* La partita è finita, Karim ha fatto tre goal ed ha portato la squadra avanti nel turno. Da quel momento in poi Kylian è in crisi e l'altro se ne rende conto, ma convinto sia per la partita si mette in testa di consolarlo. Peccato che la sua crisi non abbia molto a che fare col calcio. Ho tardato a pubblicare il secondo capitolo un po' per impegni, un po' per la scelta sconvolgente di Kylian di rimanere al PSG dopo che per un anno intero tutti lo davano per certo al Real. Perciò mi sono dovuta fermare un attimo e riflettere avendo scritto, oltre a questa, un'altra fic sempre di questa serie (che ora ha un nome 'Il momento giusto'), poichè avendole scritte con la convinzione chce Kylian volesse andare al Real, non sapevo se lasciarle così e se proseguire. Poi ho deciso di lasciare così come ho scritto visto che nel momento in cui le ho fatte la situazione era in quel modo; il seguito, che ho comunque già in mente, seguirà la realtà della sua scelta e vedrò come amalgamarla alla mia personale visione. Buona lettura. Baci Akane*

2. RIVELAZIONE

benzappe

Non se lo poteva spiegare quello che gli era successo.
Da dentro non se ne capacitava.
Dal momento in cui Karim aveva iniziato a segnare lui si era lentamente spento, ma si era sentito morire quando al terzo goal si era precipitato a bordo campo, dove c’erano tre suoi compagni che si scaldavano in un angolo. E lui aveva puntato dritto dritto a Eden, non Isco o l’altro che era con loro.
Eden. 
Gli si era letteralmente buttato fra le braccia fino a scivolare sulla sua pancia, aggrappato a lui come un koala mentre gli altri gli si gettavano addosso per festeggiarlo ed Eden stesso lo teneva cingendogli il collo.
Lo conosceva da più o meno un anno, da quando era finalmente stato convocato in nazionale dopo la lunga pausa dovuta al litigio col mister. Aveva capito un po’ che persona era e vederlo in quello stato per lui era terribile. Peggio che realizzare che si faceva qualcuno. Perché per una scopata qua e là non era un problema, non significavano niente le scopate per gli uomini. Ma quella gioia, quel cercarsi, quell’avere qualcosa di speciale tanto da citarsi certi dialoghi che evidentemente erano stati motivanti... no, quelle cose erano diverse dallo scopare e basta.
Ed era così diverso da aprirgli in circa due ore una seconda porta. Anzi, un portone. 
A Kylian piaceva Karim e non solo come mentore, calciatore ed amico.
Gli piaceva come uomo. 
Era stato un lento crescendo dal momento in cui avevano fatto il primo allenamento insieme con la nazionale, ma lì era tutto esploso in un attimo. 
Cercando di scappare proprio da lui e da quell’abbraccio che non era in grado di accettare in quel momento, in subbuglio com’era, si era subito tolto la maglietta cercando di fuggire nel tunnel. Ma proprio lì, salendo le scale, si era sentito schiaffeggiare sul sedere e poi afferrare. 
Riconobbe subito la sua mano sulla schiena e poi sulla spalla, il suo braccio a circondarlo e a stringerlo. I brividi. 
Era a torso nudo anche lui.
Kylian si sentì morire, mentre il cuore esplodeva di un’emozione che lo faceva sentire un adolescente alle sue prime cotte, ma non si staccò. Si aggrappò a lui appoggiandosi e ricambiando il braccio intorno al suo corpo. La testa sul suo torace. 
- Mi dispiace, fratello. - sussurrò Karim con la sua voce profonda, in francese. Kylian alzò la spalla e si raddrizzò ricacciando indietro delle lacrime confuse, che se fossero scese davvero non avrebbe saputo dire di preciso per cosa sarebbero venute. 
Per la partita persa o per la realizzazione che Karim era di un altro che non era lui? 
Era arrivato tardi? 
- Sei stato grande. - rispose semplicemente, pensandolo veramente. Perché Karim quella notte grande lo era stato realmente. Immenso, anzi. 
Dopo di questo però non aveva resistito e finite le scale insieme, abbracciati, si erano scambiati la maglietta che si erano promessi in precedenza e si erano divisi. Kylian era scappato negli spogliatoi, non facendocela più. Il cuore al limite della sopportazione. Troppe delusioni. Troppe torture. 
