*Jerry è nella sua personale missione di riconquista di Jacoby e fa di tutto per sedurlo in quel periodo che lui stava in studio perché non poteva tornare a casa, e lì di cose ne succedono molte. Come sono brava a manovrare le cose reali per renderle appropriate alla mia fic... Gravity vista in questa ottica, è perfetta, direi! Buona lettura. Baci Akane*

79. FORZA DI GRAVITÀ

jacoby jerry

"Mi ami, mi odi
Mi baci, mi spezzi
Mi hai sollevato solo per guardare come mi abbandonavi
Mi hai promesso, guardato dritto negli occhi
Non importa cosa dici, non conosco la verità dalle tue bugie
Ti ho tenuto su come ho sempre fatto
Ho dimenticato i tuoi peccati e ti ho sostenuto
Non importa quanto duramente cadiamo
L'abbiamo sempre saputo
Tu sanguinerai per me, ed io sanguinerò per te
E voliamo...
Voliamo nel nostro spazio
Sono volato alla deriva ma tu sei la mia gravità"

GRAVITY


Sto io con lui, i ragazzi hanno deciso di andare a dormire a casa dalle mogli e famiglie e non vivere più lì visto che la fase di registrazione va molto bene e non serve che facciamo tutti da controllori e sostegno per Jacoby. Certo non è il caso di lasciarlo solo, però io volevo approfittare e così ho presto detto di andare e non preoccuparsi che sarei stato io con Jacoby. 
Appena cala la sera ed i ragazzi vanno via, di norma Jacoby mi guarda sull’attenti e tutte le volte che tento qualche approccio, lui scappa dall’altra parte. È come se fosse la mia preda, vederlo che scappa da uno che vuole farselo è comico, così finisce che rido e giochiamo come due idioti. 
Una sera stiamo parlando che film guardare dopo cena, siamo seduti nel divano ma non attaccati, sul tavolino davanti a noi un po’ di DVD scelti, prima tornando indietro dal suo gruppo di sostegno cristiano -mi fa ridere solo dirlo- mi ha chiesto di fermarci a prendere qualche film, così siamo andati in un negozio di musica, film e libri ed abbiamo fatto incetta. Alcuni che piacevano a me altri a lui, molti totalmente a caso. 
E così ora siamo qua a decidere cosa vedere, li abbiamo sparsi e li stiamo valutando, ogni tanto ne prendiamo in mano uno, ma o io o lui non siamo convinti. 
Ad un certo punto se ne esce con: 
- È egoista da parte mia farti stare qua a farti fare da baby sitter. Proprio tu, poi. Ma non l’accetterei dagli altri, anche se li amo come fratelli. - Lo guardo corrucciato, la sua nuca ora bionda, i capelli giù senza la cera che glieli tiene belli alti. 
- Che stai dicendo? - Lui si gira e fa un sorriso di scuse, ultimamente ne ha tanti. 
- Beh, mi sentirei di sfruttarli, avrei paura di farmi odiare, mi sento in colpa a trattenerli qua come facevate prima. Vedo che ora rimani tu, immagino che hai sentito i ragazzi lamentarsi stufi di questa convivenza prolungata forzata. Insomma, finché è il processo di creazione è un conto, ma qua i mesi avanzano e il processo di base è finito, stiamo registrando, è diverso... - Jacoby parte coi suoi sproloqui paranoici, alzo gli occhi al cielo e gli do un pugno al fianco, ovviamente senza fargli male. 
- Quanto sei idiota! Non sono loro che si sono lamentati di questa convivenza forzata prolungata con te per tenerti d’occhio! Nessuno è qua per questo, siamo qua per sostenerti! Non per controllarti! Ma sei scemo?! - Sono seccato che pensi questo, ha così poca considerazione di sé stesso? Pensa che i ragazzi gli vogliano così poco bene? Ma sto idiota!
Jacoby si massaggia il fianco col broncio, seccato, e ribatte burbero: 
- Ahia stronzo! Ma guarda che sono loro che non si fermano più! Cosa devo pensare? - Sospiro e alzo gli occhi al cielo con mal sopportazione, sto per rispondere ma lui improvvisamente prende e mi plana addosso indicando per terra. Mi investe nel divano, mi fa un male cane e per poco non mi rompe una costola. Mi manca il respiro ma lo prendo di riflesso, non che potessi fare altro. 
