*Un'altra prova bella tosta per Jacoby e di riflesso Jerry che è sempre lì con lui e non molla, capendo quanto è delicato il momento che si prospetta. Deve attendere preda di mille paure e paranoie, ma quelle di Jacoby non sono da meno, anzi. Un anno molto intenso per Jacoby che in qualche mese si ritrova a fare i conti con davvero tantissime cose. Ed ora quello. I noduli alle corde vocali. Ma se deve cambiare, questo è il momento di farlo realmente. Anche nella realtà in quell'anno Jacoby ha affrontato la separazione dalla famiglia, il proprio tentato suicidio durante il facimento di The connection e poi pure i noduli alle corde vocali. I dati tecnici sono veri, due mesi e mezzo di totale silenzio per un'operazione delicatissima. Jacoby stesso ha detto che era terrorizzato e convinto di essere finito. La canzone che ho messo in questo capitolo non rispecchia il suo contenuto, ma in un pezzo si parla del fatto che nell'ultimo album Jacoby ha scritto molte canzoni su Kelly e questa è una di quelle. Buona lettura Baci Akane*
81. SE C’È UNA RAGIONE
"Soffro dentro solo per sentirmi vivo
Seppellisco la verità perché so che è una bugia
Non ho mai detto tutte le cose che dovrei
Perche eri la padrona e io ero uno schiavo
Se potessi trovare una droga per dimenticarti
Sarei in overdose dal giorno che ti ho conosciuto
Uccidi ogni dramma è il momento di andare avanti
Perché sono il giusto e tu sei sbagliata
Ogni volta che cerco di scappare e nascondermi sento che mi perseguiti"
Da quando viene a sapere che deve operarsi alle corde vocali per dei noduli a quando riprende a parlare, è un mese e mezzo di incubo. Per tutti, in realtà, ma per lui in particolare.
Quel che succede da quando gli dicono che deve operarsi è la prova del nove.
Se non riprende a farsi ora, se non ha una ricaduta ora, non l’avrà più.
La prima cosa che penso è questa.
Mentre Tobin si occupa delle cose pratiche del gruppo, come rimandare le date di due mesi e mezzo e fare tutto quel che serve anche riguardo il lancio del nuovo album, io mi occupo di Jacoby.
Dopo essermi assicurato con un messaggio a tutti quelli che girano intorno a lui, amici, collaboratori vari di non lasciarlo mai solo in questo periodo, prendo un respiro profondo ed entro dopo aver parlato col dottore da solo ed essermi assicurato di cosa si tratta e quanti pericoli ci sono.
Jacoby è rimasto solo circa qualche minuto, rientro in camera ed ha la croce del bracciale in legno stretta in mano. Rimango colpito da questo gesto. Pensavo l’avrebbe buttata subito, la prima cosa che si fa è accusare Dio di averlo abbandonato, l’ha fatto già in passato.
Invece ci si aggrappa.
Mi avvicino e sorrido calmo, noterà il terrore dietro i miei occhi? Beh, i suoi sono più terrorizzati.
Mi guarda ed inghiotte a vuoto, gli prendo la mano mentre mi siedo, la mano che tende verso di me.
- È una bella prova, questa, eh? - Dico indirizzando lo sguardo alla croce che tiene nell’altra mano. Lui capisce ed annuisce. - È normale prendersela con Lui quando le cose vanno male, abbiamo bisogno di un capro espiatorio... - Lui sorpreso che parli di questo e non dell’operazione imminente, annuisce, poi alza le spalle.
- Non è Dio che manda le malattie per punirci. È la vita. Io bevevo da quando avevo 17 anni, mi sono fatto di un sacco di merda, mangiavo malissimo, fumavo addirittura robaccia... mica è Dio che mi ha mandato i noduli alla gola. Me li sono mandato da solo. - Piego la testa e sospiro guardando un po’ in giro per la stanza d’ospedale vuota.
- Sì però alcune volte ci si ammala senza una causa ed una colpa. -
- Appunto. Che cazzo c’entra Dio? Quando tua figlia prende la febbre è colpa tua? - Sorrido e scuoto la testa.
Potrebbe finire che alla fine mi convince su questa storia.
- A cosa serve allora Dio? - Ogni tanto gli faccio queste domande, lui è contento di parlarne. Credo ne abbia anche bisogno.
- A darmi la forza di affrontare ogni ostacolo. Comunque gli ho chiesto una mano. - Ridacchio.
- Ah ecco! -
- Beh, non so in che modo può intromettersi nelle nostre vite, né se può farlo, visto che siamo liberi. Però se può fare qualcosa per me, gli ho chiesto di farlo. Se secondo Lui non ho ancora finito di far sentire la mia voce. - Strana richiesta. Mi aggrotto interessato.
