*Sul volo di ritorno, Jacoby e Jerry fanno un po' il punto della situazione, mentre Jacoby in particolare si apre su quello che lo spaventa da lì in poi, in bilico fra l'ennesima disintossicazione e qualcosa che potrebbe ributtarlo nel baratro. A casa cerca di concentrarsi sui figli, non so niente su come sia stato il loro rapporto, so che ora va tutto bene, ma penso sia normale che negli alti e bassi di un tossico, specie se rock star, i rapporti coi figli ne risentano, così ho solo provato ad immaginare qualcosa di plausibile. Comunque è vero che Makaile, il grande, ha la passione per gli sport, mentre il piccolo, Jagger, per la musica ed in particolare suona la batteria. Sui dettagli riguardanti contratti discografici ed album, sono informazioni prese dalla realtà. Buona lettura. Baci Akane* 

67. PEZZO PER PEZZO

jacoby jerry

"E ce la faremo a tenerlo in vita,
Ti prometterò che questo amore non morirà mai!

Non importa quello che accadrà, ti guarderò le spalle
Mi prenderò un proiettile per te se si dovesse arrivare a tanto
Giuro su Dio che nellÂ’'amara fine
Saremo gli ultimi a rimanere in piedi"

NO MATTER WHAT

Tornare a casa dopo il tour è come scendere da un palco, abbassare il sipario e chiudere la magia. 
Si torna nel mondo reale da quello delle fiabe e tutto torna com’era quando l’abbiamo lasciato. 
Il volo è lungo e lui mi sta quasi incollato, appena gli altri si addormentano mi prende la mano e me la intreccia e quando sono sicuro che nessuno veda, io gli do un bacio e lui ha un momento per essere sé stesso in mezzo a tutta la crew ed il gruppo che vola via oltre oceano verso Los Angeles. 
- Ho paura. - Mormora piano con la testa sulla mia spalla. Io in risposta stringo meglio le nostre mani allacciate. 
- Perché? - Chiedo piano appoggiando la testa di lato sulla sua. Di lato gli oblò dell’aereo ci trasmettono un nulla su cui siamo sospesi nel vuoto. Non mi sento a mio agio a volare, diciamo che ho una fottuta paura, ma mi riempio di tranquillanti che solitamente mi fanno crollare prima che capisca qualcosa. Nel mentre Jacoby mi sta sempre vicino a mi aiuta a modo suo. Adesso mi sento ubriaco, ma cerco di concentrarmi su di lui. 
- Adesso tornerò alla vita di prima. Sai, la musica, il palco, i fans ed il loro calore. E poi noi ogni giorno. Sono piccole cose che messe insieme mi hanno aiutato tanto, sono contento di aver iniziato a disintossicarmi qua con te, di solito in tour mi distruggevo e poi una volta sceso mi rimettevo in piedi, un po’ obbligato da Kelly ed i piccoli, ma non so... ora è come se fosse tutto cambiato... - Jacoby parla a ruota libera e conclude dicendo che ha paura che non vedendomi come ora, in queste vacanze legittime che ci spettano che passeremo con la famiglia, le cose andranno male. 
- Ho solo paura che mi mancherai così tanto che non ce la posso più fare. Sei diventato così prezioso che... - Gli carezzo la guancia mentre un vuoto d’aria ci fa saltare, l’ubriacatura del calmante passa momentaneamente, il terrore mi attanaglia e a momenti gli stacco la mano. Lui ridacchia e mi si accoccola come per proteggermi. 
- Pensa ad un giorno per volta, ad un obiettivo per volta. Ora ti sei disintossicato abbastanza, no? Non hai tante crisi d’astinenza, mi sembri stabile, le giornate buone sono sempre di più. Ora puoi pensare ai tuoi figli, magari potresti andare a trovare tuo padre ed insultarlo... - Dico ridacchiando, mascherando male la mia tensione per il volo. Lui fa altrettanto e si tende accanto a me. 
- Forse ho paura proprio di questo. - Mormora piano. Lascio passare un po’ di silenzio e dopo sollevo le nostre mani e le bacio faticando a rimanere sveglio, ma ci provo per lui, perché questi sono i momenti più belli del ritorno a casa, dall’Europa all’America. Nonostante, appunto, io abbia il terrore di volare. 
- Se vuoi posso venire con te. - 
- Non posso fare tutto grazie a te, se tu dovessi stufarti di me o avere problemi ed impegni, io poi cosa farei? Devo cercare di camminare da solo... - Lo guardo stupito e contento di questa sua conclusione, ma il fatto che lo sappia non presuppone che sia fattibile. 
- Forse dovresti vedere uno psicologo? - Chiedo cauto. - Sai, a volte queste figure aiutano a tirare fuori tutto quello che ci fa male... - Cerco di indorare una pillola che so per lui è amara. 
Lui non rifiuta subito come fa di solito, sembra pensarci, oggi, così giro la testa e lo guardo anche se come siamo messi non riusciamo bene finché lui non volta il capo a sua volta verso di me. I nostri occhi si agganciano vicini, mi perdo sempre nei suoi, belli e malinconici, quello sguardo così strano, così particolare. Quando mi guarda ha il potere di farmi sentire meglio in questo vortice spaziale di terrore misto a caos per via del volo e delle pastiglie. È così che si sente lui quando si fa di qualcosa e beve? 
- Ho paura di cosa potrebbe venire fuori. - Ammette piano. 
- So che hai paura che ti diagnostichi qualche malattia mentale, ma vivere così comunque non ti aiuta, non stai in ogni caso bene. A questo punto è meglio affrontare le cose come stanno. - Però poi torna a scuotere la testa mentre il terrore ha il sopravvento e nasconde il viso contro il mio collo. 
- E se non mi fanno più uscire? E se non posso più cantare e stare con te? Ho poche cose che mi fanno bene e sentire vivo, non puoi togliermi quelle... - 
- Ma non sai se andrebbe davvero così... e poi anche se ti dicesse che hai qualcosa non possono internarti e vietarti di fare quello che vuoi. Io non lo permetterei mai! - 
Cerco di fargli capire che non è come la vede lui, ma è sempre come scontrarsi con un muro di cemento armato. Di solito reagisce anche peggio, ora scuote la testa e nasconde il viso e va a finire che non ne parliamo più e basta. 

