*È ora di un confronto con un membro della famiglia di Jacoby, uno dei suoi due fratelli. Un confronto che smuoverà diverse cose sia in Jacoby he in Jerry che gli resta fedelmente vicino e non molla mai. Poi vediamo Jacoby in una lucida analisi con James su Jerry. Preciso che non so niente di quello che era il rapporto di Jacoby coi suoi due fratelli, so ovviamente chi sono, specie uno dei due da qualche anno segue la band perché si occupa delle foto e dei video e so che sono molto legati, penso che lo sia con tutti e due, però adesso Jacoby sta bene e mi sono chiesta se magari prima, quando stava male, in realtà le cose con loro non andassero bene. Però è tutta una mia idea, perché non so come stavano le cose all'epoca. Come si dice, necessità di copione. Buona lettura. Baci Akane* 

64. COMINCIARE DA UNA COSA

jacoby jerry

"Sembra la fine del mondo
Pare che a nessuno interessi
E’ vero, o sto diventando matto?
Dovrò cambiare i miei metodi?
Isolato, separato, stanco del casino che ho creato
La pressione continua a crescere
Quando la verità è ciò che sto combattendo
Marciamo fuori dall’oscurità
Godiamo delle fiamme
La missione è compiuta
Siamo pronti per il cambiamento
E la sola cosa che ci renderà liberi è passare attraverso il dolore
E la sola cosa che garantirò, è che non saremo mai più uguali
Sembra come se fossi ancora in gabbia
E grido fino a diventare blu in viso
E’ vero o è una sciocchezza?"

MARCH OUT OF THE DARKNESS

 

