*Ormai
Riky è al Real Madrid, dopo aver avuto un approfondimento su Cristiano,
vediamo come effettivamente è cominciata la loro storia. Riky fino a
quel momento si era convinto che Andry fosse la sua sola eccezione e
che ormai era tornato sulla retta via, oltretutto per quanto aveva
sofferto non voleva rischiare un'altra relazione. Ma poi Cris arriva a
Madrid con le idee chiarissime e tutto prende un'altra strada. Buona
lettura. Baci Akane*
10. UNA SCINTILLA FACILE
Per quanto strano, il
momento più facile fu all’inizio. Appena arrivati ci riempirono di
impegni promozionali, li facevamo sempre insieme e la sua gioia
contagiosa mi aiutava a distrarmi fino a che mi ritrovai felice in
qualche modo di fare quelle cose con lui.
Poi il peggio arrivò dopo, con l’inizio del campionato.
Quell’anno fu
caratterizzato da problemi fisici che non aiutarono il mio stato
emotivo devastato perché ovviamente il cambiamento da Milano a Madrid
fu abissale, nuova casa, nuove usanze, nuova lingua, nuovi compagni,
nuovo ambiente, nuovo campionato, nuovo calcio, nuova casa, nuovo
tutto.
Non è facile
ambientarsi e cambiare specie quando sei tanto legato al posto
precedente, quando giocatori cambiano dopo un trasferimento spesso
vengono criticati perché ce ne sono molti che invece vanno bene, ma
questi sono un dono per lo sport, perché non è normale, non è per tutti
cambiare con uno schiocco di dita e fare bene sempre e ovunque e
adattarsi a tutto.
Io li ammiro quelli che
ci riescono, per me fu davvero difficile e sono sincero se dico che se
non fosse stato per Cristiano sarei scappato dopo pochi mesi da lì.
Tornammo dalle vacanze
estive e ci ritrovammo catapultati in ritiro dove conobbi tutta la
squadra, alcuni li conoscevo un po’, altri un po’ meglio tipo Marcelo.
Marcelo e Cristiano
avevano avuto un alterco durante scontri in nazionale, ma siccome io
ero amico di Marcelo e Cristiano mi si appiccicò immediatamente come le
api col miele, anche loro due legarono. Con Cris c’era Pepe, suo
connazionale, così anche Pepe divenne parte del gruppetto. Un gruppetto
che nel giro di qualche tempo divenne molto affiatato.
Non solo loro mi
aiutarono, ma anche Iker da bravo vice e Raul da bravo capitano fecero
di tutto per aiutarmi ad ambientarmi, ma c’è da dire che c’erano tanti
nuovi a cui dovevano stare dietro per cui non è che potevano stare
sempre con me.
Cristiano sembrava nato
al Real, insistette per stare in camera con me nonostante il suo amico
era Pepe e sarebbe dovuto essere lui il suo compagno e Marcelo il mio.
Beh, pare che quando Cris decide qualcosa, è così che si fa.
Scoprii presto che
aveva lo spirito del leder, qualcosa che avevo visto in pochi
sinceramente. In squadra qualcuno lo aveva, tipo Sergio che comunque
non era capitano ma aveva quel piglio.
Al Milan ce l’aveva Rino, ma lui più che altro era grintoso.
Se devo parlare di
ledership è difficile perché ci sono i leder morali, quelli che con il
loro esempio guidano e che sono persone molto calme e tranquille, tipo
Paolo, sebbene lui fosse più una via di mezzo. Poi ci sono i leder
concreti, fisici, non so come spiegarlo. Quelli che sanno proprio
gestire compagni e situazioni con discorsi, parole e grinta, tipo Rino.
Poi ci sono i leder completi che danno l’esempio e sanno gestire
compagni e situazioni anche a parole, per cui hanno sia l’atteggiamento
che il carattere. Questi sono rari. Al Milan penso che posso dire lo
fosse Clarence, al Real col senno di poi so che lo è Sergio, anche se
all’epoca era più un essere chiassoso che faceva ridere tutti.
Cristiano è uno di questi, comunque.
Uno che guida con atteggiamento e carattere.
Sono doti rare da
trovare, nella mia lunga esperienza di calcio lo posso dire e forse fu
per questo che mi ritrovai così attratto da lui, quasi come un colpo di
fulmine che poi continua a svilupparsi in modo lento e costante.
O forse lui aveva
scelto me e quando sei scelto da quelli così non hai scelta. Finisci
per perdere la testa anche se non vuoi con tutto te stesso.
