* Di momenti difficili ne hanno avuti come gruppo, si affaccia il peggiore, quello che sicuramente li ha segnati di più e che per Jacoby non è stato facile affrontare. È vero che Dave durante quel tour ha avuto un overdose e per poco non è morto, i dettagli non li conosco, ovvero come è avvenuta la cosa in particolare, però purtroppo c'è stato. Buona lettura. Baci Akane*

48. STRAPPATO

jacoby jerryjacobyjacoby

"Vedo che non stai resistendo
A questa tentazione
Ho una confessione
Una privazione d’amore
Ho un cuore nero
É tutto incasinato e sta cadendo a pezzi"

…TO BE LOVED

Sto riflettendo su cosa dovrei fare con lui al lato concreto, dovrei cedere e fare il suo amante anche se va contro i miei principi? Se lo rifiuto lui si butta su altri vizi peggiori, ma così è come se mi ricattasse. 
È anche vero che lui da solo con sé stesso non ci sa stare. 
E poi c’è il problema della gente e la pressione che gli mettono gli altri, non posso chiuderlo in una teca di cristallo.
Ogni volta che salgo sul palco con lui me ne rendo conto: è fatto per questo, la musica, cantare, scatenarsi, sincronizzarsi col pubblico gli fa incredibilmente bene... è il prima ed il dopo che gli fa male... perché il problema è lo stile di vita che ruota intorno a questo mondo. 
Però è più corretto dire che dipende da lui, io per esempio non ho bisogno di bere e farmi per stare in questo mondo di rock, e mi piace comunque.
Non è che mi isolo sempre ogni volta che si fa festa, sto con loro, bevo, non cose alcoliche, non fumo, ma rido e mi diverto. Non sono un asociale musone, solo che poi quando vedo Jacoby che ci prova non riesco. A parte che siamo sempre in mezzo alla gente. E poi c’è il piccolo e non trascurabile dettaglio che non è in sé. A questo punto di solito me ne vado a dormire, conscio che lui si butterà su qualche puttana. 
Con Kelly la questione è diversa, però lì sono io che non riesco proprio a divertirmi nemmeno di striscio.
Che situazione di merda.
Non voglio voltargli le spalle, ma non so come gestire la cosa. 
Poi magari riesce a stare sobrio e tranquillo per qualche tempo e così torniamo insieme tutto bene. 
A volte mi fa quei discorsi che mi fanno rabbrividire. 
Come ora che siamo qua in attesa di fare le prove per stasera. 
Seduto su delle casse, ha i gomiti appoggiati sulle ginocchia ed è tutto ricurvo in avanti, l’aria assente, il cappuccio alzato. Gli rubo una foto, poi con la chitarra a tracolla già pronta mi avvicino chiedendogli a cosa pensi. Lui si riscuote e vede che sono io e non c’è nessuno in questo momento nei paraggi, così mantiene la sua aria assorta, malinconica di natura. 
- Discorsi con la mia testa... - Fa impenetrabile. Inarco un sopracciglio scettico. 
- Tipo? - 
- A volte sembra come se mi portasse via. - Sbianco ma rimango encomiabile nella mia faccia apparentemente tranquilla. 
- E dove ti porta? - Lui si stringe nelle spalle con aria vaga, gli occhi azzurri senza trucco fissi davanti a sé. 
- Luoghi... - è più vago del solito, ma è la prima volta che mi dice che lo porta in giro. 
- E tu che fai, ti lasci andare? - Lui scuote la testa e mi guarda raddrizzandosi come se avessi detto un’eresia.
- Scherzi? E se non torno? - Stai calmo, Jerry, stai calmo... fa finta che non abbia detto una follia e che la sua faccia non sembri quella di un pazzo che non sa di essere pazzo. 
- Riesci a contrastarlo? - Piega la testa di lato e alza la spalla con aria un po’ misteriosa. 
- Dipende, a volte è troppo forte e devo ferirmi per essere sicuro di avere il controllo del mio corpo. Torno in me facendomi male. Sai... quando sul palco mi colpisco la testa con il microfono... - Mi aggrotto. 
- Pensavo fosse per i ronzii che senti sotto pressione. - Fa il gesto del sì e no e mi sento raggelare mentre le dita stanno assolutamente ferme sulla chitarra, lo fisso senza respirare, in attesa della sua risposta, sperando ardentemente che sia più normale di così. 
- Sì, però ci sono volte che... è come se non mi sentissi più... sono momenti che si alternano. La testa che mi esplode, i ronzii, non capisco più un cazzo. Oppure inconsistente, scivolo via un secondo, è come se non capissi che cazzo sto facendo. Sono momenti brevi. - Sto per chiedergli se si fa male di nascosto senza farmi vedere e quanto succede, ma nota qualcosa alle mie spalle e fa una smorfia, mi giro in tempo per vedere un addetto che ci fa foto ed io faccio subito una smorfia con lui. Che cazzo stai dicendo Jacoby? 
Poco dopo lui si alza in piedi, prende delle bacchette della batteria ed inizia a battere in giro vocalizzando, ovviamente batte su cose e persone facendosi maledire e tirare calci indietro. 
Che diavolo dovrei fare? 
Forse è meglio che mi faccia fare quel che vuole quando vuole, il compromesso è più accettabile di sentirgli dire che a volte si sente strappare via e si fa male per rimanere in sé. 
Dovrei obbligarlo a parlare con un terapista?