Le interviste sono sempre più faticose per lui e non è raro che si aiuti con un po’ di alcolico o qualche pillola ed una canna prima di incontrare l’intervistatore, spesso è in tv o su qualche canale musicale e se lo fa con me diciamo che la mia presenza lo aiuta un po’ in qualche modo a stare calmo, ma andando avanti pensare lucidamente senza l'aiuto di qualche sostanza è sempre più difficile. 
Quando lo fa da solo è anche peggio.
Dopo una di queste arriva il fratello.
Lui e Jacoby non hanno un gran rapporto al momento, o per lo meno negli ultimi anni si sono allontanati, ma non è che fossero in rotta o cosa. Più che altro hanno preso le loro strade, Jacoby ha iniziato con la sua strada, si vedono però non è che sono un tutt’uno. Il rapporto è sempre stato particolare, da quel che so io. Non uscivamo con lo stesso gruppo. 
Quando arriva noi siamo in tour, ma ovviamente lui lo fa venire dove siamo, come al solito quando vengono amici o parenti a trovarci mentre siamo in giro. Solitamente capita che vengano nel tour americano. 
Ci salutiamo, beviamo qualcosa insieme, parliamo un po’, poi vado a rispondere ad una telefonata fuori e quando torno, prima di entrare, lo sento discutere. 
Non ho sentito il discorso iniziale, ma capisco subito dai toni accesi che non è una conversazione piacevole. 
Mi siedo nello scalino fuori, il telefono in mano, fingo di scrivere qualcosa ma ascolto per capire quando intervenire. In breve i toni si alzano ulteriormente e il discorso è ben chiaro:
- Sei diventato come papà, te ne rendi conto? - 
Jacoby si accende subito appena lo dice. 
- CHE CAZZO DICI, NON SAI DI CHE CAZZO PARLI! - Ma lui deve aver anche bevuto qualcosa o forse è in astinenza, non lo so. 
- Ho visto la tua ultima intervista in tv, quello non eri tu! Non ti riconoscevo! - 
- ALLORA NON MI VEDI DA MOLTO! - Jacoby è già irascibile di suo con tutti, ultimamente, ora prende tutti di petto. Figurati cosa succede con lui. 
- Questo è vero, non guardo tutte le tue interviste e assisto ad alcuni concerti, però quello che ho visto ieri mi ha agghiacciato! Sei un tossico Jacoby! Sei uno di quei miliardi di rockstar tossici del cazzo. Sei diventato come papà e voglio ricordarti che giuravi che non lo saresti mai diventato! - 
- TU NON SEI MAI STATO CON ME! HAI FATTO I CAZZI TUOI E POI VIENI A ROMPERMI IL CAZZO! VAFFANCULO! VATTENE, NON SEI NESSUNO, NON SAI UN CAZZO! TI FACEVO COMODO QUANDO TI PARAVO IL CULO, QUANDO LE PRENDEVO IO! QUANDO TI TRANQUILLIZZAVO! TU NON RICORDI UN CAZZO, PER TE È SEMPRE ANDATO TUTTO BENE! VATTENE, CAZZO! - Poco dopo il fratello esce sbattendo la porta e visto che quasi mi investe si gira e si ferma prima di scusarsi, punta il dito contro la porta appena sbattuta e dice sconvolto: 
- Quello non è mio fratello! Quello è un morto vivente! E se ti importa qualcosa di lui dovresti farglielo capire! - 
In un istante mi sale su l’istinto omicida, quello che ogni tanto mi coglie. 
Stringo le dita sul telefono che mi infilo in tasca per non far notare che sono fuori di me. 
Stringo gli occhi, rimango seduto qua fuori, lo guardo come se fosse un insetto. 
- E se importasse qualcosa a te invece ora non te ne andresti gettando la spugna come hai sempre fatto! - Silenzio. Si irrigidisce shoccato, incredulo che abbia risposto ed osato dire una cosa simile. 
Non sa che cosa dire, così mi alzo calmo mentre dentro di me sono furibondo. 
Arrivano tutti ogni tanto nella sua vita, sputano sentenze, lo fanno sentire una merda e poi chi raccoglie i fottuti cocci sono io salvo poi venire a fare a me la paternale o dirmi di stargli dietro... ma cosa cazzo credono che faccia? Grazie a chi è ancora vivo? 
Ma andate tutti a fanculo!
- È lui che mi ha tagliato fuori! Lui taglia fuori tutti per non piegarsi e sentirsi dire quello che non gli piace! - Risponde dopo un po’ sostenuto. Io calmo alzo il dito e lo fermo freddissimo: 
- E se tutti si arrendessero così facilmente quando lui fa questo, lui si sarebbe già ucciso, ma indovina un po’? Sarà anche un morto vivente, ma è ancora qua. E non certo grazie a tutti quelli che si sono arresi subito con lui. - Con questo rientro nel bus dove erano loro due soli a discutere. 
Non ci litiga mai con me, anche se viene furioso o con la luna stortissima ed è in astinenza e cerca di non prendere nulla. Con me non litiga. Con me è come se non si potesse, come se fossi io quello di cristallo, per lui. Cerca di essere forte per me, la cosa mi stupisce. 
