi sgomita ridendo anche lui, siamo una bella coppia ora. Ci vedo da fuori e si capisce, per un momento abbasso la guardia e non osservo in giro per vedere imminenti pericoli, per un momento mi diverto a fare il suo ragazzo per le strade di Las Vegas.
- Sei tu quello allergico, è per questo che non faccio mai il romantico, ma io... beh, ti terrei la fottuta mano anche per pisciare! - io faccio una smorfia.
- Io no, grazie. - ride ancora.
- Non vedo l’ora di fare pace!
- Ma l’abbiamo fatta.
- Sì ma dico a letto! - ancora risate.
- Dì che hai litigato apposta per fare pace... - lui ride di nuovo.
- Ovvio! - e proprio ora con le difese abbassate incrociamo un gruppetto di ragazzi che vedendoci rallentano e si mettono a sgomitarsi e a ridere. Io sospiro e faccio per lasciargli la mano, ma Jacoby me la tiene stretta di proposito e indurisce lo sguardo che diventa quello di chi cerca rogne.
Beh nel suo caso le rogne le cercano gli altri. Sono svitati? Se sapessero quanto voleva menar le mani oggi...
- Jacoby, non vale mai la pena... - mi riferisco a litigare con imbecilli, ma lui non ascolta, li fissa negli occhi e questi ci circondano in un attimo, sono in quattro, potrebbero avere facilmente il sopravvento.
È un cliché, il mondo non ha fantasia.
La coppia gay perseguitata dal gruppo omofobo. Non tutti sono omobofi ma una coppia gay almeno una volta nella vita deve beccarne un paio che li malmeni, altrimenti non sono veramente una coppia gay!
Credo funzioni così.
- Lasciateci passare! - esclama Jacoby deciso, la mano stretta alla mia, l’altra a pugno lungo il fianco, io cerco di capire se c’è uno più intelligente degli altri, ma sembrano tutti stupidi allo stesso modo.
Il fatto che non ci riconoscano è positivo.
- E passate! - dice uno, noi facciamo per andare oltre ma ci spingono. Io sospiro e Jacoby parte spingendolo di rimando, non che sia indifeso perciò in realtà mi preoccupo per l’altro.
- Fottiti!
- Oh e immagino saresti felice di farlo tu! - tipico commento.
- Guarda, il tuo flaccido culo peloso al massimo lo prendo a calci se non ti fai i cazzi tuoi! - risponde a tono mentre lui ne spinge due che a sua volta spingono lui, la cosa finirà male di sicuro.
- Ragazzi, non vogliamo rogne, stiamo solo camminando! - dico calmo alzando le mani e cercando di mettermi davanti a Jacoby, in questo gli altri due mi prendono e mi sbattono contro il muro ringhiando:
- Fatti i cazzi tuoi che loro se la cavano da soli! - ma appena questa scena si consuma davanti agli occhi del famoso toro, è come se gli sventolassero un drappo rosso e Jacoby parte verso di noi, ne prende uno strattonandolo violentemente fino a farlo finire per terra per la sorpresa, mentre all’altro dà un pugno!
Mi copro la faccia, oh fanculo! Adesso finiamo in centrale!
Non serve dire che gli altri reagiscono subito cominciando a chiamarci ‘froci’ e a gridare insulti del genere, io non ho scelta che mettermi in mezzo prima che riempiano di botte Jacoby e parte un pugno proprio quando lo faccio. Un pugno che finisce contro il mio zigomo e mi fa finire addosso a Jacoby che mi regge. Non vedo i suoi occhi, ma so che è appena diventato una bestia, la fase toro era prima, ora c’è la fase bestia.
Scappate finché siete in tempo... quello l’altra volta ha preso una mazza da baseball e l’avrebbe usata se avesse avuto un motivo migliore, tipo questo.
Sta per scatenarsi, mi mette da parte, stringe il pugno, un piede davanti all’altro, prende la spinta e... nessuno stoc. Solo un sonoro: ‘ehi!’ Di gruppo.
Poi non capisco bene perché sono stordito dal pugno ricevuto e sono piegato in due con una mano sulla faccia, ma sento un gran casino, ad un certo punto una voce familiare:
- Avete problemi a farvi i cazzi vostri? Possiamo aiutarvi!
