*Siamo al penultimo capitolo, ormai ci siamo. Si tirano le somme di una lunghissima e travagliata storia non di una coppia, bensì di una persona complessa, fragile e a modo suo forte che è caduto in modo quasi fatale ma che ha saputo rialzarsi e rinascere. Ho usato Maria Brink degli In This Moment, perché il periodo di cui scrivo facevano il tour insieme ed ho pensato che potessero aver legato soprattutto lei e Jacoby, poiché è vero che lei ha avuto un vissuto molto brutto e mi sono immaginata Jacoby nei panni del guru che è passato per l'inferno e l'ha superato e che ora cerca di aiutare gli altri. Buona lettura. Baci Akane*

143. GUARDANDO INDIETRO

jacoby jerry

"Sembra che tutti abbiano messo tutti in una morsa 
E nessuno vuole lasciarsi andare
Sempre chiusi in prigione
Stiamo perdendo la nostra visione?
Siamo bloccati nel passato in questo momento?
Costruiamo mura intorno ai nostri cuori
A due metri di profondità, ma non ci fermeremo
Adesso scaviamo nel nulla
Adesso nel nulla!

Già, muoio dalla voglia di credere che
Siamo più simili di quanto pensiamo; che
Siamo tutti uguali dopotutto
Già, muoio dalla voglia di credere che
Siamo più simili di quanto pensiamo e
Sto morendo dalla voglia di crederci

Muoio dalla voglia di crederci
Muoio

E puntiamo al problema
Ma il problema è dentro
Il nemico non è tutto ciò
Prendiamo una decisione?
Moriamo in una visione?
Separati e rinchiusi
Costruiamo mura intorno ai nostri cuori
A due metri di profondità, ma non ci fermeremo
Scaviamo, non riusciamo ad uscire
Non riusciamo ad uscire! [...]

Dici che la speranza è andata
Ma io dico: “Ti sbagli di grosso”
Dici che la speranza è andata
Ma io dico: “Ti sbagli di grosso”"

