*Finalmente arriva il momento di parlare, il calvario finisce. I primi tempi Jacoby poteva parlare per 5 minuti senza sforzare la voce, una volta all'ora. Era molto emozionato e spaventato, così come la prima volta che ha ripreso a cantare. Ho immaginato tutto questo e l'ho scritto, anche poi come potesse essersi sentito Jerry dopo che l'ha sentito parlare di nuovo la prima volta. Devo ammettere che anche a me la voce di Jacoby fa venire tanti orgasmi. Ho messo il testo intero della canzone 'di turno', Falling apart, perchè a mio avviso rispecchia perfettamente il periodo di totale stop di Jacoby dove lui stesso ha ammesso di essere stato emotivamente a pezzi, terrorizzato dall'aver perso la sua voce definitivamente. Mentre poi alla fine non si è fatto inghiottire di nuovo dall'inferno e ne è uscito, sia pure a pezzi, seguendo chi amava. Per me, si sa, è Jerry. Buona lettura. Baci Akane*
86. UNA VOCE DA ORGASMO
"Ti seguirò fuori dal buio
Ci ho provato da solo ma continuo cadendo a pezzi
Tutto quello che vedo è la malvagità intorno a me
Mi rifiuto di credere all'apocalisse dentro di me
Non posso nemmeno fidarmi di me stesso
Sto bruciando nella mia pelle
In piedi alle porte dell'inferno
Ma nessuno mi lascerà entrare
Ti seguirò fuori dal buio
Ci ho provato da solo ma continuo cadendo a pezzi
Ti seguirò con tutto il mio cuore
Ci ho provato da solo perchè continuo cadendo - Sto cadendo a pezzi
Sono di nuovo qua
Abbandonato in un posto
che sembra come che
Io non posso vincere
Sto raggiungendo una grazia salvifica
Non posso nemmeno fidarmi di nessuno
Ma ho bisogno di elevarmi
Non penso di essere buono abbastanza
Da sentire il tuo amore perfetto
Ti seguirò fuori dal buio
Ci ho provato da solo ma continuo cadendo a pezzi
Ti seguirò con tutto il mio cuore
Ho provato da solo perchè continuo cadendo - Sto cadendo a pezzi
Sto cadendo - Sto cadendo a pezzi
Sto cadendo - Sto cadendo a pezzi
Sto cadendo a pezzi
Il tuo amore è un fuoco
E' vivo e ci sto bruciando dentro
Sono nelle ceneri della misericordia
Ne sono ricoperto
Cado sul serio e tu mi raccogli
Cado a pezzi così tu puoi liberarmi
Il tuo amore è un fuoco
E' vivo e ci sto bruciando dentro
Sono nelle ceneri della misericordia
Ne sono ricoperto
Cado sul serio e tu mi raccogli
Cado a pezzi così tu puoi liberarmi
Ti seguirò fuori dal buio
Ci ho provato da solo ma continuo cadendo a pezzi
Ti seguirò con tutto il mio cuore
Ci ho provato da solo perchè continuo cadendo - Sto cadendo a pezzi
Sto cadendo - Sto cadendo a pezzi
Senza te sto cadendo - Sto cadendo a pezzi
Sto cadendo - Sto cadendo a pezzi"
Purtroppo non posso essere lì mentre parla per la prima volta, non c'è nessuno dentro, ma io sono a casa e aspetto solo notizie mentre sono nervoso e suscettibile come di rado.
Quando mi scrive ‘tutto ok, ho parlato! Ho ancora una voce!' Sento di volerlo strozzare!
Mi ha rotto le palle così tanto con sta storia ed ora che ha parlato solo un messaggio.
Sto per dirgli di tutto quando approfondisce subito da solo.
‘Solo 5 minuti all’ora di parlare piano senza gridare e sforzare la voce. Ma posso parlare! Sto piangendo.’
Così sorrido intenerito e mi salgono le lacrime anche a me, ma se piangessi Jessica mi darebbe del pazzo.
Non oso immaginare il suono della sua voce, la conosco bene, ma è diverso, è davvero molto diverso.
Gli chiedo di dirmi quando posso andare a trovarlo che non c’è nessuno, non voglio condividere i suoi 5 minuti con anima viva. Voglio avere la sua voce per me, stare con lui da solo.
Così finalmente lo rivedo dopo una notte tutta con lui ed essere scappato di nascosto come un ladro per non far notare a tutti la mia anomala presenza notturna.
