*I passi di Jacoby iniziano a vedersi ed è ora di raccogliere quello che ha seminato con fatica. Jerry teme di aver esagerato a dirgli quelle cose sul fingere con Kelly, ma scoprirà che in realtà ha fatto bene, perché con lui spesso solo gli scossoni funzionano. Le interviste di loro due di quel periodo erano così, Jacoby parlava di continuo di quello che gli era capitato, del suicidio ecc, e Jerry annuiva come se sapesse tutto. Ad un certo punto ho scperto che Jerry soffre di mal di aereo, ma non ho capito se gli capita sempre o solo ogni tanto... l'ho comunque scoperto tipo a metà fic, così ormai ho deciso di lasciare tutto come era. Buona lettura. Baci Akane*
91. COSÌ VIVO
"Fa brillare la tua luce
Respingi i nemici
Quando sei sotto attacco
Ti proteggerà
Uccidi la notte
tutto ciò che ci serve è una scintilla
Possiamo seppellire l'oscurità
Infiamma, vieni e fa brillare la tua luce
Buttiamo la nostra miseria all'inferno
Illuminia le nostre vite, siamo eterni
Uniti in testa di collisione
Sacrifichiamo noi stessi per la missione
Siamo i guerrieri"
Dopo si prende tutto il periodo di pausa dal gruppo prima di ricominciare col tour, non si fa vivo ed io non lo cerco. Ha bisogno di riflettere e capire cosa fare ed io non lo posso forzare, ma è un periodo terribile per me.
Passo istanti in cui mi convinco d’averlo perso per sempre alternati ad altri in cui invece sono sicuro che quando ci rivedremo sarà indimenticabile.
In effetti, però, è proprio così. Ma non per quel che immaginavo in realtà.
Jacoby sta facendo un lavoro eccezionale su sé stesso grazie alla sua guida spirituale, penso che se fosse andato da un vero psicologo non avrebbe avuto gli stessi effetti.
In questo modo lavora su più aspetti, cura più cose.
Quando lo rivedo è per ritornare al tour e riprendere un aereo che ci porterà dall’altra parte del mondo.
Il mio cuore va impazzito, non so cosa ha pensato, a cosa è arrivata la sua testa in questo mese di separazione. Sono così emozionato che mi si chiude lo stomaco e appena l’aereo decolla ho subito la nausea. Non voglio che capisca che sto male, ma lui mi dà subito un sacchetto per vomitare dal proprio scomparto anche se poi io ne ho uno mio. Sorrido e mi ammorbidisco.
Con questa scusa Jacoby si siede vicino a me.
- Sto bene, sai? - Dice poi improvviso come se fosse lui quello che ha la nausea. Io tengo il sacchetto mentre intorno gli altri sfumano e si perdono nel proprio mondo.
- Ti vedo... - Dico sorpreso senza capire. Lui ridacchia.
- Hai presente Leader of broken hearts? Penso che l’ho scritta senza sapere che sarei arrivato a quel momento, l’ho scritto sperando di arrivarci, ma non ci ero davvero arrivato. - Ripenso al testo e faccio mente locale.
- È una canzone per chi sopravvive e pensa che fra mille cazzate deve aver fatto qualcosa di giusto perché si sente finalmente vivo come non mai. - Lui annuisce e continuo. - Pensavo l’avessi scritta perché dopo aver tuonato contro tuo padre, litigato con me e con Kelly ed aver avuto una ricaduta eri ancora in piedi... - Alza le spalle e si appoggia con la nuca allo schienale e ci pensa guardando in alto sul tetto dell’aereo. Io guardo lui e piano piano la nausea sparisce, ma nemmeno me ne accorgo.
