*È momento di parlare per Jacoby e Jerry, approfondire il modo in cui Jacoby sta risalendo la china e poi chiarire anche fra di loro sulle rispettiva speranze che nutrono per la loro relazione. Jerry ha lasciato tempo e spazio a Jacoby, ma ora vuole assicurarsi sui suoi progetti e su come sta andando. Certe risposte lo sorprenderanno, altre lo spiazzeranno completamente. Le notizie su Jason, il famoso prete, sono vere, le ho trovate in articoli ed interviste di Jacoby. Buona lettura. Baci Akane* 

76. QUELL’ULTIMO BACIO

jacoby jerryjacoby

"Ora era il momento di arrendersi,
Perché non voglio vivere con rimpianto
E nulla dura per sempre, per quanto mi ricordo
Questo potrebbe essere un nuovo inizio
O questo potrebbe essere una fine brutale
Vorrei che potessimo smettere di fingere
Vorrei che potessimo fare ammenda
E voltare pagina"

AS FAR AS I REMEMBER

Quando mi dà la tazza calda e fumante sono perso fra i miei pensieri e salto non avendolo notato, sorride e la prendo mettendola giù sul tavolino davanti a me, dove prima c’erano testi e spartiti. 
Jacoby si siede nel divano dove era prima, ad angolo con la mia posizione. Si appoggia con la schiena, tira su le gambe e mi guarda comodo, pesa le parole da dire, cosa può e vuole dirmi. Tutte le volte che lo fa mi fa imbestialire. 
- Ha avuto una crisi di fede. A proposito, è amico di famiglia, lo sapevi? Io no! - Si mette a ridere aprendo le sue solite parentesi a cui sono abituato, poi torna al punto. - Ha avuto questa crisi di fede, ma ora gestisce quella comunità cristiana e tutto quanto. A proposito, è un pastore, non è un prete. Loro sono cristiani protestanti, i preti sono cattolici. - Altra parentesi che non c’entra ovviamente. - Insomma, mi ha parlato della sua crisi. Sono rimasto colpito da come sia tornato a Dio. Lui praticamente colpevolizzava l’ipocrisia e l’essere retrogradi della Chiesa. Fino a che si è deciso a distinguere Dio da Chiesa. La Chiesa ha le sue regole, i suoi divieti, le sue ipocrisie. Amare Dio e vivere in Lui è un altro discorso. La fede, insomma, quella vera. Quella che ti aiuta. Sono colpito. - 
Annuisco ascoltando attento, ma voglio saperne di più. 
- Pensi di credere anche tu in quello che crede lui? Hai trovato le risposte che cercavi? - Si stringe nelle spalle e si stende completamente nel divano, la testa verso di me, ma guarda in alto come in una seduta di psicoterapia. 
- Sai... io e lui ci sediamo lì nel banco della chiesa vuota e parliamo. Parliamo finché può. Organizza anche tanti eventi, vorrei provare a seguire, se riesco. A vedere un po’... - 
- Ma... - 
- Io ho sempre creduto in Dio, in uno che ha creato tutto e che è potente e che tutto può. In questo non ho mai avuto problemi. È solo che mi sono sentito abbandonato dalla nascita. Appena ho capito che esiste, mi sono incazzato. Come ha potuto permettere che mi accadesse quello? Mi aveva dimenticato? - è praticamente quello che si chiedono tutti. 
- E lui che ti ha detto? - Jacoby sorride e si mette sul fianco per guardarmi mentre risponde, i suoi occhi hanno una strana luce, come di sorpresa perché non ci crede lui stesso in quel che dice. 
- Tu quando tua figlia cammina a testa in giù per le scale che fai? Le dici che rischia di farsi male, no? - Annuisco spaesato per questo paragone. - Ma lei continua, perché i bambini fanno così. - Piego il capo. È un classico. - Però ad un certo punto lei cade e si fa male. - 
Si ferma ed io non capisco. 
- Cosa c’entra? - 
- Tu non puoi legarla per non farle fare quello che sai le farà male, la puoi avvertire. Dio ci dà le indicazioni su come vivere bene, la via per la felicità tramite la religione, i vangeli... Però sta a noi seguirle, non ci può obbligare. - Risposta che colpisce. 
