*Ricomincia un altro tour, questa volta europeo. Jacoby è ben contento di lasciare la sua strana situazione a casa con Kelly, finalmente è tempo per lui e Jerry di vivere veramente per quello che sono, rilassarsi e divertirsi nonostante i vari problemi che si presentano sempre. E per una volta è Jacoby che si prende cura di Jerry e della sua paura dell'aereo. Ricordo un'intervista dove Jerry raccontava che in realtà lui ha paura di volare, in particolare dei voli lunghi per i quali prende sonniferi e tutti lo prendevano un po' in giro per questo. Mi sono così immaginata questa scena in cui lui è strafatto ed è Jacoby che lo deve gestire come un tempo faceva lui! Buona lettura. Baci Akane*

141. OSTACOLO PER OSTACOLO

jacobyjacoby jerry

Quando varca la soglia dell’aereo prima arriva il baccano e poi lui, sono sollevato nel sentirlo, ma poi mentre parla e scherza con tutti, band e crew, realizzo che ha qualcosa dietro quegli occhi splendidi che ha appena scoperto dagli occhiali scuri. Occhiaie e poi quel qualcosa che potrei catturare solo io. Sospiro e sorrido incoraggiante, ma appena i nostri sguardi si incrociano lui evade i miei occhi, così mette la sua valigia a mano su nello scomparto a chiusura e continuando a fare casino con gli altri, mi ignora fino a che si siede vicino a me, come se non servisse dirlo. 
Finalmente è agosto e finalmente inizia il Tour Europeo 2014! 
L’aereo ci porterà alla nostra prima tappa, verso l’Olanda. 
Nel mese che ci ha interrotto da quelle poche date americane ad ora, sono rimasto come senza respiro, lo sentivo ogni sera per aggiornamenti e lui parlava tantissimo, ma diceva ‘è strana’. 
Sapere che sa è una cosa, sapere che ci può distruggere è un altro. È come se avesse il coltello dalla parte del manico e noi sappiamo che potrebbe finire in tragedia, ma non possiamo fare nulla.
Ho paura che questa cosa ci demolisca, dia l’unico colpo che non siamo in grado di gestire al nostro rapporto.
- Allora? - chiedo piano dandogli un colpetto alla coscia, lui smette di gracchiare con gli altri e mi guarda serio smettendo di fare il buffone. 
- Non mi ha nemmeno parlato se non davanti ai bambini. Sembrava dolce e affettuosa come sempre, poi appena loro non c’erano il gelo. - sospiro ed appoggio la nuca all’indietro mentre ci allacciamo le cinture, lui ridacchia per la mia paura di volare e mi prende la mano, quando l’assistente di volo passa per controllare che siamo tutti legati, Jacoby gli fa l’occhiolino spavaldo e dice: 
- Paura di volare, se non gli tengo la mano si piscia sotto! 
Il che poi è vero, ma di solito cerca di non mostrare le nostre mani allacciate. 
Il solito idiota. 
- È normale, comunque. Voglio dire, ha appena realizzato che è stata tutta una menzogna. Un conto è un tradimento di quelli senza conto, solo sesso da strafatto nel tuo peggio, un altro... - lui finisce per me la frase mentre le hostess mostrano per legge le soluzioni d’emergenza, io preferisco fare finta che non ci siano rischi e non guardo. 
- Per le donne il vero tradimento è quello col corpo, ma se uno si innamora non è più tradimento, ma semplicemente una cosa contro cui non può fare nulla. Sono sentimentali, ragionano così. Per noi uomini è il contrario, non conta nulla la scopata, ma è tradimento se ci si innamora. 
Annuisco, classico, da che mondo è mondo è così. 
- Ormai le cose sono così, lei deve assimilare. Si rivive la vostra vita in questa chiave. Non è facile. - sussurro piano mentre finalmente queste porta sfiga la smettono di sottolineare che l’aereo può precipitare nell’Atlantico!