Sono da poco rientrato nella mia stanza d’albergo abbandonando la solita festa post concerto, non so come fanno a farne una a notte. Dormiranno anche? 
Mi sto per spogliare ed infilare sotto la doccia, quando tuonano alla porta. Mi viene un colpo e con questa indelicatezza c’è solo uno. Apro seccato mentre in realtà sembro solo paziente.
- Jacoby, per cortesia... - Ed effettivamente è lui ma si vede che è sconvolto, mi fermo subito. Ha una di quelle facce che non dimenticherò mai. 
Ci sono dei momenti nella mia vita che il mondo si ferma e tutto per un istante viene cancellato. Ogni cosa si concentra su un solo particolare e di solito è il viso di Jacoby. 
Così espressivo, sempre così espressivo.
Ora ha il terrore. 
- Dave. - Sbianco subito e lo guardo in attesa di qualche scherzo, eppure so distinguere i suoi scherzi dai momenti seri. 
- Che gli è... - Inghiotte e indica fuori. 
- Lui... lui è... - Jacoby non è molto in sé, ha bevuto anche se non sembra così ubriaco. So che quando siamo in rotta si prende anche qualche pasticca, ma ora che abbiamo fatto pace cerca di trattenersi. Magari fuma qualche canna. 
Ora è un altro tipo di fuori. 
- Che gli è successo?! - Sbotto spazientito e secco, lui si riscuote e mi porta nella sua camera. Lo seguo e lo vedo steso sul letto in una posa un po' innaturale, realizzo in un secondo momento perché è sconvolto e forse lui distingue bene chi crolla sbronzo da chi crolla per altri motivi e forse lo sa perché ha avuto altre esperienze di questo tipo.
- Sta andando in overdose! - Esclamo più per lo sguardo di Jacoby che non lascia scampo che per altro, ma non so bene che devo fare. - Prendi il telefono. - Salgo sul letto, gli giro la faccia e lo schiaffeggio. Guardo Jacoby fermo. - CHIAMA IL 911! - tuono come non ho mai fatto. A questo si riprende e chiama il 911 dal telefono sul comodino, lo sento dare informazioni molto precise e lucide e mi sconvolgo nel sentirlo, come se l’avesse già fatto. Poi mi ricordo che ha già salvato un suo amico da un suicidio, anche se non era per overdose. 
Io continuo a schiaffeggiare Dave non sapendo cosa diavolo si debba fare, leggo tanto, sono colto ma non so che cazzo si fa quando uno è in overdose. 
Jacoby dice anche cosa ha preso probabilmente, poi mette giù e sale sul letto con me, è come se fosse tornato bruscamente ed improvvisamente. 
- Respira? - Annuisco. - Dobbiamo metterlo sul lato. - Così mi aiuta a girarlo visto la sua mole a peso morto. Non è cosciente. 
Una volta di lato cerca di capire se ha vomito o se ha qualcosa in bocca e così rimango io paralizzato nel vedere che sa cosa fare. Prima era nel panico e mi ha chiamato, ma in realtà sa affrontare le cose gravi. 
- Dobbiamo... dobbiamo solo controllare che continui a respirare... - 
Mormora scosso e tremante. 
- Te l’ha detto l’operatore al telefono? - Lui scuote il capo. 
- Si fa così... prima... prima ero andato in blackout, rivederti mi ha rimesso in piedi. - La voce è bassa e roca, il suo sguardo sconvolto ma presente. Poi appoggia la fronte sulla spalla di Dave ancora svenuto. 
- Fanculo, fanculo, fanculo! - Ringhia nel panico. Le mani gli tremano mentre lo tiene girato insieme a me, così gliele fermo con le mie ed alza la testa, mi guarda e le lacrime gli scendono. Tutte le sue emozioni, come sempre. Ed io qua bloccato fermo e buono. 
Ma come facciamo? 
- E se muore? - Chiede piangendo. Gli metto la mano sulla guancia. 
- Vedrai che ce la fa. Vuoi andare a chiamare Tobin e qualcuno degli altri? - Gli altri sono assistenti vari e addetti che ci scortano nei nostri tour e si occupano di noi e che tutto scorra regolarmente. Il nostro assistente fa un po’ tutto ed è in contatto col nostro manager, filtra il mondo che ci circonda. 
Jacoby annuisce tremante e sconvolto e davanti a questa scena so cos’è che devo fare con lui.
Giuro che a qualunque costo non lo lascerò mai solo, non importa niente del resto, dei nostri casini, i principi, la sua testa, di cosa si fa. Non importa nulla, che ci scoprano. Se è per salvargli la vita ed impedirgli questo, non mi staccherò un secondo da lui. 
Lo giuro. 

