*Il periodo più oscuro e brutto della vita di Riky è il 2010 a cavallo col 2011, a sua stessa detta. Nelle interviste ha spiegato che in quell'anno i problemi fisici sono stati una reazione a catena che lo hanno spinto a mettere tutto in discussione, ogni aspetto di sé e della sua vita, fino al punto massimo in cui ha pensato di dare l'addio al calcio. Riky è un emotivo e come ogni emotivo è in grado di grandi gioie e grandi drammi, vive tutto con trasporto, gioie e dolori. Questa è un'arma a doppio taglio. La caduta inizia nell'estate del 2010, ma è molto lunga. La questione di Cris, invece, è questa: primi di luglio 2010 arriva Cristiano Junior nella sua vita, non parla mai di madri e nemmeno di metodi di concepimento. È una cosa su cui non ha mai voluto parlare lasciando il mistero, ma sapendo che successivamente ha usato utero in affitto per i gemelli, si può supporre abbia fatto la stessa cosa per Cris. Io ho comunque sempre creduto fosse così e fecondazione assistita con madre surrogata per chi non è in grado di concepire nel metodo naturale per varie ragioni, non ci trovo niente di male. Nel caso di Cris per me è ovvio il motivo nonostante le belle donne al suo fianco nell'arco di dieci anni. Buona lettura. Baci Akane*
17. DECADIMENTO
Gli chiesi di fare qualche giorno insieme, lui accettò un po’ ingenuamente ed un po’ troppo sicuro di sé convinto di potersela cavare comunque.
Decidemmo di fare qualche giorno nel suo yacht super enorme e favoloso, girovagando nei mari iberici, in qualche zona splendida e sicura. Non ci interessava visitare e fare cose straordinarie, per cui rimanemmo in zona, volevamo davvero solo stare insieme sotto un bel sole, su un bel mare, io e lui soli.
Quando hai mezzi del genere o assumi un pilota fidato o impari a guidare. So che lui aveva un pilota molto fidato che guidava tutti i suoi mezzi a parte le macchine che invece adorava guidare lui, però in quel caso non fece guidare lui.
Così scoprii che aveva preso il brevetto ma che preferiva farsi portare. Ovviamente non quando eri lì col tuo amante super segreto che non poteva essere rivelato al mondo...
Cristiano aveva deciso di avere un figlio con madre surrogata, aveva tenuto segreta la notizia al mondo e ai primi di Luglio del 2010 diede la notizia ufficiale che era diventato padre di un bimbo che si chiamava come lui. Non disse nemmeno mai il modo di concepimento, lasciò il totale mistero sulle modalità e le voci scoppiarono immediate, forse anche per quello lui accettò di dileguarsi un po’ nonostante la nuova nascita affidata alla nonna Dolores.
Non condividevo il metodo e non capivo bene il motivo, ma me lo aveva comunicato qualche mese prima e mi aveva spiegato che desiderava un figlio con tutto sé stesso ed anche se sapeva di essere immaturo, sarebbe stato aiutato dalla madre fino a che non sarebbe stato maturo abbastanza da essere un vero e buon padre, ma che sapeva con certezza che avrebbe sempre voluto esserlo. Quindi aveva deciso che quello era il momento giusto e non doveva spiegazioni a nessuno. Per il momento lo faceva praticamente crescere alla madre. Ero perplesso di tutto quello, lo vedevo come un capriccio di un momento in attesa di diventare adulto e voler usare il giocattolo e trasformarlo in qualcosa di reale.
Anche io avevo un figlio non per amore, però era una cosa diversa, comunque lo avevo accolto e lo accudivo io, ero padre io a tutti gli effetti e non l’avevo fatto in attesa di esserne degno e di averne voglia un giorno. Ma eravamo molto diversi ed anche se lui non era perfetto, riuscivo ad accettare le sue decisioni bizzarre. Comunque si prendeva cura di quel bambino tramite la madre, una donna meravigliosa, e non pensavo ci fosse un dramma in questo se non nel fatto che per i primi mesi non sembrò lui il genitore. Ad ogni modo avevo bisogno di parlargli dei miei sentimenti e misi da parte perplessità dovute a scelte non totalmente condivise, in realtà non condividevo nemmeno le scelte fatte da me stesso per cui non ero nessuno per dare lezioni e criticare.