Non volevo perdere la
testa per nessuno, lo giuro. Ma Cristiano non si staccava più da me e
la cosa più assurda è che non mi dispiaceva, ero euforico e felice che
mi avesse preso in simpatia. Succede quando sei il cocco di un leder, è
proprio normale essere ammaliati da persone così gravitazionali. Sono
il centro del mondo e attirano tutti, per me Cristiano è sempre stato
così anche se non essendo un Santo può anche non essere piaciuto sempre
a tutti, ma con lui quando lo conosci di persona capisci subito che le
critiche mosse contro di lui sono sempre infondate.
Per me all’inizio era
difficile, ero spesso giù, per conto mio e pensieroso e lui arrivava
puntuale, mi prendeva con sé e mi coinvolgeva in qualcosa.
Dopo un’estate così, finimmo per confidarci su molte cose ed in modo molto aperto.
Fu sconvolgente il modo in cui io e lui legammo in modo immediato, quasi fossimo predestinati.
Cristiano mi chiedeva e
mi raccontava con sfacciataggine come se fossi il suo migliore amico da
sempre, come se non capisse il concetto di privacy. Per lui quel
concetto non era mai esistito, non nei miei confronti.
Anche da fuori sembrava
fossimo già amici di vecchia data, ci eravamo incontrati
precedentemente per motivi calcistici andando spontaneamente d’accordo,
ma non c’era amicizia.
Non ho mai legato in un modo così forte ed immediato, ma era ovvio che fu perché lui lo volle.
Ricordo il tramonto,
quel giorno, ed i piedi ammollo nella piscina di quello splendido
hotel, noi pigramente seduti sul bordo, le mani dietro di noi a
guardare il bellissimo cielo ed il sole arancione che rifletteva sulla
superficie di quella piscina e poi i nostri piedi sotto che dondolavano
sfiorandosi, a volte lui toccava i miei ridendo ed io mi riempivo di
brividi.
Cristiano era un bel
ragazzo, appena lo vidi nudo la prima volta mi sentii subito
sessualmente attratto, fu immediato quasi come con Andry, sebbene
fossero diversi, ma la mia paura di soffrire mi fece ritirare a riccio.
Questo non mi preveniva di notare quanto bello fosse... per evitare
certe situazioni semplicemente facevo di tutto per non guardarlo,
sebbene stare in costume seduto vicino a lui sul bordo di una piscina
non era molto facile.
Non so se sapeva di
piacermi a livello fisico, non credo, ma magari lo sperava. Sicuramente
sapeva di essere un bel ragazzo anche perché faceva di tutto per
esserlo. Palestra, si rasava con cura, capelli sempre alla moda e
tenuti col gel, sopracciglia curate insomma era un cultore del corpo e
dell’aspetto.
Il problema è che oltre a tutto quello, aveva un bellissimo viso.
- Pensi che ti piacerà
un giorno stare qua? - Chiese a quel punto così come se fossimo gli
amici in confidenza. Sussultai alla domanda diretta, non gli avevo mai
raccontato niente e quella fu la prima volta, me lo chiese in modo
molto esplicito, sfacciato come sempre. Sorrisi malinconico.
- Si nota tanto? - Cris alzò le spalle rimanendo fermo nella mia stessa posizione.
- Abbastanza. Mi
dispiace che tu non voglia stare qua. Io sono felicissimo, specie
perché ci sei tu. Mi piacerebbe che anche tu fossi contento di stare
qua con me. - Era super diretto, non sapevo cosa provasse e volesse da
me, ma era chiaro che gli piacevo in qualche modo e non avrei tardato
molto a sapere il resto.
- Lo sono, credimi. Se
devo essere sincero tu sei l’unica nota positiva al momento. Non
fraintendermi, sono tutti super carini e adorabili, ma io volevo stare
al Milan. Tu sei... - non sapevo come dirlo così disarmante sorrisi e
lo guardai provando una specie di strano calore: - tu sei l’unico che
mi fa sentire felice di essere qua. Sono felice di essere qua con te.
Non qua. Ma con te sì. - Ed ecco, forse fu lì che fra noi cominciò
tutto sul serio, in modo davvero effettivo.
Finchè non stuzzichi puoi andare avanti per sempre, il problema è quando inizi a stuzzicare.
Non penso che Cristiano
avesse un piano se non quello di farsi il sottoscritto, probabilmente
aveva percepito delle onde da me e quindi aveva capito che ero del suo
mondo diciamo, il resto non gli interessava molto. Le mie scelte di
vita, la mia fede, la mia famiglia...
