*Tempo libero in tour per i ragazzi che decidono di passarlo insieme in giro per la città. Decidono è una parola grossa, più che altro Jacoby decide e si sa che non accontentarlo è praticamnte impossibile. Ma poi è tempo per riflettere insieme su cosa si vuole realmente e sul motivo per cui si fanno certe cose. Buona lettura. Baci Akane*

97. DA DOVE DERIVA LA FELICITÀ

jacoby jerry

"Ceduto, iperventilato
Tagliato troppo vicino alla mia pelle
Sento il diavolo che tenta di strisciarmi dietro
Sento il diavolo che tenta di strisciarmi dietro
Sono posseduto dallo stress di ogni giorno
Ricordo e provo a dimenticare
Inferno sanguinante, coltello sanguinante
ed errore sanguinante"

CROOKED TEETH

Il silenzio dura poco. 
- Ragazzi, facciamo qualcosa... - Silenzio. - Ragazzi? - Sospiro in sincronia di tutti. - Dai, guardate che bella giornata! Andiamo a visitare la città! - Alziamo gli occhi al cielo. 
- Oh cristo santo Jacoby! Riposa! Come diavolo fai a sbatterti sul palco quasi ogni sera e ad avere anche voglia di visitare la città? - Tony è polemico, ma è anche sveglio da poco, come tutti noi. 
In realtà Jacoby ha fatto un tale casino quando si è alzato che ha buttato giù dal letto anche lui, sebbene di solito è quello che dorme di più. Penso che l’abbia fatto apposta. 
- Ma io ho già dormito! Ho bisogno di fare qualcosa! Tutto il giorno ad aspettare di cantare? Ma stiamo scherzando? - Comincia la sua crociata giornaliera. 
- Ci sono le prove del suono dopo... - 
- Oh fanculo, le possono fare i ragazzi! E non dirmi che dobbiamo provare perché sono le fottute stesse canzoni ogni fottuta sera! Non abbiamo bisogno di provare un cazzo! - Jacoby comincia ad alterarsi ed automaticamente gli occhi di Tobin roteano verso di me ed io li roteo verso l’alto per poi inserirmi rinunciando al giornale che stavo leggendo. 
- Non possiamo fare qualcosa ogni giorno, ci sono anche le volte che si cazzeggia in appartamento, albergo o bus... - dico paziente. 
Lui fa il broncio e scuote la testa, batte le mani sul tavolo dove tintinnano le tazze. 
- La mia vita non gira intorno ad un palco! Il centro delle mie giornate non può essere solo il palco! Non sono una fottuta macchina da live! Io devo fare altro! Non posso svegliarmi al fottuto mattino ed aspettare il live serale e poi andare a dormire per riposarmi, per un altro fottuto live il giorno dopo o quello dopo ancora! Io devo fare altro! La mia vita non è solo questo! Amo questo e lo voglio fare finché non crepo! Con la sedia a rotelle e la dentiera! - L’immagine di Jacoby in quelle condizioni mi fa morire dal ridere, e non solo me, e lui continua la sua arringa concitata come al solito. - Il centro della mia giornata non è solo questo! In tour non ho solo il canto! Nessuna persona che lavora fa solo il suo turno e basta! Quando finisce si distrae, esce con gli amici, ha altri passatempi! IO DEVO FARE ALTRO! - 
Tony sta per dire, e glielo leggo in faccia ‘MA FALLO DA SOLO CAZZO!’ Ma intervengo per primo mettendogli la mano sulla bocca. 
- Ok, andiamo a fare un giro per la città e vediamo che cosa c’è da vedere! - A questo lui alza le braccia in alto tutto felice come un bambino, illuminando la stanza, mentre Tony mi dà un pugno alla spalla e Tobin ridacchia per sotto. 
- Era ovvio che finiva così! - Dice Tobin. 
- Tu lo vizi troppo! - Brontola Tony. 
