*Riky ha parlato apertamente a Cris e si è sfogato con lui, Cris gli ha detto di rifletterci e risolvere ora il problema della sessualità visto che è fermo per la pubalgia. Ma come può riuscirci? Magari sperimentando con l'aiuto di un amico sempre pronto a farsi avanti nel momento del bisogno? Cris non si tira mai indietro ed anzi lo spinge perché crede nel suo metodo 'sul campo'. Riky capirà presto che certi sistemi danno dei frutti. Quando parlo della fede di Riky non è un'esagerazione, lui è davvero così credente. Buona lettura. Baci Akane*
14. PECCAMINOSO
Non che volessi proprio parlargliene, ma con lui in realtà non hai molta scelta quando si mette in testa una cosa.
Se Cris vuole, Cris ottiene.
Finii per dirgli tutti i miei giri mentali esasperato e lui ascoltò assorbendo ogni cosa, nelle lunghe ore che in qualche modo riusciva a passare con me.
Il suo prezioso consiglio, mentre faceva dei macchinari con me in palestra, io per la fisioterapia e lui per sé stesso, fu:
- Beh senti, se hai bisogno di una cavia per sperimentare, io sono disponibile, lo sai che non disdegno il sesso. Specie con te. Insomma, ero sincero quel giorno... - E ricordavo bene quando mi aveva detto che voleva fare sesso con me dal primo giorno che mi aveva visto. Avvampai e persi il conto della serie che stavo facendo nelle gambe per rafforzare i muscoli del pube. Ricominciai da capo sotto la sua risata tipicamente esagerata.
- Non so ancora cosa voglio fare. So solo che qualunque cosa farò sarà sbagliata comunque. - Conclusi brevemente e sempre in crisi.
Cris capiva, però sdrammatizzava scherzando e facendo lo scemo, in quel modo riuscivo a ridere e respirare, mi sembrava che fosse tutto più sopportabile. Fino a che non ci ritrovavamo in spogliatoio insieme, nudi a farci una doccia che mi riempiva di drammi, fissavo ovunque e parlavo a macchinetta per distrarmi. Eppure sentivo i suoi occhi addosso, sapevo che mi fissava e mi piaceva da matti.
- Anche volendo rimanere fedele a Carol, non l’ho sposata per amore, l’ho sposata amando e desiderando e stando con un altro, la tradivo, è un matrimonio che non è reale in realtà. E se le fossi fedele ora non sarebbe per onestà e amore, ma per dovere e senso di colpa. Ed è sbagliato anche questo. - Stavo dicendo mentre ci lavavamo. A breve sarei stato riabilitato al gioco regolare, già mi allenavo con gli altri ma non potevo essere convocato, il medico diceva che fra poco sarei potuto tornare a disposizione e non vedevo l’ora. E sapevo perché.
Perché sarei tornato in camera con Cris nelle trasferte.
Sapevo che quel momento segnava un punto cruciale nella mia vita, perché se volevo sperimentare davvero, quelle sarebbero state le occasioni perfette. Lo sapevo. Per cui ne ero tanto eccitato quanto spaventato.
Non avevo idea di come avrei fatto, ma sapevo che qualcosa sarebbe finalmente successo e sarebbe stata l’ora giusta perché non ne potevo più di stare lì sotto la doccia che lui cercava di fare sempre con me con un’abilità mostruosa.
- Visto che comunque hai sbagliato e comunque sbaglierai e che non potrai mai soddisfare tutti, insomma, visto che non c’è un modo in cui tutti vincono ma soprattutto che non potrai mai far felice Dio e la tua famiglia, perché non cerchi di trarre da questa situazione almeno un po’ di piacere per te stesso? Voglio dire, vantaggio. Insomma... vedi di te. Non puoi fare niente per cambiare le cose e renderle giuste perché, come dici tu, non ami Carol e non l’hai mai amata e l’hai sposata per i motivi sbagliati ed ora ci resti per la famiglia e per tuo figlio. - L’arringa di Cris era lunga e convincente e sapevo dove voleva andare a parare, mentre finivamo di lavarci. Così sentendo le sue infinite frasi apparentemente insensate, che però sapevo avevano un senso preciso, finii per fissarlo incuriosito e divertito, addirittura. - Voglio dire, sbagliare per sbagliare tanto vale essere felice e soddisfatti alla fine, almeno. - Volevo ridere perché era stato davvero creativo, mi dimenticai di fissargli il gioiello fra le gambe e quel corpo da favola che brillava dopo la doccia.
- A scapito degli altri che mi circondano? - Dissi provocatorio.
- Oh no di certo! Di nascosto! Gli altri continua a renderli felici. -
- In modo falso. - specificai. In realtà quella conversazione assurda un frutto lo stava dando. Stavo capendo il punto della questione.
Cris ormai si era avvolto in un asciugamano ed io pure, così uscendo dalle docce, continuammo lo strano dialogo un po’ scanzonato eppure serio allo stesso tempo.
