*Ecco
il terzo capitolo. Riky è ancora piccolo ed innocente, troppo per uno
adulto e navigato come Andry, oltretutto i loro mondi sono molto
diversi, anche se non forse poi così tanto. Uno vive la sua vita
secondo un codice culturale, mentre l'altro secondo un codice sociale e
religioso, ma portano entrambi allo stesso risultato. A cercare il vero
amore per vie traverse, in modo non convenzionale. Anche se per ora,
parlare di amore, è forse presto. Buona lettura. Baci Akane*
3. FRA DOVERI E CULTURA
La vita ti riserva
sempre sorprese e spunti di crescita e miglioramenti, di arricchimenti,
ma spesso non sei pronto a coglierli, spesso è presto, sei comunque
immaturo per maturare.
Sorrido mentre lo dico, è paradossale, ma è così.
Quell’estate fu meravigliosa.
Io e lui eravamo sempre
insieme, più che mai. Tutto l’anno fu così. La stagione 2004/2005 fu
splendida, io e lui la vivevamo così come veniva senza definirci e
dirci nulla, nemmeno un ti amo, ti voglio bene. Nulla.
Lui sembrava avere il
completo controllo ed io non pensavo a nulla, mi fidavo ciecamente di
lui e mi lasciavo andare. Non avevo idea di cosa ero e cosa volevo e
cosa stavo facendo, sapevo solo che non potevo proprio frenare e quindi
ero nelle sue mani e mi stava bene così.
Non so quanto davvero
fosse in controllo, però è vero che lo era moltissimo perché pensandoci
ora con la consapevolezza di adesso, so che per lui deve essere stato
difficilissimo non fare l’amore con me per tutti quei primi mesi.
Io ero come il cucciolo
di un cane che si ritrova strappato dalla famiglia nativa e finisce in
quella adottiva. All’inizio è perso e si attacca istintivamente al
padrone, all’elemento che ritiene più amichevole, più paterno, più
protettivo nei suoi confronti. E così io ho fatto, ho sviluppato un
rapporto con Andry che è andato via via evolvendosi e non avevo la
minima idea di cosa facessi, ma mi fidavo di lui e poi non riuscivo a
staccarmene, per cui comunque mi andava bene.
Mi chiedevo nei
confronti della mia fede e della mia famiglia come dovessi fare, quando
ventilavo l’idea di lasciare Carol e venire allo scoperto perché quello
che stavo facendo era amorale e sbagliato, lui mi diceva che era
sposato e non avrebbe mai lasciato Kristen, che volevano dei figli e
che il primo stava per arrivare. Lei era incinta quando si sono
sposati, mi spiegò che il matrimonio in realtà era stato un dovere nei
confronti di quella gravidanza arrivata senza averla cercata.
Lui era uno che si
prendeva tutte le proprie responsabilità fino in fondo, la loro cultura
in fatto di famiglia era diversa dalla mia. La nostra era una cultura,
il loro un dovere. È diverso quando lo fai perché si usa così, perché è
così che si fa da sempre e sempre si farà, specie poi se ci metti la
religione di mezzo. Quando lo fai perché gli uomini devono sposarsi e
proliferare e lavorare e produrre non è che ti chiedi se lei la ami. Ti
chiedi se riusciresti a fare dei figli, è la sola cosa che conta. Visto
che è più facile se lei è bella, allora spesso le mogli sono splendide
per questo motivo, ma se entri al loro interno ti rendi conto che non è
proprio amore, non quello che idealizzi tu persona occidentale normale.
Insomma se sei dell’est ci sono una serie di differenze piuttosto da noi sudamericani.
Qua in Italia ho
trovato più equilibrio fra i due estremi, perché anche per noi
sudamericani è usanza il matrimonio, spesso è religione, e quindi lo
fai perché la famiglia e la comunità se lo aspetta e tu non vuoi
deludere nessuno, non vuoi scandalizzare nessuno, e poi vieni cresciuto
nell’ottica che ti sposerai e farai una famiglia, ma la questione amore
te la auto imponi. Cioè scegli una persona e ti convinci di amarla
perché così è più facile e per noi sudamericani va bene così. La
cultura è questa.