- E se secondo Lui hai finito con la tua voce? - Sorride, ma è sempre spaventato quando parla, gli occhi lucidi, le mani che tremano, gli stringo la mia e non ha bisogno di parlare. - Sei tu che pensi d’aver finito con la voce. -
- Sono al capolinea, Jerry. Questa volta è finita davvero. Ho tirato troppo la corda. Ho ottenuto quello che meritavo per aver ferito tutti e fatto quel cazzo che volevo. - Parla molto piano, sussurra perchè non riesce a parlare più forte, ma non penso potrebbe parlare di più lo stesso. Io stringo ancora di più la sua mano.
- Non hai finito, andrà bene. - Sospiro.
- non puoi saperlo. -
- Ci sono moltissimi artisti che fanno questa operazione e dopo qualche mese tornano a cantare come prima. - Ennesimo sospiro, appoggia la nuca al cuscino e guarda in alto, gli occhi azzurri lucidi e terrorizzati.
- Lo so, ma quando capita a te... se non posso più cantare e parlare... se non... se non sentirò più la mia voce, cosa farò? È la cosa più importante... -
- Hai le persone che ti amano, ne hai tante. Niente ti impedisce di recuperare quello che hai perduto e ricominciare da zero. Ma andrà bene. Vedrai. Serve un atto di fede, da qui in poi. - Gli occhi di Jacoby non trattengono le lacrime, si asciuga con la mano che stringe la croce e mi sorride mentre piange, quel modo di fare così particolare, così straziante e abbandonato.
- Se non potrò più parlare, ti prego. Ricorda che ti amo. Ti amerò per sempre. In ogni caso. Non so cosa farò dopo, però continuerò ad amarti. -
- Se ti ammazzi, mi ammazzo dietro di te. - Lo dico seriamente senza sapere se reagirei davvero così. Sono calmo e serio e lui rabbrividisce, poi sorride e scuote la testa.
- Pensavo più a sparire dalla circolazione con la mia famiglia e andare in Alaska dove nessuno mi conosce a vivere una vita normale. Un muto, una moglie e due figli che mi odiano. Riuscirò ad aggiustare con loro? Se non ci riesco verresti con me? Anche se aggiusto e ci vengono devi venire, tu e la tua famiglia. - Jacoby parla a ruota libera dicendo un sacco di cagate, smette di piangere mentre le dice, col suo ADD che gli fa dire cazzate a ruota. Ma che le dica.
Cerco di ascoltare la sua voce che parla piano, sorrido e rispondo alle sue stronzate finché ride e si rilassa, a questo punto infilo le dita fra le sue, palmo contro dorso, stringo ed intreccio. Lui rimane così e mi guarda in attesa, sapendo che sto per dire qualcosa.
- È il momento di credere in Dio sul serio, Jacoby. Dimostra a tutti che questa non era la solita finta rinascita. Lotta adesso. Pensa che se supererai questo niente, e sottolineo niente, potrà mai abbatterti più. - Jacoby mi ascolta serio e sta in silenzio qualche secondo, poi annuisce.
- Jason dice che per rinascere bisogna morire e la morte dell’anima è più dolorosa di quella corporea. - Sorrido.
- Jason è un saggio. - Jacoby sorride a sua volta ed annuisce. - Lo accompagno qua? - è la prima volta che lo accetto, non mi convincono molto preti e pastori, però a Jacoby non ha fatto male, anzi.
- Vorrei parlare con Kelly. Potrei non poter più parlare, dopo. Devo scusarmi con lei. E vorrei vedere anche i ragazzi. -
- Jacoby, non morirai. -
- Ma forse non potrò più parlare. -
- Per un mese e mezzo. -
- O per sempre! -
- Non sei in mano a macellai... - La conversazione continuerebbe all’infinito se non bussassero alla porta ora. Salto di sorpresa e lascio in tempo la mano prima che sbuchi proprio Kelly.
Per un momento sono morto. Jacoby riderebbe se non fosse shoccato nel vederla.
Mi blocco io stesso, lei entra e sorride timidamente, come non lo è mai stata.
Lo stomaco si chiude, ma non ho diritto di desiderare che lei sparisca per sempre. Io ho una moglie ed una famiglia che non lascerò mai, cosa voglio da lui?
So che razionalmente sono un egoista a non volerla rivedere, a non volere che torni nella sua vita, ma non ci posso fare nulla.
