*Dopo un periodo di cauto ottimismo con Jacoby che sembrava aver fatto tanti piccoli miglioramenti, ecco la ricaduta. Perché la ricaduta c'è sempre. Non è facile uscirne, non è un cammino breve e Jerry lo sa, tuttavia non è facile vederlo ricadere sempre. Nonostante questo non lo molla. È vero che ad un evento in acustica del gruppo c'era il figlio piccolo e si suppone ci fosse anche Kelly, era vero che Jacoby era molto nervoso in quell'occasione. Buona lettura. Baci Akane*
63. UN PASSO AVANTI DUE INDIETRO
"Ho sempre pensato di potermi fidare di te
Ma credo che questo non sia il caso
Tutti gli anni in cui ti ho amata
Eri la fuori a giocare i tuoi giochi
Non pensavi che ti avrei scoperta
Ma era scritto dappertutto
E’ questo quello che vuoi veramente ora?
Allora vaffanculo e levati davanti
Come hai potuto ingannarmi?
Ti sto implorando di lasciarmi
Va all’inferno
Sto meglio senza te"
A volte è come se sfiorassimo un proiettile. Altre, quel proiettile, lo becchiamo in pieno.
C’è una sessione acustica durante questo tour e viene Kelly con i figli perché non è un vero e proprio concerto a tutti gli effetti.
Prima che arrivi lui è intrattabile, nevrotico ad alti livelli e non funziona nemmeno la mia presenza calma oppure lo scrivere.
È come se avesse paura di loro, non riesce proprio a stare bene. Da un lato sa che è inevitabile, la sua presenza è obbligatoria sotto un certo punto di vista. Quando arriva anche Jessica è pure peggio, perché non posso proprio in alcun modo aiutarlo e stargli dietro.
Mi lancia un sacco di sguardi di continuo, quelli che io traduco perfettamente, e mi viene male all’idea di non poter fare nulla.
Quando sparisco per un momento con Jessica, lui è allucinato, sta discutendo con Kelly e sgrida per qualche ragione i figli.
È tutto un gran casino e la paura ingigantisce in me.
Quando ci rivediamo è per la sessione acustica che registreremo davanti ad un numero di fortunati. Sono un paio di canzoni. Quando lo vedo mi rendo conto che deve aver risolto con una pillola o con una bottiglia di qualcosa, perché alla fine è allucinato ma più rilassato. Riconosco al volo il Jacoby che ha preso qualcosa.
Un pugno allo stomaco mi blocca e per un momento penso che le lacrime mi usciranno, ma le ingoio, sorrido, gli tendo il pugno come facciamo sempre prima di andare in scena, lui evita il mio sguardo, io lo seguo e gli carezzo la schiena per dirgli che non importa, me ne sono accorto ma va bene lo stesso.
No che non va bene, cazzo.
Ma con lui è una giostra continua. Un giorno ci spero e sembra che si faccia un passo in avanti, quello dopo è un disastro.
Sul palco esce Jagger anche se non è una cosa che di norma i figli fanno, Jacoby lo presenta e ci scherza su prontamente, ha sempre una soluzione per tutto quando è davanti agli altri, non so come faccia.
Poi gli dice di tornare dietro, ma il figlio lo ignora e si siede davanti alla batteria di Tony, come a sfidare il padre a trattarlo male davanti a tutti.
C’è un palpabile momento di tensione dove penso che Jacoby possa prenderlo e spazzarlo via oppure prendere da bere ed io penso no cazzo, devo fare qualcosa.
Jacoby si tocca il pacco ed è come se mi accendessi, non so se lo ha fatto per chiedermi aiuto o per abitudine, se lo tocca di continuo, non so perché diavolo debba farlo, ma ormai fa parte di lui.
Quando comincio con il giro di note alla chitarra acustica, lui si rilassa, lascia perdere il figlio che lo innervosisce come non avrebbe senso, si gira verso il pubblico, chiude gli occhi e al momento giusto attacca a cantare.
Il mondo ringrazia la musica perché ci ha dato Jacoby che ha un dono che non ho sentito in nessuno.
Durante le sessioni in acustica si sente ancora meglio. È meravigliosa la sua voce, la sua voce pura, senza urla, spinte e virtuosismi di quelli che gli massacrano la gola.
Solo la sua voce, una voce che amerò per sempre.
Le urla fra lui e Kelly poi irrompono e poco dopo i figli schizzano verso di me.