- Non parliamo di un bambino... - Sottolineo mentre sistemo il tavolo della colazione. 
- No, di un cane rognoso rompipalle! Sai, tipo i Labrador iperattivi... - All’immagina di Jacoby Labrador scoppio ancora a ridere. 
- Paragone azzeccato visto che adora l’acqua, se la vede quello ci si butta dentro vestito matematicamente! - 
- E se gli tiri la pallina vanno in casino! Tiragli la pallina e vedi che fa! - Tony è seriamente arrabbiato mentre spara queste cagate, ma prende la pallina da tennis, chiama Jacoby che spunta dal bagno tutto felice e gli tira la pallina. Jacoby se la riceve in fronte, si lamenta, grugnisce, insulta, riprende la pallina e gliela rilancia con violenza. Ovviamente manca Tony ma in compenso prende la dispensa che si apre e fa cadere tutto quello che c’era dentro. 
A questo punto Tony ride e lo prende in giro, Jacoby lo assale, Tobin si siede in attesa che gli idioti si sbrighino ed io, povero me, sistemo il loro casino. 
Ma che ho fatto di male?

Per le strade della città Jacoby è tutto il tempo a correre da un posto all’altro entusiasta e felice, si aggrappa ad un albero ‘ehi guarda questo!’ E poi corre alla fontana ‘l’acqua!’ E si bagna. 
Oppure ora, che sparisce chissà dove e noi siamo tipo: 
- Ed ora dove diavolo è sparito? - 
- Legalo, mettigli il guinzaglio! - Tony è convinto che Jacoby sia un Labrador, si mette anche a fischiare per chiamarlo facendoci ridere.
Jacoby esce saltellando, mi afferra per la manica e mi tira gridando. 
- Questo devi vederlo, guarda! - Mi trascina dentro una chiesa, gli altri rimangono fuori e noi ci ritroviamo dentro come se fosse tutto regolare io e lui in una chiesa. 
Una volta dentro c’è un bel silenzio maestoso e per fortuna il fenomeno sta zitto e buono come per magia, tanto che mi stupisce.
Mi guardo intorno convinto ci sia qualcuno, ma invece sembra che non ci sia nessuno, solo la sacralità del momento.
È una chiesa molto grande e bella, mi prende per mano e mi porta lungo la navata laterale mentre io distratto dalla bellezza artistica del posto, cerco la mia macchina per fare qualche foto. 
Non noto davvero la sua mano allacciata alla mia in modo tanto spontaneo e naturale, anzi, vorrei fermarmi in un punto che mi piace in particolare a fare foto, ma lui mi tira ancora avanti e così rassegnato lo seguo lamentandomi.
- Ma quella cosa io... - 
- Sì sì, dopo... c’è questa prima! - E così arriviamo davanti ad una nicchia con una rappresentazione angelica che spicca per una spada di luce che fa da protagonista. 
Ad occhio e croce sembra una lotta fra un angelo ed un demone, ci fermiamo qua e mi spiega.
- È l’arcangelo Michele che scaccia Lucifero dal Paradiso. - Dice lui continuando a tenermi la mano come se fosse normale. Certo se venisse qualcuno ora sarebbe da ridere. Guarda il quadro e continua preso, mentre io guardo più lui e la sua espressione magnetizzata: - Jason mi ha detto la sua storia, se vuoi te la racconto, ma penso non ti interessa. - Ridacchio divertito.
- Per sentirti parlare così piano con questa bella voce bassa te la chiederei di proposito! - Lui sorride ed arriccia il naso infantile, poi si stringe nelle spalle. Quando parla così basso è puro orgasmo, non se ne rende nemmeno conto.
- Mi ha colpito perché lui è l’arcangelo più potente del Paradiso ed ha scacciato quello più potente che si era votato al male. - Guardo Jacoby e sorrido capendo perché ama tanto questa scena. 
- Ti sei legato a questo Michele? - Chiedo dolcemente. Lui sorride ed annuisce. 