- Penso anche io che abbia bisogno di tempo, ma sta cambiando tanto, non è mai stata così montata e attrice, continua a fare cose estetiche e... non so... beh, del resto io sono stato sempre egoista, perciò... posso dire poco... 
Annuisco e stringo a mia volta la mano mentre l’aereo inizia a muoversi, chiudo gli occhi e mi tendo come una corda di violino, lui sorride e mi guarda divertito perché è un sadico stronzo. 
- Smettila di ridere! 
- Troppo difficile! 
Così in risposta gli rompo quasi la mano, lui si lamenta ma non la sfila. Quando l’aereo prende velocità si solleva da terra una volta, due volte e poi è definitiva. Quando si stacca c’è il colpo allo stomaco per il primo vuoto e subito ecco che mi viene da vomitare. 
Non è di certo una cosa razionale, so che va tutto bene, come sempre, ma voli così lunghi mi angosciano troppo! 
La sua mano stringe forte la mia quanto la mia stringe forte la sua e poi finalmente l’aereo si stabilizza e sto un po’ meglio. 
Che drammi sti voli oceanici! 
- Meglio? - chiede sentendo che allento un po’ la presa. 
Annuisco cercando di distrarmi con il discorso che facevamo prima e che in questo mese abbiamo fatto in modo ossessivo. 
- Per ora è tutto nella norma, secondo me. Diciamo che sta tirando fuori un lato impensabile, ma non la possiamo biasimare. Quando succedono queste cose, quando scopri che la tua vita è stata una menzogna costante... come hai detto tu, per una donna vedere che il proprio uomo ha sempre amato un’altro... non è tradimento, è ineluttabile, no? Non può lottare e nemmeno arrabbiarsi perché l’amore non lo controlli, succede, punto. Non ha nessuno con cui prendersela... 
Parlo più di quel che farei, ma il nervoso ultimamente mi fa parlare e lui è felice che io lo faccia così non mi frena. 
Come si cambia. Pensi che ad una certa età sei come sei, invece non è vero per un cazzo. 
- Penso anche io, solo che è strano vederla così ed ho la sensazione che a questa Kelly possa girarle male e farci a pezzi, devo vivere pensando a quello che vuole lei, a non farle un solo sgarbo e ad accontentarla su tutto. Pensi sia facile? 
Conoscendo lui, per niente. Ma è il prezzo per la nostra relazione. 
- Se vogliamo stare insieme, non ci possiamo fare molto. 
Lui annuisce al mio ritrovato pragmatismo e così ci scambiamo uno sguardo rassicurante, infine mi mette le cuffie nelle orecchie come se io avessi le mani monche, con un sorrisino divertito avvia il play e senza che io abbia idea di che cosa sia, lo fisso inebetito. 
- Ho fatto una cosa per te, per aiutarti a rilassare... buonanotte, tesoro. Ti sveglio quando arriviamo! 
Prendo il sonnifero per voli così lunghi, ma di solito mi parla finché non mi addormento. Ora dalle cuffie una musica melodiosa e leggera parte con la chitarra acustica, inarco le sopracciglia senza riconoscere subito la canzone, poi mentre lui mi guarda attento per vedere se mi piace, ecco che la sua voce delicata, bassa e roca che amo come non mai, comincia con One love di Bob Marley. 
Sorrido divertito e shoccato, incredulo mi stacco un auricolare:
- Hai registrato canzoni rilassanti per me? 
Lui si avvicina per parlare piano in modo che nessuno senta e continua a tenermi la mano nel nostro angolino in fondo dove probabilmente qualcuno ci vede parlottare troppo, ma non ci vede tenerci per mano. Non dopo la partenza, per lo meno. 
- So che adori la mia voce e so che hai il terrore dei viaggi lunghi in aereo, così ho pensato a canzoni rilassanti e le ho cantate così, stile ninna nanna, solo per te! Spero ti piacciano! 
