135. UN PUNTO DI VISTA AFFIDABILE

jacoby jerry

Quando Jacoby inizia a lavorare seriamente sulle parti vocali di una canzone, sai quando inizia ma non quando finisce. Lo seguo per la maggior parte della sua lavorazione, ma ad un certo punto anche io mollo e vado a distrarmi e fare altro. Kane e Kevin gli stanno dietro per la maggior parte del tempo, poi capendo come funziona decidono di sentire il lavoro finito l’indomani ed eventualmente apportare modifiche fresche. Jacoby rimane lì col tecnico che schiavizza fino a che io, impietosito, vado a mandarlo a casa continuando al suo posto. 
È più o meno così che funziona sempre l’atto di registrazione di Jacoby. 
Gli porto uno spuntino che spero gli stimoli la fame perché ormai è quasi ora di cena, lui l’accetta come se si ricordasse di dover ingurgitare solidi e quando lo fa effettivamente torna fra i vivi. 
- Voglio fare solo il finale, poi basta! - dice Jacoby spingendomi al di là del vetro, nella postazione di registrazione. 
Io pongo resistenza. 
- Ma l’hai già fatto! - esclamo. 
- Sì ma lo voglio sistemare, dai, dai, dai, ho bisogno che mi aiuti ti prego... - pianto i piedi stile capriccio e metto le mani ai fianchi rimanendo di schiena verso la porta, lui a spingermi. 
- Cosa mi dai in cambio se ti aiuto? 
Anche questa è una tipica scena...
Jacoby smette di spingere e scivola con le mani dalla schiena ai fianchi e poi davanti sul petto e poi giù giù giù fino alla patta dei jeans che non apre ma palpeggia molto bene ed accuratamente, fino a trovare il mio gioiello e a delinearlo con decisione facendolo diventare più evidente, stretto nei pantaloni che ora voglio solo aprire. 
La sua bocca sul mio collo, la lingua percorre la curva sotto l’orecchio, poi mi lambisce il lobo ed infine soffiando, mormora sensuale: 
- Se mi aiuti dopo ti do il resto! 
Così io inarco un sopracciglio e mi giro verso di lui appoggiandomi alla porta chiusa, da quest’angolo anche se entrasse qualcuno non ci vedrebbe dal vetro divisore, dovrebbero entrare e la porta la blocchiamo noi. 
- Dopo?! - dico scettico ed offeso, lui così ride, mi prende il labbro fra i denti strusciandosi su di me. 
- Ok allora... - così scivola giù in ginocchio davanti a me, striscia la bocca e le mani che mi carezzano sul resto del corpo, mi apre i jeans e tira fuori l’erezione già ben stuzzicata. 
Ci soffia sopra giocandoci con le dita, le mie braccia aperte spalmate sulla porta a cui appoggio e appena la smette di torturarmi e mi lecca tutta la lunghezza fino a girare sulla punta, abbandono la testa all’indietro e mi lascio andare a questo. 
Il calore ed i brividi arrivano immediatamente come un’ondata e non potrei chiedere di meglio, sinceramente. No, ora come ora la sua bocca sul mio cazzo che stringe e succhia fino in fondo alla sua gola, senza remore e senza risparmiarsi, è decisamente tutto. 
Le mie dita poi vanno nella sua nuca, fra i suoi capelli morbidi e lisci lasciati senza cere e schifezze varie, sono buffi da vedere come gli stanno senza intrugli. 
Lo prendo per i capelli e lo attiro contro di me con più forza, lui accetta e si eccita. Credo che si stia masturbando, ma in questo momento è tutto sfocato, sempre più sfocato. Fino alla mia esplosione nella sua bocca. 
- Ok... puoi registrare ancora quanto vuoi... ti aiuto io... 
Così ridacchiando si rialza, si pulisce la bocca e con un clinex posto in una scatola su un ripiano poco distante, si pulisce la mano sporca del suo seme, si ricompone così come mi ricompongo io e vado nella mia postazione tecnica mentre lui torna alla sua dietro al microfono largo, con l’aria più soddisfatta di questo mondo. 