- AMMAZZALO! - Strilla. 
- AHIA CAZZO AMMAZZALO TU STRONZO! Ma cosa? - Dovrei saperlo, queste scene si ripetono ogni tanto, quando sta meglio in realtà. Quando è fuori o fatto non sente le proprie vecchie fobie. 
Il fatto che torni ad averne è positivo, paradossalmente. 
- NO DAI È UNO SCHIFOSO SCARAFAGGIO! - 
- MA SE È IL SIMBOLO DEI PAPA ROACH! - 
- LO SCARAFAGGIO MORTO, CAZZO! NON VIVO! - In effetti il simbolo è rappresentato con le gambe all’aria. Tecnicamente ha ragione lui. 
- DAI JERRY! SE LO AMMAZZI TI FACCIO UN POMPINO! - Scoppio a ridere perché l’ha detto senza pensarci, in totale spontaneità, e mi piace che riesca ad esserlo. Lentamente sta tornando quel Jacoby che mi ha fatto perdere la testa. 
- Non dovresti venderti così! - Commento spostandomelo di dosso con un braccio, lui finisce con la faccia spiaccicata dall’atra parte del divano, io alzo un piede, mi sporgo per vedere dov’è il mostro e vedo un insetto effettivamente bello grande che è magicamente spuntato proprio dove prima erano i suoi piedi. 
- Cazzo, è bello grande! - Mio malgrado prendo e lo schiaccio. Sento il rumore schifoso che produce il suo corpo contro la mia suola spessa. 
- OH CAZZO VOMITO! - Strilla, gli schiaccio il viso contro il cuscino per evitare che lo faccia e mi tolgo le scarpe per non dover scoprire il corpo schifosamente spiaccicato di quell’orrore. 
- Fatto, il pericolo è passato. Pensavo li uccidessi. Facendo dei teatrini a dir poco comici, ma mi ricordavo che li ammazzavi tu. - Jacoby emerge dal cuscino, io sono ancora seduto vicino a lui. 
- Non così grandi! Buttalo via, non posso fare niente se lui è qua! - 
- Ma è morto! - Comincio a lamentarmi, ma Jacoby fa gli occhioni sbrilluccicosi da idiota e solo perché mi fa ridere ed è un momento di divertimento lo accontento. 
Alla fine lo tiro via e torno da lui che è steso sul divano a gambe aperte e piegate, la testa sul bracciolo, un dito in bocca che si succhia e l’aria lasciva, di proposito. 
Scoppio a ridere dicendogli:
- Non dovresti venderti per dello sporco sesso! - Jacoby mi fa l’occhiolino malizioso e mi carezza fra le gambe col piede. 
- Il sesso con te non è mai sporco! - 
Mi fermo facendomi serio improvvisamente. È così? È già passata la voglia di proteggermi e fare le cose bene? 
Ho fatto un po’ di tentativi andati mezzi bene e mezzi male ed ora è qua a volerlo tanto facilmente? 
Jacoby nota il mio cambio repentino e si fa serio a sua volta, smette di succhiarsi il dito e realizza che si è cacciato in un bel guaio. 
- Per un momento avevo dimenticato. - Dice infine togliendo il piede dalle mie gambe. Annuisco capendo, ma rimango in piedi spostato rispetto a lui ancora steso. - Eravamo così spontanei che mi sono scordato di tutto, per un momento eravamo solo noi due nudi e crudi senza casini e follie... - Faccio un sorriso malinconico, lo stesso che fa lui, di scuse. 
Eppure siamo noi che decidiamo chi è giusto per noi, siamo noi che abbiamo il potere di far funzionare qualcosa o meno. Jacoby piano piano sta dipanando la nebbia e non l’ha mai voluto e fatto tanto determinato come ora. 
Così la luce nei miei occhi si trasforma per l’ennesima volta e silenzioso, senza dire nulla, mi sposto vicino a lui all’altezza del suo viso, si raddrizza ma rimane steso, mi guarda dal basso come io lo guardo serio dall’alto. Una luce particolare, lui è spaventato, ma non si muove. 
