*Prima o poi doveva succedere, era troppo succulenta l'idea di metterli in questa situazione. L'avevo deciso dal primo capitolo, che sarebbe successo. Qua il danno, nel prossimo capitolo la resa dei conti. Come ho già detto, Kelly è una persona molto importante nella vita di Jacoby ed è normale che abbia molto spazio, anche se poi di fatto la storia è su lui e Jerry. Siamo comunque verso gli sgoccioli, ormai. Buona lettura. Baci Akane*

139. L’INCARNAZIONE DELLE PAURE

jacoby jerry

Una volta in camera io e Jessica continuiamo a parlare di questo mentre ci prepariamo per dormire, fino a che poi un suo sms mi interrompe. 
‘SOS!!!!’ 
Io impallidisco. 
‘Che succede?’ rispondo. 
‘Ti prego, scappa, devo vederti, la sto per uccidere, ti prego!’ 
‘Sicuro che sia una buona idea? Mi sembra peggio di sempre...’ chiedo perplesso. 
‘Ti prego, un secondo o la uccido.’
Così accetto di vederlo fuori sperando e pregando che non succeda nulla. Anche se forse me lo sento. 

Le nostre camere sono vicine, ma era rischioso ovviamente uscire nel balcone che abbiamo in comune, così ci troviamo immediatamente appena varchiamo le nostre soglie, lui appena mi vede si illumina, allarga le braccia e con occhi spiritati fa per abbracciarmi esasperato, ma io lo prendo per un braccio e lo trascino da qualche parte meno in vista di così. 
Cammino un po’ a caso alzando l’altro dito della mano per indicargli di stare zitto, poi trovo una specie di bagno di servizio, suppongo, e mi ci infilo. Una volta dentro lo lascio.
- Si può sapere cosa c’è che non potevi aspettare domani o scrivermelo? - chiedo acido capendo che il pericolo di essere beccato con lui dal generale cattivo è alto.
Lui si scuote tutto come se fosse morso da una tarantola ed inizia a camminare su e giù con l’aria da pazzo. 
- Dopo la serata stile polipo, in camera, mi ha totalmente ignorato! Non c’entra niente il controllarmi! Non le importa che la tradisco o per lo meno non lo sospetta. Non mi fa sceneggiate. Semplicemente quando siamo con altra gente, lei è un polipo! - beh, ammetto che è davvero strano. 
- Ma ti ha detto qualcosa? - scuote la testa. - E tu? Le hai chiesto se ha qualcosa? - scuote la testa ed io sospiro esasperato alzando gli occhi al cielo. - Per essere uno che parla tanto, non dici un cazzo quando serve! - così si aggrotta come se stesse caricando i cannoni. - Dai Jacoby! Mi dici sempre di parlare e comunicare e poi tu quando devi chiarire qualcosa di importante non lo fai! Se non le chiedi cos’ha come pretendi che risolvete? Tu non puoi andare avanti così, sappiamo entrambi che finirai per esplodere, perciò è meglio che le parli subito! 
Jacoby si strofina teatrale la faccia sospirando insofferente. 