Quando arriviamo mi lascia con un’aria da cucciolo bastonato, sembra che vada al macero, invece va a casa. 
I giorni passano quasi volando e lui mi chiama e mi scrive spesso, come se ogni volta che ha la tentazione di farsi, gli bastasse sentire la mia voce. 
Io con pazienza sto al telefono con lui e l’ascolto, non so se sia sufficiente, mi chiedo se non sia peggio. Magari il mescolare i due mondi diversi crea qualche tipo di problema in lui, dei conflitti di cui non è nemmeno consapevole. 
Parlare con l’amante mentre è con la moglie ed i figli, beh non so. 
Alla fine si è messo ad insegnare musica, il grande non ha la passione ed ormai il rapporto con lui, dice Jacoby, non va per nulla bene. È proprio rotto. Lui di questo ne è convinto. Jagger invece è sempre su una via di mezzo, non è sicuro di come vuole viversi questo padre che si è rimesso in piedi o che per lo meno, per l’ennesima volta, lo sembra. 
Comunque Jagger suona la batteria, proprio come Jacoby, infatti gliel’ha insegnata lui perché è bravo in quella. All’inizio se Dave non fosse stato un batterista migliore di Jacoby, sarebbe stato lui il batterista e la nostra storia sarebbe stata molto diversa. Comunque lui e suo figlio minore ora passano del piacevole tempo insieme a suonare e cantare, Jagger accompagna Jacoby che canta con lui e questo aiuta molto Jacoby, che però è preoccupato per Makaile, con lui non c’è verso di creare un rapporto. C’è già un muro bello alto. 
- Non so cosa dovrei fare di più. Non è che non abbiamo niente in comune, a lui piace lo sport ed anche a me, però è proprio che non vuole che io mi avvicini a lui, capisci? - Mi dice per l’ennesima volta una sera per telefono.
Questa cosa del ricostruire il rapporto coi figli lo assorbe molto e ne sono felice. È come se lui debba tenersi sempre occupato. Come se stare solo con sé stesso e la propria testa fosse un dramma. 
- Devi dargli tempo, vedrai che vedendo che non fai più il coglione e sei presente quando puoi, ti aiuterà. - 
Rispondo calmo mentre faccio un po’ le mie cose a casa. Jessica non si chiede nemmeno con chi parlo così tanto, distingue perfettamente il tono da Jacoby e non è gelosa di lui. Le ho raccontato che si sta rimettendo in piedi e che parlare con me lo calma e lo aiuta, così è la prima a sostenere la conversazione. Dice che se vogliamo possiamo fare qualche cena insieme, ma ho paura a mescolare ulteriormente i due mondi. 
Jacoby non sembra convinto, ma dopo un po’ smette di parlare di loro, forse avere una sorta di rapporto con Jagger gli basta, con Makaile rinuncia o magari rimanda. 
Sul padre non ne parliamo proprio, una volta mi ha quasi mandato a cagare. 