- Sai, mi ci voleva lo spuntino! - quando lo dice mi sto sedendo sulla sedia morbida con le rotelle, ma la manco in pieno e finisco per terra; la sua risata di scherno mi riporta alla realtà di quanto sa essere scemo e sadico insieme. 
- Shaddix, lei è un maiale! - commento al microfono con cui noi di qua comunichiamo con loro di là, la voce risuona dalle casse e lui allegro ed acceso continua a ridere. 
- Da dove vuoi ripartire? - chiedo poi ricomponendomi mentalmente, non che sia facile ovviamente. 
- Riascoltiamo tutto fino a qua un momento... 
La faccio partire completamente, quando l’ascoltiamo mi rendo conto dell’eccellente lavoro che ha fatto, mi segnala da dove vuole ripartire e mentre lo aiuto e si rimette a cantare ossessivamente, lo guardo pieno di orgoglio. 
Quando Kane l’ha sentito al lavoro come si deve è rimasto sconvolto. La fama e le voci sono una cosa, anche il vederlo mentre gorgoglia durante la fase creativa è diverso da questo. 
Jacoby seriamente al lavoro è incredibile, si trasforma proprio. Non ne ha mai abbastanza, non è mai soddisfatto ma il punto è che fa sempre bene, arriva ad un livello di precisione spaventosa, onestamente! 
Ogni cosa che esce dalla sua bocca va bene e lui riesce a perfezionarla ulteriormente.
Ha un dono naturale, ha iniziato a cantare a 17 anni giusto per mettere su un gruppo con Dave, voleva fare il batterista ma ha imparato prima a cantare... non era la sua passione, lo era la musica. È particolare.
Ci sono cantanti fantastici che avevano la vocazione da piccoli e cantavano sempre, lui ha iniziato così, quasi per caso... e guarda cos’è ora!
Dote naturale. 
Quando Kane l’ha sentito seriamente al lavoro è rimasto come abbagliato. Se ora ci prova con lui perché ne è innamorato lo uccido, però sono orgoglioso di Jacoby. 
Conquista tutti, alla fine. Ed è maturato, è maturato tantissimo. Una volta non avrebbe mai fatto pace con un rompicoglioni, ora gli ha dato la mano ed ha girato pagina. Così. 
Mentre canta ripenso ai suoi passi in avanti e a come riesce a piacere a tutti alla fine e sono felice di essere dove sono ora, una volta di più lo sono.

Alla fine devono venirci a chiamare perché l’ora di cena è bella passata e non ha rifatto solo il finale ma un sacco di altre cose ed io un giorno lo ucciderò, perché fa sempre così! Quattro moine per incantarmi e poi io sono a sua disposizione, mi fa fare tutto quel cazzo che vuole. Sempre. 
Jerry, sei senza spina dorsale! Vergogna!

A quanto pare il destino dirige i nostri passi. 
Proprio durante l’album in cui parliamo di fare un duetto con una donna, più o meno ne abbiamo sempre parlato, incrociamo i nostri passi con una cantante che è a dir poco perfetta. 
I Churko sono produttori di musica rock ed affini, perciò trovare artisti che si adattano allo stile di Jacoby non è solo fortuna, però quest’oggi in studio con noi per registrare il loro album c’è questo gruppo che ho già sentito e non è male. In this moment. 
Lei, Maria Brink, ha una bella voce ed un modo di cantare molto dark e particolare. 
Quando la sentiamo registrare io e Jacoby ci guardiamo immediatamente capendo che lei sarebbe perfetta per un duetto e così come lo pensiamo, in poco siamo ad organizzare una prova preliminare. 
Kevin e Kane sono entrambi entusiasti dell’idea ed anche loro sono convinti che funzionerebbe, perché le voci di Maria e Jacoby si sposerebbero bene.
Maria si presenta come una bella ragazza, ha due anni meno di me ed uno rispetto a Jacoby. 
Io stesso che non sono uno che ha mai guardato molto le donne, la trovo molto bella ed ha delle curve generose che le donano. 