- Sì, però non mi sentivo davvero ‘più vivo che mai’. - Cita la canzone. - Mi incitavo ad esserlo. Era diverso. Ora mi sento più vivo che mai. Sai... quando ho saputo delle corde vocali sono andato in una di quelle crisi da cui sai che non ti rialzi. Ed ho pensato ok, se esco da questo significa che ce l’ho fatta. Che ho passato la prova. Che sono davvero un’altra persona. Che sono davvero 'più vivo che mai’. Ed indovina? Sono più vivo che mai! Ho superato la prova più dura della mia vita, ho affrontato le mie paure più grandi in quei mesi di silenzio completo nell’incognita del ‘parlerò o no?’ E quindi ora sono qua e sto bene, non ho avuto ricadute, non sono tornato al suicidio. Parlo, canto, faccio concerti e ho di nuovo un rapporto con te, con Kelly, sto cercando di sistemare tutto coi miei figli. Sto rimettendo la mia vita in piedi come non ci sono mai riuscito. Sto bene insomma. Ho superato la prova nonostante i mille problemi che ancora rimangono. Tipo sai... mio padre... e tutto il resto... - Un resto che non mi dirà mai, probabilmente.
Lo guardo meravigliato di questo discorso che non pensavo di poter mai sentire ed è sereno e sicuro mentre lo dice.
- Anche nei due mesi fatti di concerto prima... cazzo, non sono ricaduto! Ero terrorizzato dalla ricaduta, invece ho rifiutato tutto ed è stato difficile all’inizio, però ci sono riuscito e non mi sono mai sentito ‘così vivo!’ Così orgoglioso di me! Ci sono riuscito! Fanculo! - Dice entusiasta ed infervorato con una luce meravigliosa negli occhi da cui non mi stacco.
Se ripenso a tutti i momenti in cui gli rubavo delle foto ed era atrocemente depresso...
Ora davvero è fuori da quel buio. Lo è davvero. Mi vengono le lacrime agli occhi e mi sento idiota a commuovermi per questo, ma so perché lo dice. Così gli prendo veloce la mano sperando di non essere notato, lui si gira e mi guarda e si addolcisce mentre vede che sono commosso.
Sorrido come uno scemo, ma lui lo fa meglio di me perché capisce e non ho bisogno di dire nulla. Perché come sempre lui sa, lui mi legge.
- Sto meglio anche io, ora. - dico solo. Mi ha detto questo perché mi ha visto ansioso fino alla nausea. Io a volte soffro l’aereo, ma non sempre. Deve aver capito che avevo altro dietro.
Voleva che capissi che non mi devo preoccupare per lui, che starà bene. Che l’ha superata, si sente un sopravvissuto.
Tolgo subito la mano e poi si appoggia di nuovo, sospira e guarda davanti a sé, lo sguardo vaga pensieroso ed io non riesco proprio a staccare gli occhi da lui.
- Sai... ho pensato molto a quel che mi hai detto. Ho deciso di provare a non fingere. Non forzerò la mano. Non inscenerò un amore perfetto che non esiste. Sarò il più spontaneo e naturale possibile e sia quel che sia, vada come vada. La scelta sarà sua ed io l’accetterò. Hai ragione, non si può passare una vita intera a fingere con tutti e sempre e cercare di convincere ogni essere vivente di qualcosa che non esiste! Non posso fingere ogni santa volta qualcosa! Sono stufo di sentire quei fottuti ronzii del cazzo! Voglio farli smettere e c’è solo un modo. Smettere di fare violenza su di me! - Sorrido sollevato e alzo gli occhi al cielo che immagino sopra questo tetto metallico, mi auguro sicuro.
Forse Dio esiste davvero? Da quando Jacoby ci crede, o meglio ha fatto pace con lui, ha fatto quei passi che non riusciva a fare da una vita. Io proprio... non so che dire se non che, forse, Dio esiste sul serio. Non lo so, lo scoprirò quando muoio, ma non mi sembra più il caso di precluderlo.
Un po’ sono geloso del fatto che sia arrivato a queste conclusioni da solo o magari facendo le sue cose col prete, però forse è proprio questo che lo renderà libero davvero. Il fatto che questa volta ci sta arrivando da solo.
Affrontare le paure e risalire.
Non oso sperare sul serio che arrivi fino a quel punto, a me bastava averlo ancora vivo accanto a me, ma lui va decisamente oltre.
Quando su Scars si mette a cercarmi per l’attacco mi stupisce, non l’ha mai fatto così.
La prima volta siamo ognuno dalla parte opposta del palco a farci i fatti propri, io mi preparo per il pezzo con la chitarra, la gente riconosce dalle parole introduttive di Jacoby che parla di canzone di rinascita. Io rido fra me e me, vorrei dire che non è stata proprio per un cazzo la canzone della sua rinascita perché dopo ha continuato a distruggersi lo stesso fino a quest’anno.