Andiamo Jerry, lasciali soli. Se riescono a riallacciare è solo di guadagnato per lui. Ritroverebbe i suoi figli, è giusto così, lo sai. Non hanno fatto niente di male per essere abbandonati in quel modo, per soffrire. Kelly è essenziale in questo passo risanatore familiare.
Uno scambio di sguardi con Jacoby che annuisce e poi esco.
La porta rimane socchiusa e non se ne accorgono, io mi siedo qua fuori un istante perché le gambe non hanno intenzione di muoversi. Così ascolto.
- Ho sentito le interviste che hai fatto recentemente. -
Non poteva che essere così.
- È vero che hai tentato il suicidio? - Immagino che Jacoby annuisca.
- Perché ti ho lasciato? - Alzerà le spalle. Jacoby sussurra e non sento bene tutto, ma mi pare che le spieghi che è stato un insieme di cose.
- Perché non me lo hai detto? -
- Per farti pietà? -
- Mi ha chiamato James per dirmi tutto. Mi ha dato anche una versione anteprima dell’album. C’è tutta la tua sofferenza. Ogni canzone parla di noi. - Non tutte, ma molte potrebbero sembrarlo. Alcune sono proprio per lei, altre derivano da momenti miei e suoi, ma lei non lo saprà mai, nessuno lo saprà mai.
È la cosa migliore che lei lo creda.
- Ha detto che stai diventando cristiano, sei tornato biondo... - ride - non ci volevo credere, poi ti ho visto nelle interviste. Le cose che hai detto in quelle interviste sono incredibili, non ti ho mai sentito parlare così. - Silenzio. O forse Jacoby sussurra qualcosa. - quello che mi ha fatto venire qua ora non è stato sapere che ti stavi disintossicando di nuovo o le canzoni che hai scritto per me, ma il fatto che non mi hai più cercata. Hai fatto tutto questo, ti sei pulito, sei andato da un prete, segui per la prima volta un gruppo di sostegno, sei tornato biondo, hai tentato il suicidio prima di tutto questo, e non mi hai detto niente. Non mi hai implorato di tornare. Non mi hai chiesto aiuto. nulla. Nelle interviste dici che hai avuto un momento di lucidità prima di ucciderti ed hai capito che avresti distrutto le vite di molte persone, della tua famiglia, della tua band, e quindi non l’hai fatto. E che lotti per ritornare a galla perché ci sono tante cose che valgono la pena. La musica, i fan, la band, gli amici... non hai nominato noi. -
Silenzio.
Cosa ti aspetti? Non ti sei fatta viva. Ok, lui non ti ha cercato, ma io ti ho avvertito che non lo trovavo, quella mattina.
Però posso capire, era ad un livello di odio assoluto, lei.
- Pensavo di non avere più speranze con voi. Però vi amo sempre. -
Alzo gli occhi al cielo mentre il fastidio cresce nel sentire queste cose. Certo se una viene a sapere che lui ha tentato di uccidersi per lei e ascolta l’album che ha scritto, chiaro che torna sui suoi passi.
Ma l’irritazione che provo ora non ha paragoni, giuro. Vorrei solo cancellare tutto e tutti. Lei, la sua famiglia, la mia, il fatto che siamo famosi. Vorrei poterlo prendere ed andarmene da solo con lui in Alaska davvero. Fanculo.
Invece non posso. Posso solo ascoltare passivamente la loro riunione.
- Come stai ora? - Silenzio. Starà piangendo.
- Sono sicuro che non parlerò più. Vorrei salutare i miei bambini. Vorrei scusarmi con questa voce oscena prima di perderla del tutto. Così come voglio scusarmi per averti rovinato la vita e ferito. Non ero in me, non lo sono mai stato. Ero posseduto da dei demoni che ora sto estirpando, ci vuole tempo e fatica... - La voce di Jacoby esce un po’ meglio, ora. La sento da qua, la porta si è aperta.
- Cosa... cosa dici? Parlerai ancora... -
- Ti prego Kelly. Ho chiesto aiuto a Dio, ma la fede è complicata. Voglio... voglio fare la cosa che conta più di tutte ora come ora. Se non dovessi più parlare mi dispiacerebbe solo non aver mai chiesto perdono ai miei piccoli. - Le lacrime mi salgono, ma le ricaccio indietro.
Merita questa riunione. Lo merita davvero. Anche perché anche se io e lui tornassimo insieme, non sarebbe mai una relazione normale. Sarebbe sempre di nascosto. Io ho la mia famiglia, lui deve avere la sua. Non sono contrario a questo, è solo che sono terribilmente geloso di Kelly, tutto qua.