- Sono loro il problema! Sono froci!
- E voi siete stupidi ma non vi prendiamo a pugni!
- Come no, lui l’ha fatto!
- Per difesa, razza di ritardato mentale!
Questo è Jacoby, finalmente metto a fuoco Tobin che lo trattiene, mentre Antony e Tony fanno da scudo a muso duro.
Quello che ha parlato prima era Antony e lo fa anche ora.
- Chi o cosa sono, non sono cazzi vostri! Volete menar le mani? Avanti! - insiste arrabbiato il piccolo facendosi avanti: - AVANTI! - sembra proprio lanciato, rimango impressionato, piego le labbra all’ingiù paralizzato, ma alla fine gli altri capiscono che non è aria, così se ne vanno.
- Avete beccato il frocio psicopatico! Stronzi! - con questa sparata Jacoby mi fa anche ridere, per fortuna il colpo è sullo zigomo e non sulla bocca. Sento che si gonfia e mi brucia, ma l’adrenalina che scorre mi fa riprendere.
- E... - tossisco. - E voi che ci fate qua? - chiedo mentre Jacoby si appende al mio collo stringendomi con foga facendomi più male del pugno ricevuto.
Tornano tutti a noi e Tobin controlla l’entità del danno da bravo fratello maggiore.
- Antony stava salendo e noi scendevamo a fare un giro, così siamo venuti insieme verso di qua... - spiega Tony. - Per vostra fortuna! - ride.
- Stavo per fargli il culo! - Jacoby non ha dubbi e nemmeno io in realtà.
- Stavi per fare fight club, ma non è detto che domani saresti riuscito a cantare! - preciso mentre mi tengo lo zigomo che comincia a tuonarmi fin su nel cervello.
Antony scuote la testa incredulo ed ancora arrabbiato.
- Non ci credo, al giorno d’oggi c’è ancora gente così stupida! Perché è stupida, eh? Che cazzo fotte ad un perfetto sconosciuto con chi tromba uno che non conosce e mai vedrà? Io dico... è assurdo!
Così lo guardo senza capire mentre Jacoby mi precede.
- Da quanto lo sai? - c’è qualcosa nel suo atteggiamento che ce lo fa capire, forse che non è shoccato nell’averlo appena scoperto.
Lui ci guarda meravigliato.
- Beh, da sempre... - così fissiamo in contemporanea male Tobin che senza capire si stringe nelle spalle.
- Era un segreto? Ho pensato fosse meglio dirglielo prima che entrasse in dinamica con voi facendo casino!
- Casino? CASINO!?
Se ripenso alla mia fottuta gelosia e a quanto mi ha innervosito vederlo appresso a Jacoby. Mi prudono a me le mani, ora, ma alla fine Jacoby ride e mi ricordo che ci hanno appena salvato il culo.
E poi è stato davvero in gamba, il ragazzino.
Così gli metto la mano sulla testa e lo spettino ringraziandolo con mezzo sorriso perché metà faccia mi sta uccidendo.
- Sei stato bravo, grazie per averci difeso. - poi guardo anche gli altri. - A tutti.
Jacoby annuisce energico e li abbraccia tutti insieme come suo solito esagerando.
- Sì ragazzi, via amo così tanto! E scusate se ogni tanto sono un coglione, ma senza di me vi annoiereste, penso a voi più di quanto credete! - non si smentisce mai.
- Ha più bisogno di essere amato quello più difficile da amare! - cita una nostra canzone Tobin calmo e con questo tocco di classe e di genio, ridendo, andiamo a bere qualcosa insieme in un altro locale. Chi ubriacandosi, chi a mangiare ancora e chi, come me, a tenersi una bibita ghiacciata sullo zigomo.
La lezione di oggi?
Gli amici, quelli veri, sono rari ma se li trovi non lasciarteli sfuggire, perché senza è impossibile.
Da soli la vita è una scalata all’Everest, ma in compagnia è un viaggio piacevole.
E, ogni tanto, fidati. Rimarrai sorpreso!