Però è la canzone della nostra unione, questo sì.
Un unione particolare, devo dire.
Più che altro la canzone in cui ha capito di avere un problema sul serio e che era più grave ed enorme di quel che aveva mai pensato. Una sorta di canzone di consapevolezza, che è quello che rappresentano le cicatrici per lui.
Ci sto pensando mentre mi preparo a suonare, quando me lo ritrovo davanti improvviso, io mi sorprendo e lo guardo meravigliato. Lui col suo solito modo brusco ed immediato, il microfono in mano, mi fa segno di venire davanti a lui. Io obbedisco senza capire cosa vuole, ma i nostri occhi si allacciano e nonostante le luci rosse che fanno atmosfera, i suoi brillano bellissimi.
Brillano nei miei.
Poi con la mano libera dal microfono conta e capisco che vuole attaccare così, oggi.
Proprio su Scars. Beh sapevo che cercava un segno per questa canzone che è diventata la nostra.
Quando l’ha scritta ha pensato a tutto quel che ho sempre cercato di fare per aiutarlo senza riuscirci.
Così do la prima nota, lui inizia con ‘Ho strappato il mio cuore per aprirlo’ e mi mette improvviso la mano sul petto facendomi prendere un colpo. Una scarica immediata e potente di adrenalina mi scorre bollente nelle vene, lo guardo istintivo, sorpreso, perdendo anche il ritmo per la nota successiva. Lui sorride con un piccolo ghigno, ritira la mano dal mio petto e mi porge il pugno che io gli do di rimando, poi si gira e continua a cantare spontaneo e fluido come se non avesse fatto altro che cominciare le canzoni così.
E cazzo, non sbaglia un colpo questo giro.
Jacoby non sempre è perfetto nei live, perché non sta fermo e non è facile cantare come canta lui. Però questa la fa divinamente.
Io ancora scosso suono cercando di concentrarmi in quello che è stato un nuovo inizio, come il suo discorso in aereo.
Non pensavo che da ogni nostro litigio potesse nascere qualcosa di importante, che in lui ci potesse essere sempre una svolta decisiva. Se lo sapevo avrei litigato più spesso, mi sarei opposto duramente molte più volte.
Le cose fra noi sono andate sempre fra alti e bassi, ma al novanta percento io cedevo.
È pazzesco quello che sta facendo.
Non ci prova, non fa nessun gioco idiota a sfondo sessuale, né io faccio alcun dispetto per ricordargli che voglio che sia mio.
Non c’è più quel tira e molla fra noi. È come se fossimo insieme ma non fossimo passati al lato sessuale e non so cosa aspettiamo, ma ormai è nell’aria.
È tutto molto elettrico.
È bellissimo.
Siamo in sincronia su tutto quel che facciamo, interviste dove lui parla dei suoi giri mentali durante la composizione dell’album, quando dice che era completamente fuori mentre lo faceva, o quando parla del suo tentato suicidio, del fatto che l’amore della sua band in quel preciso momento lo ha salvato. Ed io annuisco ad ogni sua parola, come se l’avessi sentita mille volte, come se sapessi già tutto. Non me ne accorgo, poi me lo fa notare quando si riascolta. Però è vero, le so. Tutte quelle cose le so. Ma starei ore ad ascoltarlo. Ne parla con una naturalezza, come se fosse tutto passato e non dovesse vergognarsene.
Riusciamo anche a dormire insieme negli alberghi come niente, non ci proviamo uno con l’altro, non fa mai cose che lo devo fermare. Però c’è quella voglia, quel senso di elettricità, quel desiderio enorme che proviamo entrambi solo nel guardarci nudi, quando ci cambiamo. O quando ci giriamo nello stesso letto uno davanti all’altro e chiudiamo la luce e sembra quasi che il tempo si confonda e noi possiamo fare quel che vogliamo.
Ogni tanto mi sfiora la guancia, a volte gli prendo la mano e gliela bacio. Niente di più. Cose delicate.
Poi lui si mette a parlare di qualunque cosa gli passi per la testa, quel suo bisogno di parlare ed esternare tutto. Ed io sto zitto, lo ascolto e nella sua voce bassa e calma o magari un po’ entusiasta, io mi addormento cullato.