- Volevo fartelo vedere. Sai, chiedo la forza di farmi affrontare tutte le prove. Ogni giorno. È una cosa stupida, ma alzarmi e chiedergli questo aiuto mi permette di iniziare più deciso la giornata. Mi sento più sicuro. Più che altro per le tentazioni. Ho sempre paura di ricadere, ma non succede. - Jacoby parla un po’ a ruota libera, vorrei chiedergli altre cose sui discorsi della fede, tipo come concilia la questione omosessuale, lui ama me, sta con me, un altro uomo e per di più ha l’amante. 
Però è così felice di aver condiviso con me questa cosa, che non gli chiedo nulla.
Poi si mette una mano in tasca e tira fori una banconota che infila nella buca delle candele, ne prende una e l’accende. Poi congiunge le mani davanti a sé e chiude gli occhi. Rimango in parte, evito di fargli la foto anche se vorrei. È molto bello ora, non lo riconoscerebbe nessuno raccolto, silenzioso e concentrato. 
Dopo un istante mi prende la mano di nuovo, si gira verso di me davanti alle candele ed al quadro, le raccoglie tutte e due fra le sue e mi guarda negli occhi con la sua tipica intensità e la capacità di passare da uno stato all’altro con uno schiocco di dita, poi sussurra piano: 
- Metterò tutto me stesso in questa relazione, non mi arrenderò mai a qualunque costo. Non tornerò sui miei passi. Farò del mio meglio, farò tutto quello che posso per renderti felice. Voglio che tu me lo dica se non sei felice, ok? - E questa cosa sa tanto di promessa solenne. Il cuore in gola, torno a tremare come un idiota, ma le sue mani strette sulle mie mitigano un po’ quest’emozione esplosiva, era da un po’ che non succedeva. 
Batto le palpebre più volte scacciando il bruciore degli occhi. Sorrido ma ci vedo sempre più offuscato, così annuisco e basta. Gli bacio le dita che stringono le mie, faccio solo questo. 
Lui sorride felice. 
- Sai, per Jason l’amore è amore, sono tutte cavolate quelle cose dell’amarsi solo fra uomo e donna. Ognuno può fare quello che vuole, anche divorziare se non ama più il compagno, perché rimanere insieme solo perché ‘l’uomo non separi ciò che Dio ha unito’ è una cazzata. Dio sa quando due ormai non si amano, cosa pensano di ingannarlo stando insieme anche se ci si odia cordialmente? Quel che conta è tentare fino in fondo con tutti sé stessi e rispettarsi sempre, ma essere sinceri alla fine e non ferirsi. Il primo comandamento è ‘ama il prossimo tuo come te stesso’, non importa di che genere sia. E il secondo è ‘non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te’. - A questo assottiglio gli occhi incerto, non so se venga dal Vangelo questo, ma non glielo dico perché sembra convinto e incurvo gli angoli delle labbra mentre l’ascolto preso da questa conversazione. - Quindi non puoi ferire qualcuno che davanti a Dio hai giurato di amare. Stai con lui perché devi, ma lo ferisci ogni giorno perché lo odi, ma non puoi lasciarlo per colpa di Dio! Pensano davvero che lui voglia questo? È meglio lasciarsi che stare insieme e ferire. Quello che Dio vuole è l’amore. Non importa chi, se l’amore è spontaneo e sincero, va bene. Punto. Dio benedice le unioni vere. Io ti amo sul serio. - Ed ecco le risposte alle mie domande. Non so come ci arriva sempre, sembra legga nel pensiero. È dolcissimo e spettacolare. 
Sorrido e mi avvicino sperando di non essere visti davvero da nessuno, gli bacio leggerissimo le labbra e poi rilassato e tranquillo, senza più tremare, rispondo sereno. 
- Anche io ti amo. E prometto di renderti felice e prendermi cura di te. Non mi arrenderò mai, qualunque cosa succeda. - Questa sa proprio di una cosa solenne.