- Io mi conosco, non so gestirla serenamente, va che litighiamo, vedrai!  
- Ma almeno chiarirete cosa succede! 
Poi mi ricordo di quel che dicevamo con Jessica e glielo riporto, lui finalmente si calma ma rimane dubbioso mentre si appoggia al lavandino. Ormai i bagni sono il nostro scenario. 
- Non so sai... ho pensato anche io alla crisi di mezz’età, infatti si è rifatta un po’, però questo appiccicume con me in pubblico non l’ha mai avuto nemmeno quando sospettava che la tradissi... 
Storco il naso e non so onestamente che altro dire, così mi avvicino più calmo anche io e gli prendo le mani carezzandole con i pollici sul dorso. 
- Anche a me non piace questa situazione, odio vederla così attaccata ed odio sapere che ci stai male e che presto scoppierai, mi sento impotente nel non poterlo risolvere al tuo posto. Però sei l’unico che può fare qualcosa. 
Così sospira, si calma, si ammoscia e fa un dolce broncio infantile. 
- No hai ragione, la posso risolvere solo io, parlandole. E se litighiamo di nuovo pazienza. Non posso combattere in eterno per la stessa cosa. Se questa famiglia non può rimanere unita, me ne farò una ragione. Lotterò con tutto me stesso per i miei bambini, ma a tutto c’è un limite. 
Impallidisco a questa sua sparata fra l’altro per nulla infervorata. Alzo le mani ed intreccio le dita fra i nostri visi, mi appoggio al suo bacino col mio. 
- Stai dicendo che sei pronto al divorzio con lei? 
Alza le spalle ed evade il mio sguardo incerto. 
- Sono stufo, sempre più stufo di questa lotta continua. O perché devo interpretare delle parti o perché la devo convincere di qualcosa o perché... non so nemmeno che cazzo! Voglio solo stare in pace, non chiedo molto. Coi miei figli, chiaramente. Ma in pace. 
Questa sa di preghiera e supplica, ma non a me ovviamente. Mi si stringe il cuore, lo abbraccio mettendogli la mano sulla nuca, l’attiro a me e lo bacio sulla tempia mentre nasconde il viso. 
- Vedrai che supererai anche questa, qualunque scelta farai alla fine ti sosterrò, lo sai. 
So che non può fingere per sempre, uno così spontaneo non può. Io posso, ma non lui. 
Jacoby si accoccola contro di me e me lo stringo, poi ci baciamo e decidiamo di uscire, faccio capolino prima io per controllare e vedo giusto un’ombra che svolta sbrigativa l’angolo. Mi aggrotto ed irrigidisco, aspetto per vedere se si vede ancora ma deve essere andato via chiunque esso fosse. Alzo le spalle e gli dico che si può andare. Una volta in corridoio non ci tocchiamo ovviamente ed arrivati alla camera non ci baciamo più, uno sguardo dolce per la buonanotte e poi rientriamo nelle rispettive con entrambi un sospiro a testa. 
Se Kelly osa rovinare Jacoby in qualche modo la uccido con le mie mani. Lo giuro. 

