*Nel mezzo di un ottimo periodo di risalita, quando tutto sembra andare bene sia per Jacoby che per lui e Jerry come coppia, arriva un altro livello da superare. Perché ce n'è sempre uno. Si ritrova lì suo padre con i suoi due fratelli e a quanto pare è ora di affrontare il suo demone peggiore. Ci riuscirà o sarà l'ennesima batosta? Jerry non lo lascerà solo, ma sarà sufficiente? Nella realtà io non so precisamente in che rapporti sono i tre fratelli, so qualcosa su Bryson perché è quello presente nel gruppo, ma il fatto che il suo cognome sia Roatch e non Shaddix mi fa pensare che in realtà sia il figlio del secondo marito di sua madre, però non si sa assolutamente nulla su di loro, perciò ho improvvisato. Mentre so che è stato Bryson a litigare furiosamente con Jacoby in uno dei suoi momenti peggiori, non so però se quando l'avevo scritto nella fic a suo tempo avevo scritto che era lui o Trevor perché è un dettaglio che ho scoperto dopo aver scritto quella parte. Comunque sappiate che era Bryson! Buona lettura. Baci Akane*

93. ESORCISMO

jerry jacoby

"Quindi riportami indietro, indietro a quel giorno
Mio padre era fottuto, assolutamente insano
Se ne è andato via, dritto via dalla mia vita
Ha rubato la mia innocenza, come un ladro nella notte
Avevo una manciata di carte, impilate contro di me
Mia mamma era fuori, non potevo dire se mi amasse
Mi sono arreso perchè non avevo una famiglia
Sono caduto duramente con nessuno lì a prendermi
qualcuno mi prenda
Paura, sono senza speranza
Odio, sono senza aiuto
Amore, sono impotente
Devo uscire da qui
Paura, nessuna scelta
Odio, queste crisi
Amore, è senza cuore
Sono così stanco di questo
Perchè mi hai abbandonato?
Come hai potuto semplicemente andartene?
Ora sono qua fuori, cammino per le strade
Sono un orfano di padre, sono una malattia sociale
Non c'è amore vivendo in una casa spezzata
Non ho mai pensato avrei dovuto viverlo da solo
Poi ho parlato con Dio, gli ho detto che ero vuoto
Come potrebbe qualcuno mai amarmi?
So che fa male al momento
Ti trascinerà all'inferno se lo lascerai
Ho perso la mia innocenza
Hai provato a prendere la mia speranza
Hai provato ad abbattermi
Ho trovato me stesso di nuovo
No non puoi prendere il mio cuore
No non puoi abbattermi
Perchè il karma torna indietro
Paura
Odio
Amore"

FEAR HATE LOVE


Se dovessi scegliere di cancellare un momento in tutta la mia vita, è questo.
Non so cosa succederà da qui in poi, ma io voglio cancellarlo perché la paura mi assale. 
Ho voluto questo istante con tutto me stesso perché sapevo che era quello che poteva aiutare Jacoby nella svolta decisiva, ma ora che percepisco il suo terrore ed il suo sconvolgimento nel vederlo qua, capisco che non si può fare violenza in una persona a questo modo.
Servirà davvero a qualcosa, alla fine di tutto?