Jacoby non smetterà mai di sorprendermi. 

 La nostra guida ci indica i locali ed i posti dove si mangia bene cose tipiche locali, così inizia il conteso fra Tony che vuole una cosa e Jacoby che ne vuole un’altra.
Ovviamente si fa quello che vuole Jacoby. 
- Beh se volete possiamo dividerci... - Azzardo vedendo il broncio di Tony. 
- No, non se ne parla! - Brontola Tony arrabbiato, Tobin alza gli occhi al cielo sbuffando ed io cerco di capire se Jacoby si sente in colpa. 
- Per me va bene anche separarci. - Dice Tobin. 
- No, non è il cosa andiamo a fare, è che se Jacoby dice nero, anche per Jerry è nero e si fa nero! È il principio! Non c’è una volta che Jerry vada contro Jacoby! È assurdo! Sono sicuro che non hanno sempre gli stessi gusti, ma Jerry non si interroga nemmeno su cosa vuole lui. A lui va bene quello che dice Jacoby! E non pensare che mi importi se non è mai dalla mia parte, non è quello! - Tony forse è solo geloso, non lo so bene quale sia il punto. Jacoby si ferma e lo fissa come se lo stesse per sbranare. Di norma interverrebbe lui a difendermi e parlerebbe per me, ma è da un po’ che cerco di cavarmela da solo, così con calma ed i miei modi, intervengo quasi stanco di questi discorsi che di tanto in tanto qualcuno si sente in dovere di tirare fuori. 
- Che problema c’è se voglio quello che vuole lui? - Silenzio. Guardo Tony dritto negli occhi che cerca una risposta sensata. Non ci pensano mai quale cazzo sia il problema, perché pensano solo che lo sia, il motivo non importa. - Non sto dicendo che è così, ma tutti lo pensano e mi tormentano con questa storia. Che faccio sempre quello che fa piacere a lui o le mie scelte sono in funzione sua. A prescindere da che sia vero o no. E anche se fosse? Cosa cazzo frega a tutti il motivo per cui faccio una cosa od un’altra? Non ferisco nessuno. Ti ferisce se non sono dalla tua parte ma dalla sua? - Tony si affretta a negare cercando di ritirare la patata bollente, Tobin è come sempre pietrificato davanti a queste discussioni, non ci entra mai, non vuole. 
Jacoby mi sta appiccicato per capire quando deve intervenire, di solito lo capisce quando sono al top e non riesco a continuare da solo. 
- No no... - Faccio poi io fermando le probabili scuse di Tony. - Mi piacerebbe saperlo, perché siete tutti pronti ad accusarmi di non avere carattere o spina dorsale, ma nel momento in cui non ferisco nessuno, mi piacerebbe sapere che cazzo frega agli altri di quel che faccio. E se mi fa felice accontentarlo? Se preferisco il suo sorriso a mangiare qualcosa che non so nemmeno che aspetto abbia? La stragrande maggioranza delle cose mi lascia indifferente. Non sono un fanatico del cibo, non ho passioni spiccate a parte la chitarra, la musica, le macchine e le foto. Perciò se si parla di fare qualunque altra cosa per me è uguale, che preferenze dovrei avere? Non mi importa! Mentre so che mi piace vederlo allegro e felice, mi piace come ride e quando gioca in modo demenziale. Cosa mi rende felice? Quando lui è felice. Adesso che è chiaro a tutti il mio modo di vivere, vorrei sapere che problema c’è in questo. Cosa cazzo frega al mondo se io scelgo una cosa piuttosto che un’altra. Non mi ferisco e non ferisco nessuno. Se io scelgo questo è perché voglio. Stop! E non mi sto mica drogando, non sono autolesionista! Mi vedete depresso quando vado in giro con lui a fare quello che vuole? - 
- Sono le uniche volte che sorride sul serio e che si diverte. - E finalmente Tobin decide di parlare e per una volta dice la cosa giusta. Sia lodato il cielo. 
