*Riky e Cris si sono presi una pausa perché Riky si è dichiarato e Cris, preso alla sprovvista, lo ha respinto. Riky poi si è operato e dovendo stare fuori per sei mesi ha tempo di riprendersi, Cris pensa che lasciargli tempo sia la cosa migliore anche se forse non ha del tutto ragione, visto che in questo caso Riky capisce solo meglio di prima cosa provava. Nel frattempo Cris è appena diventato padre in circostanze ufficialmente misteriose, qualche mese dopo è spuntata Irina, una bellissima modella russa che poi sarà la ragazza fissa di Cris per cinque anni circa. Su di loro, così come su Cris Junior, ho sempre avuto le mie idee che espongo qua. Riky è emotivo e quando un emotivo sta male, specie per amore, diventa drammatico e tragico all'ennesima potenza. Buona lettura. Baci Akane*
18. CASCATA
Quando venne fuori che Cris si era messo con una modella russa di nome Irina quello fu la goccia che fece traboccare il mio vaso oscuro. Non ce la facevo più e mi serviva solo una scusa per esplodere, sentendone un profondo bisogno.
Forse, in realtà, mi serviva solo una scusa per tornare da lui, gridargli di tutto ma poi risolvere le cose, perché avevo solo un’enorme voglia di sistemare tutto e riavere il mio Cris, in qualunque modo volesse, anche solo un amico, ma era lui il punto e lo sapevo. Di lui io avevo bisogno. Non mogli finte, non figli, non famiglie. Solo Cris.
Quando soffriamo siamo egoisti, lo siamo tutti, anche la persona migliore del mondo che davanti a tutti è perfetta in realtà nel privato, quando soffre, è egoista e meschina.
Io non ne fui esente.
Gli capitai a casa un pomeriggio di pioggia torrenziale, era la soglia dell’autunno e c’era ancora abbastanza caldo, anche se non da scoppiare.
Avevo i flashback di Andry che tornava da me anni addietro, disperato sotto una pioggia uguale, noi che facevamo l’amore in quel modo per l’ultima effettiva volta e non la prima di una nuova serie.
La pioggia probabilmente è il mio sfondo più adatto quando sto male o sono consumato e lì ero entrambi.
Andai da lui camminando sotto quel fiume che scendeva dal cielo, furioso come non mai ma in realtà non con lui, con me stesso. Ero solo in cerca di un capro espiatorio, ma in realtà ero in cerca di Cris, dell’unica oasi che mi aveva guarito dopo quelle ferite profonde. Volevo lo rifacesse, mi mancava la mia luce, mi mancava la mia aria, privarmi di lui mi aveva fatto capire che non importava il modo in cui voleva stare con me, ma io non potevo farne a meno, mi sentivo pazzo per i pensieri egoisti, assurdi ed incoerenti che avevo, tutti sempre più contro di lui, come se lui fosse la somma dei miei mali, come se lui fosse il colpevole supremo. Ma sapevo che non era così, lo sapevo benissimo.
Quando rividi il suo viso, mi ero privato di lui per oltre un mese, era troppo da sopportare e ce l’avevo con lui per aver rispettato il mio isolamento logico per via del suo ‘scaricarmi’.
Mi vide e rimase subito sorpreso, dovevo avere un aspetto terribile. Mi aprì il cancello dall’ingresso principale e mi vide camminare per il suo cortile fino a raggiungerlo piano e spettrale come un fantasma, ma non ero disperato, ero arrabbiato, ero furioso e Cris, fermo all’ingresso, sotto il suo portico, al riparo dalla pioggia, rimase totalmente basito. Sicuramente si sarebbe potuto aspettare molte cose ma non quella.
- Riky, stai bene? Non ci sentiamo da un sacco, pensavo avessi bisogno di... - Non lo feci finire perché arrivai da lui e lo spinsi diretto. Lui, sconvolto, per poco non cadde. Rimase in piedi e si raddrizzò rimanendo a debita distanza. - Riky sei impazzito? - Volevo colpirlo con un pugno. Sentivo divorarmi da un cancro oscuro e mi sembrava di essere irrimediabilmente impazzito. Mi sentivo bruciare da matti, strinsi i pugni e pensai ‘ora lo colpisco, Dio non ce la faccio più’, e non sapevo davvero cosa volevo gridargli e cosa volevo da lui.
Sapevo solo che era colpa sua se stavo così male.