/DYING TO BELIEVE/

- Come ci sei arrivato? - non volevo ascoltare la loro conversazione, ma pare che io abbia un bel talento per sentire le sue più topiche. 
Jacoby e Maria sono fuori sul terrazzo che collega le nostre due camere. Stavo uscendo a prendere un po’ d’aria, ma poi ho sentito la voce di lei ed ho pensato non fosse il caso di farle sapere che sono in camera con lui. Poi mi sono fermato anche su questo stupido pensiero. 
Non è che esco prendendogli la mano. 
Però ho perso il tempo per sbucare fuori e così ho sentito la domanda di lei. 
Riesco ad occhieggiarla di sfuggita senza farmi vedere e finisce che mi appoggio per aspettare che finiscano la chiacchierata. Realizzo che è seria.
Il tour con gli In This Momento e i Five Finger Death Punch è iniziato da un po’ ed è davvero bello condividere la strada ed il palco con tutti questi artisti matti e talentuosi. Qua è sempre festa e conosciamo molte persone nuove, alcune devastate, altre diciamo in piedi.
È un tour pieno di emozioni e vedo Jacoby divertito e lanciato, ormai i tour sono la sua oasi, ma so che anche a casa ormai non va poi così male. 
Fa tante cose con i figli e quando le deve fare anche con Kelly diciamo che hanno trovato un po’ la loro dimensione e per il bene comune, poi le cose non vanno così male. 
Queste cose non si dicono mai ad alta voce, ma penso che Jacoby abbia finalmente superato la tempesta e come dice lui sia arrivato a quel punto in cui sperava di essere. 
Maria fuori dal palco è un po’ come Jacoby, hanno molte cose in comune. Quando non sono personaggi pubblici sono molto normali, tute, senza trucco, capelli normali, lei li lega, hanno i cappucci tirati su e sembrano due persone comuni. 
Sul palco lei fa degli spettacoli da diva dark, è molto bella e detesto come gira intorno a Jacoby e come le loro voci si trovano bene e si sposano, detesto mille cose. 
È un tour bello e strano, tutte le volte che i loro mondi entrano in collisione è strano.
L’altro giorno hanno provato la canzone in acustica, io suonavo la chitarra e loro cantavano Gravity. È stata bellissima, non avevano provato prima, si sono trovati immediatamente.
Anche sul palco lo spettacolo è bellissimo, lei vestita in qualche modo appariscente, lui alla sua maniera, con qualche jeans strappato, una maglia, sudato fradicio, solo un pochino di matita sugli occhi ed i capelli biondi sparati. 
Sono cose che mi infastidiscono, ma so che non devo preoccuparmi. 
È solo che lei è bella ed esplosiva e piano piano i suoi approcci a lui sono sempre più intensi e particolari.
Così ora, seduta nella sdraia vicino a lui, di notte. 
- Dove? - chiede lui piano. La sua voce dopo un concerto è particolarmente bassa e roca. E mi fa morire. 
Mi sento un ladro a sentirli così, ma non penso sia una grande idea uscire, ormai. 
Maria è particolare perché giù dal palco è molto diversa da come è su. Al contrario di Jacoby che invece è sempre un animale, tranne quando sta con me in privato e si concede dei momenti per ricaricarsi. 
- So che hai tentato il suicidio. - silenzio. Non ne ha fatto mistero, ma suppongo che un giorno qualcuno a chiederglielo seriamente ed in privato dovesse arrivare.
 Sento l’impulso di uscire e stringergli la mano, ma mi faccio violenza e rimango qua a sentire come la gestisce. 
- Come ne sei uscito, come sei arrivato qua? - ripete lei piano e curiosa. 
- Qua intendi... - Jacoby a volte non so se ci è o ci fa, gli darei una testata, ma lei lo spinge con la spalla e li sento ridere. 
- Dai, qua! Stai bene, voglio dire. Si vede che sei felice, hai una luce viva negli occhi, sei innamorato della vita, stai proprio bene. Quando ridi, lo fai davvero e quando ho sentito che avevi tentato il suicidio ho cercato qualcosa su di te ed ho visto che fino a qualche anno fa eri devastato, ho visto che non ridevi mai con gli occhi. Cosa ti è successo, come ne sei uscito? - che domanda. Penso che nessuno gliel’abbia mai fatta.
Lui va avanti, risponde a mille domande e parla molto, però non penso si sia mai dovuto fermare a dire come ha fatto a diventare felice. 
Ma sono contento che si veda che lo è.
Mi stringo le mani mentre mi siedo per terra e incrocio le gambe, sono esattamente dietro di me, siamo separati da un muro e poco più in là dalla porta finestra che dà sul terrazzo in comune, aperta solo per una piccola parte. 