Ad ogni passo che percorreva per allontanarsi da Karim ed andare al sicuro, lontano da lui, una consapevolezza dietro l’altra lo colpiva con una tale lucidità da chiedersi se per caso non stesse leggendo un cartellone pubblicitario. 
Da quando aveva iniziato a giocare con lui in nazionale, aveva capito che lui era speciale. Che era molto più bravo di quanto il mondo gli riconoscesse. E non solo quello.
Dopo aver capito quanto bravo fosse di persona e di conseguenza quanto volesse stare con lui per imparare e migliorare in campo, aveva realizzato che con lui in campo riusciva a fare cose incredibili perché si capivano al volo. Non avevano ore ed ore di allenamenti alle spalle. Loro si trovavano perché era naturale come respirare.
Non era qualcosa che gli era riuscito facilmente con altri compagni. Con Neymar gli era riuscito, ma non da subito. 
Con Karim era stato un attimo ed ogni volta che giocava con lui, si sentiva un calciatore migliore. Non sapeva se fosse vero o meno, ma lo esaltava.
Lentamente si era entusiasmato al punto da sapere che Karim gli piaceva da matti, ma era sempre stata una consapevolezza generica, mai specifica come quella di oggi. Lì aveva capito che Karim faceva sesso con i ragazzi ed allora l’avrebbe fatto anche con lui, perché così adesso voleva.
Di quelle certezze che hai all’ultimo, come un fulmine che ti colpisce e ti fa dire ‘ma certo, è quella la risposta’. Ed era sempre stata lì sotto i tuoi occhi, ma non l’avevi mai letta. 
Kylian si sedette nella panchina del proprio spogliatoio, pesantemente. Si prese un asciugamano e se lo mise sulla testa per nascondersi dal mondo intero. 
Adesso l’ultimo tassello era arrivato.
L’aveva deluso.
Sicuramente se il PSG avesse vinto per merito suo, Karim non sarebbe stato felice come ora, ma in qualche modo l’avrebbe reso orgoglioso, forse. Essere bravo, essere il migliore, essere sempre più forte per lui in quel momento era la sola cosa che poteva attirare l’attenzione di Karim. Perché era questo che tutti si aspettavano da lui e sicuramente anche Karim.
Invece non solo il PSG aveva perso, ma lui aveva anche giocato male da quel settantesimo in poi. 
Era scomparso, era stato terribile e ridicolo. 
Si vergognava di sé stesso, Karim sicuramente pensava che era patetico, che l’avevano tutti sopravvalutato, che nei momenti importanti lui non serviva a nulla. Mentre Karim sì che era utile. Nei momenti importanti lui c’era. 
Si sentiva lontano anni luce, privato di qualunque cosa che potesse piacergli. Si sentiva a pezzi e si sentiva anche peggio perché sapeva di dover star male per l’eliminazione in Champions, ma era anche vero che lui voleva il Real Madrid da quando quell’estate aveva giocato con Karim trovando un’intesa senza precedenti. Trovando un piacere nel giocare a calcio con qualcuno in particolare, che non gli era ancora capitato.
Gli era partito il pallino del Real a lui come a tutto il mondo solo per quelle partite in nazionale con Karim. 
Da allora nella sua testa c’era stato esclusivamente il Real.
Ed ora aveva giocato contro di loro, contro di lui, senza aver inciso, senza essersi messo in mostra realmente. Era stato patetico. 
Come poteva pretendere di piacergli? Magari il Real non l’avrebbe nemmeno più voluto, dopo di quello.
No, in realtà non gli importava così tanto del PSG eliminato. Gli importava più della figura di merda fatta. 
Se ne voleva andare. Voleva andarsene da un anno, già. Ormai era impellente. 
Iniziò a sentire le voci dei compagni intorno a lui, la loro presenza; diverse mani gli battevano sulla testa coperta dall’asciugamano blu scuro, alcune sulle spalle e la schiena. Nessuno si fermò.
Riconobbe il bacio sulla nuca di Neymar e l’abbraccio fraterno, quasi da amante. Lo riscaldò brevemente, ma non era il SUO. 
Voleva Karim, ma adesso che l’aveva deluso e si era reso così patetico e ridicolo, non l’avrebbe di certo ricambiato. 

Appena salite le scale del tunnel, Kylian si era subito sciolto dal suo abbraccio e senza dire assolutamente nulla, né un saluto finale, una promessa, una richiesta, nulla di nulla, era scappato via schivando tutto e tutti. Arrabbiato e deluso con sé stesso. Vergognandosi.