Avvolta da una tuta enorme, comoda e caldissima che la copre completamente, i suoi capelli sono lunghi, biondi e mossi, legati in una coda bassa morbida; i suoi occhi sono chiari, sembrano grigi.
Si presenta con un bel sorriso gentile, Kevin le ha fatto la proposta del duetto con Jacoby, Gravity si presta perfettamente per l’idea e lei sembra ben intenzionata ad accettare, comunque la conoscenza era d’obbligo. 
Quando i due si incontrano noto perfettamente gli occhi di Maria illuminarsi. 
- Sai, non ti nascondo che sono una tua ammiratrice, ti seguo da molto e ti trovo un cantante eccezionale! - comincia con la sviolinata che potrebbe essere del tutto normale se non che penso potrebbe essere sincera. 
Non penso certo che anche lei possa prendersi una cotta per lui, non è che tutte le persone che respirano possono prendersi per lui. Insomma! 
Mi sento fiducioso in questo momento, ecco.
Jacoby sorride e comincia con delle battute per metterla a suo agio e allentare la tensione, quando si fanno complimenti è sempre così. 
In breve ci si conosce e le spieghiamo un po’ la situazione, le facciamo sentire la canzone di cui abbiamo già inciso la base, Jacoby non ha ancora inciso le sue parti vocali, ma canta in diretta per lei, Maria ascolta con aria attenta e concentrata e si capisce che sta già pensando al proprio pezzo. 
Poco dopo i due stanno lavorando insieme sulla canzone intera, tutti noi li lasciamo fare, diamo qualche dritta e consiglio, ma sostanzialmente sono loro due che ben presto si perdono in tutt’altro mondo, un mondo che può essere capito solo dai cantati, di cui io sono escluso e mi infastidisce, non lo nascondo. 
Ma sono perfettamente in grado di gestire la gelosia, l’invidia ed il fastidio. Tanto si tratta solo di aspettare che finiscano di completarla e poi di inciderla. Cosa vuoi che sia, sinceramente? 
Una giornata, due magari... al ritmo con cui lavorano entra stasera avranno finito tutto. 
Così decido di non torturarmi e di andare a farmi un giro, tanto Jacoby per oggi non avrà bisogno di me, nemmeno si accorgerà che me ne sono andato. 

Passo il resto della giornata tutto il tempo per i fatti miei, chiamo Jessica, sento le bambine che vorrebbero tanto venire qua a Las Vegas, io glielo impedisco per il semplice fatto che non è una città dove vorrei mai farle venire.
Vado in visita con Tony, il quale è obbligato perché lui e Tobin sono i meno irritanti, ma Tobin vuole rimanere in studio in caso serva un’opinione sulla canzone. Antony si rimira i due artisti al lavoro e se non altro con lui sempre alle sue costole è difficile che i due trovino alchimia in qualche modo. 
Non che l’idea di Antony sempre attaccato a Jacoby mi faccia stare meglio.
Dopo un paio di lamentele e sbuffi e mie rispostacce gelide, Tony si secca e salta su: 
- Senti, perché diavolo non sei rimasto là se separarti da lui ti disturba tanto? - Sospiro ancora più scocciato. 
- Che dici, posso benissimo separarmi da lui! - ovviamente nego l’evidenza. Mi sento un idiota, ecco cosa. 
Tony annuisce. 
- Sì sì, come no... come vuoi... 
Non è tipo che insiste troppo, ma dice comunque quello che pensa. Tobin non fa nemmeno quello perché tendenzialmente, a parte che si parli di musica, non ha un’opinione sul resto. 
Rimaniamo in silenzio per un po’, poi al mio ennesimo ‘no quello non ho voglia’ che tronca una sua proposta, come tutte le altre avute fino ad ora, Tony si siede su una panchina al bordo della strada, incrocia le braccia e caccia il broncio come un bambino. 
- Adesso non alzerò il culo da questa panchina finché non ti decidi a piantarla! Sono anche disposto a tornare indietro se così la smetti! Sei insopportabile da geloso! Perché davanti a lui non fai niente, poi però maltratti gli altri! 