L’interno della camera è quasi buia, solo una luce sul comodino è accesa, non mi vedono.
Mi faccio serio mentre il cuore sale in gola e penso a come siamo cambiati tanto io e lui e la nostra dinamica. 
Come siamo arrivati a questo? 
Piano piano, aprendoci e tenendo duro. 
- Ho avuto la fortuna di avere molti motivi per cui vivere.  
- Li avevi anche prima, perché non li vedevi e volevi morire? - le sue domande sono mirate e quasi dure, si capisce che l’ha passato e forse lo sta passando ancora. Non invidio Jacoby in momenti come questi. 
- Ero cieco, quando stai male non vedi ciò che hai intorno e non senti, non senti nulla. È per questo che vuoi farla finita. Hai tutto e sono tutte persone bellissime, i figli, gli amici, l’amore, ma non riesci più a sentire il loro amore. 
Chiudo gli occhi ripensando a quei momenti, a quel buio. Era un casino con me la situazione e lo era con Kelly e non so nemmeno io. Ma sapeva che lo amavo. Ed aveva i figli. E Kelly a modo suo l’amava. 
- Come hai fatto? - chiede ancora lei, la sua voce sempre più sottile. 
- Volevo scrivere due righe prima di andarmene. E mi sono ritrovato a scrivere una canzone. Quando scrivi una canzone significa che hai ancora qualcosa da dire e da fare. Che provi ancora qualcosa, capisci? - penso che lei annuisca, lo faccio anche io mentre mi sento letteralmente a pezzi a tornare a quel periodo. - E poi è arrivata la persona che amo e che mi amava. Era tutto un casino fra noi, però è venuta e mi ha preso per i capelli e mi ha riportato di qua. Sapevo di non voler morire, sapevo di non voler far soffrire chi so che mi amava. Ma sapevo anche di non voler vivere. - penso che lei lo capisca, ho questa sensazione. 
- So cosa intendi. - dice infatti. Mi mordo la bocca, stanno creando un momento loro, non posso interromperlo anche se mi sento male a non farne parte. Anche se so di farne parte in un altro modo. 
- Sono finito in una chiesa. Ho riaperto il discorso con Dio. Ero furioso con lui, ma mi sono sfogato con Lui. E poi da lì i miei amici e chi mi amava non mi hanno più lasciato. È stato un percorso lento e lungo, ma sai cos’è stato davvero ad impedirmi a rifarlo? - credo si guardino, c’è un momento in cui lei chiede ‘cosa’ con ansia ed io apro gli occhi e giro la testa per sentire la risposta. Io l’ho vissuta, ma lui? Lui come l’ha vissuta? 
- Ho chiesto aiuto e l’ho accettato. So che sembra una cagata, ma devi realizzare di avere bisogno di aiuto, lo devi chiedere e lo devi accettare. Sono tre cose fondamentali. Poi intorno a te qualcuno che ti aiuta lo trovi, per ognuno funziona qualcosa. Per esempio per m è stata la questione spirituale, ma magari mettila su un piano filosofico. Oltre le cose materiali hai bisogno di risposte che devi trovare. E poi confrontarti con altre persone che erano passate per le tue stesse cose, sapere di non essere unico, capisci? E poi avere sempre vicino chi amavi. A me mi ha salvato l’amore. Quella persona è tornata, non mi ha mollato e tutt’ora è lì vicino a me. 
E lei penserà che è Kelly ed è per questo che lei è importante, perché tutti sanno che Jacoby è rinato grazie all’amore di chi lo circonda, le canzoni che scrive parlano di perdono e ritorno e senza Kelly non avrebbero senso. Io lo so. 
Però vorrò sempre Jacoby tutto per me, esclusivamente per me. Anche se convivo col fatto che non potrà mai succedere, per il semplice fatto che abbiamo figli troppo preziosi. Oltre che siamo anche parte di una band e non intendiamo smettere perché lo adoriamo, adoriamo questa vita, la musica, tutto quanto. 
- Sai, c’è una bilancia nella vita. Ad un certo punto tiri le linee della tua vita e metti tutto su quella bilancia, il bene ed il male, e vedi dove pende. Se pende dalla parte sbagliata sai che ci sono cose su cui devi lavorare e piano piano lo fai, con l’aiuto che ti serve, però lo fai. Io ho lavorato su molte cose fino a che quella bilancia si è messa a pendere nella parte giusta. Ed ora come vedi, posso dire che sto bene e sono felice. Sono innamorato della vita e mi amo ed amo chi ho vicino. 
- È un insieme di cose insomma. - conclude. Jacoby annuisce. 