Mi apro piano il bottone dei jeans, la sua luce lentamente si fa eccitata, la paura non riesce a rimanerci. 
- Ti prego... - Mormora piano e roco. Certo se mi parli con quella voce... 
Abbasso la zip e mi infilo la mano nei boxer, inizio a toccarmi e massaggiarmi mentre lo guardo. 
- Non sei costretto a fare niente, ma a me piaci e mi piace toccarmi mentre ti guardo. Il tuo viso, i tuoi occhi, la tua bocca. - Se la morde, quella bocca, cerca di distogliere gli occhi dalla mia mano dentro l’intimo, ma non ci riesce. Inghiotte a vuoto, si sforza di stare fermo, non parla, ma alla fine la sua mano si sposta nello stesso modo sotto i suoi pantaloni di tuta comodi e fa la stessa cosa che sto facendo io. 
- Se non vuoi, farò tutto da solo, a me basta che tu stia lì e ti lasci guardare. Questo me lo devi, visto che hai deciso da solo contro la mia volontà di abbandonarmi per proteggermi. - non so se sente la metà di quel che dico, ma quando mi tiro fuori tutta l’erezione troppo dura per stare dentro, si lecca le labbra, si tende tutto, respira male. Muovo la mano sul mio membro duro davanti al suo viso, basterebbe si sollevasse sui gomiti per arrivarci. 
Anche la sua mano si muove bene. Molto bene. I sospiri si uniscono, il mio è bello eretto, si vedono le vene che pulsano e ad un certo punto impreca. 
- Fanculo! - E si solleva, me lo prende di mano e se lo mette in bocca. Si alza a sedere meglio, piega una gamba di lato, l’altra mano si occupa del suo che tira fuori, muove con foga allo stesso modo in cui succhia, le mie dita nella sua nuca, spingo nella sua bocca, lo accompagno aumentando il ritmo e gemo mentre lo fa. 
Può anche resistere un po’, ma sappiamo che prima o poi torneremo insieme. 
- Non importa cosa è successo e quante ragioni ci sono per lasciarci. Io sanguinerei per te e tu sanguineresti per me. E lo sappiamo bene. - Con questo, roco ed eccitato, lui viene nella sua mano, la vista del suo schizzo mi fa venire nella sua bocca. Getto la testa all’indietro e mi abbandono al piacere. 
- Siamo fottuti! - Mormora roco gettandosi all’indietro nello schienale del divano. Io rimango col mio membro fuori, bagnato del mio seme e della sua saliva, lui si guarda la mano sporca del proprio e scuote la testa coprendosi la faccia con l’altro braccio. Io sorrido, mi chino verso di lui, gli carezzo il mento e gli bacio le labbra che lascia scoperte. 
Infine sospira arrendevole, sposta il braccio e mi risponde aprendo le labbra, mi viene incontro con la lingua, la sua sa ancora di me, è un bacio dal sapore amarotico, ma eccitante lo stesso perché è il nostro sapore di sesso. 
Ancora sulla sua bocca, lo guardo e lui apre confuso gli occhi, infine dico: 
- Se è vero quello che hai detto, che non ti sei ucciso per non ferirmi a morte, e nonostante tu mi spinga via io mi lego di più a te, voglio che tu sappia che sarà finita solo quando tutti e due diremo che lo è. Stai cambiando finalmente, vuoi ricominciare e riprovare. Siamo davvero ciò di cui abbiamo bisogno e lo sappiamo entrambi. Ci amiamo, ci odiamo, ci spezziamo, ci tiriamo su, ci salviamo. Non importa quel che è stato e dici e fai, ti ho sempre aiutato e perdonato tutto, ti ho aiutato ad uscirne mille volte e non importa quanto abbiamo lottato, sappiamo che ci butteremo sempre sul fuoco uno per l’altro. Non potremo mai starci lontani, perché siamo uno la gravità dell’altro, non esiste forza al mondo più forte di questa. - Dopo, quel braccio che prima gli chiudeva gli occhi e che poi ha tolto, lo mette intorno alla mia nuca e mi stringe a sé, mi abbasso e mi chino sulle gambe, lui si solleva e si sporge verso di me. Mi abbraccia forte e nasconde il viso nel mio collo. 