Il giorno dopo si ripresenta la stessa scenetta nauseante, Jacoby ha due occhiaie che la metà bastano, non ha dormito nulla. Quello è troppo emotivo. 
Kelly in compenso è raggiante e bellissima, saluta tutti e fa la mogliettina perfetta con un perplesso Jacoby. 
Mi basta questo per capire che non le ha parlato, lui mi fa una smorfia ed io scuoto lugubre la testa ignorandolo. 
Jessica mi chiede cosa succede ed io alzo le spalle sviando l’attenzione. 

- Ma mi fa paura! - sussurra infervorato. 
- Ma come fa a farti paura? La conosci da una vita! - rispondo io allo stesso modo, seccato. 
- Ma che ti devo dire? È diversa! - sospiro e scuoto la testa.
- Devi parlarle, è strano che sia appiccicosa davanti agli altri e ti ignori da soli! - ribadisco il concetto nella vana speranza che prima o poi mi dia retta, così al suo silenzio faccio per andarmene seccato, ma lui mi trattiene e spiaccica la bocca sulla mia, mi prende di sorpresa e spalanco gli occhi rimproverandolo.
 - Sei impazzito? 
Lui annuisce con gli occhi altrettanto spalancati, ma con una tipica vena da pazzo. 
- Sì lo sono! Quindi devi assecondarmi! 
Così dicendo prova a baciarmi di nuovo, peccato che non siamo in un posto sicuro, ma giusto in un angolo da qualche parte nel backstage. Gli metto le mani sul petto e lo spingo girando la testa, ma lui mi tiene forte per le braccia e mi morde l’orecchio, arriccio il naso e soffoco a stento un urlo per i brividi ed il dolore insieme che mi trasmette. 
- Smettila! - rimprovero con fermezza senza poter urlare, gli metto la mano sulla faccia e lo spiaccico contro l’angolo, poi finalmente mi libero e me ne vado, ma non faccio molti metri perché succede giusto ora non dico l’inevitabile, ma l’incarnazione delle mie paure. 
Kelly è ad un paio di metri da noi che ha visto tutta la scena. 
Solo lei per fortuna e non vedo Jessica nei paraggi. 
Quando si dice che si gela il sangue è questo che si intende. Lo vivo in questo momento e il mio cervello si stacca, i piedi diventano di piombo e se provassi a muovere un passo, le ginocchia si piegherebbero di schianto.
Reagisci Jerry, mi dico, ma non faccio nulla. Le parole vanno nel vuoto della mia testa, poi le mani di Jacoby da dietro che mi afferrano e vittorioso mi abbraccia baciandomi l’orecchio e la guancia. 
- Sapevo che ci ripensavi! 
È esattamente qua che capisce che c’è qualcosa che non va, perché sono troppo teso e rigido. 
Jacoby mi guarda fermando le mani che stava per portare sul mio pacco, che miracolo.
- Che hai? 
Poi vede che fisso davanti a me e fa altrettanto e così ecco che il gelo si trasferisce da me a lui. 
Ottimo, ora siamo due splendide statue di ghiaccio. 
Lui spalanca la bocca mentre Kelly rimane immobile a guardarci, mentre probabilmente sta rivivendo tutti i suoi anni di relazione con Jacoby, e sono molti, e si chiede da quanto succeda e cosa si è persa, ma, soprattutto, quando. 
Io non ho la minima idea di come reagire, che dire e che fare, Jacoby è il primo a riprendersi, in questi momenti è sempre sorprendentemente pronto. 
Si scioglie da me e mi si mette davanti come a proteggermi istintivamente. Kelly è una donna, non può spararmi. Anche se è in crisi di mezz’età. 
- Kelly, ne parliamo in un posto più adatto. È una cosa che riguarda solo noi. 
Usa un tono sorprendentemente calmo e pacato, ma anche sicuro e deciso, Jacoby non sta chiedendo permessi o pareri, è così. 
Da lontano veniamo richiamati per il resto delle prove perché hanno fatto le modifiche che dovevano, il richiamo è molto lontano da me, ora, e non riesco a comandare al mio corpo di muovermi. 
Jacoby alza la mano a richiamare l’attenzione di sua moglie ed io non so se sento qualcosa o meno, so che non farei nulla se non fosse per lui. 
La prima cosa di cui mi rendo conto è lui che mi trascina verso il palco tenendomi per il polso, così strattono la mano e chiedo balbettando: 
- Che è successo?  
Lui scuote la testa mentre entriamo nello stage con gli altri che ci guardano aggrottati, è subito chiaro che sembriamo due cadaveri:
- Non ne ho idea, ma ora deve elaborare e calmarsi, poi parleremo insieme e vediamo come fare. - sussurra piano e sbrigativo, io lo fisso fermandomi. 
Come può fare finta di nulla proprio lui e proprio ora? Di solito sono io quello che ci riesce, ed invece io sono bloccato qua, le mani intorpidite non registrano la chitarra che mi viene messa in mano. Guardo la sua schiena che saltella e sento la voce che vocalizza mentre recupera il microfono. 
Tobin mi chiede con lo sguardo cosa sia successo ed io non riesco nemmeno a fargli un cenno.
Cazzo, che abbiamo fatto?
L’incarnazione di tutte le mie paure più profonde, che io e lui fossimo scoperti e non da qualcuno di affidabile. Ma da una delle nostre mogli. 
Cosa farà Kelly? Quella è imprevedibile, in questo momento poi anche peggio... 

