*Il tour è in pieno svolgimento, durnte quello Jacoby ricomincia piano piano con alcool e canne, ad un certo punto torna a degenerare perché va anche oltre quelle cose, proprio in contemporanea a Dave che anche lui si distrugge tappa dopo tappa. Fra una e l'altra, ogni tanto ci sono come dei momenti di lucidità in cui Jerry capisce che è lui quello che deve tenere duro. Kelly ogni tanto veniva in qualche data, mentre è vera la cosa della difficoltà di Jacoby a fare la pipì, infatti ad un certo punto si è fatto installare il rumore dell'acqua nel bagno del tourbus. Buona lettura. Baci Akane*
47. LUCE RIFLESSA
"Da fuori sembro bene,
Ma dentro sto morendo
La mia forza è sovrastata dal dolore
Il mio amore per te rimane lo stesso
La solitudine è impostata
Non ho nessuno che libera i miei peccati
Non è mai troppo tardi per vivere la tua vita,
Il momento è ora, fallo o muori"
Ognuno si muove per conto proprio, io faccio stretching e ginnastica, Tobin e Dave bevono e fumano, Jacoby canta e scalda la voce mentre si prepara per la scena, truccandosi e facendosi i capelli.
Quando ognuno è pronto e l’ora si avvicina, ci raduniamo, ci abbracciamo, Jacoby dice qualcosa e poi gridiamo il nostro motto ‘viva la cucaracha’ che è il motto di quei tre idioti, ma ormai non posso che piegarmi come sempre.
Infine si entra in scena, il palco è nostro, come sempre.
Sembra che ci siano dei tuoni, tutto trema sotto i nostri piedi ed in un primo momento non vediamo mai, ma abbiamo i punti di riferimento messi dalla crew.
Poi la musica parte, le luci si accendono ed è il delirio. La folla impazza, le casse sparano la nostra musica e la voce di Jacoby riporta il mondo al suo ordine naturale.
Lui deve cantare, non importa il resto. Questo è l’ordine naturale.
Va come un treno, va spedito fra alti e bassi, a volte sbaglia, a volte non è perfetto, a volte ha dei cali di voce, a volte sembra non ce la faccia, ma lui non si ferma mai, non rallenta mai, non cessa mai.
Fa tutto, dà tutto, è immenso e gli sono vicino e giuro che è da anni che mi chiedo come faccia. Io, semplicemente, non me ne capacito.
Eppure lui è lì che fa il suo, aggressivo, provocatorio, anche offensivo. Attacca, si carica, la folla lo adora, si butta su di loro, lo toccano, lo adorano, comunica, comunica tutto, sempre.
È la musica, è l’amore, è l’energia, è una fusione totale con tutta questa gente. Ed è così ogni live, ogni volta che saliamo su un palco.
Ogni volta lui è vivo, qua sopra. Gli sguardi cattivi, quelli erotici, quelli provocatori, quelli da pazzo. Comunica con tutti. Le sue tonalità, le sue interpretazioni, ogni inclinazione che riesce a dare ad ogni canzone.
Non molla mai.
Poi la musica si ferma, sudati fradici ci abbracciamo, salutiamo tutti, le luci si accendono, il pubblico applaude e saluta e poi si va via.
E lì le cose tornano come sempre, come forse non si possono cambiare.
Le prime tappe ci ha provato, poi non ha resistito.
Quando l’ho visto di nuovo con una canna in mano ed una bottiglia nell’altra, ho scosso il capo e con amarezza me ne sono tornato in bus isolandomi.
Non è giusto da parte mia e sapevo che sarebbe successo, però ugualmente ci ho sperato.
Le tentazioni sono tante, troppe forse. Non lo so.
Quando mi raggiunge, sbuffo ed alzo gli occhi, ma mi siedo in una delle panche nella zona comune con una bevanda fresca ed un asciugamano sulla faccia, lo ignoro, faccio finta di nulla.
Lui si inginocchia per terra e passa sotto il tavolo facendo un gran baccano come sempre, a momenti lo rompe.
Arriva alle mie gambe, cerca di aprire la cintura ma io con una mano sulla sua faccia lo allontano e con una freddezza artica lo fermo.