- Sei falso anche se ti consacri a lei perché non la vuoi e non la ami. Io non dico di lasciarla e fare scandali e far soffrire tutti, eh? Solo di soddisfare te stesso mentre fai il tuo dovere con lei. -
- E sarebbe? -
- Beh il marito... insomma, quello che hai sempre fatto! Con la differenza che ogni tanto di soddisfi sessualmente e così sei felice. Sbagli comunque, ma almeno tu stai bene. E poi quel che conta è non far soffrire chi hai vicino. -
- Ma sarò sporco davanti a Dio. -
- Non hai scelta su quello. Non c’è un modo per uscirne pulito perché tu sei questo, Riky. - Disse poi improvvisamente serio e solenne, di colpo. Mi fermai spaventato ed impressionato, mentre mi asciugavo. Lo guardai per capire se era serio e lo era. Cris mi venne davanti piano.
- Cos-cosa? - Chiesi balbettando.
Cris mi tirò via l’asciugamano con un gesto deciso e fece altrettanto con il suo, nudi uno davanti all’altro, di nuovo, ma questa volta con l’intenzione di starci, mentre mi fissava negli occhi da vicino respirandomi addosso, mi toccò fra le gambe risalendo all’inguine, mi prese l’erezione e contemporaneamente mi prese la mano e mi fece fare lo stesso con sé.
Fu tutto molto improvviso, spalancai gli occhi e mentre istintivamente stavo per ritirarmi, il sentire il suo membro che si eccitava sotto la mia mano mi bloccò.
Per non parlare della sua mano che sapeva cosa faceva e lo faceva bene.
Oh se lo faceva bene.
Ricordo bene quel momento, il momento in cui mi persi definitivamente.
Rimasi lì e non mi costrinse più, mi lasciò il polso e la mia mano continuò a muoversi su e giù sul suo membro che si raddrizzava sotto la mia presa. Schiusi le labbra ansimando perché pure quel che mi faceva lui era pazzesco, l’avevo già vissuto, sapevo che mi piaceva, ma riprovarlo fu meraviglioso. Fu una caduta senza fondo.
Non sarei più tornato indietro.
- Tu sei questo Riky. E Dio lo sa. Non lo puoi cancellare. Puoi giocare alla famiglia felice per non far soffrire nessuno e non scandalizzarli, però ti piace il cazzo, Riky. Non ci puoi fare nulla. - E mi piaceva da matti anche lui, così vero, crudo e volgare, coi capelli bagnati sulla fronte, muscoloso e liscio davanti a me.
Smisi di toccarlo per abbandonarmi al piacere intenso che divampò, mi aggrappai alle sue braccia appoggiando la fronte alla sua spalla mentre gemevo e per poco le ginocchia non si piegavano.
Gli venni in mano e poi notai che l’altra sua mano aveva sostituito la mia per darsi anche lui il colpo di grazia che scivolò contro la mia coscia, caldo e denso.
- Gesù... perdonami... - Mormorai contro la sua pelle umida. Le sue braccia mi avvolsero, le sue labbra mi baciarono i capelli bagnati e scompigliati.
Il benessere provato in quel momento si espanse in ogni particella del mio essere e mentre lo provavo, capivo abbandonato fra le sue braccia che ero quello, aveva ragione lui.
Io ero quello e potevo solo tirare avanti nel migliore dei modi per tutti, consapevole che non avrei mai potuto ingannare Dio. Gli altri sì, ma solo per il loro bene. Ma Dio no. Dio non si inganna. Dio sa. Tu puoi solo accettarlo mentre cerchi di rendere felici tutti quelli che puoi.
Dopo quell’orgasmo stavo meglio, mi resi conto di poter essere una persona migliore e sicuramente più rilassata e allegra a casa, Carol pensò che era per il mio ritorno in squadra ed anche a calcio in effetti i giorni che seguirono il mio reintegro in gruppo, andarono molto meglio.
Mi sentivo meno oppresso e teso, mi riuscivano di nuovo alcune cose che facevo prima. Lentamente stava tornando non dico il Kakà di prima, ma il piacere di giocare, cosa che da quando ero a Madrid avevo perso.
Così quando capii che l’effetto del magico orgasmo svaniva perché dopo un po’ il nervoso e le ansie facevano di nuovo capolino sotto forma di paranoie, capii che avevo ancora bisogno di Cris.
Inizialmente non ne avevo idea di cosa stavo per fare, cosa stava per capitare.
Cioè non avevo realizzato di cosa si trattava sinceramente, avevo visto che dopo lo sfogo con Cris ero stato meglio, così per me si trattava di lui, di parlare con lui delle mie paranoie. Non di avere orgasmi appropriati.
Così ingenuo ed onesto, approfittando di una delle sere di trasferta dove dormivano in albergo nella città che ci ospitava per la prossima partita, decisi di parlargliene.
Ovviamente le cose fra noi andavano sempre bene, ma più a livello di amicizia, di giochi e scherzi. Insomma, non c’erano stati altri segni di quanto capitato, io avevo fatto finta di nulla e lui aveva capito che doveva solo aspettare. Infatti stava per avere ragione.