Il primo giorno fu grandioso, decisi di prendermela comoda e di introdurre il discorso in modo naturale quando era tranquillo.
Facemmo subito sesso nudi sul ponte dello yacht, sotto il sole e con quell’arietta fresca che ci faceva sentire benissimo.
Rimanemmo così stesi per un po’ a prendere il sole, io tutto unto di crema perché troppo bianco, unto da lui prima, lui già scuro di natura.
Io appoggiato a lui a dormicchiare, parlare dei mondiali e del fatto che ora mi sarei operato dopo le vacanze perché avevo bisogno di non pensare ai doveri e agli obblighi per qualche settimana.
Parlammo del nuovo mister, Mourinho, gli dissi che era un tipo particolare, che o lo amavi o lo odiavi ma che spesso anche chi lo amava finiva per odiarlo. Non ero prevenuto, solo che l’avevo conosciuto e lui no e così sapevo un po’ il suo stile.
Comunque era uno che sapeva vincere e quindi di sicuro si poteva parlare bene di lui da un punto di vista tecnico.
Il resto della giornata ci divertimmo a tuffarci, nuotare, mangiare e fare giochi idioti.
Ci comportammo a tutti gli effetti da coppia consolidata. Ricordo molto bene quel giorno, fu bellissimo, fu meraviglioso e mi chiedo se non avessi mai affrontato quel discorso e se avessi semplicemente lasciato che le cose andassero per conto proprio, come stavano andando, come sarebbe andata.
Comunque ero testardo e quando mi mettevo in testa qualcosa, non c’era verso di evitarla.
Alla fine gliene parlai nella mattinata del giorno dopo, mi svegliai prima, lo lasciai dormire e gli preparai la colazione, mi misi sul famoso ponte a prendere il primo sole poco caldo della giornata, in costume, con le mani appoggiate dietro di me.
Ad un certo punto si svegliò e ignorando il cibo, bevve il caffé sedendosi poi vicino a me, mi baciò la testa salutandomi silenzioso, poi si appoggiò con le mani dietro di sé sotto il sole tutto assonnato.
Lasciai un po’ di tempo per il suo risveglio, poi dopo averci pensato con ossessione per giorni e tutta la notte, decisi che non potevo più tenermelo dentro.
- Cris mi sto innamorando di te. - Forse non c’è un modo per dirlo, lo dici e basta. Però io so essere molto diplomatico e romantico, quella volta fui diretto e schietto perché non ne potevo più di tenermelo dentro.
Credo che per lui fu come uno sparo, una sorta di eco che gli sarebbe rimasto per sempre dentro. Il suo silenzio fu il mio eco. Un eco che mi fece male.
Lo guardai.
- Non hai niente da dire? - Cris, preso alla sprovvista o forse solo nel panico, si strinse nelle spalle e mi guardò oscurato. Non posso dimenticare il suo sguardo, sono quelle cose che ti rimangono dentro.
- Io... io non so cosa dire... - Gli occhi mi divennero lucidi e mi voltai verso di lui col corpo piegando una gamba sotto di me.
- Beh di solito si dice ‘anche io’... - Oppure ‘io non ti ricambio’.
- Io non so cosa provo, non sono sicuro di provare qualcosa. Non mi sono mai innamorato, forse non sono capace di amare... io non volevo che succedesse, mi dispiace... - Cercavo disperatamente di domare le lacrime ed il panico mentre la sofferenza esplodeva, feci un enorme sforzo per rimanere calmo e gestire la cosa con diplomazia, mentre dentro di me volevo solo urlare e scappare. Ricordavo il dolore sentito con Andry e si riaffacciava. Non era stato facile per me ammettere che dopo di lui amavo ancora e che mi stava capitando con Cris. Avevo fatto di tutto per evitarlo, però era capitato e avevo pensato che fosse meglio amare piuttosto che fare sesso e basta.
- Ma... ma abbiamo stretto tanto il nostro rapporto, mi hai riempito di segnali... tutte quelle dimostrazioni pubbliche su quanto ci adoriamo, i tocchi, gli abbracci, le carezze e... - Tossii perché la voce si incrinava sempre più, sentii le lacrime scendere e lui mi mise una mano sulla guancia asciugandomele.