- Però gli incidenti, le disgrazie, le malattie... - Altra domanda classica. Jacoby mi mette una mano sulla mia appoggiata nel bracciolo, proprio vicino alla sua mano. È sempre molto calmo, sembra un altro Jacoby. 
- Dio è potente ed ha creato tutto. Da lì è derivato il bene ed il male. Non è che ha creato il bene ed il male. Lui ha creato un insieme. Perché la vita è fatta di questo e di quello, è così che è. Solo Dio è perfetto, nel resto non esiste. Tutti sono fallibili, tutti sbagliano. Anche l’esistenza, la natura, il mondo, le persone. È semplicemente così. Non c’è solo il giusto, c’è anche lo sbagliato. È così l’esistenza. Però in Lui troviamo conforto, lui apre le braccia a tutti qualunque cosa tu abbia fatto. In questo consiste la fede di Jason. -
Jason è il pastore. Annuisco ancora anche se non riesco a trovarmi. Mi schiarisco la voce e lo guardo ancora senza poter staccare gli occhi da lui, la mano sulla mia che gioca con le mie dita, il calore ed i brividi che scaturiscono ogni volta. 
- E che conforto trovi in Lui? - Si stringe nelle spalle un po’ spaesato, sorride con aria di scuse, quasi infantile. 
- Non sono arrivato a quella parte della lezione, ma penso che sia quello che mi spinge ad andare da lui a parlare quando posso. - 
- Essere capiti, ascoltati? - Sono cose che può trovare ovunque, infatti scuote la testa. 
- Qualcosa di sacro. Qualcosa di più alto. Più alto di me, di te, di tutti. Una mano invisibile che mi spinge a tornare e a parlare con lui. Non lo so, spero di capirlo in cosa consiste questo conforto divino, come il solo credere in Dio dovrebbe aiutarmi a stare in piedi, a rinascere, rimettermi completamente e non cadere più. - 
A questo mi sporgo ed appoggio le labbra sulle nostre mani allacciate. Sono dei micro passi lentissimi quelli che muoviamo uno verso l’altro. Ed ognuno è difficile e rischioso e mi chiedo cosa sarà dopo. 
Lui non ritira la mano, ma quando appoggio le labbra sulle sue in quello che è il primo gesto che faccio verso di lui affettuoso dopo tanto tempo, lui aggiunge: 
- Credo sia credere che ogni cosa ha senso. Per tutto c’è un motivo, un disegno divino, che bisogna credere che tutto abbia un senso, anche il sangue, la merda ed il vomito che sputi ed ingoi. Alla fine salterà fuori una ragione. - 
- E se non dovesse esserci? - Chiedo piano senza alzare le labbra dalle nostre mani ormai strette insieme. I nostri sguardi sempre più vicini perché il divano dove lui appoggia la testa e si sporge verso di me è attaccato alla poltrona dove sono seduto e piegato io. 
- Non ne ho la minima idea. Ma Jason dice che Dio ha un piano per tutti e che quando deragliamo ci dà mille occasioni di rimetterci in riga. Questo non significa ritrovare la fede, significa solo vivere bene, essere felici e realizzati. È questo il piano che ha per noi. - 
- Ma c’è gente che muore distrutta, chi si suicida... - Non l’ha fatto per un soffio, Dio non li salva tutti, non ci arriva sempre. 
- E lui è là che li accoglie quando se ne vanno troppo presto. E toglie loro qualsiasi dolore. - Ci crede, ci crede ciecamente. Forse quei discorsi non sono poi così inutili. Forse non condivido tutto, anzi, sicuramente, però non fa male credere che se sbagli cercano di rimetterti in piedi e se non ce la fai poi ti tolgono il dolore. Credere in una vita migliore dopo la morte non è così sbagliato. 
Jacoby si alza sul gomito per arrivare alla mia fronte, l’appoggia alla mia e ci guardiamo da vicino sentendo i nostri respiri caldi sul viso. Il cuore fortissimo, l’emozione della prima volta. Mi bacerà? Dovrei farlo io? 
- In cosa credi, Jerry? - Domanda a bruciapelo che non pensavo mi avrebbe fatto. Mi irrigidisco e mi faccio un momento indietro, poi lui appoggia le labbra sulle mani, poco distante da dove erano le mie, pochi millimetri a separarci le fronti ora. Mi guarda in attesa.