Era un bel ragazzo ed
estremamente vanitoso, per fortuna arrivava prima ed andava via dopo,
io non avevo tutta quella frenesia nell’allenarmi, per cui diciamo che
quando arrivavo e quando andavo via lui era già lì ed ancora lì.
Però dopo le partite
finivamo ovviamente per cambiarci e lavarci insieme e quello diventava
un po’ un problema perché stava un sacco a prendersi cura del suo
aspetto e mi obbligava a dare pareri.
- Come mi stanno questi
boxer? - Mi chiese una volta di quelle. Io lo guardai sovra pensiero
perché cercavo di concentrarmi sempre su altro, quando lo vidi nudo con
questi mini boxer mi partì l’eccitazione a picco immediata, ero mezzo
nudo anche io e mi affrettai a mettere un asciugamano sull’inguine,
ricordo che ero seduto e mi stavo per mettere i pantaloni. Spalancai
gli occhi fissandolo ed arrossii, vedendo che non rispondevo si girò a
guardarmi e probabilmente notò che ero strano.
- Che c’è, sono troppo
piccoli? Di solito prendo una misura perfetta e per perfetta intendo
che sto davvero un sacco a provare tre taglie per ogni modello... sai,
un giorno potremo andare a fare shopping insieme! - Esclamò così come
niente mentre si infilava le mani nei boxerini davanti ai miei occhi
che somigliavano a quelli di un pesce in quel momento.
- Tre... tre taglie per ogni modello? - Chiesi cercando di riprendermi, ma ero in evidente difficoltà.
Insomma, sotto la
doccia potevo decidere di stargli lontano o andare prima o dopo di lui
e comunque fissare altro, parlare con i compagni. Cioè era difficile,
anche quando eravamo stati in camera insieme in estate lo era stato, ma
lì era l’inizio e stavo anche emotivamente a pezzi per cui non avevo
notato moltissimo, non a livello conscio perlomeno. Lì però il
campionato era iniziato da un paio di settimane e le cose continuavano
così, lui a stare in camera con me e a fare in modo di farsi ammirare.
Ci teneva ai miei pareri, ma prima mi aveva chiesto su come gli stavano
dei jeans o delle maglie. Mai era arrivato a dei boxer. Così piccoli
poi.
In quel momento si
sistemava i gioielli che per inciso non ci stavano dentro perché
appunto era poca la stoffa a disposizione ed il tutto davanti al mio
viso mentre mi parlava disinvolto.
- Sì, voglio che quello che indosso sia perfetto. -
- E perché hai preso
questi così piccoli? Ti esce... - Avvampai ancora di più distogliendo
lo sguardo, cercando i pantaloni che avevo perso. - ti esce tutto! -
Non volevo vedere, ma avevo intravisto e non ce la facevo. Lui smise di
toccarsi e si mise di profilo raddrizzando il suo bellissimo corpo
nudo, asciutto, liscio ed abbronzato.
- Eh lo so, ma mi
piacevano tanto e non c’era la taglia giusta, ho pensato di provare a
metterli lo stesso ma... ma è tanto brutto? - Tornò a chiedermi un
ultimo parere e mentre infilavo le gambe nei pantaloni sbagliandole,
dovetti guardarlo ancora.
- Brutto non è il
termine che userei... - Mi scappò notando che il suo profilo sia
anteriore che posteriore era da cardiopalma. Volevo toccare, sentii il
primo serissimo impulso nitido e cristallino di toccarlo. Volevo
abbassargli quei boxer e fare quello che si era fatto lui prima.
Mentre il mio dramma era in pieno corso, non so se lui ne fosse cosciente o meno, ma mi stuzzicò ancora.
- E che termine
useresti? - Chiese malizioso. Quando sentii quel tono realizzai che era
consapevole dello stato d’animo in cui ero ma forse non poteva
immaginare il motivo. Insomma si capisce che sono una persona pura,
casta, pudica... cioè almeno dovrei sembrarlo. Speravo.
Trovato il giusto verso
dei pantaloni ed infilati bene, potei alzarmi per finire di indossarli
e mi ritrovai finalmente a tu per tu col suo viso che non era da meno
del resto del suo corpo. Con quel sorrisino da schiaffi di chi aveva
sperato di piacere ed ora notava che c’era riuscito.