Comprensibile.
Voleva consolarlo meglio di come aveva fatto, gli era dispiaciuto vederlo così. 
Dopo di quello ci aveva messo un sacco a librarsi di tutti gli impegni vari post-partita.
Fra festeggiamenti, complimenti, interviste, premi e quant’altro, non era riuscito realmente a sedersi e pensare a sé stesso. Nel frattempo lo spogliatoio si era svuotato e finalmente, dopo un tempo infinito, anche tutte le videocamere varie erano andate via.
Purtroppo anche Eden, richiamato da alcuni compagni di squadra che dopo averlo visto cincischiare gli avevano chiesto chi aspettasse. Aveva dovuto dire ‘nessuno’ e unirsi al gruppo che si avviava all’uscita.
Ormai i festeggiamenti erano finiti, del resto. 
Gli aveva scritto un messaggio dicendo se voleva fare qualcosa prima di andare a casa.
Entrambi avevano la famiglia ad aspettarli, perciò le rispettive abitazioni erano off limits. 
Stava per rispondere di sì, al solito posto, ovvero un appartamento di lusso acquistato in segreto in una zona tranquilla di Madrid, per le proprie attività extra-familiari, quando gli venne in mente Kylian. 
Dopo l’abbraccio nel tunnel era scappato senza dire mezza parola, sicuramente stava malissimo. Forse era il caso di cercarlo, a quel punto.
Così invece di rispondere ad Eden, scrisse a Kylian, sperando fosse ancora in spogliatoio. 
‘Sei ancora qua?’

Lui, ovviamente, lo era. 
Aveva appena finito di subire la sfuriata da criminale del presidente che gli era scivolata addosso come acqua fresca, sentendosi male come non mai. Leggere il messaggio di Karim l’aveva riscaldato facendolo sentire immediatamente meglio. Un istante. 
‘Sì’
Poi si era pentito, perché sicuramente sarebbe venuto a cercarlo e non era nelle condizioni di sopportarlo. Si vergognava di sé stesso non sentendosi alla sua altezza. 
A quel punto Kylian schizzò sotto la doccia, sbrigandosi a lavarsi per andarsene subito e batterlo sul tempo.
Non ci riuscì, uscendo se lo ritrovò lì negli spogliatoi a fare pubbliche relazioni con molti dei suoi compagni, fra cui Leo e Neymar, il quale sembrava più amico di Karim di quanto non avesse mai notato.
Ricordò qualcosa a proposito di alcuni amici in comune fuori dal calcio di cui gli aveva parlato proprio il brasiliano.
Karim si girò verso di lui, nudo, avvolto nell’asciugamano basso alla vita, gli sorrise. E gli venne duro.
Duro in modo evidente.
Di quelli che ti tengono su l’asciugamano da solo. 
Kylian imprecò e si affrettò a raggiungere la propria postazione, nella speranza di non essere notato.
Difficile visto che anche a riposo si notava la sua dote.
In quello lui e Karim si somigliavano, erano entrambi piuttosto a messi bene lì sotto. 
Neymar, che aveva l’occhio malizioso, notò immediatamente l’impennata e scoppiò a ridere impunemente, apparentemente senza motivo. 
In ogni caso difficile non notarla, obiettivamente. 
Karim lo guardò perplesso perché non capiva che avesse sempre da ridere. Una volta avevano fantasticato sul giocare nello stesso club, ma per la fine della festa nella quale si erano incontrati, Karim aveva capito che per quanto fosse simpatico e stesse bene con lui quel paio di volte che lo incontrava, Neymar non faceva per lui. Troppo esuberante e sopra le righe. 
Sebbene con James, molto simile a lui, si fosse sempre trovato bene, erano comunque diversi. O forse semplicemente non conosceva bene l’attaccante brasiliano che militava nel PSG.
Lasciò perdere il piccolo schizzato che improvvisamente accelerò i tempi di preparazione, e andò da Kylian il quale sembrava poco intenzionato a togliersi l’asciugamano dalla vita e rivestirsi. 
Karim proprio non capiva, quanto voleva stare ancora lì dentro? Voleva fare due chiacchiere in privato, non gli sembrava carino ribadire il concetto del ‘quando vieni da noi, ti muovi?’ Davanti ai suoi attuali compagni di club. 
- Pensavo fossi disperato, invece ti vedo abbastanza bene. 