- Torna quando sei sobrio. - Il mio motto. Gliel’ho sempre detto. Per me è principio, ormai. So che può stare sobrio, so che persona è quando è sé stesso. Perché deve cadere così?
Lui mi fissa torvo, prova a togliersi la mano dalla faccia e a tornarmi addosso, ma io gli metto un piede con la scarpa sul petto e lo spingo insieme al tavolo, si spostano tutti e due e fanno un gran baccano.
Al diavolo.
- Ma che cazzo vuoi, che te ne frega se bevo e fumo? - Sospiro rimettendomi l’asciugamano sulla faccia e appoggio la testa all’indietro.
- Non mi piaci quando non sei in te. Ormai sei capace di rimanere in piedi. - Ed io lo sapevo che si finiva a questo. Ogni volta che avevo dubbi prima di buttarmi su di lui e cedere, era per questo. Perché sapevo che si sarebbe arrivati a questo punto. Lo sapevo.
E non sono mai in grado di fermarlo. Forse non conto come sembra, come mi fa credere.
Troppi stimoli, troppa pressione, troppa gente, troppa eccitazione ed emozioni che non è in grado di gestire.
Jacoby scaccia seccato una mosca che non c’è, da ubriaco non gestisce bene e per non sentire dovrebbe essere strafatto, ma a quel punto probabilmente si ferirebbe seriamente.
La marijuana e basta, una, gli fa bene. Però non è una soluzione perché è un assopirsi ridendo, non è una medicina vera.
E poi lo stronzo non sa limitarsi a quella.
L’alcool serve a non capire un cazzo. Ci riesce bene.
- Sai cosa ti dico? Fanculo! Dave sa divertirsi! - Quando lo dice spalanco gli occhi, ma poi esce e non lo becco più. So a cosa si riferisce.
Ora lo uccido.
Faccio per uscire, ma appena fuori non lo vedo più.
Dave ha ripreso con le pasticche. Se inizia con quelle lo ammazzo con le mie mani.
Canne e alcool mi sembra sufficiente, cazzo!
E so che in passato deve aver preso qualcosa lo stesso, quando è arrivato al culmine dei suoi deliri. Non può mescolare tutta quella merda! Perché non rimane sobrio e non si fa curare?
Cazzo!
Passiamo dal backstage all’albergo, di norma sono tre giorni di stop per tappa a meno che non ci sono due tappe ravvicinate ed allora si corre subito da una all’altra.
Quando li rivedo in bus sono suonati, ridono e fanno gli idioti insieme. Tobin non è molto meglio, ma è sempre un po’ più contenuto.
Ho sentito un’intervista di Jacoby che diceva che lui e Tobin sono gli opposti, però hanno un rapporto piacevole e normale. E se lui è il tuo opposto io cosa sono? Eppure mi stai attaccato come una zecca.
A parte quando non ti fai.
L’odio che sprigiono raggela tutta la stanza, così decido di isolarmi e andarmene da solo al piano di sopra.
In albergo mi infilo in camera, mi faccio una doccia e mi butto subito a dormire. Non voglio pensare, non voglio sapere. Anche se so.
So benissimo che ha condiviso qualche pasticca con l’altro idiota e che ora sta trombando qualche ragazza per ripicca nei miei confronti.
Guarda, spero venga presto Kelly, almeno lei lo controlla. Se lei è qua lui fa l’agnellino.
Non ci guardiamo nemmeno, in quei casi, ma per come si sono già messe le cose, mi sa che è meglio così.
Perché diavolo deve fare questo?
Perché?
Le tappe in cui c’è Kelly onestamente respiro, però lui è intrattabile perché non tocca niente ed è rabbioso con tutti, litiga con mezzo mondo e così in risposta va nella stanza accanto alla mia e se la fa rumorosamente, come a farmi sentire di proposito.
Ma va a cagare. Almeno non sei fatto.
Non riesco a capire come devo gestire questa cosa, a volte penso che non tocca a me, che non posso gestirla e non devo e non si può nemmeno.
Altre però penso che se finisse male me ne pentirei a vita, non me lo perdonerei. Come si aiuta uno come lui?
È l’eterna domanda che mi pongo dal primo giorno che l’ho incontrato.