- Mi dispiace, sono stato spontaneo ma non significa che provassi qualcosa. Cioè ho solo fatto ciò che mi andava, io sono uno molto fisico e dimostrativo, ma non significa che... non lo so, che mi sto innamorando... che ne so io dell’amore? Io non so amare, non so se... -
- Ma se non hai mai amato non sai se quello che provi lo è... - Insistetti prendendogli la stessa mano che aveva sulla mia guancia, lui rimase basito mentre ero io a rincorrerlo ed insistere. Non credo gli fosse mai successo. Io volevo morire, mi sentivo malissimo. Capivo che non era pronto e forse era vero che aveva agito senza rifletterci e non perché provasse qualcosa.
- Io non lo so Riky, non volevo ci leggessi cose che nemmeno io so se sono in grado di... -
- Ma se non lo sai, non puoi negare che... e poi io mi sento ricambiato... ti prendi un sacco cura di me, so che ci tieni, che ti importa un sacco, ci capiamo, ci siamo aperti a vicenda, c’è un rapporto davvero speciale, non lo puoi negare... - Odiavo la parte che stavo facendo, ma evidentemente se quelli di cui mi innamoravo avevano paura di amare, io ne ero anche troppo capace.
Finii che piansi mentre mi aggrappavo a lui continuando ad insistere con impeto. Stavo male, stavo malissimo, mi sembrava di scoppiare e lui continuava ad essere dolce perché gli dispiaceva, ma aveva anche il terrore di lasciarsi andare ed ammettere che avevo ragione.
- Mi dispiace Riky... io non so se ne sono in grado e non so cosa provo... se me lo chiedi ora io ti dico che non so. Ti adoro e sto benissimo con te e faccio tutto in modo spontaneo, ma se mi chiedi cosa provo io ti dico che non lo so. Se me lo chiedi fra qualche mese forse chi lo sa... - Cercava di non chiudere con me, mi resi conto che anche lui ci teneva, era ovvio. Io sentivo, lo sentivo dentro che lo provava ma aveva paura, ma capii che non potevo obbligarlo.
Realizzai di aver sbagliato ad insistere e a volere chiarimenti, avrei dovuto lasciare che le cose andassero senza dirci nulla. Mi sentivo amato, non mi serviva niente. Non capivo perché avevo dovuto parlarne per forza.
Prima avevo comunque qualcosa, ora forse non avrei più avuto nulla.
Ero un idiota. Mi ritirai e mi alzai, lui mi tirò per il polso e mi rimise seduto, io cercai di oppormi ma la sua forza vinse sulla mia e mi ritrovai seduto fra le sue gambe, col viso nascosto contro il suo collo a piangere.
Era lui che mi faceva soffrire ed era lui che mi consolava.
Volevo dirgli ‘vedi che ti importa? Vedi che mi ami?’ Ma non potevo obbligare qualcuno ad ammettere di amare. Potevo solo spingerlo a farlo con pazienza, tenendo duro. Ma in quel momento mi sentivo solo male ed umiliato e a pezzi. Volevo isolarmi per leccarmi le ferite, ne avevo bisogno.
Così dopo quel pianto dove facemmo attenzione a non andare più oltre quell’abbraccio, chiesi di tornare indietro e di concludere quella vacanza.
Cris ovviamente non insistette e fu delicatissimo, non mi toccò più, non fece più alcun minimo segno o gesto in grado di confondermi.
Ugualmente quelli furono l’inizio del mio periodo più oscuro.
Se devo dire l’anno peggiore della mia vita in assoluto, il 2010 è quell’anno. Senza dubbio.
L’operazione arrivò in un certo senso nel momento giusto, avevo bisogno di staccare e non vederlo e pensare lucidamente.
Mi facevo coinvolgere troppo e con facilità, nonostante le mie mille paure e paranoie. Non sapevo come evitare di cadere in quelle trappole e per colpa di questo mio aspetto avevo fatto un errore madornale come sposare Carol senza amarla.