- Ti amerò sempre. - Dico ancora. 
- Anche io. - Sussurra lui. Non smetterò mai di lottare per lui. Mai. 

Alla fine vediamo un film che nessuno dei due conosce con un attore che piaceva ad entrambi, il film è maledettamente assurdo, però non ci addormentiamo. Quando finisce Jacoby ha la testa appoggiata alla mia spalla, solo questo. Non ci siamo abbracciati o toccati o intrecciati le mani. Semplicemente così, seduti vicini, le gambe sul tavolino davanti. 
Commentiamo un po’ il film, lui mi chiede delucidazioni, alla fine dice che è una cagata ed io concordo. 
Dopo un po’ che spengo il televisore, rimaniamo al buio ma nessuno dei due ha la minima intenzione di alzarsi ad accendere qualche luce. 
- Sarebbe ora di andare a dormire. - suggerisco. Lui annuisce ma non si muove. - E dovremmo alzarci e accendere la luce... - Continuo. Gli ho dato tante cose su cui riflettere, non voglio esagerare perché sotto pressione fa un disastro. Certo avere un idea su cosa lo fa impazzire non significa avere un piano su come aiutarlo. 
So che gira tutto intorno a suo padre, però fargli fare pace con lui è roba da maghi, credo. 
Gli occhi si abituano al buio, i nostri piedi scalzi sul tavolino sono vicini, dopo un po’ la sua voce roca si leva nel salotto dell’appartamento sopra lo studio dove c’è una sala prove ed una per le registrazioni. 
- Sai, devo dirti una cosa. - Impallidisco. Potrebbe essere un miracolo. 
- Sì? - Dico calmo mentre dentro di me sento i fuochi d’artificio per la gioia. Beh, spero non sia una cosa brutta quella che mi deve dire. 
- Non ti ho mai detto come mai Kelly mi ha lasciato... - 
- Sei tornato ubriaco dopo che hai insultato tuo padre, dopo che mi avevi lasciato... - Lui scuote la testa, poi però cambia idea e fa di sì. 
- Sì, quello è successo, ma lei mi ha dato un ultimatum. Ha preso i figli e mi ha detto che non dovevo rifarlo. Insomma, quello che fa sempre. O mi grida dietro, o fa cose del genere. - Mi aggrotto senza capire dove vuole andare, cosa sarà successo? La sua mano comincia a giocherellare nervosa con la cucitura dei miei jeans, questo mi provoca di nuovo dei piacevoli brividi, ma ho la sensazione che stia per demolirmeli. 
- E quella volta invece? - 
- Ero fuori di me, ero molto fuori di me, davvero. Io non ce la facevo più, non ne potevo proprio più, ho fatto dei miscugli con della merda che ho recuperato non so nemmeno dove. Era al capolinea e ci sono andato di proposito oltre. Volevo solo far finire tutto, allontanare tutti, non volevo più nessuno. - Non lo interrompo perché non immagino proprio cosa mi debba dire di così importante su una cosa che ho immaginato così tante volte. Prende un filo ed inizia a tirarlo, per quando avrà finito mi avrà scucito tutti i jeans, ma non lo fermo. Rimango immobile, la sua testa ancora sulla mia spalla. 
- Insomma, è tornata, ero distrutto, ancora fatto anche se non ai livelli di prima. - Prende un respiro. - Lei si è messa a gridarmi che dovevo andare in disintossicazione, in una clinica vera e non farlo da solo. Ed io ero lì ad aspettare che mi lasciasse come aveva detto. Ti giuro, non capivo niente, non ero in me. E visto che ancora non mollava la mia bocca ha iniziato a dirle che l’ho tradita un sacco di volte, sempre, e che non c’è niente da rimettere in piedi, che uno come me non si può aiutare ed aspettare. - 
Silenzio, mi aggrotto e giro la testa verso di lui senza riuscire a guardarlo. 
- Che hai fatto tu? - Per un momento mi viene il cuore in gola e penso che mi stia anche scoppiando.