È stata la giornata più lunga della mia vita, non vedevo l’ora di essere qua e sentirlo parlare ed ora che ci sono la mia gola è annodata e non mi escono parole. Gli occhi mi brillano, sono impaziente. Fremo proprio e si vede. Lui si fa in parte nel letto con la schiena alzata e le gambe allungate, chiudo la porta come di consueto e mi sistemo vicino a lui che sorride brillando di luce propria. Non lo vedevo così felice da... troppo, credo. Non so se lo sia mai stato in questo modo. Sembra incontenibile. Si vede proprio che ha appena superato un orribile demone, il peggiore, forse.
La prova più difficile è andata, non ha bisogno di dirlo, so che dicono questo i suoi occhi.
Ha avuto fede ed è stato ricompensato. Penso che sarebbe stato lecito impazzire per tutti, ed ora invece è qua e può ancora parlare.
Ci guardiamo entrambi emozionati, vicini con le braccia a stretto contatto, ci sussurriamo e non respiriamo. Non sto più nella pelle.
Non sai quello che hai finché non ti viene a mancare e la sua voce mi è mancata come l’aria.
Jacoby finalmente prende respiro e tremante sussurra piano, la sua voce è bassa e profonda e bella roca. Chiaramente si capisce che è malata ancora, però c’è. C’è sul serio.
- Ciao Jerry! - Un’ondata di calore mi invade immediata ed incontrollata e non so davvero che faccia sto facendo.
Non realizzo proprio, lui continua.
- Vedi che ho ancora una voce? - Annuisco brillando come brilla lui, il calore continua ad espandersi.
- I dottori hanno detto che sono guarito molto meglio di quello che pensavano, non trovavano nemmeno la cicatrice. Presto mi dimettono. Devo fare ancora convalescenza, ma... - Istintivamente tendo e stringo le gambe che sono sul letto accanto alle sue e lui capisce che gesto è.
- Dimmi qualche porcheria. - Chiedo eccitato e totalmente fuori controllo. Quella frenesia di prima mi sta facendo impazzire, ma il suono della sua voce... cazzo, la sua voce... non c’era niente al mondo che potevo desiderare di più. Mi sono innamorato della sua voce prima di ogni cosa. Al telefono ho pensato che avesse una bella voce la prima volta. Ed ora è ancora qua.
Vorrei piangere, ma prima di tutto quest’eccitazione mi sta uccidendo.
- Sei eccitato? - Chiede capendolo dalla luce dei miei occhi e da come stringo le gambe. Io faccio un sorrisino ed annuisco.
- Mi è venuto duro. - Jacoby avvicina il viso al mio e aderisce le labbra al mio orecchio sussurrando piano.
- Al tuo cazzo è mancata tanto la mia voce? - Gli prendo la mano e gliela metto sul mio pacco. Lo sente bene quanto mi è mancata.
- Non mi è mai capitato di sentire la voce di qualcuno ed eccitarmi così! - Ammetto. Lui ride basso ed erotico mentre mi apre i jeans e traffica con la cerniera.
- Farò uno strappo alla mia regola di aspettare di uscire completamente da questo casino prima di prendere una decisione definitiva con te. - E dove sono le porcherie? Il tempo vola, i cinque minuti scadranno fra poco.
La sua mano scivola dentro i pantaloni ed i boxer e spinge calda sul mio membro duro.
- Fanculo è davvero duro. Non devo nemmeno toccarlo. Basterebbe parlarti e dirti che anche a me è mancato il tuo cazzo duro e vorrei davvero averlo dentro. Vorrei piegarmi e farmi scopare da te, proprio con questo cazzo enorme che impazzisce sotto la mia mano. - lascio la testa all’indietro sospirando mentre muove la mano sempre più veloce e chiudo gli occhi abbandonato al piacere, la sua bocca sull’orecchio, lui avvinghiato a me, io abbandonato.
- Ti piace la mia voce? - Annuisco.
- Vorresti scoparmi mentre gemo? - Annuisco ancora e così inizia a gemere mentre aumenta il ritmo sulla mia erezione. E geme e mi succhia il lobo ed infila la lingua dentro ed io vengo inesorabilmente nella sua mano.
Fanculo, quanto mi mancava tutto questo.
Quando si deciderà a farsi scopare da me non smetterò più di venire, penso che morirò subito dopo. Non ho mai desiderato tanto qualcuno in questo modo, è sconvolgente. Giro la testa verso la sua, apro la bocca in attesa della sua, ci sfioriamo, lui si fa desiderare, tiro fuori la lingua e cerco la sua. Jacoby sorride malvagio, divertito nel vedermi così eccitato e rivolto verso di lui, così partito.