Se non avrebbe più potuto parlare che ne sarebbe stato di me?
A volte vorrei dirgli di parlare di più, non importa cosa diavolo dice, il più delle volte sono cose senza senso. Ma il suono della sua voce è erotismo.
I mattini non sono tutti così, non ho sempre voglia di morire.
Oggi sì.
Jacoby mi strappa letteralmente via la coperta di dosso e mi lascia così come sono, poi spalanca la finestra facendo entrare non certo molto caldo e una maledettissima luce accecante. Infine quella voce che di norma amavo, mi strilla nell’orecchio allegro.
- DAI VIENI A CORRERE CON ME! GUARDA CHE BELLA GIORNATA! - Mi giro e vedo che piove con mezzo occhio, così mi giro dall’altra parte e visto che non c’è l’ombra delle coperte che deve aver lanciato chissà dove, infilo la testa sotto il cuscino.
- Tu sei sciroccato! -
Ma Jacoby si mette a saltare sul letto come se fosse un bambino e mi fa rimbalzare ad ogni salto fino a che mi strappa il cuscino dalla testa ed io cado per terra.
- ANDIAMO ANDIAMO A CORRERE! NON PIOVE TANTO! CI COPRIAMO BENE! È BELLO CORRERE CON LA PIOGGIA! DAI! DEVI FARLO CON ME! VEDRAI COME TI SENTI MEGLIO DOPO! VOGLIO FARE QUESTA COSA CON TE, È DIVENTATA UNA PARTE IMPORTANTE DELLA MIA VITA CORRERE! CORRERE MI FA SCARICARE I NERVI, POI STO BENE PER TUTTA LA GIORNATA! VIENI CON ME, VOGLIO FARLO CON TE, DAI VIENI A CORRERE, DAI! - In risposta gli tiro la ciabatta, visto che la schiva gli tiro la seconda che lo colpisce nelle palle. Si piega tenendosi fra le gambe, ma poi continua con voce incrinata. - Dai vieni a correre Jerry... - Così sospiro sconsolato, appoggio la faccia nel materasso rimanendo in ginocchio per terra e brontolo.
- E va bene, basta che stai zitto! - Lui così alza le braccia in alto vittorioso.
Se questo è il nuovo Jacoby sono fritto. Prima era iperattivo, ora coinvolgerà nel suo iperattivismo anche me!
Ti prego, non posso...
La corsa non è davvero meravigliosa come diceva lui. Non sono tipo da correre. Mi piace camminare con calma e fare foto, passando per queste bellissime strade inizio a vedere un sacco di foto potenzialmente splendide, specie con lui come modello, ma mi perdo un sacco non potendo fermarmi, non ho nemmeno portato la macchina.
Inizio a lamentarmi di questo tanto che alla fine Jacoby mi dà tregua e mi permette di camminare.
- Ma che ti è successo? Da dove diavolo tiri fuori queste energie? Di mattina poi... - Dico ansimante col cuore che vuole scoppiarmi fuori. Lui ride.
- Sono sempre così! Dormo poco, lo sai. - ci fermiamo alla fine di una strada che poi dà su una sorta di belvedere in una visione spettacolare di tutta la città.
- Ma ti perdi delle meraviglie se corri sempre! - Dico poi indicando dietro di lui. Si gira e guarda al di là del muretto che dà su una vallata davvero suggestiva, specie con un tempo così grigio e piovoso. È spettrale, ma bello.
Lui si siede e mi concede di fare altrettanto, ringrazio il suo Dio che gli fa prendere fiato e mi metto vicino a lui.
- Non è un peccato non immortalare questo? - Lui ridacchia ed annuisce.
- Ho bisogno di tenermi occupato. Non sono capace di stare fermo e basta. - Indico la natura che gli si mostra, mentre la pioggia ci bagna dolcemente, leggera e senza darci fastidio.
- Ma non è bello? - Lui guarda ancora e si stringe nelle spalle, poi mi guarda.