Il primo a reagire è uno dei suoi fratelli, mentre l’altro rimane fermo in sospeso come lo siamo tutti noi, nella stessa attesa. 
Quello che si fa avanti va da Jacoby e l’abbraccia, è lo stesso con cui aveva furiosamente litigato qualche tempo fa, quando poi gli ha detto che non lo riconosceva più e che non era il fratello che ricordava ma una persona distrutta ed orribile. 
Certo, all’epoca Jacoby si faceva ed era nel devasto più totale, ma nessuno gli è mai stato vicino in tutta la sua vita. Si vedevano quando lui tornava a casa, c’erano le visite, era tutto apparentemente normale, ma invece nessuno aveva idea di che cosa combinasse. 
Jacoby rimane inebetito stretto nel suo abbraccio poderoso, non ricambia subito, non credo sia qua. 
Si muove per la prima volta per toccarsi la cicatrice alla testa e mi raggelo, non lo faceva da molto tempo, dal suo periodo peggiore. Quando per tornare alla realtà si feriva. 
Guardo istintivo Tobin che ora è sveglio, capisce che sta succedendo qualcosa ma non ha idea di cosa. Tony aspetta di capire a sua volta cosa sia meglio fare. È chiaro che c’è qualcosa di strano, l’aria è strana, è pesante. 
- Sono contento di rivederti così, fratello! - Dice continuando ad abbracciarlo. - Dopo quella litigata non ci siamo più visti e sentiti, ero convinto dovessi essere tu a fare qualcosa e poi... e poi Trev mi ha detto! - 
Ok, Bryson è il più piccolo dei tre, quello con cui ha litigato Jacoby quella volta e che gli ha comunque dato una prima scossa.
Jacoby continua a stare zitto immobile fra le sue braccia, Bryson si separa da lui e lo prende per le spalle e lo scuote fissandolo negli occhi come se lo rimproverasse. 
- Come hai potuto fare tutto da solo? Perché non ci hai cercato? Lo devo sapere dalle interviste che hai tentato il suicidio? Ma con Kelly poi si è risolto? Cristo Santo,  Trev mi ha detto che non volevi perdonare papà e poi non ti ha più sentito, quando mi ha raccontato ho capito che dovevi stare male per questo e mi sono preoccupato, ho cercato notizie in giro ed ho saputo che hai tentato il suicidio, ti sei lasciato con Kelly, hai fatto un’operazione alle corde vocali... e poi cazzo, sei tornato biondo! Però ti vedo bene... stai... stai proprio bene, eh? Finalmente il Jacoby che ricordo, mio fratello, quello vero! A ridere e fare lo scemo, bello, biondo e casinaro. Sono contento, la tua voce sta bene, se stai facendo concerti è così... - In un attimo la paura lascia il posto allo shock e mi perdo nel vortice di parole di Bryson. Ma con sti due in casa gli altri parlavano? 
La risata di Trevor scoppia fragorosa ed allegra e si avvicina, il padre rimane in disparte. Il maggiore dei fratelli prende Bryson e lo spinge via a forza, poi dà un buffetto sulla guancia di Jacoby ancora stordito che non dice nulla. E questa è fra tutti la reazione più sconvolgente. 
- Lascialo respirare, non sente nemmeno i suoi pensieri! - Poi guarda bene Jacoby ed i suoi occhi assenti e spiritati che fissano oltre loro, probabilmente anche prima mentre Bryson parlava fissava oltre. L’uomo in fondo al campetto. 
- Siamo passati attraverso il manager, abbiamo detto che volevamo farti una sorpresa. Credo ci siamo riusciti. - Dice calmo Trevor. A dir poco ci sono riusciti. 
- Penso che ti ci voglia un po’, pensavo volessi insultarci per averti lasciato a te stesso... tu ti sei chiuso sempre più a noi, quando ci vedevamo era sempre più un teatrino idiota e così è finita come è finita. Non vuoi picchiarci? - Trevor cerca di far reagire Jacoby prima di parlare della patata bollente, ma Jacoby è già lì e vedendo che non sente mezza parola di quel che dice, sospira e si fa da parte, una mano sul braccio di Jacoby, l’altra a chiamare il padre. 
- Ha insistito lui. Ci ha chiesto di aiutarlo a trovarti. Ha detto che toccava a lui, era lui che doveva farlo. Venire da te. - Forse sono le parole giuste, forse queste toccano la mente lontanissima di Jacoby, persa probabilmente nell’ultima riunione di famiglia dove al momento manca solo la madre. 
Quando sarà stato? Quando lui ha tentato di uccidersi davanti a loro? 
Faccio il segno di muovere un passo, come se lo sentissi, ma lui è più veloce. Jacoby sfugge la presa di Trevor e come una scheggia invisibile si avventa contro il padre e lo spinge brutalmente fino a farlo cadere.
Non dice nulla, non ringhia, non lo prende a calci, non fa sceneggiate. 
Non. Dice. Nulla. 
Dopo di questo se ne va verso la struttura che ci ospita per il festival a cui siamo venuti a suonare. 
C’è da tremare. 
Bryson e Trevor si guardano, Trevor corre dal padre e lo aiuta ad alzarsi, lui fa segno che sta bene, Bryson fa per seguire Jacoby ma io lo precedo alzando il dito.
- Forse era meglio chiamare, eh? - Dico andando di corsa dentro sulla sua scia. Prima di sparire aggiungo che quando sarà pronto verrà. 
E poi non ho davvero idea di come convincerlo ad affrontare questo mostro terribile che è la sua infanzia. Tutto in un secondo.
Fra poche ore canteremo, a momenti dobbiamo andare a preparararci. Come diavolo pensano che canterà? 
Davvero fai una cosa così? 
Cazzo, andiamo! 