- Come faccio a stare bene? - ringhiai invece di picchiarlo. Cris, sempre fermo, cercava di rimanere calmo.
- Mi dispiace, perché ce l’hai con me? - E qua tornò a partirmi l’embolo.
Tornai a lui e lo spinsi, questa volta entrammo in casa sua, sporcai l’ingresso. Ricordo quella scena con Andry, ricordo com’era andata e tutto si sovrapponeva.
A volte rivivi le cose all’infinito come in un loop, cambi qualche protagonista, qualche dettaglio, ma le scene sono le stesse.
- PERCHÉ, MI CHIEDI? - Urlai, anzi ruggii. Non mi rendevo conto che stavo piangendo da tanto che avevo soffocato nel buio di me stesso, mentre avanzavo continuando a spingerlo. Giravamo per il suo salone enorme. Io ero ancora bagnato, le scarpe sporche. Lui cercava di assecondarmi e non reagire in attesa che mi scaricassi, ma sotto shock per la scenata e nemmeno pensavo che potesse esserci la sua ragazza o suo figlio.
- Non capisco, ti ho lasciato tempo per fartela passare, pensavo fosse la cosa migliore, che ho fatto ora? - Lui sembrava davvero non arrivarci e gli urlai ancora contro:
- NON TE NE FREGA NIENTE DI ME! -
- Come puoi dirlo? - Chiese basito, con un filo di voce; a questo punto invece di spingerlo lo afferrai per il colletto della maglietta e lo strattonai verso di me, avvicinai il viso al suo e deformato per la rabbia, totalmente pazzo, gridai:
- MI HAI ABBANDONATO, CRIS! HAI PERMESSO CHE AFFONDASSI E NON TE NE FREGA UN CAZZO! TI SEI MESSO ADDIRITTURA CON UNA DONNA, DIO SANTO... - Poi la voce si spense perché il pianto diruppe e superò la rabbia. Conclusi piangendo, chinando il capo davanti al suo viso. - Mi hai abbandonato, sei diventato falso, fingi di stare con una donna dopo che avevi detto di voler essere vero a qualsiasi costo e mi hai... mi hai abbandonato... a me che ti amo così tanto e non riesco a spegnere questo maledettissimo amore sbagliato... Dio mio aiutami... - Ero disperato, ero scoppiato, avevo tirato fuori tutto e non potevo più frenare quell’enorme dolore e quella realtà tragica che ormai fuoriusciva da me a fiumi, come quella pioggia che tuonava fuori da casa, che si sentiva scrosciante.
Ma poi furono le sue labbra sulla mia fronte e le sue braccia ad avvolgermi dolcemente, asciutte e calde, ad interrompere quel flusso di furia cieca. Mi accasciai contro il suo petto e lui mi abbracciò, nascosi il viso contro di lui, mi raggomitolai e il mondo, lentamente, si calmò insieme alla pioggia che divenne via via più leggera.
Singhiozzai fino a spegnermi in un pianto più silenzioso, come silenziosa divenne la pioggia fuori e non ci fu più niente da gridare. A quel punto c’era solo un unica cosa da fare, una sola.
Sollevai il capo, gli presi il viso fra le mani e lo baciai con disperazione ed una preghiera che non avevo mai fatto a nessuno.
Cris non mi respinse, schiuse le labbra shoccato e accolse la mia lingua che frenetica cercava la sua. Quando ci trovammo mi premetti di più su di lui e lui invece di rimanere distante, mi tenne a sé aumentando la stretta sulla mia vita.
Dopo un meraviglioso bacio dolcissimo e pieno di passione, appoggiai la fronte alla sua e così, con le mani ancora sul suo viso, sussurrai liberandomi infine dell’unica cosa che mancava davvero, per cui ero realmente lì:
- Cris ti amo, non puoi non amarmi anche tu... non riesco a stare senza di te... queste settimane sono state infinite, pensavo di... di non essere a questo punto, ma la separazione è stata peggio. Non sono mai stato così male. È quando perdi qualcuno che sai cos’era per te sul serio. Tu... tu sei andato avanti con questa ragazza e penso sia per via del figlio, stai crescendo, stai cercando di maturare e mettere la testa a posto, capisco che non c’è più tempo per i divertimenti e dopotutto ero solo questo per te, ma io... io non ce la faccio. Non so come uscirne... - Sembravo una cascata inarrestabile, ma non più furiosa come prima. Ero una cascata il cui corso ormai si era liberato da ogni ingombro e andava libera giù dal dirupo.