Andry non aveva problemi a dirmi che non amava Kristen, ma stava arrivando un figlio e ormai erano sposati.
Quello che contava era
fare ciò che doveva, se poi faceva di nascosto ciò che voleva, andava
benissimo. A nessuno doveva importare se Andry se la faceva con me, se
amava un altro e quale fosse la verità.
Si era sposato, stava
facendo una famiglia, lavorava e guadagnava tanti soldi. Il suo dovere
di uomo lo stava adempiendo ed avrebbe continuato comunque. Il resto
non contava.
Per me era tutto molto
più confuso, mi facevo assorbire da lui senza capire cosa dovessi fare
con la mia famiglia e con Carol e quando appunto ventilavo l’idea di
lasciarla e dire tutto, lui mi riportava bruscamente alla realtà
dicendo che quello che stavamo facendo iniziava e finiva al Milan, che
quando avremmo preso altre strade non ci sarebbe più stato nulla. Che
non poteva vivere con me un amore alla luce del sole, che stavamo solo
dandoci piacere e calore in un momento in cui entrambi ne avevamo
bisogno.
- Ma non siamo
qualcosa, non lo saremo mai, non dimenticarlo. Non siamo una coppia,
non siamo fidanzati, non vivremo mai insieme. Tu devi pensare ai tuoi
doveri di uomo, non a ciò che vuoi. Ciò che vuoi lo puoi avere lo
stesso, basta che lo sai nascondere. - Questi erano i suoi discorsi che
mi frenavano dal lasciare Carol e dire tutto.
Non sapevo come sentirmi. Quando vedeva che ero cupo mi diceva anche questo:
- Non sentirti in
colpa, ti stai soddisfando. Nessuno ti soddisferà se non lo fai tu. Non
c’è niente di male in questo. I tuoi doveri li stai portando avanti,
non preoccuparti, non pensarci. -
I suoi discorsi erano cinici e duri, ma sapeva bilanciare il mio estremo romanticismo.
Ero completamente
assorbito da lui tanto che non capivo davvero quanto giusto fosse il
suo discorso e quello che facevo, ma sapevo di non poter smettere.
Per tutta l’estate e fino all’autunno andammo avanti a coccole quasi caste.
Dormivamo nella stessa
camera quando eravamo col club, mi teneva abbracciato, mi baciava un
sacco, stavamo a coccolarci, mi carezzava e penso che traesse la forza
vitale così.
Non credo che per lui
sia mai stato facile vivere in quel modo, con doveri e basta. So che
quando giocava si divertiva, ma lo faceva anche con un fondo di
obbligo, perché quello era il suo lavoro ed era chiamato a farlo bene e
se non lo faceva bene la prendeva male.
Per cui penso che da me, in quei momenti, assorbisse l’energia positiva per andare avanti.
Penso che davvero lui ad un certo punto poteva stare bene solo mentre segnava e vinceva e poi con me. Punto.
Quando nacque il suo
primo figlio mi sentii come se dovesse lasciarmi. So che era
un’assurdità priva di senso, ma era così che mi sentivo.
Mi misi da parte da solo, sicuramente voleva vivere quel momento magico da famiglia vera, io non c’entravo nulla.
Cominciai io ad evitarlo, era ottobre del 2004.
Per un po’ mi lasciò
fare, forse pensava che fossi geloso e aspettava mi passasse. Lui non
mi parlava mai di Jordan, non mi faceva vedere foto, non lo portava
agli allenamenti come a volte qualcuno fa. So che era felice di essere
padre, segnò uno splendido goal dopo la sua nascita e glielo dedicò.
Per cui so che è felice di aver fatto tutti i suoi svariati figli anche
se inizialmente era nato tutto per dovere, diciamo. Però con lui noti
le piccole cose e le interpreti cercando di farlo bene. Ma hai sempre
la sensazione di non averlo acchiappato a fondo. Che qualcosa di lui ti
sfugge.
E mi sfuggiva, perché non aveva certo intenzione di smettere ora che era padre.
Mi lasciò il mio tempo, poi vedendo che non mi decidevo fu lui a venire da me.