- Sono agnostico. Non so quale sia la verità sul mondo e sulla fede, ma lo scoprirò quando me ne andrò. Può essere tutto o niente, non ha importanza. - Jacoby annuisce. 
- Sarebbe un problema se mi battezzassi e diventassi ufficialmente cristiano? - 
Lo guardo senza capire perché me lo chiede. 
- Puoi fare quello che credi, Jacoby. - Rispondo senza indietreggiare con la schiena, rimaniamo così. 
- Però è un passo importante, potreste essere turbati da questo genere di cose. - 
- Se ci credi, Jacoby, e pensi ti possa essere utile, fallo. A me va benissimo. - 
- Sei sicuro? - Sorrido ed appoggio la fronte sulla sua in risposta. 
- Se ti fa felice, fallo. - Jacoby allora chiude gli occhi a si rilassa. 
- Ci sto solo pensando, me lo ha proposto e sto valutando. Si tratta di accettare Dio, io la vedo così. Di chiedergli ufficialmente con tutto me stesso aiuto, di dargli il controllo di me e della mia vita, di promettergli che accetterò tutto quello che mi porrà sul cammino e di chiedergli di parlare più forte perché sono ottuso e di farsi capire meglio. Lo vorrei fare per una promessa ufficiale a Dio, capisci? - non so perché me lo vuole spiegare e vuole che io sia d’accordo, ma sorrido ed annuisco. 
Così poi sto per baciarlo, le labbra si sfiorano ed in un attimo succede qualcosa che non avrei mai pensato. 
Lui si ritira. 
Credo sia la prima volta che succede, mi raggelo subito, il mio corpo si irrigidisce e mi ritiro immediatamente. 
- Che succede? - Chiedo corrugato. - Pensavo che... - Jacoby si mortifica e mi tiene ancora la mano, ma si tira su a sedere, striscia per avvicinarsi a me ed io rimango così inebetito, sconvolto e con un gelo che mi invade ovunque.
Che diavolo è appena successo?
- Ci feriamo, Jerry. Ci feriamo ogni volta. Sembra che possiamo gestirla, che ci faccia bene. Poi io faccio stronzate, tu le sopporti e cerchi di aiutarmi e poi assorbi la mia merda e ti distruggo e se continuo a stare male ti senti in colpa ed io non voglio che succeda tutto quello. Io per te sono troppo importante, al punto che ti annulli e per me fai di tutto, sopporti cose che un uomo non dovrebbe sopportare. Voglio che tu sia te stesso e non sopporti e non prendi il mio dolore. Non posso volerti così male. Ti amo troppo per farti ancora questo, non sarò più egoista. So che tu sei la mia medicina, tu mi fai stare bene, ma non posso continuare ad assumerti. Ti farei solo del male. Non posso essere egoista. - Lo dice piano, conciliante, calmo. 
Cosa diavolo... cosa diavolo è successo?
Dalle stelle alle stalle? In un attimo, un doloroso allucinante attimo è tutto finito. Stavamo ricominciando nel modo giusto, mi sentivo fiducioso e bene, ero già un po’ felice e poi eccolo lì lucido, sobrio e convinto che fa quello che è giusto per tutti.
Forse ha ragione, forse è come dice lui, ma so solo che non riesco a respirare. Non ce la faccio. 
Mi sento male. 
Jacoby stringe la mia mano sentendomi annullato, credo non mi abbia mai visto così shoccato ed inebetito. 
- Jerry... - Mi chiama. - Ti prego, è per te. Non posso rischiare più niente. Ti amerò a distanza, mi prenderò cura di te e tu di me. Ma non... - 
- Non riesco a respirare. - Dico poi a denti stretti, pallido, rigido come un cadavere. Stringo a mia volta la sua mano, gli occhi sgranati mi bruciano, sento le lacrime sulla soglia ma sono congelate anche quelle. Jacoby mi guarda per capire se è vero, ma non scherzerei mai così. 
In un attimo mi lascia la mano, si siede sul tavolino davanti a me, fra le mie gambe aperte, mi prende il viso fra le mani e avvicina il viso al suo. 