Mi correggo, sono terribilmente geloso di tutti. Non è razionalità la mia, forse è la prima volta che non lo sono.
- Quando vai in sala operatoria? -
Le comunica che domani mattina sarà la prima operazione della giornata, così valuta l’ora e decide che li porterà in serata.
- Cosa facciamo noi due? -
Chiede poi Jacoby, chiudo gli occhi. Non è che se si mette con lei, non si rimette con me. È diverso, lo so. Però il nuovo Jacoby è diverso da qualunque sia mai stato fino ad ora. Ha Dio nella sua vita, chi lo sa che influenza può avere? Fino ad ora ne ha avute di impensabili.
- Fammi parlare prima con Mak e Jag. - Dipende tutto da loro, ovviamente.
- Voglio che rifletti su questo. Tu lo sai che non ero in me. Avevo tanti problemi, soprattutto nella mia testa. Il fatto era che non volevo affrontarli e mi ferivo da solo. Non volevo superarli. Ora sì. E voglio raddrizzare tutto e vivere finalmente come si deve, perché valgo la pena. - La sento sorpresa mentre risponde.
- È il pastore? - Jacoby scuote la testa.
- La mia band. Non mi hanno lasciato un istante e loro credimi hanno visto il peggio di me. - Lo sa bene. - Non mi hanno mai mai mai lasciato, mi hanno perdonato subito e dato e fatto tutto quello che potevano per me. Ed alla fine voglio fidarmi. Io valgo la pena. Devo vivere per me stesso. -
- E cosa mi stai chiedendo, quindi? - Chiede Kelly prima di andarsene. Dovrei andare via e far finta di non aver sentito, ma non posso non sentire la risposta di Jacoby.
- Chiudere libro e saga ed iniziarne uno nuovo, completamente diverso. Nuovo genere, nuovo autore. Io, te, i bambini e Dio. E la musica, ma con tutto il controllo che vuoi, le cose fatte bene e seriamente. Se torno a parlare e cantare giuro... giuro che non perderò nessuna occasione. Nessuna tentazione, nessuna caduta mai più. -
- Come faccio a fidarmi? Quante volte mi hai tradito, Jacoby? In quale amore dovrei credere? Perché dovresti volere questa vita con me? Mi hai tradito troppe volte per amarmi, quello non era amore, non lo sarà ora. Siamo così da troppo tempo. - Buon punto. Giro la testa, stringo le mani una nell’altra mentre sono appoggiato alle ginocchia, chino in avanti. Trattengo il fiato.
- Sai che faremmo di tutto uno per l’altro, siamo sempre tornati. Questo è sentimento. -
- Sì, ma non è abbastanza... - Kelly è profondamente indecisa, lei ha sempre amato Jacoby, ma ha ragione. Se uno arriva a tradire per tutto questo tempo, come le ha detto, significa che non ha mai amato.
Perché volere una vita insieme? Io so che lui lo fa per i figli, però per lei? Cosa dovrebbe essere?
- I nostri figli non sono abbastanza? Io sono il risultato del rapporto terribile con mio padre, vuoi questo per loro? Che diventino come me? E non dire che non lo permetteresti mai, mia madre è una grande donna, ha fatto di tutto per noi, non ha sbagliato nulla, ma guardami. - Cazzo, questo è un altro bel punto, questa volta suo. Kelly non va subito via, si ferma a pensarci. Ad un certo punto dei genitori che hanno dubbi sui propri sentimenti e sul loro rapporto, mettono in gioco una priorità al di fuori di loro. Quella priorità si chiama figli.
Se Jacoby la convince a tornare penso che sia solo per loro. E poi perché quando una donna è davvero innamorata è capace di perdonare all’infinito, specie se lui poi si rimette davvero e torna quell’uomo che era o che sarebbe dovuto essere senza tutta la merda presa negli anni.
C’è da pensarci seriamente, potrebbe tornare con lui sul serio, perché so che lei lo amava davvero, è stata ferita a morte e dentro di sé penserà sempre che lui non l’amava veramente, però quando si ama così ti fai andare bene tutto e ti convinci che quello che vedi è come lo vuoi vedere, non vedi la realtà anche se dentro di te lo sai, sai bene qual è.
- Torno stasera con loro. - Con questo lei se ne va. Esce e non mi vede seduto accanto alla porta, io non entro ora. Mi appoggio con la schiena e la nuca e chiudo gli occhi sospirando.
Non so nemmeno cosa pensare, prima lo conoscevo, questo Jacoby è migliore, ma è più imprevedibile.