Jacoby è come un’anima in pena, siamo tutti in una saletta in attesa di notizie di Dave.
Lo guardo di continuo che va su e giù mentre qualcuno è in piedi e qualcun altro è seduto. Io sono seduto, ma non gli stacco gli occhi di dosso un secondo, l’ansia si sposta dalla preoccupazione per Dave a quella per lui. 
Se dovesse morire davvero credo che per lui sarebbe uno di quei colpi da cui poi non ti rialzi. 
Per me Dave è un amico e sono ovviamente preoccupato, ma la mia mente lavora su più piani e non riesco a non pensare a cosa farebbe Jacoby se Dave morisse. 
Ad un certo punto va in bagno, io aspetto tipo due minuti poi lo raggiungo anche se non devo fare nulla. Lo vedo in piedi davanti ad uno degli urinatoi che appoggia la testa al muro, gli occhi chiusi. 
- Ehi... - Mormoro piano avvicinandomi. Lui salta come se tornasse di qua e rabbrividisco. Stava andando? Cerco su di lui segni di ferite che non vedo, però ha una felpa addosso che lo copre bene. 
Sono bravo a nascondere la mia preoccupazione, potrei fare finta di nulla, la passerei liscia, ma quando noto che non ha tirato fuori niente e probabilmente non ha fatto pipì nonostante la posizione, lo giro e lo abbraccio silenzioso senza aggiungere nulla.
Appena lo faccio si accascia e si abbandona fra le mie braccia, come se sperava che lo facessi, come se mi stesse chiamando mentalmente. 
Lo stringo e lui appoggia la testa sulla mia spalla, trema. 
- Ho un fottuto terrore di perdere quelli che amo. Tu non sai che fottuto terrore ho di perderli. Non ne posso sopportare un altro, credimi... - E ci credo perché la sua voce è così terrorizzata che non c’è da scherzare. 
- Andrà tutto bene. - Ripeto anche se non posso saperlo. - Non ti lascerò solo un secondo, affronterò con te ogni cosa. - Sospira, è come se sperasse in questo oppure se in questo trovasse un piccolo conforto. 
- Finirai per odiarmi... - Sorrido e scuoto la testa. 
- Mi sa che è proprio il contrario... - Ammetto con una certa resa. Alza la testa rimanendo fra le mie braccia, mi guarda sorpreso così da vicino ed io gli carezzo la guancia, risalgo e gli sistemo i capelli sconvolti. - Farò tutto quel che posso per non perderti, anche se questo significa andare contro i miei principi e starti vicino quando ti distruggi oppure farci scoprire se mi stai addosso. - Quando lo dico i suoi occhi si allargano, le pupille nello stupire di qualcosa che non ci avrebbe mai sperato, così sorrido dolcemente e gli sfioro le labbra. - Tu però cerca di non approfittare... - Così gli strappo un sorriso. Mi sa che approfitterà alla grande. Spero di non essermi messo in qualcosa di più grande di me.