Lo guardo in piedi perplesso. 
- Ma io non ti maltratto! - lo dico col tono di chi parla con un idiota e al suo sguardo ironico faccio una smorfia, guardo intorno ed annuisco capendo perfettamente il punto. 
- Ok, ok... - dico subito dopo sgonfiandomi. Sospiro e mi siedo vicino a lui gettando le armi, vergognandomi anche. - Scusami. 
Lui ride e mi dà una pacca sulla gamba. 
- Ma come fai ad essere geloso? È una donna! Lui non è gay? 
- Non proprio, non saprei... lui... - cerco di capire in effetti cosa sia Jacoby ed ora che lo devo definire forse per la prima volta, mi rendo conto che non rientra in nessuna categoria! 
- Lui va anche con le donne... 
- Beh, ma Kelly non fa testo, la conosce dal liceo, no? Era ovvio si sposasse con lei perché è ovvio fare famiglia prima o poi, è una questione di prole, di seguire le usanze, è così che si fa nella società, in qualunque società. Punto!  Per lui è tutto così ovvio e facile, lo ammiro, ogni tanto devo parlare con lui per facilitarmi l’esistenza. 
- Sì, certo... ma quando era ubriaco o fatto e litigava con me perché non mi piaceva che si facesse, poi per ripicca andava con le donne... - Tony mi guarda come se fossi scemo, incredulo che io dica ciò. Così non capendo chiedo: - Cosa? 
- Davvero? Davvero Jerry? Ti senti? ‘Quando era ubriaco e fatto’. Ti sei risposto mentre ti facevi la domanda... - mi bacchetta prendendomi in giro.
- Tecnicamente non ho fatto nessuna domanda... - lo bacchetto io di rimando. Lui mi guarda schiacciando l’occhio.
- Sei un rompipalle quando ti ci metti! 
Così non dico più niente e lui sospira, si appoggia bene all’indietro e guarda la via affollata. 
- Senti, il mio parere spassionato è questo! Che Jacoby sia o no gay, etero, bisessuale non ha la minima importanza. È così maledettamente innamorato di te, cazzo, che anche i sassi lo notano! La gente che non vi conosce bene scherza dicendo che siete una coppia, dio Cristo! 
Sottolineando questo mi sento meglio e faccio un piccolo sorriso colpevole. 
- Devi stare tranquillo, ok? - annuisco. 
- Davvero? 
- Perché non ne parli con lui invece di fare quello tranquillo per non agitarlo? Non è di vetro, tu sei convinto che lo sia ma hai visto l’altra sera? Avrebbe sbranato un esercito per te! È lui quello forte, ora! 
Sentirglielo dire mi fa stare bene, perché io passo le giornate a ripetermi le cose, ma non sono mai convinto di quel che penso. Sono un insicuro, è questa la verità. 
Lo guardo e lui mi ricambia, serio per un momento. Penso a quel che dice e poi alla fine abbozzo ad un sorriso.
- È difficile quando hai passato la tua vita ad ingoiare, nascondere e convincere gli altri che non hai niente e solo per non dover parlare, perché non sai esprimerti, ti viene l’angoscia quando devi condividere le tue emozioni o le tue paure. 
- Anche con Jacoby è così? Non dovrebbe esserlo... - sorrido ancora alla sua risposta sincera e vera e scuoto la testa. 
- No, con lui non è così. È questo il punto. Pur provandoci non sono mai riuscito a nascondergli nulla di me. Ha una capacità di leggermi dentro e capire tutto quello che ho che... non so come fa, sinceramente. 
Lui ricambia il sorriso e diventa paterno in questo momento, penso d’avere un’aria da perfetto innamorato. 
- E allora non penso proprio che avrete mai dei problemi irrisolvibili, perché se c’è la capacità di capirsi, e voi l’avete entrambi, prima o poi si mette sempre tutto a posto. 
Ha ragione, è la capacità di capirsi che fa funzionare le relazioni!