Ovviamente sbaglio tutte le note ed è un bel disastro, non ho per niente la testa e non so nemmeno come farò a suonare stasera. 
Appena finiamo Jacoby mi afferra di nuovo per il braccio e mi trascina in uno stanzino pieno di scatole e materiale, rimaniamo alla penombra. 
- Senti. - comincia fermo, intravedo i suoi occhi sicuri, io sono fermo alle canzoni che non riuscivo a suonare. 
- Avevo le mani intorpidite, come quando hai una crisi di nervi e non hai piena sensibilità! - esclamo terrorizzato. E lo mostro che lo sono, oh, lo sto mostrando bene. 
- Stai avendo una crisi di nervi. Si chiama così. Questi sono i tuoi nervi che reagiscono alla scarica violenta di adrenalina portata dall’emozione troppo forte che hai appena provato. 
Me la spiega come se fosse un medico e stranamente sentire la versione scientifica di quel che mi sta capitando, mi calma. 
- Concentrati su di me, respira con me. 
Mi prende le mani ed io le stringo. Piano piano le sento meglio, il calore, la consistenza, la morbidezza e la sua forza. 
I suoi occhi mi ipnotizzano mentre respiro come lui, profondamente, lentamente. 
Dopo un po’ faccio un sì con la testa per dire che ci sono, che sto meglio. Alzo le mani che lascio dalle sue e tremano ancora, ma almeno le sento. 
- La risolvo io. 
Scuoto la testa. 
- Non la puoi risolvere. Non si può risolvere! - dico piatto reagendo leggermente male.
Lui scuote la testa e mi prende le braccia, stringe per far sì che mi concentri su di lui e gli creda. 
- La posso sistemare. Evidentemente dovevamo arrivare a questo. Le cose si sono messe in un modo che... forse eravamo pronti per questo. Io lo sono.  
- Io non voglio fare coming out e non voglio lasciare mia moglie. Non è una questione di amore, amo te. Ma lo sai bene che la mia famiglia è unita, sto bene con lei perché è una buona amica e non mi chiede più di quel poco che sono sempre riuscito a darle. Non voglio dirle tutto e lasciarla. Darei la vita per te e per poter stare alla luce del sole con te, ma ferire a morte una persona fantastica che non lo merita, due bambine che lo meritano ancora di meno... Jacoby... 
Lui così stringe ancora la presa ed annuisce. 
- La risolvo io. Ti devi fidare. Nemmeno io voglio distruggere le vite dei miei figli e non voglio che mi odino. Però con Kelly non andava più, non è mai andata e le abbiamo provate in tanti modi. Forse è ora, forse sono pronto per questo passo, l’unico giusto, quello che forse avrei dovuto fare da subito. 
 L’ascolto, parla sicuro e convinto e alla fine forse per la vicinanza e per il suo sguardo, ma alla fine mi convince. 
Sospiro e chiudo gli occhi. 
- Era ciò di cui ho sempre avuto più paura. Da sempre. Che venissimo scoperti e che le nostre famiglie ne uscissero distrutte, perdere i nostri figli... io non posso. - Ribadisco dimostrando ogni paura e fragilità. Lui mi stringe ed io nascondo il viso contro il suo collo, mi carezza la nuca e mi bacia la tempia dolcemente, protettivo. 
- Va tutto bene. A questo ci penso io, tocca a me. Sono pronto, lo posso fare, davvero. Fidati di me. Non permetterò mai che ti succeda qualcosa, né a te, né alla tua famiglia. Non toccherà nessuno. È una cosa che dovevo risolvere io quando era il tempo giusto. Lo farò adesso. 
Ma la paura non se ne va e mentre ci sciogliamo ed usciamo con cautela, mi rendo conto del motivo per cui sono sempre scappato dalle emozioni. Perché non le so gestire. E non le so gestire per la violenza con cui mi investono, mi paralizzano completamente, mente e corpo. 
Jacoby ne è stimolato, lui è emotivo, ma significa che vive tutto al mille, io no. Io non ci riesco. 
Parlarne è un bel progresso, mi sono spiegato, ho detto chiaramente che ne sono terrorizzato e gli ho fatto vedere quanto lo sono. E forse non sono schiattato per questo, perché l’ho tirato fuori, ma sta di fatto che sono schiacciato ed annullato.
Quando vedo Jessica si preoccupa subito, mi riempie di domande e le faccio capire che sto male, così mi accompagna in albergo. 
Guardo Jacoby incrociare sua moglie e farle un cenno, lei è ancora una statua di pietra livida, almeno non fa più la svenevole con lui. 
Come si attraversa una cosa del genere? Passi la vita ad avere paura di una cosa che un giorno si verifica e tu? Tu che fai? Come la superi, come l’affronti? Ti metti in un angolo e aspetti il miracolo?
Non sparirà, nulla sparirà, ma guardo Jessica che chiede all’autista assegnato se ci può portare in albergo e mi rendo conto che ora come ora una cosa da fare ce l’ho. 
Proteggere ciò che non voglio venga distrutto.
La mia famiglia.
Non è una famiglia classica dove marito e moglie si amano alla follia ed il rapporto è il più sincero e perfetto del mondo, ma è una famiglia ed è la mia. L’affetto che nutriamo è d’amicizia, ma forse è per questo che è migliore di quello degli altri che poi divorziano e si ammazzano a vicenda. Noi non ci ammazzeremo mai perché non ci amiamo, ma proviamo qualcosa per cui vale la pena lottare. 
Abbiamo delle figlie per cui daremo la vita, niente potrà turbare la loro gioia e serenità, mai. 
Devo proteggerle.