*Dopo aver affrontato il suo demone più grande e aver messo fine alla sua guerra, Jacoby è pronto per Jerry. È giunto il momento per loro di portare la loro relazione allo stato a cui gli appartiene realmente e Jacoby, che non è un pianificatore, si rende conto di essere pronto mentre la tappa del tour li porta in Olanda, in una splendida Tilburgo che mi ha ispirato realmente per la scrittura del capitolo. La cosa che fanno sempre da un certo anno in poi durante Scars è vera, ci sono un sacco di video e foto, nel link che ho riportato sotto la citazione (che ho voluto rimettere per la millesima volta), c'è uno dei pezzi live di cui parlo. Non lo fanno da sempre, ma da un po' di tempo. Scusate l'attesa, ma ho avuto impegni, ora sono tornata. Buona lettura. Baci Akane*

95. UN ALTRO PASSO VERSO UN NUOVO INIZIO

jacoby jerrytilburg

"Ho strappato il mio cuore aperto, ho cucito me stesso per bene
La mia debolezza è quel che mi preoccupa
E le mie cicatrici mi ricordano che il passato è reale
ho strappato il mio cuore aperto solo per sentire..."

SCARS

Arriviamo e andiamo a finire di prepararci, facciamo stratching  e riscaldamenti vari, poi ci sistemiamo un po’ i capelli, Jacoby si mette quel filo di eye-liner che ormai usa sempre anche se non tanto come prima, o per lo meno ci prova visto che lo sento imprecare. 
- Fanculo, mi sto accecando cazzo! Non metto un cazzo, vado così, non me ne fotte! - Brontola irascibile mentre sta per lanciare matita e cera per capelli, credo che con quelli non abbia avuto più successo. Io ridendo glieli prendo al volo e vado da lui nel bagno piccolo a disposizione nel camerino, i ragazzi sono sparsi un po’ in giro e sentiamo dei rumori in sottofondo come sempre, il consueto casino pre concerto. 
Lo giro e lo appoggio al lavandino e con la mia calma e pazienza storiche comincio prima con l’eye-liner. 
- Non sono bravo come te... - Dico ridacchiando, lui sta zitto e non respira sorpreso che proprio io faccia questo. Un po’ perché è un gesto intimo non in un posto davvero sicuro, anche se non siamo proprio in mostra, un po’ perché non sono mai stato un vero fan di questa robaccia. 
Ma so che a lui piace. 
- Non puoi andare in scena come uno zombie! - Dico poi abbassandogli la palpebra inferiore con un dito sullo zigomo. Gli passo il fantomatico eye liner, lui batte le palpebre perché gli lacrimano di nuovo gli occhi. 
- Fanculo, se lo fanno gli altri è peggio! - Sta per mandarmi via ma gli do uno schiaffo sulla guancia e lui si immobilizza. 
- FERMO! - Lo sgrido. Lui fa il broncio ma finalmente riesco a mettergli questa robaccia. 
Con la cera per capelli è più facile, me la passo nelle mani ed inizio poi a mettergliela nei capelli da davanti. 
- Come sei concentrato... - Dice poi meno nervoso di prima. Io faccio un mezzo sorriso senza deconcentrarmi, così ci pensa lui con le sue mani sul mio viso. - ti sei fatto la barba, che liscio che sei... - Scende sul torace dove mi liscia  la maglia prendendomi la vita. Io ridacchio. 
- Se non stai fermo ti trasformo in un porcospino! - Lui finalmente sorride e decide che va bene come è, mi attira improvviso a sé e mi abbraccia forte così di punto in bianco. Mi toglie il fiato e rimango con le braccia aperte, di stucco. 
- Grazie. - Dice poi nascondendo la bocca contro il mio collo, con questo ovviamente rabbrividisco da matti. 
- Così mi eccito! - Dico spontaneo. Lui ha fatto molti passi in avanti, ma anche io e ne sono felice. Lui mi ride contro e mi stringe ancora di più, così passo al rubinetto dietro di lui e mi lavo le mani rimanendo con lui abbracciato a me come un koala. Quando le ho pulite lo abbraccio anche io, si addolcisce e si rilassa a questo mio ricambio. 
- Ci sarò sempre e quando tu sarai pronto, lo sarò anche io. E sarò alla tua altezza. - Lui sa, non serve che gli dica di cosa parlo. Sa che ho i miei problemi a parlare e ad aprirmi e che voglio essere più spontaneo, controllato e rilassato con tutti. Sa che ci sto lavorando così come lui lavora sul parlare dei propri problemi invece di nasconderli dietro ad un mucchio di stronzate senza senso. 