Alzo gli occhi in alto ed allargo le braccia sollevato.
- Grazie! - Tobin ne sa di più della nostra storia, però penso che anche Tony ne sappia ormai, non ne abbiamo mai parlato apertamente, ma non ci siamo nemmeno proprio nascosti o mascherato nulla, all’inizio diventavamo scemi per questo, ora se siamo con loro non importa. 
- Senti... io non volevo... - Prova Tony, ma il mio sguardo si indurisce perché volevo che per una volta qualcuno rispondesse a questa domanda, lui lo capisce e si gratta la nuca. - Non so, penso di vederlo come una sorta di dipendenza anomala. Si è dipendenti da cose e da persone, tu da lui. Non va bene annullarsi per un altro, anche se questo ti fa felice. Però sei tu che vivi la tua vita e come dici se farlo felice ti fa davvero felice e non fai male in modo effettivo né a te né a nessuno... insomma, si agisce sempre senza riflettere, ma hai ragione. Penso che... penso che non ci sia un vero problema... - 
Il silenzio di Jacoby ha del miracoloso, lo guardo seccato mentre la nostra guida, una persona dell’organizzazione mandata a soddisfare tutti i nostri desideri e bisogni per la nostra permanenza qua, come anche guidare e trasportarci ovviamente, parla al telefono da tutt’altra parte, spero che nessuno abbia notato nulla. 
- Non dobbiamo fare le cose insieme. Io lo propongo perché siete i miei fratelloni e sto bene con voi, mi piace, ma se davvero avete altre idee possiamo anche stare per i cazzi propri. Insomma... non voglio imporre questa cosa del rapporto, ma so che un gruppo unito va più lontano di 4 coglioni che suonano insieme ma si odiano. Io penso... io anzi, non penso di impormi. Passiamo tanto tempo insieme, ognuno può anche prendersi del tempo per cazzeggi a parte. è solo che... - Tony sospira ed interrompe gli sproloqui di Jacoby e gli mette un braccio intorno al collo, poi gli bacia la tempia in modo affettuoso. 
- Ho sbroccato, avete ragione... - 
- No no, se la pensi diversamente devi dirlo. Ti secca passare tutte le giornate sempre insieme durante i tour? Forse hai ragione, possiamo anche dividerci... - Insiste Jacoby mite. Tony fa una smorfia. 
- Nah, non piace nemmeno a me l’idea di stare da solo. Fare le cose che vogliamo da soli od in pochi non è divertente come farle in tanti. E poi capisco Jerry quando dice che se tu sei felice ed in fase demenziale ravvivi la giornata a tutti. Il divertimento parte sempre da te, infatti quando hai i coglioni girati è la fine. - 
Jacoby e Tobin ridacchiano, io mi sbollisco mentre dentro di me stavo tremando irritato. L’effetto delle emozioni destabilizza, ma mi sto abituando a tirarle fuori almeno quando sono con le persone fidate. 
Jacoby mi prende poi per mano e mi tira con lui, Tony afferra Tobin e c’è il classico abbraccio pre concerto. Invece lo facciamo in una via qualunque di una città qualunque di questo mondo strano e meraviglioso insieme. 
- Tutti abbiamo bisogno di stare per conto nostro e soddisfare i nostri desideri. - Dico poi quando riprendiamo a camminare, il tono è di nuovo calmo e controllato. 
- Sì, ma non solo. - Ribadisce Jacoby. 