Quando entro dentro sta rompendo tutto quanto, fortunatamente gli altri sono in giro, ci eravamo trattenuti noi sapendo che stava arrivando suo fratello. Jacoby è furioso, penso abbia sentito la mia risposta perché prima non si sentiva casino, ma ora inizia addirittura a dare ripetuti pugni alla parete fino a che lo fermo perché sta per rompersi la mano e penso che sia quello che vuole. 
- Non capisce, non capisce un cazzo, nessuno capisce un cazzo! A nessuno fotte niente, niente! - 
E mentre lo ripete rabbioso gli metto la mano sotto l’acqua fredda del piccolo lavandino del bagno microscopico che c’è nel piano inferiore del tourbus a due piani. 
- Lo fai per rimanere in te, per sentirti ancora te, vivo nel tuo corpo. Per sentirti. Se ti stordisci la tua testa non ti trascina via, niente voci o risucchi o rumori. Se trombi con me niente follia. Se senti male e ti ferisci hai il controllo del tuo corpo. Se sei in te devi combattere con le voci, con tutto quello che hai dentro e che nessuno sente e capisce. E ti odi. E sei infelice. E sei depresso. - 
- Ed ho paura che ti sto portando con me nel mio abisso. - Conclude lui calmo e finalmente non più furioso. Sembra che gli abbia staccato una spina.
Rimane qua come se l’avessi dilaniato con la mia perfetta descrizione. 
- Se tu sei questo, io amo questo. - è la mia semplice e tranquilla risposta. Chiudo il rubinetto dell’acqua e mi guarda sorpreso, come se avesse un’epifania. 
- Come fai? Nessuno potrebbe riuscirci, non per così tanto tempo. - Io sorrido sempre padrone di me, sebbene dentro abbia paura che non ce la faccia, che ogni volta sia quella definitiva. 
- Se non ti piace essere così sta a te cambiare. - 
Scuote la testa. 
- Ho giurato di non diventare come mio padre, ma lo sono già. Sono come lui. È questo che è venuto a dirmi mio fratello e sai una cosa? Ha ragione! - E dopo di questo si accascia in ginocchio piangendo, piange forte e singhiozzando. 
Lo prendo fra le mie braccia e calmo e paziente accompagno anche questo stato d’animo a dir poco esplosivo, come tutto di lui. 
Lo sento stanco, sento le sue membra sfinite, si sta assottigliando sempre di più. 
- Non voglio essere un rovina famiglie come lui eppure lo sono! Sto distruggendo i miei figli che mi odiano e saranno segnati per sempre da questo padre drogato, alcolizzato e assente! Ogni volta che siamo insieme litigo. Per parlare con chiunque altro devo prendere una pillola! Fanculo! Sono come lui, sono come lui! E il peggio è che se sono me stesso sono così pazzo, così fuori che non so più cosa faccio! E se mi appoggio a te, la sola cosa positiva che mi fa bene senza farmi male, poi ti trascino giù! Non posso più, non posso più davvero... - Lo lascio sfogarsi come una litania, nascondo il suo viso contro il mio petto, lo tango contro di me, lo abbraccio forte e gli bacio la testa. Quando il pianto diventa sommesso e silenzioso e si spegne, con tutta la dolcezza e la calma di cui sono capace, pregando di farcela mentre tremo dentro di me, mentre ho le lacrime agli occhi io stesso, mentre la paura mi avvolge, la paura di perderlo, mormoro: 
- Non devi risolvere tutto in una volta. Non devi raddrizzare tutto insieme. Comincia da una cosa e piano piano arriva al resto. Fai un passo per volta. Cos’è la cosa più facile da sistemare? - Ci pensa un po’, ripeto calmo la domanda e così si separa, alza la testa, il viso stravolto di lacrime, gli occhi piccoli e rossi e le iridi così azzurre, così belle, così splendide. 
Tira su infantile col naso. 
- Alcool e pillole. - Mormora. 
- Smettere di bere e di farti è più facile, ora come ora? - Annuisce sempre con quel fare infantile che mi stringe il cuore. 
- Allora smetti di bere e di farti. Ti aiuterò in tutti i modi, troveremo dei sistemi, ce ne sono tanti, lo sai. L’attività fisica aiuta, devi sostituire queste dipendenze con qualcosa che ti faccia meno male, poi piano piano lavorerai sulle altre. Inizia con quello. Ti aiuterò io, ti aiuteremo tutti noi. - Calmo, lento, conciliante, senza staccare gli occhi dai suoi. Piano piano smette di piangere e si calma, è come se lo ipnotizzassi. 
So che affrontare le sue paure, suo padre, la sua psiche, i suoi figli è peggio per lui ora. Ma se comincia dalla disintossicazione, ce la può fare. 
Per l’ennesima volta. Come sempre. 