E approfitta mettendo la sua mano sporca di me fra di noi, con occhi che brillano malefici la lecca ed io penso che sto per ricaricarmi davvero in fretta. Istintivamente gli prendo i capelli sulla nuca e lo costringo a baciarmi lasciando andare la sua mano.
Prendo possesso della sua bocca con violenza, questo è uno di quei momenti in cui lo farei mio forte e deciso e lui morirebbe felice perché adora quando lo faccio.
È sempre più mio.
- Sono felicissimo che sei tornato a parlare. - Sorride e dà uno sguardo all’ora. I 5 minuti sono scaduti, ma ci risentiamo fra un’ora. Questo dicono i suoi occhi che non serve parlino con la voce.
Non so se crede davvero che limitarsi a dei baci e a degli orgasmi sporadici significa non stare davvero insieme e riflettere su cosa sia meglio quando starà bene e sarà uscito dal suo calvario, però per come la vedo io siamo tornati insieme a tutti gli effetti e semplicemente evitiamo di andare a letto insieme. Ma accadrà presto anche questo. E sarà meraviglioso.
La mano gli trema mentre prende di nuovo il microfono in mano, non penso d’averlo mai visto così emozionato.
Lo guardiamo tutti come se fosse una sorta di evento ed in un certo senso lo è.
Sentirlo parlare di nuovo è una cosa, sentirlo cantare sarà diverso. Non l’abbiamo ancor sentito.
Lo guardo ed aspetto che si decida a vocalizzare, a fare rumore con la voce al microfono. Prende un paio di respiri, gli occhi chiusi, inghiotte diverse volte e poi scuote la testa imprecando guardando in alto.
- Non ci riesco! - Tobin mi guarda oltre la sua testa spaventato, io sospiro paziente e poi mi metto davanti con la chitarra imbracciata pronta per cominciare, tutti gli strumenti attaccati ed accesi.
È quasi un momento sacro, lo sentiamo tutti molto forte e sappiamo quanto significativo sia che torni a cantare, la paura che ha avuto questa volta, la nostra che lui potesse crollare definitivamente. Fragile e trasparente, così sottile.
Eppure è qua, ora, dopo dei travagli infiniti.
È uscito dall’ospedale dopo due mesi di ricovero, ha fatto le terapie che doveva, è seguito da un vocal coach che gli ha fatto fare esercizi ed insegnamenti, ma con noi non ha ancora cantato. Ora ci siamo ed ha voluto che fossimo solo noi quattro e basta, come una cosa nascosta e riservata.
Ed ora è terrorizzato.
- Avanti, guardami. - Dico paziente. Lui apre gli occhi e lo fa. - Respira piano. - Lo facciamo insieme a fondo, poi con sguardo acceso e penetrante, ma sicuro, dico: - Parti con Scars. - Quando lo dico è come se si svegliasse, lo vedo attraversato da un flash immediato ed evidente e così arriva la risposta che aspettavamo tutti.
Si ricorda il nostro dialogo, quel retroscena che ci ha riavvicinati ed ha reso Scars la nostra canzone.
Così comincia la prima nota e poi lui automatico col microfono alla bocca comincia con il primo verso e tutto torna al suo posto, l’universo si allinea come era, il mondo torna nel verso giusto ed è perfetto.
La sua voce lo è, leggermente diversa da prima che era molto più roca, ora è una voce più sana, sempre bassa e graffiante, bellissima. Meravigliosa.
Sorrido illuminandomi mentre gli occhi mi brillano perché mi sto commovendo e continuo a suonare e lui a cantare e prima del secondo verso, gli porgo il pugno e lui lo ricambia, ci tocchiamo in un ‘ben fatta’ che diventerà il nostro segno distintivo in questa ormai nostra canzone.
Poi ci dividiamo ed ognuno va per la sua strada, io mi giro suonando, gli altri ci vengono subito dietro e lui continua a cantare, gli occhi chiusi, calmo e concentrato, completamente preso da questa magia.
La musica.
Jacoby e la musica si sono ritrovati, il destino li ha aiutati per una volta. Adesso si può ricominciare ufficialmente a risalire.
Quanto mi era mancata la sua voce. Oh cazzo quanto!
Il primo giorno di prove dopo tutta la terapia fatta fino ad ora si conclude, il tempo era stato stabilito in precedenza, così poi per il resto approfittiamo per provare alcune nuove canzoni del nuovo album. Quando finiamo, Jacoby non è nei paraggi e un po’ mi viene un colpo, penso sarà così ogni volta che non lo vedrò.