Non passa molto tempo prima di reclamare un nuovo progetto.
Arriva trionfante a stromba tutto gridando che James ha avuto un’idea geniale e che dovremmo fare un album live con l’aggiunta di qualche traccia nuova, che c’è giusto un paio di canzoni che voleva approfondire e sistemare, alcune erano quasi pronte. 
Non mi sembra una brutta idea e abbracciamo subito l’idea. Abbiamo appena pubblicato un album e finito un tour, però lanciare un album live con un paio di tracce nuove è carina. 
Poi subentrano problemi con la vecchia casa discografica con cui c’è una sorta di lotta legale, ma nel mentre Jacoby rimette in moto la macchina con entusiasmo e forza e capisco che lo fa perché ha bisogno di tenersi occupato. Che le questioni di casa non sono migliorabili, per lo meno lui pensa così, per cui ha bisogno di buttarsi in nuovi progetti ed allora si lancia in un album simile.
Perché non può stare fermo, per lui sarebbe un enorme problema l’inattività. 
È una così tipica in realtà di chi si sta disintossicando e rimette in piedi la propria vita. Ed anche chi combatte la depressione. 
Nel suo caso di cose da combattere ne ha. 
Quando tira fuori questa canzone, però, mi demolisce completamente. 
Non siamo tornati nella Paramour Mansion, in realtà c’è poco lavoro da fare, delle tracce sono quasi complete. Avevamo inoltre lavorato durante il tour, proprio mentre cercava di non bere e farsi più,  a qualche canzone. 
Ci ritroviamo così solo a giornate senza occupare un lungo periodo di lavorazione, ma questa canzone, questa canzone speciale esce in un altro modo. 
L’album sembra pronto in pochissimo, lo stiamo per mandare in stampa che Jacoby se ne esce con un’ultima traccia che ci propone così, vergognandosene. 
Appena noto il tono realizzo che c’è qualcosa di strano. Lui non è mai così timido. 
Arriva e fa: 
- E poi ci sarebbe questa canzone che ho fatto qualche tempo fa, ma non sono bravo con la musica e non sono convinto, forse potreste sistemarla... che ne pensate? - Quando la canta lui con la chitarra sbagliando diversi passaggi rispetto a come una canzone dovrebbe essere fatta intonata, rimango senza parole e gli occhi mi vengono lucidi. 
La canzone è meravigliosa, ma non solo. 
- È schifosamente romantica, zuccherosa e disastrosa. - Borbotta senza guardarmi, ma i miei occhi sono lucidi e non mi guarda per questo. 
Stare normale e professionale come sono sempre con il gruppo al completo è complicato, vorrei abbracciarlo e rimproverarlo perché mi ha tirato questo scherzo di merda. Non puoi farmi una canzone del genere dove mi ringrazi di esserci e che non importa niente di cosa sarà, noi insieme supereremo tutto come abbiamo superato tutto. 
Le nostre promesse, le promesse continue che ci siamo sempre detti in questi mesi. E lui ci aveva fatto una goffa e dolcissima canzone su. 
- Bella! - Esclamano entusiasti i ragazzi. - Me la immagino così acustica, pochi strumenti, no? - In breve Tobin parte a creare e sistemare, James è altrettanto convinto ed in poco viene fuori una di quelle che saranno la nostra canzone. 
No matter what è una di quelle che rimarranno sempre dentro di me. Non importa cosa accadrà poi, io avrò questa canzone. 