Fa l’occhiolino, si china e mi bacia la mano intrecciata alla sua per non farsi vedere da qualcuno che non si fa i cazzi suoi. 
- Grazie, è un bellissimo pensiero! 
Lui alza le spalle. 
- Fare qualcosa per te è rilassante. 
Sorrido stanco mentre il sonnifero fa già effetto, la testa si confonde, la vista si annebbia e le palpebre si fanno pesanti e la sua voce rilassante, dolce, così bella mi accompagna nel mondo dei sogni che poi non ricorderò perché è sonno indotto. 
La sua mano sempre più vaga, così come la sua voce alle orecchie. 
Inizia un tour dove siamo solo noi, inizia la nostra vita, qua dove possiamo essere felici e noi stessi. 
Le preoccupazioni lentamente scivolano via per lasciare il posto alla gioia nell’essere qua insieme, liberi, senza obblighi, doveri e ruoli se non il cantante estroverso ed il chitarrista riservato, una barzelletta, quasi. 
Una splendida barzelletta.
Non importano le fatiche e gli ostacoli che dovremo superare, se possiamo avere questi momenti, niente conta. 

Il risveglio è complicato, nel sonno sento continuamente una voce che mi giunge da lontano, dopo un po’ realizzo che chiama me e dopo altrettanto realizzo che è Jacoby. 
Ok Jerry, è ora di svegliarsi, apri gli occhi. Dai, dai apri gli occhi. Dai!
Ma poi sento anche le sue mani sul mio viso che dolcemente mi tocca la guancia carezzandomi, fino a che mi pizzica ed allora apro di soprassalto gli occhi che mi bruciano per la violenza con cui li ho spalancati. 
La prima cosa che vedo è il suo viso divertito. Bene, almeno ride e non fa il cane bastonato! 
Lo perdono solo perché ride.
- Che cazzo vuoi! - biascico impastato. Lui mi tira per la mano per farmi alzare, ma il mio corpo non collabora proprio. 
- Andiamo, siamo arrivati! 
Lo guardo corrugato senza capire.
- Dove? 
- A terra, dai! Svegliati! 
Ma io non ce la faccio, rimango seduto a fissarlo senza capire che diavolo dice, è come se parlasse arabo e così lui mi lascia la mano ed esasperato allarga le braccia. 
- Oh fanculo Jerry, ma di cosa ti sei fatto? 
A questo ricordo che eravamo in volo verso l’Europa e così mi guardo intorno di scatto. 
- Siamo arrivati?! 
Jacoby alza gli occhi al cielo esasperato e teatrale. 
- Sì in paradiso perché siamo morti! 
Ma a questo scatto in avanti con la schiena e lo guardo corrucciato senza capire bene, così scuote la testa esasperato e tende la mano. 
- Segui il tuo angelo custode, ti guiderò io! Basta che alzi il culo! 
Ancora maledettamente confuso e con la testa che tuona la tempesta del secolo, gli prendo la mano e mi lascio sollevare in piedi. Con una mano spinge un bagaglio a mano su cui c’è anche un’altra borsa, che in un secondo momento realizzo è la mia. Continua a tirarmi per la mano e solo una volta che percorro l’aereo vuoto capisco che siamo rimasti soli perché non mi svegliavo più. 
- Stavano per chiamare un’ambulanza, che cazzo hai preso questa volta? - mi chiede uscendo dalle porte aperte, ci fermiamo sulla scaletta mentre ci schiaffeggia la stessa tempesta che sentivo nella testa, vento freddo, pioggerellina e tuoni nel cielo grigio. Mi oscuro e mi incupisco realizzando a scoppio ritardato che non possiamo tenerci per mano, la sfilo e lui mi guarda.
- Sei sicuro? - annuisco col broncio da bimbo assonnato e così scende per primo, io rimango fermo perché i piedi non rispondono al mio comando, ho paura che se faccio uno di questi scalini ripidi mi ammazzo rotolando giù. 