- Per me lo sei più tu. Essere qua a fare qualcosa con te. Adoro fare le cose con te. E non so stare fermo, non posso proprio. La vita è piena di cose incredibili da provare, quante cose ci sono che non ho mai sperimentato? - Lo guardo truce e preoccupato mentre gli tocco la fronte coperta dalla cuffia, come lo è anche la mia.
- Sei diventato bipolare ed ora sei nella fase euforica? Mi devo preoccupare? - Lui ride di gusto gettando la testa all’indietro. Questo momento è meraviglioso, in effetti. Vorrei immortalarlo ma non ho niente e me lo dovrò tenere nei ricordi gelosamente.
- Non sono mai stato così vivo! Sai, quando sfiori la morte e ti rialzi e poi non so, cominci a sentirti più vivo di prima. È una sensazione diversa. È come se... - Jacoby gira lo sguardo in cielo mentre le gocce di pioggia gli baciano il viso e si fermano su quelle labbra che vorrei baciare io stesso. Freno a stento l’istinto. - sono un sopravvissuto, capisci? Non sai cosa si prova ad essere un sopravvissuto finché non lo sei davvero. Quando sfiori la morte e ti rialzi, quel che provi è diverso. Essere sopravvissuti è diverso che essere vivi. Ed hai voglia di vivere ancora di più, più che mai, hai fame di vita, non ti basta più. Io provo questo. Non posso stare fermo in un posto ad aspettare di adempiere al dovere della giornata! Amo cantare, ma non è solo questo la mia vita. Io voglio tutto quello che c’è su questo mondo, tutto quello che la vita mi offre. Lo voglio prendere, assaggiare, sperimentare. Voglio essere più che vivo e sopravvissuto. Voglio la fase successiva! - Sembra ubriaco, ma so che non è così.
Spero non sia bipolare davvero.
Però sorrido stordito un po’ dalle sue parole, un po’ dal modo in cui le dice.
Alzo le mani, chiudo un occhio e lo inquadro come se potessi fotografarlo, poi faccio un ‘click’ con la voce e mi imprimo questo momento nella mente. Lui ride ancora di più e mi prende improvviso il viso fra le mani, mi dà dei pizzicotti e dopo avermi fatto male mi stampa due baci sulle guance.
- Voglio tutto e lo voglio ora! Sono pronto! - Quando lo dice mi fissa negli occhi da vicino senza lasciarmi il viso, mi ubriaca, mi contagia, mi sconvolge. Ed io so, so cosa significa. So cosa sta succedendo. So cosa dicono questi suoi meravigliosi occhi.
So cosa intende.
Vuole me, è pronto per me.
Ma voglio fargliela gestire a lui, voglio vedere come lo farebbe.
- Possiamo organizzare cose con tutta la band nei momenti morti del tour, quando abbiamo del tempo da riempire possiamo chiedere a qualcuno cosa si fa da quelle parti per passare il tempo, cos’è l’attrazione di quella città e provare. - Improvviso qualcosa per lui e lui, entusiasta, si anima ancora di più.
- Sì, sì che bello! Vedi che tu capisci cosa dico? Non vedo l’ora! Sono sicuro che è bellissimo! - Così rido e gli metto la mano sulla faccia prima che mi baci per strada. Abbiamo le cuffie in testa e le giacche tirate ben su, dubito ci riconoscano, e poi non siamo i Beatles che non potevano muoversi per strada.
Però non voglio dare certi spettacoli lo stesso.
Così Jacoby si alza in piedi e si stiracchia, poi saltellando mi indica.
- Beh, ricominciamo? - a questo gli faccio il dito medio, alzo gli occhi al cielo e me ne vado camminando.
- Tu corri pure, io vado ad asciugarmi e a fare colazione! -
Lui si mette a ridere e mi corre dietro e mentre io cammino calmo verso l’albergo, lui mi saltella intorno come un grillo.
Ma come cazzo fa a tirare fuori un’energia simile? Io sono morto!
E parla, poi. Parla all’infinito. Ma cosa sta dicendo? E chi lo sa! Mica posso ascoltare sempre tutto quel che dice, sai quanto parla? È impossibile per tutti ascoltare sempre!
Però è bello il suono. Il suono della sua voce.
È vero, non ci credevo quando lo diceva, ma lo vedo e lo capisco.
Jacoby non è mai stato così vivo ed è bellissimo. Sono sempre più innamorato.