- Eccessivo! - Tirai
fuori un termine appropriato che non mi smascherava e mi feci
mentalmente i complimenti, ma penso che Cristiano ormai fosse
soddisfatto.
- Eccessivo va bene. -
Rispose decidendo di mettersi finalmente dei jeans. Quando lo fece
sospirai di sollievo, forse lo notò perché rise forte, ma non mi disse
altro e non mi tormentò più.
Non in quel momento, ma
mi ero fregato da solo e non lo sapevo ancora. Lo scoprii la volta
successiva quando iniziò così anche in camera quando capitavamo insieme
in trasferta... il mondo era appena finito e me ne resi conto in poco
tempo, perché da quella volta lui capendo che non gli ero sessualmente
indifferente e che le onde captate da me erano vere e non solo
immaginate, io divenni la sua missione.
Cristiano aveva deciso
che mi avrebbe portato a letto e così sarebbe stato. Ancora speravo di
sbagliarmi ma ovviamente non era così.
La carne era debole, per conto mio.
Andry mi aveva
massacrato emotivamente e pure sessualmente perché dopo quella grande
notte insieme quando era tornato a Milano, non ci eravamo più toccati,
quindi ero in astinenza da un sacco ed oltretutto prima di quella, non
avevo praticato per tutto il tempo che lui era stato al Chelsea.
Insomma i miei ormoni accesi dall’ucraino, erano poi stati spenti per
molto tempo e così a Cristiano ci era voluto poco, pochissimo.
Non avevo mai voluto
affrontare la verità che potevo essere gay e che potessero piacermi
altri ragazzi, preferivo la più facile e comoda, ovvero Andry era la
mia eccezione ed ora ero una brava persona, sposata e con prole.
Ovviamente Cristiano mandò tutte queste mie brave intenzioni ed ipotesi a quel paese in molto poco.
Credo che lui arrivò a
Madrid già con le idee chiare su di me, si prese l’estate per diciamo
permettermi di ambientarmi, poi probabilmente stufo di aspettare iniziò
a buttarsi senza la minima esitazione né paura.
- Che fai oggi? - Mi chiese così un giorno dopo la sessione mattutina.
Io ero un po’ giù in
quel periodo perché non mi sentivo al top della forma e mi vedevo
davvero molto indietro rispetto a tutti e al me stesso del Milan.
Sentivo che il vero Kakà non c’era e non sapevo come fare per esserlo,
mi chiedevo se quel ragazzo non fosse in realtà morto.
Così preso alla sprovvista, risposi sincero:
- Nulla, non ho voglia
di niente. Credo che starò chiuso nello studio a leggere... - Forse
dovevo inventarmi qualche impegno che non avevo. Cris in quel momento
si illuminò come un albero di natale e circondandomi il collo col
braccio fino a soffocarmi, mi disse:
- Perfetto, allora
verrai da me! Tanto siamo vicini di casa, ci stai poco. - Spalancai gli
occhi e lo fissai convinto di aver capito male, non me lo aveva nemmeno
chiesto in realtà.
- Eh? Perché? -
- Perché ho preso una casa troppo grande per viverci da solo e voglio compagnia! -
Non ci credevo che potesse propormi una serata insieme in quel modo, non mi sembrava il modo di farlo.
- Casa grande? Tu quella che hai preso la chiami ‘casa grande’? - E niente, ci ero cascato come una pera.
Appena dissi quello
seguendo le sue assurdità invece di rifiutare perché era sicuramente
meglio non cercarmi guai, lo vidi accendersi come una lampada da
discoteca:
- Tecnicamente è una casa. -
- Sì anche una tenda è
una casa tecnicamente, ma la chiami tenda... - Puntualizzai mentre
uscivo con lui avviandomi ridendo verso la macchina. Lui ridendo nella
sua assurda maniera dove gettava la testa all’indietro e rideva a bocca
spalancata facendo un rumore assurdo, mi diede infine appuntamento:
- Dai, sei quasi italiano, saprai fare degli spaghetti squisiti! Io prendo gli ingredienti e tu cucini! Ti aspetto stasera! -
Alla fine mi ritrovai
con un appuntamento dove per giunta dovevo cucinare e la cosa
incredibile era che mentre lui sfrecciava via con la sua super macchina
sportiva facendo un sacco di rumore, sorridevo e non mi ricordavo più
il motivo per cui quella mattina ero preoccupato ed adombrato.
Quella fu la prima di
una lunga serie di serate insieme ed in quel momento mi ritrovai a
pensare poco preoccupato: ‘vabbè cosa sarà per una volta?’