- Guardami! - Tuona poi perentorio ed improvviso. Io senza pensarci fisso i suoi occhi meravigliosi, più presenti ogni giorno che passa, ma sempre con un fondo di qualcosa che non ci sarà mai lo stesso. Qualcosa che forse stonerà sempre. E mentre mi perdo a capire che genere di occhi sono questi e come cambieranno mai, mi accorgo che torno a respirare. Piano, profondamente. 
Lentamente mi rilasso di nuovo. 
È finita sul serio, lo sappiamo entrambi che è giusto così, ma quel che mi ha sconvolto è che è finita da parte sua, questa volta sul serio. Non ci sarà l’ennesimo cambiamento di timone. Non andrà in confusione e non so cosa mi dia questa certezza, forse che ora si mette nelle mani di una forza più alta di lui, forse che ora sta tirando fuori da dentro quel qualcosa che non aveva mai voluto tirare fuori. Qualcosa che lui chiama Dio, ma che per me è la Forza  Suprema, quella che c’è in tutti noi ma che non tutti tiriamo fuori. 
O forse voglio sperare che sia così, questa volta. Forse voglio disperatamente sperarlo per lui. Non lo so. 
Ma è lui a prendere in mano la sua vita. 
- Io respiro in te, Jacoby. Non mi importano i rischi che correremo, abbiamo sempre superato tutto... - 
Le sue mani mi carezzano il viso piano mentre mi tiene a sé, gli occhi non si staccheranno. Sta succedendo qualcosa, oggi. 
- Non credere che sia facile, probabilmente scriverò una canzone straziante su questo dove mi pento, ma sto facendo la cosa giusta per te che ti amo. Anche io respiro ora, perché respiro te. E non sono mai stato così vivo. Quando ti tocco sento il fuoco che mi brucia sotto la pelle. Vorrei perdermi in te, baciarti... - Sussurra sulle mie labbra che quasi mi sfiora, io schiudo le mie e aspetto che lo faccia, mi abbandono a lui, piega la testa di lato. Baciami. - Però avrei dovuto smetterla quando ti ho visto spezzarti e l’ho visto molto prima di quando ti ho lasciato andare. Lo sapevo dal primo giorno che ti avrei ridotto così, ma dovevo vederlo. Siamo caduti a pezzi e sono stato troppo debole per tenerti a me, ti ho soffocato e mi dispiace, sembrava che ti odiassi per il male che ti ho fatto, ma non è così. Ti amavo così tanto e ti amerò sempre. Forse avevo solo paura di mostrarti di cosa sono fatto, cos’ho dentro, qual è il mio mostro più grande e forse un giorno te lo mostrerò. Ma ricorda che ti amo e che dobbiamo amarci da lontano per questo. - 
Forse per lui ha senso, ma le mie lacrime scendono, lui le asciuga con le labbra e mi brucia, mi ricopre di brividi e sono io a girare la testa verso di lui, mentre si separa ed io gli vado dietro con la bocca aperta. 
- Un’ultimo bacio. - Chiedo citando una canzone a noi cara. 
Chiude gli occhi e si ferma e lascia che le nostre labbra si intreccino, sanno di lacrime, sta piangendo anche lui. 
Forse si sente libero nel lasciare tutti e forse starà meglio, se sarà vivo e felice andrà bene qualunque cosa. Se è questo che vuole, staccarsi da me, andrà bene. 
Apro la bocca, cerco la sua con la lingua, mi viene incontro, pieghiamo le teste di lato, ci premiamo di più uno sull’altro. I brividi mi impediscono di muovermi, ma l’eccitazione esplode in ogni particella. Prendo il suo viso come lui prende il mio, lo tengo a me disperato come disperato è questo bacio che non può essere l’ultimo, non può.
E forse lo è, invece. 
Così me lo assaporo, mentre lo affido a quel Dio, quella Forza Suprema che ha dentro di sé, quella volontà finale che gli rimane. Questo ultimo tentativo solenne che vuole fare. 
Lo affido al suo Dio e spero che esista davvero e che non me lo distrugga, perché se lo vedrò affondare di nuovo ucciderò chiunque ne sia la causa. 
Ti amo e non ho mai capito come è successo, ma so che non cambierà mai. 
Fanculo, quanto fa male.