Da quel matrimonio era nato Luca ed era stata la mia più grande benedizione, ritrovavo la pace e forse dopotutto non c’è solo l’amore per sposare una donna, forse a rendere giusto un matrimonio sono anche i figli. Anzi, sicuramente uno dei doni di Dio all’uomo sono i figli, per cui è giusto farlo, è sacrosanto anzi. E forse va bene sposarsi anche solo per questo.
Decisi di aggrapparmi alla sola cosa che mi sembrava giusta nella mia vita in quel momento e così chiesi a Carol di fare un altro figlio, lei acconsentì un po’ perché avevamo sempre voluto farne un altro, un po’ perché non era stupida e mi vedeva giù e così come la prima volta che era capitato avevamo messo al mondo Luca aiutandomi a superare la mia crisi, anche ora era venuto spontaneo fare altrettanto.
Credo che per lei fosse tutto legato al calcio. Quando avevo problemi a calcio per infortuni ed operazioni ero stato giù, in realtà era tutto dipeso dai problemi con Andry, ma lei non ne aveva mai saputo nulla.
Luca mi ricordava Andry, Isabella mi ricordava Cris. Credo che questo abbia una doppia interpretazione perché da un lato può essere visto come il correggere una riga storta, dall’altro è un marchio che mi ricorderà per sempre i miei due grandi errori.
Eppure è un errore amare?
Amare non è un errore, agire in modo ingannevole verso innocenti per colpa di questi amori sì, lo è.
Ho provato a non guardare le cose in quel modo, a fingere, a farmi bastare giustificazioni e finte verità, ma ad un certo punto la realtà mi ha presentato il conto, ma fu tempo dopo del mio periodo a Madrid.
Dopo aver concepito Isabella e saputo che era rimasta incinta, mi sentii meglio ed euforico per un momento. Un solo momento.
Poi mi resi conto di aver fatto l’ennesima cosa meschina.
Per curare la mia anima a pezzi e convivere con i miei errori, ne avevo fatti altri. Mettere al mondo dei bambini non cancellava il semplice fatto che avevo tradito ripetutamente mia moglie e questo era il solo punto effettivo.
L’isolamento forzato dovuto all’operazione e al mio allontanamento da Cris, mi fece precipitare di nuovo e Carol vedeva che invece di migliorare io non riuscivo a risalire. Non vedevo più la luce, non riuscivo a guardarmi allo specchio. Mi dicevo che era meglio essere stati rifiutati da Cris così potevo di nuovo smettere di tradire Carol, ma mi ripetevo poi che l’avevo sposata senza amarla e che non era un vero matrimonio, Dio non aveva consacrato un vero matrimonio perché non c’era un vero amore.
E i figli erano solo degli errori, li amavo, ma errori rimanevano.
Non sapevo uscirne, non potevo.
Il buio mi inglobò perché quando mi abbandono ai sentimenti, qualunque essi siano, io lo faccio in modo totale e lì erano tenebre, i miei sentimenti. Angosce, rimpianti, dolore e non potevo cancellare nulla. Non amavo Carol ma era mia moglie, l’avevo ingannata e non potevo rimediare. Non vedevo un modo per uscirne e il calcio al momento non c’era, anzi. C’era il dubbio che potessi proprio non tornare più. La seconda operazione al ginocchio, sempre allo stesso menisco, non sarei più tornato e sapevo che il mister mi aveva già rimpiazzato con Ozil e che gli piaceva. Sapevo di non poter più contare nemmeno sul calcio. Vedevo tutto sfumare, vedevo tutto scomparso. Mi restava un addio al calcio e forse un matrimonio infelice. O magari una separazione certa che avrebbe portato l’isolamento dalla mia comunità religiosa e l’umiliazione alla mia famiglia. Per non dire la solitudine, la mancanza di amore, della mia vera essenza, della vita nelle mie vene, perché mi ero sentito vivo sempre e solo con Andry e Cris.
Passavo i giorni a piangere, isolato, cupo, allontanavo tutti come in un lutto.
Ero alla soglia dei trenta, cosa pensavo di fare a 28 anni con due operazioni al menisco dopo aver perso il mio entusiasmo per il calcio per colpa di un trasferimento che non avevo mai voluto?
Ero finito sotto tutti i punti di vista, come uomo, come calciatore. Come tutto.