- È un duro e doloroso e lentissimo cammino, ma da solo non lo puoi fare. ricordalo. Però si può uscire. Fidati, si può. 
Si può. Mi mordo il labbro, trattenere l’emozione sentendolo è difficile. 
Non so nemmeno dire quel che ho passato in quel momento, quando ho realizzato che voleva uccidersi. È impossibile dirlo a parole. 
- Non lo so, sai. A me sono successe cose che... - la voce di Maria si incrina. - E a volte penso sia impossibile sopravvivere a tutta questa merda. La musica mi aiuta, butto tutto lì. 
Come fa anche Jacoby, ogni disco è una nuova scoperta di sfumature, so come sta da come fa i testi e da come canta. 
- Devi trovare quello per cui vale la pena e lottare per quello, aggrapparti ad esso. E ricordarti che c’è sempre qualcuno che vuole che tu viva. All’inizio non è abbastanza, ma lentamente quello diventa tutto. Lo devi tirare fuori, ne devi parlare, devi sentirti meno sola. Non provi solo tu, ci sono persone che ti capiscono. Poi datti degli obiettivi per cui lavorare. Una volta che raggiungi quegli obiettivi vedrai che lentamente ti sentirai bene. 
- Non amo nessuno, non sento l’amore di nessuno. 
Jacoby se la prende a cuore questa, io lo so. Vorrei aiutarlo ma penso se la cavi bene da solo. 
- Ti devi fidare, le cicatrici sono tante per tutti, ma ogni volta che se ne forma una nuova significa che tu ce l’hai fatta. Quella cosa l’hai superata, non era un sogno. Era reale. Ce la puoi fare. Guarda tutti i segni sul tuo corpo e sentiti più viva ogni giorno. Cerca l’amore se non ce l’hai. Cerca quella ragione di vita. Cerca chi ti possa capire. 
Così proprio mentre lo penso, lei lo fa. 
- Beh, ho trovato te. - qua spalanco gli occhi, mi giro di scatto per vedere che fanno e vedo in tempo Jacoby irrigidirsi e farsi indietro, così capisco che lei ha provato a baciarlo. 
- Non... non prenderla male. Questa cosa mi mette in una brutta posizione, io voglio aiutarti perché so cosa stai passando, ma non... io amo ancora quella persona che mi ha tirato fuori dalle tenebre. Io darei la vita per lui capisci? 
Solo qua capisco che dice ‘lui’, gli scappa proprio e non so se ridere o cosa, ma mi rilasso. Maria forse è troppo fuori per la confidenza ed il momento vissuto, non penso abbia realizzato cosa ha detto. 
- Scusa. Ovviamente stai con qualcuno che ami, gli devi la vita, non voglio... io ho avuto solo un momento... spero che questo non cambi niente fra noi, ok? 
Lei è imbarazzata e si alza, ma lui la trattiene per la mano e ripete con forza: 
- Comunque voglio che ci credi e che pensi a me se sei in dubbio. Si esce dal buio, ok? Non lo superi mai del tutto, ma ad un certo punto diventa più bello vivere e quando torni ad avere qualche momento, trovi il modo di superarlo. Lo trovi sempre. È questa la differenza da prima a dopo. Prima non lo superavi. Ma voglio che non ti arrendi e che cerchi quel modo.  
Chiedere aiuto. Non è scontato in realtà. 
Il cuore è ancora in gola quando lui rientra e quando non mi vede nel letto dove pensava fossi, gli viene un colpo così lo faccio morire meglio prendendogli la caviglia da sotto. Lui si mette a strillare e così il momento magico di confidenza e commozione va a quel paese, mi metto a ridere e lo trascino giù con me mettendogli la mano sulla bocca. 
- Zitto imbecille! - sibilo. Quando vede che sono io, gli sono praticamente sopra, l’ho steso per terra e sono seduto su di lui a cavalcioni. Lui annuisce e gli occhi tornano a brillargli, passano dal terrore alla malizia, solo lui sa come fa. 
Gli tolgo la mano dalla bocca e gli pizzico le guance. 
- Sapevo che ci provava con te! 
- Mi hai spiato per vedere se la respingevo? 
Le sue mani corrono sul mio culo avvolto in shorts comodi per dormire, per cui mi tocca per bene. 
- No, non volevo interrompervi, ho capito che parlavate di cose serie. Ma buon per te che l’hai respinta! - ribatto piano come se non fossimo soli in camera. Così lui si mette a ridere in quel suo modo luminoso e gli lascio le guance. 
- Sono stato bravo? 
Le sue parole di prima mi tornano alla mente. 
- Bravissimo. - ammetto prima di realizzarlo, così lui capisce cosa intendo e il sorriso divertito diventa dolce. 
- Spero di averla aiutata un poco, sono preoccupato. 
Gli bacio le labbra. 