Cris a quel punto, dopo un silenzio interminabile, mi asciugò le lacrime che ancora rigavano le mie guance, lo fece con i pollici e disse:
- Perdonami, non credevo di averti ferito così tanto... perdonami Riky. Non posso sopportare l’idea che tu stia così per me... - A quel punto mi resi conto, come se mi svegliassi, che stavo facendo pietà alla persona che amavo e non era comunque questo che volevo anche se poi non sapevo cosa speravo di ottenere alla fine. Non avevo minimamente pensato all’inizio.
Mi staccai bruscamente scuotendo convulsamente la testa, mi strofinai le guance e gli occhi col dorso della maglia bagnata e continuai ad andare indietro urtando qualche mobile.
- No no, non voglio la tua pietà. Non devi sentirti in obbligo di nulla. So che non sei uno stronzo, non ci puoi fare nulla, è stato un crollo, solo l’ennesimo. Sto toccando il fondo, non so come uscirne ma non puoi rovinarti per tirarmene fuori. Io ti amo perché sei sempre stato vero. E... e non so cosa sta succedendo con questa Irina e tutto, ma... ma va bene, rispetto le tue scelte anche se non le conosce e non le capisco e forse non le condivido. Ma tu devi fare la tua vita ed io... io uscirò da questo casino in qualche modo... forse me ne andrò, cambierò di nuovo squadra, è la cosa migliore... - Non sapevo nemmeno cosa stavo dicendo, ero sempre quella cascata inarrestabile, non riuscivo a smettere.
Un tuono in quel momento ci fece saltare e mi interruppe, mi distrasse e il secondo dopo lui mi stava tenendo il viso fra le mani e mi era davanti, deciso e sicuro.
- Mi sono accorto di aver fatto una cazzata a volere un figlio a tutti i costi ed ora sto solo cercando di rimediare, di crescere, sistemare la mia immagine per non dissacrare una creatura che ormai c’è e non ha colpe se sono un bambino troppo cresciuto. Non è facile, ma sto provando in tutti i modi e avere una ragazza fissa vicino è la cosa migliore... così smetteranno di dire che sono gay e magari mi insulteranno di meno e poi non uscirò più per quei locali con quel giro che avevo e... e niente, non lo so, in qualche modo devo crescere e diventare un uomo e poi sarò un padre, un padre vero per lui. -
Rimasi sconvolto dalle sue parole, non me le sarei mai aspettato. In un momento misi da parte il mio dramma ricordandomi del dialogo avuto mesi addietro quando mi aveva comunicato che sarebbe diventato padre anche lui.
‘Perché un frocio non ha diritto ad essere padre? Io ora sono ricco e posso permettermi qualunque cosa, ho diritto come tutti di avere un figlio!’
‘Ma non è una macchina che desideravi e ora che puoi te la prendi! È una persona in carne ed ossa e ci sarà sempre e dovrai impegnarti per sempre per renderlo felice e proteggerlo da tutto.’
- Non avevo capito cosa intendevi con quella frase... - Disse lui guardandomi intensamente negli occhi preoccupato. - Fino ad ora. Io ero lì con lui da solo e tu non c’eri e mi ha mandato in bestia una foto che gli hanno fatto in giro ed ho denunciato il mondo facendo ritirare quella foto e... ed ho capito cosa intendevi. Io respiro ed il mondo mi accusa e mi insulta, ed ora quel bambino sarà insultato per colpa mia e patirà cose per colpa mia... - Cris sembrava in astinenza da un confessionale, non riusciva a fermarsi, parlava veloce e sconvolto ed io, più sconvolto di lui, capivo che ci teneva a farmi sapere il ruolo di Irina.
Scossi il capo mettendogli le mani sul petto forte e asciutto.
- Non devi spiegazioni, hai diritto a fare le tue scelte, non siamo nulla. Spero almeno amici. Spero mi perdonerai per tutto questo. Tu devi fare la tua vita e le tue scelte ed hai diritto ad amare o non amare chi vuoi e... -
Cris mi prese le mani dal suo petto e le strinse insistendo con stizza:
- Non so cosa voglio, Riky. Non so cosa provo. Non so che scelta devo fare. So solo che voglio cercare di proteggere mio figlio da me stesso e per fare questo devo crescere e... ed essere un uomo perfetto agli occhi del mondo. È così che posso proteggerlo. Se mi lasceranno in pace e mi rispetteranno, lo faranno anche con lui. Ma non è facile... non è veloce. Trovarmi una ragazza bellissima e disposta a questo è stata la cosa più facile... - A quello mi aggrottai senza capire, scossi il capo chiudendo gli occhi:
- Non capisco, lei cosa sa? -
- Tutto! - Esclamò lui. Io lo guardai meravigliato.