Quando arrivo, lui è nella sua camera, che poi è anche la mia. Non la spacca come immaginavo facesse. Siede sul letto, gli occhi rivolti all’esterno, ma non guarda nulla davvero. Rabbrividisco ed inghiotto. Cosa gli dico? Come lo aiuto?
In un attimo torno indietro a quando lui stava male chiuso nel suo traumatico mondo ed io non avevo idea di come arrivare a lui. 
Le mie paure concentrate in un istante. Io e lui e questo non saper come affrontare la cosa. 
- Voglio vedere il mare. - Dice poi improvvisamente come se mi avesse sentito, non ho fatto rumore ma lui sa che sono dietro di lui in attesa di un cenno. 
Sospiro e chiudo gli occhi. So perché lo dice. Tutte le volte che ha avuto uno shock è andato nel mare in tempesta ed ha cercato di buttarcisi dentro. Sono sempre arrivato io a fermarlo. 
- No, non andremo in nessun mare. - Dico duramente, non volevo esserlo e mi fermo subito stupito, spaventato dalla sua reazione. Non ha bisogno di questo ora. Lui non si gira e non fa alcuna scenata, così mi avvicino, mi siedo nel letto con lui e gli prendo la mano fra le mie. Poi con la dolcezza che volevo tirare fuori prima, riprendo. - È ora di smettere di annegare ogni dispiacere e shock, è ora di smettere di cancellare con l’acqua e con ogni mezzo i fantasmi che non riesci a guardare in faccia. Adesso vai, guardi quei fantasmi, quei demoni, e li ascolti. Devi essere in grado di stargli davanti ogni giorno senza morire dentro, senza tornare ad impazzire. Senza stare male. So che sembra impossibile, ma scappare non ti aiuterà mai. C’è un modo per guardare il demone e stare comunque bene. - Devi capire che comunque gli vuoi bene. Devi capire questo, Jacoby. 
Anche se è stato uno stronzo bastardo che ti ha fatto del male, qualunque cosa sia stata, tu VUOI perdonarlo e VUOI amarlo. Perché comunque è tuo padre ed in un angolo contorto di te gli hai sempre voluto bene ed hai sempre sperato che ti cercasse per stare un po’ con te. 
Lui non lo sa, non lo vuole sapere. Dentro di sé capisce, ma non vuole. à
Mi guarda spaventato ed io gli prendo il viso con entrambe le mani e con una calma che non so da dove mi esca perché in questo momento sono pieno di emozioni ed io quando ne sono pieno tremo come una foglia, dico: 
- Non devi avere paura. Andrà tutto bene. Devi solo accettarlo. Va tutto bene. È ok. - Lui scuote la testa ed io dico di sì. Continuo la conciliante litania fissandolo negli occhi da vicino e sappiamo a cosa ci riferiamo con queste parole. - Sì che va bene. Va bene così. Fidati. Accettalo. - 
- Non posso... - Mormora con voce spezzata e gli occhi pieni di lacrime sull’orlo di uscire, le trattiene disperato, non le vuole far andare perché non vuole piangere per lui. 
- Sì che puoi. Ascoltalo oggi ed accetta tutto quel che provi. Che sia odio o voglia di perdonarlo o perfino amore. Qualunque cosa sia nessuno ti biasimerà. Va bene anche se non ti sembra. - Lo ami, non c’è niente altro. Hai aspettato e sperato una vita che si facesse vivo e facesse il padre e non si smette mai di aspettare questo, in realtà. Io lo so perché appena il mio è risalito dalle sue tenebre e mi ha chiesto perdono, io l’ho perdonato immediatamente. Come ho sempre fatto con Jacoby. Forse per qualcuno è più facile perdonare. 
Lo vedo che piega la testa e strizza gli occhi, sente dolore probabilmente. Credo che dentro le pareti della sua testa il cervello gli stia esplodendo e chissà quanti ronzii di insetti assordanti ora gli impediscono di sentire. 
Come li fermo? Io non posso, non c’è un solo modo ora come ora che potrebbe funzionare. Nemmeno se si stordisse o si picchiasse duramente o facesse sesso con me. niente. Le mie mani lo stringono e lui non è qua, la sua testa lo sta facendo esplodere nella follia che lo ha divorato per anni. 