Su questo scenario, quella sera, pronti per dormire nel letto matrimoniale di uno degli hotel di lusso spagnoli, introdussi il mio stato d’animo.
- Sai Cris... - Non che sapessi bene cosa dire... lui stava al cellulare seduto sul letto, le gambe allungate davanti a sé, la schiena contro la spalliera.
- Mm? - Io ero seduto rigido e mi tormentavo le mani, mi voltai verso di lui incrociando le gambe, mi succhiavo di continuo il labbro inferiore in segno di nervoso.
- Ecco io... non so, dopo quello sfogo io sono stato meglio, come noti non ho più sentito il bisogno di riparlarne e a calcio andava bene, anche a casa ero molto sereno nonostante quello che era successo. Non lo so, era come se fosse stato un sogno, anche se so che è accaduto realmente. Ma il poterne fare a meno mi faceva illudere di essere a posto in qualche modo. Ha funzionato per un po’ ma ultimamente sono di nuovo così nervoso e teso che scatto per sciocchezze ed anche a calcio sono di nuovo appannato e non so come uscire da questa altalena. L’altra volta dopo lo sfogo con te è andato bene... - Blateravo nervoso cose così quando lui smise di trafficare col telefono, lo mise da parte, si girò e mi guardò calmo, poi con uno sguardo acceso di una strana luce erotica e maliziosa, mi disse provocante:
- Tu davvero pensi che sia stato lo sfogo in sé e non quello che è successo ad aiutarti? -
Chiese quindi. Io mi ritrovai a trattenere il fiato shoccato, come quando ti staccano il tubo del respiratore.
Fu un trauma, ma da lui potevi sempre avere la verità esattamente come stava. Magari per qualche miracolo poteva aspettare un po’ a dirtelo, però quando era il momento te lo diceva e basta.
Per questo spesso viene criticato ed io detesto quando lo criticano così perché è onesto, dicono che è arrogante. Ma perché? Perché dice quello che pensa? Certo potrebbe essere più diplomatico, questo sì, ma loro pensano di non avere difetti?
Sto deragliando.
Ovviamente il punto era che aveva ragione e mi ritrovai a boccheggiare mentre lo fissavo capendo che era così come diceva.
Un’ondata mi investì immediata, ma non sapevo di cosa si trattava. Mi sentii paralizzato e caldo, caldissimo.
- Credi... credi che sia stato... quello...? - Non riuscivo nemmeno a dirlo, ero rossissimo in viso e non riuscivo a fissarlo, guardavo le mani che si torcevano e mi mordevo la bocca e respiravo a fatica perché sapevo che era così e non avevo il coraggio di iniziare io perché sapevo che era sbagliato, però non potevo uscire da lì senza una soluzione, senza stare meglio...
- Credo che dovresti stare attento a quello che fai e non a quello che dici... - E così dicendo la sua mano scivolò sul mio ginocchio, lenta e sensuale. Trattenni subito il respiro, gli occhi sbarrati sulla sua mano che lenta risaliva la mia coscia, io immobile. - Se vuoi ti do una dimostrazione. - la mano si imbucò nella gamba degli shorts che usavo per dormire, si infilò anche sotto i boxer non tanto stretti che avevo sotto e trovò la mia erezione che già iniziava a reagire al suo tocco. Cris tirò fuori ed iniziò a masturbarmi mentre mi fissava. Io immobile lo lasciavo fare, inizialmente rigido, poi via via che l’eccitazione aumentava sempre più rilassato. Mi ritrovai con la schiena abbandonata, le mani dietro di me a reggermi mentre la sua mi dava piacere, la testa piegata, l’espressione nel piacere, gli occhi chiusi. Sospiravo liberamente fino a che al posto della mano sentii la sua lingua e un gemito partì mentre saltai, istintivamente lo toccai sulla testa per toglierlo, ma la sua bocca avvolse il mio membro duro e niente, invece di toglierlo lo accompagnai contro il mio inguine mentre completava il lavoro iniziato dalla mano.
Un lavoro più che soddisfacente che trovò conclusione nella sua bocca, perché il caro Cris non si era tolto in tempo anche se fra i gemiti glielo avevo detto.
Gli venni in bocca incurvandomi su di lui, avvolgendogli la testa istintivamente per il piacere intenso e sconvolgente.
- Fammi sapere come ti senti nei prossimi giorni, ma penso che lo vedrò da solo... - Disse poi raddrizzandosi ed asciugandosi la bocca. Io ero in piena crisi mistica e lui ironizzava senza problemi. Si capiva che era abituato a tutto quello, io no, io per niente.
Non dissi nulla, non ne fui in grado. Mi stesi sotto le coperte e lui, con una dolcezza di cui non era tenuto, si stese vicino a me e mi avvolse con un braccio tirandomi a sé, mi baciò la fronte e basta. Rimase così il resto della notte senza pretendere nulla in cambio.
Aprire gli occhi è difficile. Ammettere la verità scomoda anche peggio.