‘Se è vero che Dio ha dei piani per noi, allora ho capito a cosa servono questi fottuti noduli nelle mie fottute corde vocali.’ Mi scrive Jacoby per telefono, non so se sa che sono qua, ma non mi muovo.
Gli rispondo.
‘Per cosa?’
‘Per riavere la mia famiglia, senza non sarebbero mai tornati.’
‘Sono tornati?’
‘Credo lo faranno, ma sarà dura riconquistarli sul serio. Non posso rischiare di giocarmela male. Se sbaglio ora è finita e non permetterò mai ai miei figli di essere come me da grandi. Mai. Li amo troppo.’
In che modo li ami se sei sempre scappato da loro?
Beh, proprio scappando li amava. Nella sua mente contorta lui li salvava da sé stesso. Ora invece ha capito che così li stava condannando.
‘Quindi ti vuoi concentrare solo su di loro?’
‘Non so niente del mio futuro, voglio fare un passo per volta. Il più importante sono M&J e se per riaverli devo convincere Kelly che la amo e l’amerò come desidera, lo farò. Farò di tutto.’
‘Non pensi di dover riflettere su tuo padre?’
‘Certamente. Quello sarà il secondo passo’
Vorrei sapere se io sono contemplato nei suoi cazzo di passi, ma me ne sto fermo e zitto e non rispondo più. Respiro calmo cercando la forza di alzarmi ed andarmene, ma le mie chiappe non si muovono da qua.
‘Quando entri?’ Chiede dopo un po’. Sorpreso guardo il messaggio e mi scappa un sorrisino. Sapeva che ero qua, l’ha saputo tutto il tempo. Probabilmente si sta abituando a parlare scrivendo.
‘Quando mi dici a che punto collochi me.’
Anche questa è una delle cose che non avrei mai chiesto, non è da me. Sto zitto in parte e aspetto il mio turno, ma se Jacoby deve cambiare, devo farlo anche io. Non lo farò camminare da solo, sarei ipocrita.
‘Tu sei la mia vita, non ti devo mettere da nessuna parte.’
‘Sei un bastardo.’ E sa perché.
Quando entro ho gli occhi lucidi pieni di lacrime, il suo sorriso dolce e furbo al tempo stesso mi riempie di luce, quella che per un momento avevo perso.
L’ora peggiore della mia vita. Chiudo la porta, torno al letto da lui dove mi siedo sul bordo e non sulla sedia come prima, gli prendo il ciuffo biondo di capelli sulla testa e appoggio la fronte alla sua.
- Come facevi a sapere che non me ne ero andato? - Alza le spalle e mi circonda il collo con un braccio. Istinto selvatico.
Non penso che nella sua testa questo sia un tornare insieme, ma forse non ci siamo nemmeno mai lasciati. Credo piuttosto che voglia andare piano e mettere meno carne possibile sul fuoco, ma se io mi offendo, mi arrabbio e me ne vado gli aggiungo carne. Non può stare dietro a tutto. Non sa cosa deve fare con me, sa che ci amiamo, che voglio tornare con lui, ma non è sicuro sia la cosa migliore per me. Questo non toglie niente a quel che prova per me.
Non posso lasciarlo solo, non ora.
Ha un casino in famiglia e se lo recupererà ci vorrà un miracolo che forse sta compiendo. Deve essere operato alle corde vocali e stare zitto un mese e mezzo e forse due. Ha iniziato la disintossicazione da pochi mesi. Ha tentato il suicidio sempre pochi mesi fa.
Non è che ne abbia poche. Se gli chiedo ‘scegli subito o torni a tutti gli effetti con me ora o me ne vado’ penso torni ad imboccare la finestra, ma siamo al quarto piano.
Se lo amo è qua che devo dimostrargli quanto, anche se penso di starglielo dimostrando dal 93, da quando ci siamo incontrati.
Eppure è come ha detto fra le righe Kelly.
L’amore non finisce e non spunta dal nulla dopo chissà quanto, non lo sintetizzi, non lo crei, non lo sforzi.
L’amore o c’è o non c’è e se c’è può spegnersi o rimanere acceso per sempre.
Ma se non c’è mai stato, non lo crei di punto in bianco e a comando. Lei lo sa. Se tornerà sarà solo per i figli e perché è lei che ama lui anche per lui che non l’ha mai amata, e lei l’ha sempre saputo.
Però per amore... oh cazzo, cosa non si fa per amore?
Gli bacio la tempia e lui si rilassa sotto le mie labbra. Poi mi siedo, prendo carta e penna e scriviamo un elenco di persone che devo avvertire e di materiale che gli serve.
Due mesi di ricovero, gli hanno annunciato. Non meno di due mesi.