- Si nota, eh? - cinguettò Neymar poco distante da loro, ridendo come un bambino delle elementari. Kylian gli lanciò un’occhiataccia che Karim non comprese, chissà cosa c’era fra loro che lui ignorava.
Pensandolo, la sua mente monotematica produsse una sola possibilità e non gli piacque. Così, senza diritto. Kylian poteva stare e farsi chi voleva, dopotutto. 
L’attaccante francese gli tirò la ciabatta direttamente dal piede beccandolo sulla nuca. L’altro in risposta la prese e gliela lanciò dall’altra parte dello spogliatoio. 
- Stronzo! - lo insultò Kylian, Karim in risposta si sedette sulla panchina, proprio vicino al suo borsone, deciso ad aspettarlo e a non andarsene senza di lui.
Si era lavato e vestito, perciò era in borghese con dei jeans che aderivano nel modo giusto ed una maglia con qualche stampa appariscente delle sue, oltretutto aveva già avvertito il pullman di andarsene senza di lui.
Kylian tornò al compagno di nazionale e lo fissò sgranato. 
Era impazzito? 
Poi notò troppo tardi che anche Karim lo guardava allo stesso modo, ma non dalla vita in su. E nemmeno in giù. Proprio ALLA vita.
O meglio l’inquine. 
Kylian avvampò realizzando che ormai Karim aveva visto il suo capolavoro fra le gambe ed in un attimo capì che doveva prendere il toro per le corna, era ovvio visto lo sguardo acceso di una luce innegabilmente maliziosa. 
- Hai visto? Non mi serve annodare l’asciugamano, sta su da solo! 
Karim scoppiò a ridere e la tensione si stemperò un po’. 
- So cosa significa... - alluse il numero 9 del Real Madrid. 
Kylian per un momento pensò che stesse flirtando con lui, ma nell’incertezza decise di non scavarsi la fossa dicendo che sapeva bene che anche lui era ben dotato.
- Eh, lo sa anche Kylie che sai cosa significa avere il cazzo che tiene su da solo l’asciugamano! 
Chi se non Neymar? Kylian gli tirò anche l’altra ciabatta, lui ridendo la scalciò e con il borsone in spalla, si affrettò ad uscire. 
- Il giorno in cui gli cadrà la lingua perché la usa a sproposito farò una festa! - brontolò il francese, realizzando che con lui erano andati via quasi tutti.
Aveva perso tempo dietro la propria depressione e invece di approfittare di vestirsi e andarsene, ora era lì. Pericolosamente lì.
Con Karim ed il proprio cazzo effettivamente troppo in tiro. 
- Dunque, ti vedo meglio... pensavo fossi in un mare di lacrime, non volevo andarmene sapendoti così... 
Karim tentò di riportare la conversazione su un piano normale. Con Kylian non ci aveva mai provato e nemmeno lui l’aveva mai fatto. Non doveva iniziare a pensare a lui come ad un’altra scopata. 
Non perché al momento stesse con Eden, nessuno dei due si considerava impegnato, ma semplicemente non volva rischiare di rovinare tutto prima di farlo arrivare in squadra. 
Fino a quel momento l’aveva visto in nazionale, da quell’estate in poi. Perciò un paio di volte ogni tanto. Si trovavano bene insieme, si adoravano da un punto di vista calcistico ed erano diventati facilmente amici, ma non aveva voluto andare oltre. 
Un po’ perché era in un periodo delicato, ed un po’ per non rischiare di fargli prendere la scelta sbagliata, ovvero rifiutare il Real per colpa sua.
Kylian non gli aveva mai dato cenni di avere un debole per lui in quel senso, perciò aveva rispettato la sua natura apparentemente etero. Poteva sopravvivere senza pensare di farsi chiunque gli vorticasse intorno. 
- Sì, beh... non sono al top... ma la tua presenza mi ha distratto... 
Non andò nel dettaglio, però era la verità. 
- Sei scappato in un modo, prima... mi dispiace per come ti è andata... 
Karim era sincero. Gli dispiaceva, ma solo per lui. 
Si guardò intorno aspettando che anche l’ultimo se ne andasse, Kylian ancora curiosamente in asciugamano, asciutto, ma senza cenni di vestizione. 
- Sei troppo per questa squadra! - finalmente poté dire quello che aveva voluto. Kylian rise, ma si rese conto di essere di nuovo teso.