- Tutto cosa? -
- Che sono gay, che lui l’ho avuto con un utero in affitto, che non la amo ma che mi serve una donna perfetta per migliorare la mia immagine pubblica e la mia reputazione... - Sconvolto rimasi senza parole per un po’. - Non dici nulla? - Ero basito e mi strinsi nelle spalle.
- Io... mi hai sorpreso... sei... sei stato così sincero, così vero... hai avuto il coraggio di fare quello che io non ho mai avuto il coraggio con Carol. Se... se avessi fatto così, non avrei nessun problema o meglio qualcuno sì ovviamente, ma sarebbe stato diverso. Se lei sa, se lei è d’accordo non la inganno. Ingannavo solo la mia famiglia, non avrei mai potuto dire niente a loro, ma... ma insomma, era diverso. Era un accordo e non un matrimonio vero. Io non so, credo sarebbe stato differente, meglio... -
Cris alzò le spalle e sorrise strafottente:
- Beh alla fine sono stato migliore di te in qualcosa! - Lo disse per sdrammatizzare, ultimamente quando lo faceva avevo voglia di ucciderlo, ma lì mi sentii leggero e meglio, finalmente. Mi liberai in una risata e lo abbracciai come senza fili a tenermi su.
Lui mi ricambiò e mi tenne a sé, rimanemmo così anche dopo aver smesso di ridere, stretti forti uno all’altro a respirarci e sentirci meglio mentre forse il temporale scemava definitivamente.
- Non voglio obbligarti a fare nulla... se sei confuso ed io ti dico che ti amo, non voglio spingerti a fare nulla con me. Solo... solo non riesco a fare a meno di te del tutto. Io mi sono sentito finito in questo mese da solo... - Cris si separò per prendermi il mento fra le dita, mi sollevò il viso e mi guardò da vicino con un’intensità pazzesca. Il cuore mi esplose dandomi di nuovo conferma di ciò che provavo, di ciò che avrei sempre provato.
- Anche io ero finito, mi sei mancato troppo. Non so dove andremo e cosa succederà, non so dirti cosa sento e cosa voglio, so solo che non voglio più passare un solo giorno senza di te. È tutto ciò che sento con chiarezza. Il resto è un gran casino. - Lessi paura nei suoi occhi, non ebbe bisogno di dirlo. Sapevo che era spaventato da quello e non volli insistere né chiedergli niente.
Non ci baciammo, tornai ad appoggiare la testa sulla sua spalla e lui mi tenne contro di sé. Stavo meglio, non volevo altro. Mi bastava riaverlo nella mia vita, non importava più come. Mi era mancato come l’aria.
- Sono fiero della scelta che stai facendo per tuo figlio e sono d’accordo, sai? - Cris si staccò di nuovo per guardarmi, per capire quanto ero serio:
- Davvero? - Sorrisi realizzando quanto la mia opinione per lui era contata e quanto avevo influito nelle sue nuove scelte.
- Certo. Stai avendo un enorme coraggio, ma l’hai sempre avuto e ti invidio, lo sai che ti invidio per questo. Perché io non ho mai avuto il coraggio che hai avuto tu di fare quel che volevi e di prendertelo contro tutto e tutti. Ed ora hai ammesso le tue colpe e stai crescendo, stai cercando di correggere e di fare bene da qui in poi e lo fai per questa creatura che so amerai un sacco. - Così lui mi guardò con degli occhi aperti carichi di speranza.
- Lo amo già un sacco, è solo che sono terrorizzato dal fargli male, dal ferirlo, dal renderlo infelice, sai... dal... dal non fare bene... -
- Questa paura ti rende già adatto a lui. Farai benissimo, vedrai. - E così, quasi con naturalezza, dopo una tempesta che non posso dimenticare assolutamente, tornò il sereno. Io tornai ad essere la sua luce e lui la mia. Due soli che possono splendere solo insieme e separati crollano, separati si spengono e appassiscono.