Sto odiando tutto di questo maledetto tour nonostante l’album sia il mio preferito fatto fino ad ora.
Davvero devo lasciare che tutta la magia nata mentre lo facevamo vada a puttane?
Davvero non posso fare proprio niente?
Alzati ti prego, alzati alzati alzati!
Non si muove. Alzo gli occhi al cielo sbuffando e mi rassegno a prenderlo da sotto le ascelle, lo sposto di lato e lo levo dal water dove poggiava la faccia, infine mi siedo e faccio quello che devo fare.
Mi dispiace caro Jacoby, ma per punizione di esserti addormentato vomitando, ti becchi la puzza della mia cacca!
Mi scappava, non ci posso fare niente. Il bus non si ferma mica per noi.
Questa era una di quelle tappe di fila all’altra, abbiamo alcune ore di viaggio prima di arrivare al prossimo festival che non aspetta noi se facciamo tardi, perciò dopo la consueta festa di cui gli idioti non possono privarsi, andiamo alla prossima tappa.
Dave e Tobin ronfano, Dave molto più forte di tutti tanto che mi ha ispirato la cacca. Sono venuto in bagno e l’ho trovato qua.
Chiudo gli occhi mentre mi rilasso in una situazione a dir poco assurda.
La fonte del mio fastidio interiore riversa a terra ed io seduto qua che espello.
- Oh fuck... - Comincia a brontolare stringendo gli occhi e arricciando il naso. La smorfia è davvero deliziosa. - Chi cazzo mi sta cagando in faccia? - Così dovrei stare arrabbiato, ma non ci riesco e mi metto a ridere.
- Hai solo quello che ti meriti! - Rispondo secco. Così lui apre mezzo occhio vedendo nell’abitacolo claustofobico la mia faccia e si copre la faccia girandosi dall’altra parte, lamentandosi.
- Cazzo Jerry! Me lo aspettavo da Dave! -
- Pensi che abbia la forza di capire che ha bisogno di cagare in queste condizioni? - Non so che faccia abbia ora e non distinguo quel che dice, comunque ora l’ispirazione si blocca e l’opera rimane incompiuta. Se è sveglio mi inibisce e immagino che non riuscirà mai a trascinarsi via da qua.
Aspetto che si addormenti per riprendere a fare il resto, ma lui torna a girarsi seccato.
- Quanto ne hai ancora? - Chiede come se io fossi in camera sua a farla.
- Potresti sempre trascinarti fuori da qua, no? - Mi guarda come se avessi bestemmiato ed io scuoto la testa.
- Ti prego, se mi guardi non riesco a finire! - Devo essere in difficoltà, così fa un sorrisino e si piazza a faccia in giù fingendo ti essere morto.
Ora, il bagno del bus non è grande, anzi. Non so come faccia a starci steso raggomitolato come un cane randagio senza casa. Vorrei fargli una foto, peccato che non ho la macchina con me.
Il silenzio mi aiuta, sta per tornare tutto quando poi lui torna a parlare.
- Jerry devo pisciare... - E così al diavolo!
- Oh fanculo! - A questo punto ci rinuncio, mi pulisco e mi alzo.
Ma si può cagare in pace?
Faccio per uscire scavalcandolo, ma per aprire la porta si dovrebbe spostare un poco, perché preme proprio contro come se fosse un catenaccio che la chiude a chiave. Gli do un colpo col piede per dirgli di spostarsi, ma lui scuote la testa.
- Me la sto per fare addosso... -
- E allora falla! - Rispondo esasperato.
- Ma aiutami ad alzarmi, credo di essermi incastrato! -
Alzo per l’ennesima volta gli occhi al cielo e sospirando guardo altrove. Infine mi decido. Tanto sono abituato, no?
Con una certa fatica lo disincastro, poi lo sistemo seduto sul water perché quando è così non prenderebbe mai la mira. Faccio per andarmene, ma mi prende la maglia e mi ferma.
- Apri il rubinetto... - Ecco, il suo enorme problema a pisciare. Del resto come biasimarlo?
Apro il rubinetto e faccio per uscire, ma lui mi tira ancora.
- Che c’è ora?! -
- Perché mi odi? - Miagola nascondendosi la faccia con un braccio come se volessi picchiarlo.