Per beccarlo lo devo intercettare in bagno dove lo metto all’angolo dopo che era scappato evasivo dal mio ovvio ringraziamento. 
Gli occhi sono ancora lucidi, li sento che mi bruciano. Gli prendo il viso fra le mani dopo che l’ho bloccato contro il lavandino girandolo verso di me, lo obbligo a guardarmi negli occhi e così sorrido mentre so che si vede che sto per piangere. 
- È una canzone bellissima. Grazie d’averla fatta. - 
- Mi dispiace l’adattamento fatto, quando James ci ha messo mano ho capito che era inevitabile. - Si riferisce alle piccole aggiunte per non essere troppo ripetitivo. Ha inserito dei versi che sembra si riferiscano alla moglie e al fatto che quando si sono sposati lei e Jacoby sono stati criticati dicendo che era presto o che erano avventati e che ora fra alti e bassi sono ancora insieme. Sì certo, ma in che modo? Se sapessero che lui la tradisce ancora da prima delle nozze... 
Gli bacio le labbra contento. 
- È stupenda comunque so che è per me e nessuno me la toglierà mai! - Lui sorride a sua volta, finalmente, e ricambia il bacio sulle labbra. 
- Quello che stai facendo per me sul serio non lo sa nessuno, ma non sai cosa significa per me. Ti ringrazio, non so in che altro modo dirtelo se non cantando. Tu sei l’unico per me, davvero, lo giuro. - Non ho di certo dubbi su questo. 
Il bacio che segue si prolunga, le bocche si fondono e i nostri sapori si mescolano. Lo tengo così fra le mie mani, gli occhi chiusi in questa ennesima speranza rinnovata. 
Che mi ami è fuori dubbio, non potrò mai dubitarne. Non sta male perché non mi ama o non lo amo. Sta male per altro, ma qualunque cosa sia, non c’entro io. 

Facciamo successivamente una serie di concerti in acustica, alcuni nell’ambito di interviste, giusto per continuare a spezzare la monotonia di casa. 
Per lui continua a non essere facile e forse non lo sarà mai. 
- Dovresti andare da tuo padre... - Dico mentre consegna il piccolo a Kelly e lei lo accompagna fra il pubblico, in un’ottima posizione, a guardare il piccolo evento acustico dove siamo solo io, Tobin e lui con due chitarre e la voce. 
Lui fa una smorfia. 
- Quando muore. - Risponde secco. Io scuoto la testa, poi gli do uno scappellotto mentre lo seguo in scena. 
- Per sapere se muore devi comunque sentirlo. - A questo lui non ribatte. Noi tre scendiamo sul palco davanti al pubblico, l’intervistatore, un paio di domande e poi io e lui, la magia delle mie dita che l’accompagnano mentre la sua splendida voce bassa e roca parte dolcemente su No matter what ed altre. 
Può succedere il finimondo intorno e prima e dopo, ma quando siamo così come ora, quando lui canta in acustica accompagnato dalle mie dita sulle corde, con o senza gli altri con noi, è spettacolare. 
Dimentico che quando fa queste canzoni le spaccia per dediche a sua moglie e lei in quei periodi diventa zucchero e appiccicosa, dimentico che è qua nel pubblico e che prima era con lui e Jagger. Dimentico tutto. Per ora siamo solo io e lui, nessun altro ad ascoltare e ad accompagnare. 
Riusciamo a guardarci in queste luci basse e d’atmosfera, a trovarci con gli occhi e a capire l’emozione che abbiamo dentro. Spero che non smetta mai, spero che tutto questo non finisca mai, al di là di quello che sta cantando. Spero davvero che non finisca mai, perché è vita pura. 
Lui, la musica, noi due insieme. È nato per cantare ed io per accompagnarlo. Siamo nati per questo. Non possiamo finirla mai.