Quella volta eravamo in
trasferta per cui eravamo in albergo fuori città, le camere sono sempre
a due ed in quel periodo appunto stavo sempre con qualcun altro.
Non ricordo nemmeno chi fosse, ma quel qualcuno, quella notte, fu freddamente spodestato da lui.
Ricordo bene il resto, ma non il mio compagno di camera.
Lui bussò, aprì
quest’altro, io ero in bagno a prepararmi per la notte. Sentii solo la
sua voce sorpresa chiedere se era sicuro, poi qualche traffico che non
capii. Nessuno mi disse nulla.
Quando uscii al posto del mio collega, c’era Andry con le braccia conserte, in piedi in mezzo alla stanza, l’aria torva.
Penso che per lui comunicare in modo normale era molto complicato, era più facile tenere tutto dentro e nascondere.
Per questo so che quella notte avvenne un piccolo miracolo.
Io ero paralizzato, nemmeno respiravo mentre non potevo credere che avesse fatto cambio di stanza così.
- Se pensi che mi stia
bene ad essere messo da parte solo perché sei geloso, ti sbagli di
grosso. - Io non capivo cosa diceva, sbattei le palpebre un paio di
volte smarrito, così lui insofferente fece un altro passo verso di me,
sempre arrabbiato, e continuò: - Io ho bisogno di te per non implodere.
Sei tu che mi fa stare bene ed andare avanti. Perciò che non ti salti
più in mente di uscire dalla mia vita così, in silenzio e senza dirmi
nulla. Se vuoi che finisca abbi il coraggio di dirmelo, perché me lo
merito. - Era davvero arrabbiato e non mi aveva mai detto tanto di sé
come in quel caso. Inteso, di ciò che provava e voleva.
Così mi salirono le lacrime agli occhi e sull’orlo delle lacrime io scossi il capo tremante.
- Non voglio che
finisca, è che... - Non sapevo nemmeno cosa dire così alzai le spalle e
scossi la testa. - Non lo so, credevo che tu volessi che me ne andassi
dalla tua vita, ma io non... io non posso davvero... - Non mi fece
finire. Mi disse che ero un enorme idiota, mi prese il viso fra le mani
e mi baciò con tutta la passione che metteva in campo.
Andry passava da una
freddezza senza precedenti ad una rabbia impressionante. Era come se
quando faceva ciò che gli piaceva non riuscisse più a contenersi e
vedevi il vero Andry solo in quei momenti. Perciò in campo e con me.
La sua bocca divenne
mia ed insieme le nostre lingue si fusero in un’unica entità, mentre le
sue mani mi afferrarono la maglia e me la sfilarono via. Un breve
respiro, io che feci lo stesso con la sua e una volta entrambi a torso
nudo, ci tuffammo uno sull’altro. Mi trascinò verso il letto e mentre
il cuore batteva impazzito consapevole che quella volta non ci saremmo
dati solo baci e carezze, l’eccitazione andò subito alle stelle.
Quando Andry mi spogliò
del tutto, vide che ero già eccitato e fece un apprezzamento sorpreso,
io ridacchiai ma non ebbi tempo di dire e fare altro, perché la sua
bocca mi bruciò appena si posò sul mio ventre scendendo verso l’inguine.
Ero in piedi fra le sue
gambe, lui seduto sul letto mi teneva a sé, le mani salirono sui miei
glutei e mentre la lingua e la bocca si occupavano di darmi piacere da
davanti, le dita lo facevano per dietro.
Il mondo improvvisamente esplose di mille colori, emozioni e sensazioni.
Penso che volesse fare
l’amore con me, ma io rovinai tutto perché non ero assolutamente pronto
a nemmeno un unghia di quello. Venni subito, lui rise constatando che
ero super vergine in tanti sensi e che per me era già tanto.
Mi ricordo l’imbarazzo
enorme, ero rosso e mortificato mentre le ginocchia si piegavano
dall’enorme piacere provato, quella scarica mi aveva sconvolto mentre
sentivo il liquido colarmi lungo le gambe. Lui me lo leccò guardandomi
e questo mi diede un bel colpo di grazia.
Se non mi avesse preso e seduto su di sé a cavalcioni, sarei andato lungo disteso per terra.