Ma come è fatto questo? Cioè spiegami come faccio ad odiarlo. Il mio disagio con lui nasce proprio perché non riesco ad odiarlo anche se dovrei... e vorrei aiutarlo ma non so come fare.
Così mi appoggio alla porta invece di aprirla e rimango qua.
- Perché non pisci e andiamo a dormire? - Chiedo senza rispondere. Lui si sposta il braccio dalla faccia.
- Non riesco a pisciare. -
I suoi eterni problemi. A questo punto bisogna distrarlo o sta seduto lì ore e il suo culo prende la forma del water.
- Non ti odio, Jacoby, è solo che non capisco perché sei tu ad odiare te stesso... sei stato mesi senza bere, fumare e prendere niente... perché ora così? - Non che in bagno mentre facciamo i nostri bisogni sia il momento migliore per farlo, però mi sa di sì.
Sarà abbastanza sobrio da dirmi qualcosa di sensato e abbastanza ciocco da non ricordare domani.
- Lo sai... le emozioni sono troppe in tour, l’eccitazione, la pressione... e tutti che si aspettano il Jacoby pazzo travolgente, devo far ridere tutti ed io a volte ci riesco senza impegnarmi, altre penso che mi guardano e aspettano questo ed io... non so, la testa inizia ad esplodermi, il ronzio parte ed io ho voglia di te, ma tu non vuoi perché non è il momento e così mi calmo bevendo... - Sospiro. Le solite cose che dice.
- Perché non cerchi un modo per gestire queste pressioni ed emozioni? Un modo che non sia io quando non puoi o qualcosa di tossico... - Alza le spalle.
- E se da sobrio mi accorgo che faccio semplicemente schifo e scappavo da questo? - Spalanco gli occhi mentre lo dice ed è spontaneo da parte mia. Così lui si ferma e distoglie lo sguardo. - Non è bello vivere di luce riflessa. -
- Ma cosa dici? Sei tu il più luminoso qui... - Mi esce spontanea e non capisco cosa stia dicendo, così chiudo il rubinetto e mi accuccio davanti a lui obbligandolo a guardarmi.
- Ti prego... - Scuote la testa, allora gli metto due dita sul mento e mi faccio guardare. I suoi occhi azzurri sono persi ed è maledettamente sobrio, ora. - Come fai a dire che vivi di luce riflessa? - Si stringe infantile nelle spalle.
- Sto bene solo con te e sul palco, mentre canto. Quando queste cose finiscono è un disastro. Perché io lo sono. Io. Ad un certo punto ho paura di capire che non sono niente senza te e la musica e di stufarmi. Stufarmi di essere uno che vive solo grazie ad altri. Io... - Esita mentre dice la cosa che mi fa capire che non è ancora ora di mollare, che qualcosa la devo tirare fuori. La voce si incrina, la voce che amo tanto. - Io non sono niente da solo. Se togli te, la musica e non so, il sesso? Oh, amico, non sono niente. Ed è faticoso essere niente per sempre. È come se nuotassi costantemente attaccato ad un salvagente. Tu, la musica, il palco, qualche scopata. Se mi stordisco mi dimentico di tutto questo e mi illudo di essere vivo e di starmi divertendo. Si inganna il cervello facendo quel che si vorrebbe essere. - Nozioni di psicologia che ha studiato. Mi vengono i brividi mentre lo sento, ma mantengo una mimica facciale composta.
Aiuto, come lo tiro via da qua?
- Per questo devi continuare a cercare quello che ti trasformerà in una persona di cui tu per primo puoi essere fiero. - Non so come mi esce questa, la dico con dolcezza, un sorriso tenero e le mani che stringono le sue.
Lui colpito profondamente da quel che dico, gli occhi azzurri lucidi.
- Pensi che ci sia? - Annuisco.
- Devi cercare, però. - Così imita la mia testa ed annuisce anche lui ipnotizzato.
- Allora resisterò ancora un po’... - Con questo sorride e mi bacia, io non lo mando via perché quando è tranquillo e sé stesso, a me piace da morire.
Proprio mentre ci baciamo, il rumore della sua pipì si unisce a noi e rompe il silenzio, così ci mettiamo a ridere insieme.
È unico, su questo non ci piove!