- Devo affrontare tutto e risorgere. È ora di farlo. Lo farò. - 
Gli prendo il viso fra le mani e lo separo da me, lo guardo sorridendo dolcemente da vicino, i suoi occhi sono meno distrutti di prima, forse un po’ è merito del trucco. 
Ha un fondo di apocalisse, ma penso che quella l’avrà sempre. Però non cerca di nascondere, non mi pare. O forse è così perché è con me. 
- Hai già iniziato. Sei stato davanti a tuo padre, lo hai ascoltato, l’hai abbracciato. Quando riuscirai a perdonarlo, a capire che lo vuoi amare anche se dovresti odiarlo per sempre, quando ti arrenderai a questo, il processo sarà completo, ma tu hai già iniziato quel processo. - Sorride quasi timidamente e colpevole, poi una luce di speranza nei suoi occhi. 
- Lo pensi davvero? - 
- Jacoby hai abbracciato tuo padre piangendo appeso al suo collo. Non ho mai visto niente di più potente di questo.  Ho pianto persino io! - Lui sorpreso sorride di nuovo illuminandosi meglio e sono tanti piccoli miracoli che voglio godermi per bene. 
- Ci sono riuscito perché sentivo la tua presenza lì. Ti avrei deluso se non l’avessi ascoltato tutto. E poi non so, non ho capito più un cazzo. Non so se lo perdonerò e quando succederà, so però che voglio affrontare tutto, tutto quello che mi è successo sin da piccolo a quando avevo 17 anni. Ogni fottuta cosa che ha iniziato ad affondarmi. Tutto. E poi risalirò. Voglio farlo. -
Gli carezzo la guancia mentre una mano va sulla sua spalla, rimaniamo abbracciati, appoggiati uno all’altro così. 
- Devi solo smetterla con le guerre e arrenderti a quelli che sono i tuoi sentimenti più profondi ed istintivi, qualunque essi siano. Smetti di combatterti e smetterai di avere tutti quei problemi con la tua testa. - Glielo dico, questa volta. Perché penso che tonto com’è potrebbe andare avanti una vita senza capire bene cosa deve fare per guarire. 
Mi ascolta, poi si fa serio, sorpreso e meravigliato, come se contemplasse tutto per la prima volta. Io ridacchio e gli rubo un bacio fugace sulla bocca, con la porta alle nostre spalle aperta. Non me ne frega più niente. Voglio solo che stia bene. 
- Sono orgoglioso di te anche io, comunque. - E qua la sua faccia ebete e shoccata torna a sorridere bellissima. 
- Andiamo a spaccare il palco! - Dice poi animandosi. - Ne ho un fottuto bisogno! - Ed io ridendo gli afferro il collo ed esco da questo bugigattolo con lo stesso entusiasmo, chiamiamo i ragazzi a noi che arrivano, ci abbracciano a loro volta facciamo il nostro solito rito, Jacoby parla, in quello non ha mai problemi, solito discorso pre concerto, e poi mani in alto e urla di incoraggiamento. 
Si va a sancire un altro passo verso un nuovo inizio. 

Non è che dopo rimette in piedi tutto in un attimo, però inizia a parlarne e smette di chiudersi. 
Riallaccia completamente i rapporti coi fratelli, vorrebbe inserire Bryson come fotografo ufficiale dei Papa Roach visto che è del mestiere, magari nei tour, anche con Trevor comunque riprendono a vedersi spesso. 
Il tour ha le sue pause dove Jacoby va a casa da Kelly e lì si concentra molto sui figli. Con Jagger non ci sono problemi, il piccolo vuole fare il rapper ed è già un grande esperto per l’età che ha. Il grande ha ancora delle riserve ma ispirato da suo padre ha deciso di parlargli da adulto col cuore in mano e spiegargli tutto come se fosse un suo pari e non suo figlio.
Quando fa questa cosa, Makaile inizia finalmente a sciogliersi perché lo capisce. 
È un processo davvero lento, ma dà i suoi frutti. 
Mak non vuole diventare famoso e non adora finire nelle foto in giro per il mondo, per cui quando qualcuno viene in tour di solito è Jagger e sta con noi, vedo bene Jacoby come padre, piano piano è sempre più rilassato con lui. 
Mak preferisce il mondo dello sport, Jacoby sta ore a parlarmi di loro e di come procede la gravidanza. 
- Non voglio fare più sesso con lei. - Dice poi una sera che mi ha trascinato a passeggiare di sera in una delle città del tour. In questo periodo abbiamo iniziato la cosa con Scars. 