La sensazione di fallimento di prima era stata surclassata dalla sua presenza lì. Non poteva pensare di cavarsela. Se si fosse spogliato davanti a lui proprio ora che l’erezione si faceva sempre più dura proprio perché gli sedeva davanti, sarebbe stato un casino.
Karim non capiva perché non si sbrigasse a spogliarsi, l’aveva già visto nudo in nazionale. Sapeva che era dotato, ma non gli sembrava avesse mai avuto problemi.
Non immaginava quanti tifoni si scontravano dentro di lui. 
- Spero di riuscire a venire quest’estate. Quello là è pazzo... - per un momento ricordò la sfuriata del presidente di prima e gli strani discorsi che gli aveva fatto a proposito del non potersene andare come uno voleva.
Se il contratto gli scadeva non potevano costringerlo a rinnovarlo, no?
- Onestamente non so nemmeno perché Neymar resti qua. Anche lui è troppo per questo club... e non so nemmeno quale sia il problema... - Kylian si buttò a capofitto in una conversazione sul calcio, sperando che questo l’aiutasse a ridimensionarsi. 
Un po’ sembrava funzionare, stava per girarsi di schiena e togliersi l’asciugamano, quando Karim seccato dell’attesa sbottò poco finemente:
- Allora, ti vuoi muovere o dobbiamo fare le radici? 
Kylian lo fissò spalancando gli occhi. Davanti a lui si sentiva un pivellino, cosa che non capitava mai con nessuno, aveva un carattere forte e spavaldo. 
- Vabbè, mi aspetteranno ancora un po’, no? - disse pensando si riferisse al fatto che il pullman del club sarebbe presto partito visto che mancava solo lui. 
- Oh, ho scritto a Neymar di dire a tutti di andare, che starai qua con me stanotte! 
Kylian lo fissò sconvolto. 
- Che hai fatto tu?! - in quello si avvicinò a lui per leggere il messaggio sul cellulare che gli stava mostrando Karim, nel movimento brusco l’asciugamano finalmente gli scivolò via da solo, già precedentemente allentato. 
Kylian e Karim guardarono entrambi la stessa ‘cosa’ e mentre uno imprecava avvampando, l’altro non tratteneva un’espressione compiaciuta.
- Complimenti... l’avevo già visto, ma stasera è... particolarmente... come dire? 
Non gli venivano le parole e Kylian voleva sparire. Non aveva problemi, solitamente era spavaldo, ma ormai era nel dramma. Davanti a lui si sentiva uno scolaretto alle prime esperienze. 
Tentò di coprirsi istintivamente con le mani, ma non gli stava dentro, così Karim si appoggiò allo schienale fissandolo sempre più ammirato. Godendosi letteralmente lo spettacolo.
- Oh fanculo! - Kylian si arrese e smise di coprirsi, evitando così di peggiorare la pessima figura fatta. 
A quel punto andò al borsone, proprio vicino a Karim, e tirò fuori dei boxer che si infilò. 
Purtroppo non molto coprenti, in quel momento.
Imprecò ancora in un pesante ed imbarazzante silenzio.
- Lo sai che a questo punto può aiutarti solo una cosa, vero? 
Alludeva ad un orgasmo. E Kylian se lo immaginava mentre glielo faceva venire lui. E fu peggio. Alzò gli occhi al cielo gettando la testa all’indietro. 
- Oh dannazione! - non sapeva come uscirne e Karim rise cercando di aiutarlo a rilassarlo.
- Tranquillo, capita a tutti. Di solito dopo una vittoria, non una sconfitta. Ma ognuno funziona in modo diverso... se vuoi ti porto da qualche amica che sarebbe ben felice di aiutarti... - di amici e amiche di ogni tipo, disposti a tutto per lui, ne aveva. 
Kylian realizzando che non ci stava provando lui ma che lo spingeva fra le braccia di qualcun altro, si calmò un po’.
E si irritò.
- No grazie, non è il genere di soluzione che mi serve. - e la disse bene, proprio bene.
Il genere.
Non che gli piacessero i ragazzi, gli piaceva lui. 
Da quella sera, precisamente. 
- Oh, beh, se posso fare qualcosa... - Kylian sbuffò deluso perché davvero non ci provasse, prese i jeans e se li mise. Strizzarselo e schiacciarselo dentro una stoffa così rigida e dura non era l’ideale, ovviamente, ma non aveva scelta. 