- Solo ascoltarlo ed accettarlo li farà smettere. Non vuoi che smettano? - Lui nel caos che sente annuisce totalmente perso, sull’orlo di un’esaurimento di quelli da cui non ti riprendi. 
Ora è cristallo puro e le sue crepe sono tantissime, se si spezza non saprò rimetterlo insieme. Non spezzarti, ti prego. Cosa farei io senza di te poi? 
- Io non so come fare... - Gli metto le labbra sull’orecchio e piano piano sussurro dolcemente: 
- Smettila di combatterlo. Arrenditi a quel che provi e che vuoi nel profondo del tuo animo, qualunque cosa sia. SMETTI. DI. COMBATTERE. - Perché lui combatte da una vita ed è stato sempre peggio. Poi ha smesso e finalmente è iniziato a salire. 
Ritrovare la fede lo ha placato e cos’è la fede se non pace con sé stesso ed il mondo? 
Allora abbraccia questo nuovo stile di vita. Smetti di combattere. 
Jacoby prende un gran respiro profondo, poi chiude gli occhi ed annuisce piano piano. Io così lentamente mi separo e guardo che non si spezzi e rimanga intatto. Lo lascio andare. Lui rimane con gli occhi chiusi, rigido rivolto verso di me, io mi alzo e lui resta lì com’è, cristallizzato, concentrato sul proprio respiro, sul non piangere e sul non far prevalere i rumori nella sua testa. 
Le sue paure sono tutte insieme in questo istante. 
Se per stare bene devi amare il demone, ama quel fottuto demone. Forse capirai che non è più quel demone, chi lo sa. 
Esco dalla camera e vado in salotto dove li trovo tutti qua in silenzio a bere un caffè, arie imbarazzate e di circostanze. 
- Scusa per l’improvvisata... però sapevamo che se glielo avessimo chiesto avrebbe rifiutato. - Dice Trevor seduto su un pezzo di divano. 
- Sì, ed era importante che una volta per tutte questa storia avesse fine. Finché non si parleranno davvero e non si capiranno non ne usciranno! È ora di rimettere insieme la famiglia. - Piego la testa e mi stringo nelle spalle senza saper cosa dire, poi guardo l’uomo che ha creato tanto scompiglio e poi l’ora. 
- Siamo davvero al limite del tempo. Però ti aspetta. Fra poche ore siamo su un palco a cantare. - 
Il signor Shaddix annuisce serio e si alza, si avvia da dove sono venuto, poi si ferma e si gira in particolare verso di me.
Appare come un uomo alto e perso, goffo, incapace di muoversi senza rompere qualcosa. Sembra così. 
- Verresti anche tu? - Io mi aggrotto. 
- Ne è sicuro? - Lui annuisce. 
- In 3o anni non ha mai accettato niente che mi riguardasse. Niente. Mi ha sempre rifiutato categoricamente e furiosamente a priori. Oggi è la prima volta che accetta di parlarmi davvero. - Chiaramente l’altra volta non può essere considerata una conversazione visto che una volta ha fatto scena muta e l’altra gli ha gridato quanto lo odiava. - Però è successo solo grazie a te. Perciò vorrei che ci fossi anche tu. - 
E tutti sappiamo il motivo.
Jacoby viene da un tentato suicidio di meno di un anno fa, viene dall’anno più brutto della sua vita, è estremamente instabile e fragile e nessuno vuole che si spezzi. 
Degli sconosciuti hanno capito quanto ascendente ho su Jacoby. 
E mi chiedo se io davvero posso salvarlo. 
Mentre annuisco silenzioso e lo seguo la domanda nella mia mente cambia. 
Forse l’ho già salvato e non me ne sono ancora reso conto. Io? No, non io. Si è salvato da solo. Aveva la forza dentro di sé per salvarsi, forse io l’ho aiutato a tirarla fuori. Non ho fatto niente di più. Immagino, però, di essere stato comunque abbastanza importante. 
Non so come reagirà Jacoby né se sarò in grado di arginare un’eventuale crisi, però quanto meno ci proverò e raccoglierò qualunque cosa accadrà. Come ho sempre fatto.