Un giorno è venuto e ci ha detto che voleva dare più importanza a Scars, che cercava qualcosa di diverso. Così abbiamo provato un po’ di inizi alternativi, un motivetto introduttivo, noi tre riuniti davanti alla batteria di Tony. Varie cose, ma poi niente ci convinceva, era irrequieto, come se cercasse altro.
Ed una volta si è messo a parlare mentre nel sottofondo c’era una sorta di suono che precedeva Scars. Io ero pronto a suonare la nota iniziale e mentre parlava ha finito che ci siamo avvicinati, ci siamo guardati complici. 
C’era solo uno sguardo fra noi, io stavo per andare al mio posto, ma lui ha avuto un lampo negli occhi e mi ha fatto il gesto di avvicinarmi, mi ha guardato, contato fino a tre ed io ho dato l’attacco con la prima nota di chitarra, come vuole la canzone. 
Così ha cominciato e visto che ha funzionato e c’era qualcosa di elettrico che correva lungo le nostre schiene, ho capito perché voleva tanto qualcosa per Scars. 
Perché era la nostra canzone, non se ne era di certo dimenticato. 
Lo scemo cosmico. 
Gli ho teso il pugno mentre suonavo, prima di andare in giro per il palco, per dirgli che avevo capito perché lo voleva e che sarà questo, che mi piace. Lui l’ha visto e ha ricambiato il gesto. Dopo che ci siamo toccati coi pugni, ognuno è andato per la propria via. 
Questo stabilisce ufficialmente che Scars è la nostra canzone.
Lo abbiamo sempre fatto, da lì in poi.
Io vado da lui, ci mettiamo uno davanti all’altro, ci guardiamo, io gli do l’inizio, a volte lui mi tocca il petto sul ‘ho stracciato il mio cuore per aprirlo’, come tutte le volte che ho fatto io con lui, come a suo tempo l’ho ispirato per la canzone. 
Ci diamo il pugno e poi partiamo col resto. 
È nostra. Una cosa completamente nostra, questa cosa lo sottolinea, tutti se ne rendono conto, ma nessuno si lamenta, nessuno dice nulla. Non importa cosa sia, onestamente... è bello così. 
Ed è solo per noi che è significativo quell’inizio. 
- Cosa? - Chiedo sorpreso della sua sparata di punto in bianco. 
Già che abbia insistito come un disgraziato per venire a fare un giro con me di sera. Ok che non abbiamo date impegnative e che quando è così bisogna approfittare, però è una cosa da coppia questa ed ormai sto pensando che abbia deciso di rimanere amici. 
Anche se la cosa di Scars mi fa pensare.
- Sì, non voglio più fare sesso con Kelly. Non ne ho bisogno. Lo facevo per fermare quel casino in testa, per sfogarmi. Ma non mi serve. - 
- Non hai più voglia di scopare? Sei impotente davvero? - Chiedo spontaneo senza capire. Che lui dica che non vuole più fare sesso è sconvolgente, come lo decidi così su due piedi? 
Lui ride ed io allora lo scruto bene, anche se alla penombra è difficile capire. 
- Ti sei mica fatto? - E lui ride ancora più forte spingendomi. Nel farlo sto per cadere e mi aggrappo a lui e quasi lo denudo, ma alla fine rimaniamo in piedi e vestiti. La sua risata rischiara una serata stranamente fresca ma intima. 
Nessuno ci nota, nessuno ci conosce qua dall’altra parte del mondo. Io e lui e basta per le strade carine di questa città Olandese molto carina.
Di notte il centro di Tilburgo è molto grazioso e suggestivo, ci fermiamo in questo punto della piazza ad ammirare la cattedrale illuminata insieme ad altri meravigliosi effetti di luci arancioni del posto tutt’intorno. 
Qualche artista di strada cerca di intrattenere e fare un po’ di spettacolo. 
Ci sediamo su una panchina stretti nelle nostre giacche leggere, sebbene siamo in Olanda, non pensavamo che a giugno potesse fare così fresco. Ci stringiamo vicini e prendo la macchina fotografica facendo una foto da questa angolazione alla cattedrale, poi ne faccio una a Jacoby vicino a me che fa una smorfia, un’altra subito dopo che si scioglie in una risata davvero molto bella. Quella dopo mi prende la macchina, la posiziona davanti a noi e con dietro lo sfondo della cattedrale, scatta appiccicando la guancia alla mia. 
Scatta un’altra volta, questa seconda mi stampa il bacio sulla guancia ed io rimango ebete a farlo fare. Vorrei dirgli che non stiamo ancora insieme, ma voglio vedere dove vuole arrivare stasera. 
Prima comincia con quell’inizio particolare di Scars, poi mi chiede di fare un giro per la città, ora mi dice che non vuole fare sesso con Kelly. 