- Proverò a raggiungerli in aeroporto... - improvvisamente era arrabbiato con lui. Karim vide il cambio di personalità e rimase sbalordito. 
- Che ho fatto? Ti sei offeso che ti ho offerto un’amica? Si scherzava... - più o meno.
O tastava il terreno.
Kylian scosse il capo ormai rivestito, si sedette accanto a lui mettendosi le scarpe, Karim lo fissava da vicino, senza capire, dispiaciuto per come sembrava stessero andando le cose. Non aveva avuto quello in testa.
No, ma cosa in realtà? Cos’era che aveva avuto in testa? 
- No, no... è solo che... - ma non sapeva cosa fosse e doveva dire qualcosa.
Karim gli toccò il braccio obbligandolo a girarsi e guardarlo.
- Ehi... - lo richiamò con poca grazia. Kylian sussultò. 
Il problema non era capire di voler andare a letto con un ragazzo, visto che l’aveva già fatto con Neymar e aveva già avuto modo di affrontare la questione bisessualità.
Il problema era Karim. Per qualche ragione lo intimidiva, nonostante per mesi avesse costruito uno splendido rapporto con lui. 
Ma forse, semplicemente, Karim gli piaceva troppo. 
Forse non gli era ancora piaciuto nessuno così tanto.
Tutto lì. 
- Tutto ok? Sei arrabbiato con me perché vi ho sbattuti fuori dalla Champions e non sai come dirmelo? Vuoi che ti lasci spazio? Basta parlare chiaramente, lo capisco... - era venuto lì solo per salutarlo, perché gli era dispiaciuto non vederlo prima di andare via. 
Ma poi la cosa gli era sfuggita di mano ed aveva manovrato la situazione per stare più con lui, senza rendersene chiaramente conto.
Quando? Perché? 
Quando gli aveva visto il pacco in tiro? Ripensandoci a ritroso si ricordò d’aver scritto a Neymar proprio a quel punto, o poco dopo. Era lì che le sue intenzioni iniziali erano cambiate ed aveva deciso di passare la serata con lui.
Forse era stato prepotente, non era nel suo stile, non lo era mai in nessun caso. 
Kylian però non sapeva come sistemare quel casino, non voleva che Karim pensasse che ce l’aveva con lui, ma non voleva nemmeno dirgli chiaramente che era sessualmente attratto da lui.
Forse non solo sessualmente, ma completamente. Inesorabilmente. 
- Non sono arrabbiato con te. - fece allora raddrizzandosi dopo aver finito con le scarpe. Lo guardò da vicino, spalla contro spalla, il calore nelle braccia che si toccavano per volontà del ragazzo accanto a lui. Kylian sorrise arrendevole e decise semplicemente di smettere di lottare.
Non aveva tempo di riflettere sulle conseguenze delle sue azioni, perciò avrebbe fatto come sempre.
Prima avrebbe agito e poi avrebbe pensato. 
- Dove andiamo, allora? - a quella domanda con quel cambio improvviso di tono e modalità, Karim sorrise pensando che qualunque cosa avesse, era appena passata. Il resto non contava! 
- Ti porterei da me ma ho la maggior parte della famiglia che ormai vive con me... - Kylian sapeva che Karim era padre di tre bambini, due vivevano con lui e la sua attuale compagna ed uno con la madre, la sua ex compagna, ma si vedevano spesso. 
Nessuno sapeva del secondo appartamento che usava per ‘le sue cose private’ e doveva rimanere così, segreto per l’appunto. Karim stava riflettendo se fosse il caso di utilizzarlo con lui, ma là ci portava solo gli amanti fissi. Eden in quel periodo, prima di lui c’erano stati altri. Se l’avesse portato lì sarebbe stato solo per portarselo a letto e non pensava fosse una buona idea, forse.
Il giovane attaccante del PSG alzò le spalle facendola facile.
- Ci saranno locali decenti, qua a Madrid... fammi vedere un po’ la città... così quando verrò qua, saprò già che posti frequentare! - 
Ed eccolo lì, pensò Karim.
Quello era proprio il solito Kylian. Sollevato nel rivederlo nelle sue tipiche modalità spaccone, sorrise e si alzò battendosi le mani sulle ginocchia. 
- Via allora, che la notte non ci aspetta! - 
Andandosene, Kylian ebbe la certezza che da quella notte non ne sarebbero usciti incolumi. In qualche modo le cose sarebbero cambiate, fra loro, quella notte.