Lui ridendo mi mise su di sé, mi abbracciò, mi baciò e con un’infinita dolcezza mi disse che andava bene così.
- Sei così meraviglioso
che forse faccio un crimine all’umanità sporcandoti col mio seme... -
Non era una persona volgare ma nemmeno romantica. Andry era Andry.
Avvampai ancora e mentre sapevo chiaramente cosa volevo da lui, trovai
la forza di sussurrarglielo all’orecchio.
- Però io voglio essere sporcato dal tuo seme. - E lì ne avevo la certezza.
Sentii il membro di
Andry diventare duro contro le mie cosce ed iniziai istintivamente a
strofinarmi su di lui, indirizzando la sua asta sempre più dura fra le
mie natiche ora aperte per la posizione a cavalcioni. Andry aprì la
bocca sospirando per il piacere, indirizzata verso la mia sempre
aperta, a respirarci a vicenda. Ci tenevamo abbracciati in quella
posizione seduta e sapevo cosa stavo facendo, forse era la prima volta
nella mia vita che lo sapevo e lui stava perdendo il suo leggendario
controllo perché con me lui era sé stesso.
- Aspetta... aspetta
Riky, così ti faccio solo male... - Volevo sentirlo dentro, ma non
avendo mai fatto sesso non sapevo molte cose. Così lo guardai senza
capire, stralunato perché lo volevo, volevo sentirlo. Così sorridendo
eccitato e divertito, mi prese la mano e me la mise sul suo pene duro
indicandomi di masturbarlo. Così lo feci.
- Se ti entro ora così
senza preparazione ti squarcio e basta. Per ora facciamo così. -
Mormorò mentre la mia mano faceva scemare la sua voce.
Io continuai a muoverla su di lui mentre lui si appoggiò dietro di sé con le mani abbandonando la testa all’indietro.
Sicuramente gli piaceva
quello che gli facevo e mi sentii al settimo cielo. Adoravo dargli
piacere e quella notte capii quanti modi per soddisfarlo c’erano.
Vedendolo preda di un
piacere crescente, ricordai prima quando lui l’aveva fatto con la
bocca. Andai un po’ in agitazione all’idea ma mi dissi ok, buttiamoci.
E così scesi da lui, mi
accucciai fra le sue gambe, per terra, e feci come prima aveva fatto
lui. Iniziai a leccare e poi a succhiare. Ero incerto e titubante e
sicuramente troppo leggero, ma quando le sue mani finirono sulla mia
nuca aiutandomi a trovare ritmo ed intensità, quando mi disse:
- Stringi più forte... - Ed era così preso dal piacere, capii che stavo migliorando.
Ebbi la certezza quando mi staccò bruscamente per completare l’orgasmo fuori dalla mia bocca.
Quella notte finì così.
Non facemmo l’amore, mi prese sul letto, mi stese, mi coprì, mi tenne a
sé e mi carezzò dolcemente senza dire nulla se non una cosa molto
semplice:
- Non andartene prima
del tempo. - Non volli chiedergli quando sarebbe successo, perché a
quel punto era chiaro che lo pensava. Pensava che prima o poi ce ne
saremmo andati.
Vissi la storia con lui
così, con la consapevolezza che sarebbe finita, che non sarebbe potuta
essere per sempre attraverso gli anni e le distanze. Ero romantico,
idealista e giovane, ma con questa filosofia Andry mi impediva di fare
colpi di testa che mi avrebbero rovinato. Forse non ero pronto
all’epoca, forse un giorno sarei stato pronto. Non ci pensavo, mi
fidavo di lui e facevo quel che diceva. Vivevo quel che potevo,
prendevo tutto quello che riuscivo.
Non ci siamo mai detti che ci amavamo, ma ci siamo andati molto vicini.
Penso che lui fosse convinto di poterla gestire come diceva, ma credo anche che alla fine si sbagliasse ma l’ha capito tardi.
Vedendo come è andata
con Cris capisco che non c’era solo quel modo di vivere una relazione,
ma con Cris io ero diverso da come ero con Andry. Andry mi ha cambiato
definitivamente. Mi ha tolto la mia innocenza assoluta e ne sono
felice, sinceramente.