Adesso questo bacio e questo comportamento da coppia. 
Guardo le foto e sorrido addolcito, sono molto belle e sono felicissimo di averle fatte. 
- Sei sempre più luminoso in foto. Sarebbe bello alla fine fare una galleria fotografica. Dalle prime alle ultime, in sequenza. Si vedrebbe la tua rinascita, racconterei una storia splendida. - Lui si imbarazza e si mangia le unghie, io gliele tolgo prima che arrivi alla carne e lui così ne approfitta e mi tiene la mano molto furbamente. A me non dispiace. Sono entrambi fredde, ce le scaldiamo a vicenda. Sembra tutto normale, ma non lo è per niente. 
Il calore parte subito dalle nostre dita intrecciate, le guardo come se non fossimo noi. Comincio a tremare dentro dall’emozione adolescenziale. 
Possono passare secoli, quando mi tocca sento sempre questa cosa speciale. 
- Allora? - Chiedo poi tornando al discorso da cui abbiamo deviato. Lui se ne ricorda e torna a concentrarsi fissando la gente che ci passa davanti, senza staccare le mani. 
- Niente, ci siamo rivisti quando abbiamo fatto quella pausa a Marzo, non ho detto nulla, non ho mai provato a fare nulla. Lei non ha mai cercato. Credo che aspetti di vedere cosa faccio io, come mi comporto. Io non voglio tornare a provarci in quel senso. Se lei mi chiederà qualcosa le spiegherò. - Impallidisco mentre il cuore salta in gola per la paura. 
- Cosa dovresti spiegarle? - Chiedo spaventato dal fatto che il suo ‘affrontare tutto’ sia proprio dire a lei di noi. Che per ora tecnicamente non c’è un noi.
Guardo le nostre mani e impreco fra me e me. 
Si stringe nelle spalle e risponde senza averci pensato molto. 
- Niente, che non provo quello che provavo prima, che i miei sentimenti sono diversi, che non voglio prenderla in giro e se non vuole più stare con me mi sta bene, ma vorrei rimanere amico suo, rimanere in rapporti. insomma, siamo sempre stati amici prima di sposarci... spero di poter rimanere così... per i nostri figli... non so se una donna accetterebbe un discorso simile. Se lei capisce e non dice niente è perché le sta bene e vuole la stessa cosa ma non ha il coraggio di affrontarlo. Se invece non l’accetta e si impunta... farò del mio meglio. Ma ormai basta combattere contro me stesso. Non intendo andare contro nessun lato di me. Basta così. - Dice infine sicuro e deciso. Io lo guardo meravigliato, lui, il suo profilo. 
Sembra molto sicuro davvero, piego le labbra impressionato e così alla fine mi guarda. 
- Che ne pensi? - Mi trova impreparato. Mi stringo nelle spalle e annuisco incerto. 
- Sì, mi sta bene se sta bene a te... basta che non dici di noi, di cosa è stato e... - Tossisco imbarazzato, poi lo guardo negli occhi diretto, così vicini come siamo con le mani allacciate, le spalle a contatto. - e di cosa vuoi che sia. Cosa significa questa sera, per esempio... - Lui si fa serio e si perde nei miei occhi in questa piazza che improvvisamente si svuota come se fosse una sorta di incantesimo. Guardiamo distrattamente oltre le nostre teste notandolo, infine i rintocchi di mezzanotte e come per magia l’acqua dal pavimento della piazza spaziosa davanti alla cattedrale comincia ad uscire da diversi punti. 
Schizzi regolari si innalzano meravigliosi davanti a noi ed i nostri occhi meravigliati si perdono nello scenario più incredibile di tutti. 
- Jerry! - Esclama Jacoby incredulo. Appena vedo l’acqua penso ‘Jacoby!’ perché so l’ossessione che ha per l’acqua, ma immediatamente prima che io possa fermarlo, nemmeno il tempo di dire ‘aspetta’, lui si alza e si mette a correre fra gli schizzi del pavimento, si mette a fare zig zag in questa sorta di stravagante gigantesca fontana a terreno ed ovviamente si bagna, come lo sapevo che l’avrebbe fatto, ma ride come un matto con le braccia aperte che fendono gli spruzzi ed io inizio subito a scattare foto. 
Non so quanto duri, ma durante i rintocchi l’acqua continua ad uscire alla stessa altezza ed io sto qua a fargli foto, poi lui mi prende per mano, faccio in tempo a lasciare giù la macchina che mi tira in mezzo a questi spruzzi d’acqua verticali, mi fa correre fra uno e l’altro e ovviamente bagna anche a me, vorrei dirgli che non può ammalarsi, di coprirsi la gola, ma la voce non mi esce perché sto ridendo un sacco. 