Dopo un po’ Jacoby si accorge che non lo seguo, così stanco scende di corsa, mette giù il bagaglio a mano che vengono presi da un assistente che ci aspettava fuori, torna a salire e lo scemo ride. 
La sua risata è come se mi svegliasse definitivamente, come se togliesse questo velo e questi pesi alle caviglie che mi ancoravano. 
Il suo sorriso. E forse lui sorride finalmente solo per me. 
Forse mentre mi prende per mano paziente come un padre e mi dice: 
- Dai che ti accompagno, prima un piede e poi l’altro, attento... - e mentre io lo seguo davvero giù attraverso questo vento fortissimo, le preoccupazioni di entrambi vengono spazzate via e per quando mettiamo piede a terra, come per magia non ricordiamo cosa ci angosciava fino a prima. 
Per quando siamo giù, tutti bagnati come pulcini ed infreddoliti per un agosto atipico, io mi stringo nelle braccia corrucciato e lui ride divertito per non so bene cosa, ma conta che sia divertito e che se provo a pensare, nella testa non c’è niente. Nella testa ci siamo io e lui ed il tour che sta iniziando. 
Nella testa solo cose belle, finalmente, anche se sono ancora rincoglionito dal sonnifero. 
Jacoby mi afferra il gomito e mi trascina verso la navetta che dall’aereo ci porta all’aeroporto. Da lì ci vorrà un po’ di pazienza per l’allestimento del tourbus dove caricheranno tutto, noi nel frattempo aspetteremo ad un bar dove ci scalderemo. 
Ma c’è questa frazione di secondo mentre siamo sulla navetta e ci muoviamo, il freddo per il vento e la pioggia si quietano, la tempesta è fuori e mi giro corrucciato verso Jacoby vicino a me che ride, intorno altre persone che probabilmente conosco, probabilmente sono i ragazzi della band e della crew. 
Ma io ora ho solo lui davanti a me che ride divertito e vedo che è una risata vera, non di quelle che fa per tenere buoni gli altri. Ride davvero e così mi rilasso ed il mal di testa scema. 
- Cosa cazzo ti sei fatto? - alzo le spalle. 
- Non so, avevo finito le solite, mi ha dato Jessica qualcosa... forse era più forte... o forse la tua ninna nanna mi ha demolito! 
Jacoby ride ancora ed appoggia la fronte alla mia spalla, sono ancora tutto rigido e accartocciato, ma la consapevolezza che la tempesta è fuori da questa navetta e che noi siamo al sicuro, mi tranquillizza. Come mi tranquillizza la sua risata. 
Kelly non l’ha rovinato, non ci è riuscita nemmeno lei e forse ci proverà, non lo so, però non ci riuscirà. Non ci è riuscito niente a questo fottuto mondo a rovinarlo davvero. Lui ha troppa fame di vita. Così sorrido ed appoggio il mento alla sua testa bagnata e bionda con le punte mosce. 
- Pensavo fossi morto! - dice ridendo. 
- Sono contento che la mia morte ti faccia ridere! 
Alza la testa ridendo e mi ritrovo a rispondere alla sua risata con un’altra che non posso proprio trattenere, perché a me basta che lui sia così per esserlo a mia volta. 
- No, ma è stato fottutamente divertente! Sapevo che eri vivo, ma sembravi in un fottuto coma, non riuscivo a svegliarti e gli altri andavano giù ed io ‘sì sì arrivo!’ E pensavo ad uno di quegli stupidi film sugli zombie o a quel racconto di Stephen King dove la gente che dorme nell’aereo si salva dalla fine del mondo e... 
Ed in un attimo si mette a dire così tante stronzate tutte in una volta che semplicemente rido felice senza la necessità di capire che cazzo sta dicendo. Non importa che cazzo dice, basta che stia bene. 
Presentateci tutti gli ostacoli che volete, Dei dei miei stivali, li supereremo tutti. Punto.