Cerco di non farmi accorgere dagli altri che vanno a prendersi qualcosa da bere e da mangiare nella sala relax e intanto faccio il giro ossessivo di tutto lo studio di Sacramento, vado in lungo ed in largo fino a che guardo fuori, luogo scartato a priori perché piove come se dovesse finire il mondo, e mi viene un colpo.
Fuori, bello in mezzo al cortile interno, sta Jacoby con le braccia larghe e la testa all’indietro a prendersi tutta la pioggia di questo mondo, che è proprio tutta quella che ora sta scendendo giù dal cielo.
Col cuore in gola mi precipito fuori con una giacca ed un ombrello, ma in un secondo mi rendo conto dell’inutilità di questo secondo elemento.
Non è per il vento che fa piovere tantissimo e di sbieco, ma è perché ormai lo scemo è già marcio di acqua.
- Sei impazzito e non me lo hai detto? Se vuoi una diagnosi te la faccio io! Imbecillaggine! - Jacoby non si scompone, ridacchia divertito e rilassato.
- Non penso che sia una vera diagnosi. -
- Lo è per noi! - Rinuncio all’ombrello e mi bagno per potergli mettere la giacca addosso, lo copro nelle spalle. - E piantala! - Così finalmente Jacoby tira giù le braccia e si fa mettere le maniche, si volta verso di me ridendo.
- Tu però non hai la giacca e sei bagnato come me! - Gli tiro su la zip fino alla bocca.
- Ma non sono io quello con un’operazione alle corde vocali! - Dico alterato e severo. Lui alza le spalle e mi sistema le ciocche di capelli dalla fronte, me li mette tutti di lato come vuole il taglio che mi sono fatto, rasato da un lato.
Il gesto è spontaneo e tenero e mi tranquillizza subito, è come se mi staccasse una spina.
- Posso sapere perché sei uscito? Siamo a fine ottobre... - Sorride in un modo strano, fino a qualche tempo fa i suoi sorrisi non arrivavano agli occhi, erano grotteschi e si vedeva dietro tristezza, angoscia, ansia. Ora però non c’è... non è un sorriso luminoso, ma adesso ci vedo... beh, scoperta. È come se stia scoprendo il mondo per la prima volta.
- Avevo voglia di bagnarmi di pioggia e vento. Non è bellissimo? - Mi aggrotto e lui pensa che non abbia capito così si avvicina al mio viso attaccandosi al mio corpo e ripete forte, io sorrido spontaneo.
- Ho capito! - Lui ridacchia.
- Ti strappa via i pensieri, il brutto, il male. È come se ti purificasse. Non ti senti purificare? - Dice aprendo di nuovo le braccia davanti a me, lascia la testa all’indietro e si fa baciare dalla pioggia e dal vento con un’aria beata e divertita. Poi semplicemente rilassata.
Io rimango abbagliato dal fatto che davvero sembra ripulito da tutto, ha un’espressione diversa da quelle che ha avuto sempre e finisce che lo faccio anche io per capire se davvero questa cosa ha il potere di strapparti via il male e lasciarti il bene.
Abbandono la testa all’indietro e chiudo gli occhi titubante, ma poi in effetti lo sento.
Il vento è molto forte ed intorno a noi è come se dovesse cadere il cielo, la pioggia segue la direzione del vento e ci lava da capo a piedi, ma sembra come se tu non fossi più qua.
- È vero... ti strappa i pensieri... - Ammetto incredulo.
- È bellissimo, vero? - Quando apro gli occhi per rispondere noto che mi guarda e così rispondo:
- Bellissimo. - Ma a nessuno è chiaro se parliamo del tempo o di noi. I sorrisi si spengono e rimane qualcosa di meravigliato, non riusciamo a smettere di fissarci da così vicino, poi io gli prendo una mano e lui la stringe intrecciando le dita istintivamente.
- Andiamo dentro prima che ci venga quaranta di febbre? -
Jacoby annuisce e mi segue dentro, mentre cammina dietro di me alza le nostre mani e bacia il mio dorso, io sorrido fra me e me, non mi giro e faccio finta di nulla, ma so perché mi ha baciato. Per ringraziarmi per esserci ancora nonostante tutto.
Sono qua ad aspettare che si riprenda e si rimetta e decida cosa fare con me, nel frattempo mi prendo cura di lui come sempre nonostante io non abbia in cambio quello che vorrei. Ma non lo faccio per avere qualcosa, lo faccio perché lo amo e se ami vuoi solo l’altro. Tutto dell’altro.