- Non solo. Ci sono i momenti in cui si deve stare con gli amici e divertirsi. E poi i momenti in cui si sta con chi ami e fate le vostre cose. - Jacoby sogghigna e mi aggancia il mignolo col suo, le maniche lunghe delle giacche coprono il gesto che però mi piace e mi tranquillizza scacciando i rimasugli della tempesta di prima. - Ma ci sono anche i momenti per conto nostro. Quel che conta è il dialogo. Se uno ha idee o bisogni diversi in quel momento, deve dirlo. Qua c’è democrazia. Quando io voglio fare una cosa che coincide con quella di Jacoby ho i miei motivi, ma fondamentalmente voglio farla. Se qualcuno non vuole non si deve obbligare perché insieme è più divertente. Se non vi va va bene uguale, ci si ritrova più tardi. Non deve diventare un obbligo. Niente. - Jacoby annuisce e rafforza il discorso. 
- So che spesso sono un bambino egoista e capriccioso. - Nel frattempo arrivano al locale dove mangeremo, la guida si occupa di farci avere un tavolo in un posto tranquillo, a vederlo non gli daresti un soldo bucato, ma vedremo com’è il cibo. 
Mentre aspettiamo Jacoby finisce. 
- Cercherò di crescere! - Che conclusione spicciola. Lo guardiamo sorpresi e meravigliato e Tony interviene per correggere il tiro: 
- Nessuno vuole che tu cresci perché altrimenti chi ci fa ridere, poi? - Jacoby gli tira così un pugno alla spalla gracchiando seccato: 
- Piantala e deciditi! Prima vuoi una cosa poi cambi idea! La prossima volta che fai un casino così e che scocci quel santo di Jerry ti tiro solo una testata! Vuoi una cosa? Ottienila! Jerry è solo una persona che esprime una preferenza, se tu non sai vincere un conteso non è colpa degli altri che non si schierano dalla tua parte, sei tu che non sai farti valere! Fanculo! Io ho le idee chiare, sarò un bambino capriccioso ma ho le idee fottutamente chiare! - Poi sorride come se avesse appena recitato una parte e tutto andasse bene: - Meglio così? - E così si scoppia tutti a ridere mentre lo spintoniamo insieme. 
- Questo è il Jacoby che conosciamo! - 
- Questo è il Jacoby che vogliamo! - 
Questo è il Jacoby che amiamo. Ma non lo dico. Me ne sto zitto e basta. 
Quando ci avviamo verso il tavolo io rimango ultimo, Jacoby sta per partire per primo come sempre, poi si ferma e mi cerca, vedendomi dietro fa andare avanti Tony e Tobin e cammina con me attaccandosi perché non c’è molto spazio intorno. 
- Grazie per prima. Ero pronto ad intervenire, ma sono felice di come l’hai gestita. Sei stato eccezionale e mi hai fottutamente commosso. Davvero pensi quelle cose? - Io sorrido guardandolo vicino a me mentre ci muoviamo.
- Fino all’ultima parola. - Tu sei la mia felicità, rido perché mi fai ridere, sono felice se sei felice. Non mi frega niente di andare in un posto o nell’altro. Io voglio essere travolto da te. 
Jacoby annuisce e sorride a sua volta, mi sfiora la mano, rabbrividisco e poi andiamo a sederci. Ravviva subito i toni e comincia a fare l’idiota e capisco immediatamente che se non ci fosse, se non fosse così... non esisterebbe niente di noi. I Papa Roach sarebbero già estinti. Tutti noi gli dobbiamo molto più di quello che abbiamo mai capito. 
Ha avuto un sacco di problemi e molti ne ha creati, ma se noi abbiamo una carriera e facciamo quello che amiamo in questo modo, è perché lui è fatto in questo modo e funziona comunque, fra alti e bassi. 
È caduto e si è sempre rialzato, si è sempre tirato fino ai massimi livelli per poter arrivare alla fine e l’ha fatto per tutti noi.
Quel giorno non si è ucciso per non distruggere noi. perché in quel preciso istante eravamo rimasti solo noi e la musica. 
Noi gli dobbiamo questo successo, questa carriera, questa felicità di oggi e sarebbe bene che lo capissimo sul serio. 
Ruota tutto intorno a lui, ma è grazie a questo che siamo felici e ci divertiamo. Perciò fanculo, vuole andare qua? Noi veniamo qua!