Perché è incredibilmente bello fare questa sciocchezza ed il suono delle nostre risate sovrasta il rumore delle fontane. 
Poi lo trattengo per la mano e lo tiro verso di me, fra questi schizzi che ci circondano e non ci bagnano dove siamo, ma ci proteggono, ci coprono. 
Gli alzo la cerniera del giacchino per coprirgli al meglio la gola ed il collo, poi lo guardo che sorride felice e luminoso alla luce stregata di questa piazza suggestiva. 
Gli sistemo i capelli all’indietro che sono tutti schiacciati dall’acqua in avanti, lui ridendo fa altrettanto coi miei. 
Non stiamo a dire che è bello, che è incredibile o quanto lui sia pazzo e quanto la pazzia sia splendida a volte. 
Non stiamo a dire nulla. Semplicemente i nostri sguardi, così vivi e felici, parlano per noi.
E spero vivamente che quest’acqua ci copra e che in questa piazza deserta, in una cittadina sconosciuta rispetto ad altre dove siamo stati... spero che qua noi ora non siamo nessuno e che nessuno ci guardi. 
Perché si avvicina esuberante ed io non lo respingo. 
Pazzo di gioia, di vita e di amore. Come me, ora. 
Le nostre bocche si incontrano, ci uniamo, ci intrecciamo e ci apriamo lasciando presto spazio alle lingue. Questo contrasto fra freddo e bagnato dell’acqua e caldo delle nostre bocche è incredibile. 
Lo prendo per la vita e lo stringo a me, la sua mano finisce sulla mia nuca e mi attira a sé, come ogni volta che mi baciava seriamente. 
La sua mano sulla mia nuca a dirmi ‘baciami e basta’. Ed io lo bacio e basta. 
Qua dove siamo all’aperto in questo posto sconosciuto e bellissimo.
E l’acqua ha smesso di uscire, i rintocchi non ci sono più e tutto è durato un istante bellissimo, ma noi continuiamo a baciarci come se fosse ora. 
Come se quel che non è ancora stato risolto può aspettare, come se io fossi uno dei suoi passi, uno dei suoi punti da sistemare per risorgere.
Ed io sono ben felice di esserlo e di aiutarlo. 
Mezzi bagnati, coi cuori che fremono nel petto e la voglia di noi, solo di noi.
L’emozione mi fa tremare di nuovo, ma io lo stringo forte e non tremo più, non mi sento più male. Mi sento solo bene, così bene.
Forse valeva la pena aspettare il momento giusto.
Baciarci ora è ben diverso da baciarci in piena costruzione o preda di crisi e sofferenze o di pagine che si stanno appena voltando.
Baciarci ora è maledettamente bello, perché c’è una consapevolezza e maturità che prima non avevamo.
Sappiamo che ora sarà per sempre e niente ci oscurerà più. 
L’anno della rinascita. L’anno più bello della mia vita. 
Quando smettiamo di baciarci gli prendo il viso fra le mani, lo guardo rimanendo vicino e sulle sue labbra morbide ed umide di me, mormoro con trasporto e commozione: 
- Grazie per essere rimasto vivo, Jacoby. Ti amo da sempre, ti amo ancora e ti amerò sempre. Non sono mai stato più felice di questo momento. Mai. -
Lui, ovviamente, piange. Io magari sono commosso e pieno di trasporto per un momento sconvolgentemente bello. Lui piange. Perché Jacoby è bello così, con ogni emozione all’ennesima potenza. Se non le vivesse così, non sarebbe tanto speciale. 
- Ti amo anche io e se tornassi indietro... cazzo, non lo so. Non so se rifarei tutto, sono stato davvero di merda, ho ferito moltissime persone. Però per vivere questo momento come l’abbiamo vissuto... cazzo, forse questo momento valeva tutto. - Sentirglielo dire mi fa uscire quella lacrima traditrice, lui la vede sorpreso ed io sorrido spontaneo. Lui mi bacia la lacrima sulla guancia e poi torna sulla mia bocca. 
- Mi sento pronto. Lo sei tu? - Dice poi sul mio orecchio con quella voce che amo da morire e amerò per sempre. 
- Non vedo l’ora. - Rispondo piano ed emozionato. 
L’abbraccio sancisce questo nostro nuovo inizio e so che questa volta abbiamo fatto tutto come dovevamo fare, nel modo giusto. Sicuramente con lui non sarà mai facile, ma non rinuncerei per nessuna ragione al mondo. Mai.