Chiede aiuto a James dicendo di non fargli avvicinare niente di alcolico o tossico, siccome lui è uno dei produttori ed è quello che ci segue di più, ha un po’ questo potere. 
L’assistente viene istruito in questo modo, poi sento Jacoby e James che parlano nel bus verso la nuova tappa del tour. 
- Jerry ha un’influenza positiva, mi fa stare bene e sembra che tutto quel che faccio, qualunque cosa sia, a lui sta bene. Io so che lui non vuole che io beva e prenda merda, però anche quando cedo e lo faccio per lui sta bene, mi sta vicino e non mi rompe il cazzo come mia moglie per esempio. Niente paternali come mio fratello. Lui è lì, zitto, mi sostiene e fa tutto quel che serve per me. Non so come fa... - 
- È molto in gamba Jerry... - Concorda James calmo. Sono a parlare giù nel tavolo dove passiamo la maggior parte del tempo, io sono su nel piano di sopra ma non c’è un abisso di distanza fra noi, così sento il dialogo. Non voglio interromperli ovviamente.
Di norma sono infastidito dalla presenza di James, ogni tanto ci segue, fa dei periodi con noi per il tour, però ora sono contento che ci sia, devo essere sincero. In generale ha un’influenza positiva con Jacoby anche se non è totale disinteresse. Ora è come se mi sollevasse un po’ dall’obero del ‘suo compito’. 
- Però ho paura di farlo finire in burnout... sai cos’è il burnout no? - Annuisce immagino. 
- Quando vai in sovraccarico, lavorativamente parlando è quando ti assumi troppi pesi e prendi troppo tutto a cuore ed alla fine cedi e scoppi, ti consumi in pratica e non sei più in grado di fare quel lavoro o quella cosa. - 
- Ho paura che Jerry possa finire così. Mi sta sempre vicino e con pazienza fa di tutto per me, non si arrabbia mai, non mi rimprovera mai... - 
- Glielo hai detto? - Chiede sempre calmo James. Lo immagino mentre Jacoby si stringe infantile nelle spalle. 
- Di continuo. Gli dico che non deve starmi così vicino perché poi va a finire che affonda con me, ma lui non ci sente, non se ne va, rimane sempre in ogni circostanza. - 
- È una sua scelta, tu non ci puoi fare nulla... - 
- Lo so, però è come con me, no? Mi state vicino perché vedete che sto male e cercate di aiutarmi per evitare che, non so, io muoia o cose così... perché io non dovrei fare lo stesso con lui se so che starmi vicino gli fa solo male? - 
Questa è una bella domanda, io gli direi ‘perchè ti amo’, però James non lo sa. 
- Perché non puoi spegnere i sentimenti, no? Se lui li prova cercherà di salvarti sempre ad ogni costo. - 
- Lo so, è bellissimo questo, ma non posso permettergli di affondare con me. Non credi? - 
Rimane un po’ di silenzio dove James pensa a come impedire che il gruppo si sfaldi per ‘salvare’ me. Sicuramente è questo il punto.
Risolvi tutto senza distruggere una bella fonte di soldi. 
- Quindi non ti resta che smettere di dargli motivo di preoccupazione! Se hai paura di farlo affondare con te, smetti di affondare. Inizia seriamente il cammino per la rinascita. È nel tuo potere. - 
Ancora un po’ di silenzio, il tono si abbassa ancora. 
- Non lo so. A volte penso che questa rinascita non dipenda da me ma sia una cosa organica, non volontaria. Come se non fosse proprio nelle mie capacità. Come se nel mio DNA ci sia scritto ‘soffri e muori presto, bastardo!’ Forse sono segnato, forse ormai non c’è più speranza, ormai sono così marcio che non c’è scelta, no? - Chiudo gli occhi forte forte, sospiro mentre mi bruciano e mi sembra di scoppiare. 
Non potrò mai aiutarlo, come posso farlo uscire da questa malata convinzione che non c’è salvezza per lui? 
È radicata in lui questa certezza. 
- O forse hai bisogno solo di un calcio nei denti che ti spinga a rialzarti a forza! - Questa risposta di James mi lascia basito e spalanco gli occhi, sento Jacoby che ride. 
- Forse hai ragione! Un po’ di brutalità con un bruto come me è l’unica! - Se devo diventare cattivo posso farlo. Poi ci ripenso. No, non è nel mio DNA, però non mollerò, questo è certo.