- Tutti hanno la loro guerra, ma sicuramente parlare con qualcuno che ha vissuto e superato l’inferno ti fa credere che si può fare, ti fa voler lottare, no? Poi dipende da ognuno. 
Cerco di fare la roccia che racchiude l’acqua impetuosa, per un momento penso che straripi, ma poi si calma e respira a fondo. 
- Non è facile. 
Scuoto la testa e rispondo calmo: 
- Ma è possibile. 
Annuisce stringendo preoccupato le labbra che torno a baciare e si rilassa meglio. 
- Sei stato bravo, hai detto delle cose bellissime, mi hai commosso. 
Sento il bisogno di dire come mi ha fatto sentire, se ne stupisce ma gli piace e sorride più sereno, mettendo completamente da parte Maria. 
Le mani salgono sotto la maglietta, sulla schiena. 
- Se non fosse stato per te non sarei qua, ci penso sempre. È bello che siamo ancora qua, non trovi?
È così bello parlare di questo ora, come se fosse solo un lontano incubo. Lo è, penso. 
Le sue dita scendono sotto l’elastico dei boxer e giocano con la mia fessura, mentre io mi strofina col bacino sul suo, attraverso la stoffa dei vestiti che ci separa. 
Sento le nostre erezioni eccitarsi sempre di più, alla ricerca di più di questo. 
- Hai lottato tanto e sono contento che l’hai fatto in tutti i modi possibili, hai debellato uno ad uno ogni tuo fantasma. Perfino tuo padre, ora ci parli e sta andando tutto bene. È meraviglioso quello che hai fatto. Sei contento di te? - dico piano e roco mentre il desiderio si fa strada insieme alla mia mano che si libera dei vestiti lì in basso. Tramite la pelle sensibile dell’inguine ci ricopriamo di brividi mentre ci strofiniamo e tutto diventa velocemente confuso e carico di un desiderio sempre più intenso, tanto che poi mi sollevo togliendomi in fretta shorts e boxer per sedermi su di lui con la sua erezione alta e dura, la ricopro di saliva e la strofino mentre non perdo tempo a farmi preparare per dietro. 
Jacoby mi aiuta prendendomi per i fianchi, shoccato di questo mio desiderio matto che mi fa andare a cento in un attimo. 
Quando mi siedo su di lui e sento il suo cazzo che entra, schiaccio di più per averlo tutto dentro più in fretta. Lui spalanca la bocca e si abbandona ad un gemito più lungo, la testa all’indietro ed io poco dopo faccio altrettanto, gemo insieme a lui, mi inarco e chiudo gli occhi. 
Inizio a muovermi, lo sento dentro sempre più eccitato e pulsante e mi alzo e mi abbasso con sempre più foga e velocità, mi masturbo contemporaneamente e questa combinazione di cose mi fa venire quasi subito. 
Quando sente il mio sperma schizzargli sui vestiti, scatta e si alza prendendomi per i fianchi, mi mette giù a carponi, sale in ginocchio dietro di me e torna dentro in un momento, prendendomi come piace a lui.
Torna con foga il desiderio alle stelle, spinge forte e prepotente, le mani strette sui miei fianchi e penso che ancora una volta sono solo suo e lui è solo mio e questa evoluzione che abbiamo avuto è incredibile a dir poco. 
Lui che fa l’attivo, che mi protegge, che si prende cura di me, che prende le decisioni importanti da solo e che gestisce tutto, nel bene o nel male. 
Ha bisogno di aiuto, di conferme, di essere rialzato. A volte si perde e sbanda, però è un altro Jacoby e se ripenso a dov’era quando l’ho visto la prima volta, mi sembra di essere su un’altro libro. 
Sento che mi viene dentro, non ne ho mai abbastanza di sentirlo. Di sentirmi così suo. Prima era così fragile, ora è così forte. 
- Sono orgoglioso di te, Jacoby. Lo sei anche tu? - dico ansimante girandomi con la testa verso di lui a cercare il suo sguardo. 
Sudato come me  e col fiatone, chiede:
- Di te? 
Ridacchio e mi sollevo con il busto andando ad appoggiarmi contro di lui che mi avvolge da dietro. 
- Di te, scemo. 
Ride ed annuisce cercandomi dolcemente la bocca. 
- Lo sono. A volte ho paura di aver solo sognato la mia rinascita o di poter ricadere, ma poi vedo te, i ragazzi, quel che facciamo sul palco. Canto accompagnato dalla tua chitarra. Tutto va meglio e non ho paura. La paura finisce. Non mi lascerete mai andare. 
Scuoto la testa. 
- Mai. 
Spero che lui si senta amato, che io sia riuscito a dargli il mio amore, alla fine. 
Ma se è arrivato a questo punto ed è uscito da quel buio, suppongo di sì. 
- Ti amo. 
- Anche io. 
Semplicemente la miglior medicina.