- SEI TU CHE NON VUOI FAR LORO DA PADRE! -
- IO CI STO PROVANDO, MA NON È QUESTO IL MODO GIUSTO! -
- SEI STATO TU A DIRE DI VENIRE OGNI TANTO, NON È MAI IL MOMENTO INVECE! -
- NON È QUESTO IL PUNTO! QUELLO È IL MIO LAVORO, LO DEVI GESTIRE! NON POSSO FARE IL PADRE SE FACCIO IL CANTANTE, CHE CAZZO! -
- BASTA CHE TI DECIDI, JACOBY! IO NON SO CHE CAZZO FARE! -
- E ALLORA NON VENITE PIÙ CAZZO! COSA CREDI CHE FACCIA? MI GRATTO? HO DA FARE, QUESTO È IL MIO FOTTUTO LAVORO! NON PUÒ FARE QUEL CAZZO CHE VUOLE SOLO PERCHÉ È MIO FIGLIO! E TU NON PUOI FARGLI FARE QUEL CAZZO CHE VUOLE SOLO PERCHÉ LO TRASCURO! HO DA FARE! -
Il grande è sempre più lontano da Jacoby, il piccolo ci prova ancora molto, ma ne ha paura e non vuole averne, è come se si sfidasse a non averne.
I problemi in famiglia ormai sembrano insormontabili.
Per tutto il tempo che lei è qua litigano e lui è intrattabile ed alla fine si ubriaca e si prende sicuramente qualche merda.
La ricaduta è sempre peggio e lo sapevo che se sarebbe successo, non avrei potuto farci nulla.
Che angelo sono?
Non posso proprio salvarlo sempre... e se la volta decisiva io non ci sarò?
Come vivrò?
Cosa farò?
Kelly se ne va ed io raccolgo i cocci terrorizzato dall’amara consapevolezza che non posso esserci sempre e che le volte che contano, rischio di perdermelo.
Quando lo recupero lui ha un taglio sul braccio, mi paralizzo, ma non gli vedo lame in mano e cerco di capire come abbia fatto, ma lui è ubriaco e si mette a ridere sminuendo.
- Dai, dai non preoccuparti! Sto bene, volevo solo capire se ero qua! Ci sono! Lo sento! È positivo, non capisci? Sento la ferita! - Di nuovo l’autolesionismo. Prendo un fazzoletto e glielo avvolgo intorno al braccio.
Cazzo!
Non so cosa dire, è uno di quei momenti in cui la gola si annoda e la testa non emette una parola. Non formulo nulla.
Penso di sembrare arrabbiato alla mia maniera, furiosamente gelido. Labbra serrate e Jacoby sguscia mentre gli sto chiudendo la ferita fortunatamente non profonda.
Chiude a chiave la porta del camerino in cui siamo, mi butta sul divano e biascica sedendosi per terra davanti a me.
- Adesso vediamo se riesco a farmi perdonare. - Sorride grottesco, non ci penso proprio a farlo ora, con la gente fuori che potrebbe bussare per sapere se la festa è finita e si può spostare in albergo o sul bus, perché c’è sempre una cazzo di festa ad ogni cazzo di occasione ed ora veniva proprio dopo un litigio furioso con Kelly. Il senso della sua presenza me lo devono spiegare, cosa doveva essere, un calmante per lui? Davvero? Bel calmante!
Mi apre i jeans ed io cerco di spingerlo via seccato.
- Jacoby, sei ubriaco! - Sospiro insofferente e lui ride. Cazzo ti ridi, stronzo. Mi lecca la coscia attraverso i jeans e risale sull’inguine, apre la bocca e prende tutto fino a bagnarmi. Così si vedrà dopo tutta la sua saliva del cazzo. Gli tiro i capelli per staccarlo e fermarlo, ma in questo mi tira fuori l’erezione e ci lavora con la mano.
- Jacoby, sei fatto! -
- E mi devo far perdonare! Quella stronza non la posso vedere, non capisce che non posso gestire tutto mentre lavoro! - Si lamenta per poi tuffarsi nel mio piacere. Lecca la mia erezione che si fa via via sempre più dura, l’avvolge e succhia rumorosamente.
Oh, merda. Godo anche!
E godo di più perché sono furioso con lui, con Kelly, con il manager che ha permesso tutto questo, con chiunque organizza sempre una fottuta festa del cazzo dopo qualunque cosa.
Così finisce che mentre me lo succhia a me si alza per bene e vaffanculo, cazzo. Lo spingo, lo alzo, lo giro, gli abbasso un po’ i pantaloni stretti e lo prendo da dietro brutale, senza lubrificarlo e prepararlo.
Questo lo lacera e lo ferisce e quindi ovviamente gode di più. Maledizione, odio farlo così, ma a lui piace ed ogni tanto fanculo, vorrei ucciderlo sul serio! Non davvero ovviamente, ma la voglia di sbatterlo forte per dirgli ‘ma che cazzo fai si può sapere?’ Ha il sopravvento.
E a lui piace.
Forse a volte lo fa apposta a farmi arrabbiare. Sa cosa fare per farmi diventare così, così come lui mi adora.
Lo prendo ripetutamente e lui grida di piacere senza remore fino a che sono costretto a chiudergli la boccaccia.
Prima era a litigare con Kelly, ora si fa scopare da me.
Ma che casino è? Come possiamo pretendere che ne esca, che si equilibri?
Sono solo un illuso?
Quando veniamo tutto perde di importanza, per un momento. C’è solo una fottutissima pace totale. Stiamo solo bene. È solo bello.
Ma è un momento. Quello dopo la voragine è di nuovo qua.
Sto combattendo una guerra persa in partenza? Per un passo in avanti due sono indietro? Quando arriverò alla meta? Ci arriverò?
Una volta che ci ricade è una specie di disastro, le tentazioni sono molte e ci sono sempre degli artisti con cui condividiamo il palco ed il tour ed in ognuno c’è qualcuno che gli piace, con cui si trova bene e che beve o si fa e lui ci si attacca a forza. Il positivo è che almeno non si sbatte qualcun altro.
Ha passato una parte del tour a resistere, poi per colpa di Kelly ha ceduto ed ora è come un fiume in piena, la ricaduta era quasi inevitabile, anche se ci speravo.
Devo dire, però, che non esagera, non va oltre. Io rimango sempre lì paziente a torturarmi mentre lo vedo fare festa e divertirsi con tutti, poi ad un certo punto è come se si auto spegnesse e ridendo mi si attacca ed allora mentre c’è un gran casino intorno, ce ne andiamo senza che nessuno lo noti.
In camera c’è sempre il tempo di sfogare gli ormoni, scopare dopo che lui si strafoga di qualcosa gli permette di scaricare un po’ la sbronza o qualunque cosa prenda e dal fatto che riesce ad avere un’erezione capisco che non esagera mai troppo. Questo non lo rende meno grave e meno tossico. Lo è.
Però mi sono ripromesso di non lasciarlo mai solo. Non importa cosa fa e non importa se non va bene e mi distrugge dentro, ho giurato di esserci nel bene e nel male.
Va bene lo stesso. Mi prendo cura di lui, lo faccio venire dentro di me, perché in questi casi lui fa l’attivo e cerca un buco, poi mi assicuro che si addormenti bene ed al mattino prima di risalire sul bus per la prossima tappa, facciamo la doccia insieme.
Capisco il suo punto di vista e lo trovo ancora meglio nel suo quaderno che leggo, ogni tanto lo faccio quando lui dorme ed io sono preoccupato perché quella volta non è riuscito a fare niente con me.
‘Jerry non può andare avanti così. Voglio fermarmi, devo fermarmi. Che qualcuno mi fermi, che qualcosa mi fermi o rovinerò la cosa più bella e pulita della mia vita.’
Rabbrividisco.
Un altro passo fa:
‘I miei figli mi odiano, io ho paura di loro, non so come comportarmi, qualunque cosa faccio con loro è sbagliato e c’è un muro, una distanza incolmabile. Ed odio tutto questo. Ho sempre giurato a me stesso che non sarei mai diventato come mio padre, non avrei mai rovinato i miei figli come lui ha fatto con noi, ma cazzo sono come lui. Cazzo, li sto rovinando. Devo lasciarli per salvarli.’
Un’ondata di calore terrorizzante mi sale da dentro e lo fisso mentre è coricato nel letto, un’aria tormentata anche nel sonno.
Più ci provo e meno ci riesco, si trascina solo per me, ma non so cosa posso fare, forse non posso fare niente. Forse posso solo accettare l’inevitabile fine che presto arriverà.
No, mi rifiuto. Non può essere questo.
Non può.
‘Non sento il mio corpo, dove cazzo è il mio corpo? Quali sono pensieri miei e quali no? Non distinguo la realtà dalla follia. Come devo fare?’
Una lacrima scende dai miei occhi, me l’asciugo tremante.
Non è possibile che nonostante tutto quello che faccio e tutto quello che mi mostra quando sono insieme, la dolcezza, gli scherzi, le risate, lui sia così male dentro di sé.
So che si isola e si tiene tutto dentro per non farci sentire niente a noi che gli siamo vicini, specie a me, perché si sente in colpa di assorbire tutto da me, di intristirmi, è convinto che mi sta rovinando.
Forse è vero, ma lo faccio perché so che ne vale la pena. Io lo so.