*La notte di Karim e Kylian inizia promettendo tutto e nulla. Karim che normalmente non ci penserebbe un secondo a saltargli addosso, vuole fare le cose per bene, al contrario di Kylian che spera invece non stia al suo posto. Nota: non ho approfondito molto Kylian, perciò tutto quel che scrivo su di lui è una mia invenzione usata per esigenze di copione. Mentre di Karim so che invece fa davvero così (parlo di questioni di calcio e allenamenti). E ripeto, quando ho scritto eravamo tutti convinti che Kylian sarebbe venuto al Real. Ehm... vabbè. Buona lettura. Baci Akane* 

3. MAGICA MADRID

kylian karim

La macchina sportiva di Karim, una delle molte della sua enorme e costosissima collezione, era appena uscita dal quartiere trafficato dello stadio Bernabeu, quando dal display della macchina apparve il messaggio ricevuto da Eden, avendo infatti collegato il telefono col bluetooth in automatico.
Kylian lo lesse e a Karim venne un colpo.
‘Allora non ci vediamo? Sono coi ragazzi a bere una cosa... se mi dici vengo... ‘ 
Karim si sentì un verme, un verme strisciante, nel ricordarsi solo in quel momento che alla fine non gli aveva più risposto. Gli piaceva Eden anche per questo, non era asfissiante, non gli creava problemi. Questo perché per entrambi non era niente di serio.
Anche se doveva ammettere che lo aiutava molto stare con lui e gli era venuto molto spontaneo tuffarsi fra le sue braccia, dopo il terzo goal. 
Karim prese il telefono e senza dire nulla lo sconnesse dalla macchina, poi scrisse ad Eden in completo silenzio. 
‘Scusa, mi sono perso coi bambini. Stasera no, sono stanco. Sono a casa. Ci vediamo domani.’
Normalmente era criptico e non si giustificava. E nemmeno inventava bugie. Perché non dire che era con Kylian? 
Accigliato per la bugia, non notò che il compagno accanto comunque aveva letto lo stesso e fingendo di non averlo fatto, rispose spezzando quell’improvvisamente imbarazzante silenzio.
- Possiamo unirci a loro, se ti va... per me non ci sono problemi... - stava per dire che sarebbero stati i suoi futuri compagni di squadra, per scherzare e stemperare la tensione, ma Karim rispose secco.
- No, meglio di no. Per ora sei comunque uno del Paris... - e mentì anche a lui. 
“Sì, ma perché gli hai mentito?” Kylian non lo disse ad alta voce, annuì e girò la testa verso l’esterno. 
Karim alzò il volume ricollegando il telefono dopo la risposta di Eden con faccina prima con la lacrima e poi col bacio. 
La stessa domanda se la stava facendo anche lui.
“Perché ho mentito a tutti?”
Ovviamente non era un problema portarsi fuori Kylian, tutti sapevano che voleva venire con loro. C’era il rischio di essere visti, ma bastava andare a casa di qualcuno e lui aveva giusto giusto un appartamento segreto per quel genere di incontri. Per stare nel suo mondo in santa pace con chi gli pareva a fare ciò che voleva.
No, Karim quella sera lo voleva tutto per sé e si ostinava a non pensare lucidamente al fatto che gli avesse visto l’erezione. No che non c’entrava quello, infatti non l’avrebbe portato nella sua tana. Assolutamente no. Ci andava per scopare, loro non dovevano farlo. 
Era un suo compagno di nazionale e futuro di club, forse; non doveva incasinare le cose così presto.
E quando mai l’aveva fatto?
Gli altri amanti se ne erano andati per motivi legati al calcio, erano tutti rimasti in ottimi rapporti con lui, ma non si erano più visti. Tuttavia non si erano lasciati, non se ne erano andati per colpa sua.
Ma con lui rischiava di fare un casino, se lo sentiva e non sapeva perché.
Nonostante questo, se lo portava in giro.
Dove, poi?
Voleva vedere la città, qualche bel locale. 
- Ultima offerta. Sicuro che non vuoi ragazze? 
Si chiese cosa avesse la propria lingua che non funzionava, Kylian lo guardò torvo sopra la musica rap francese che andava a palla. 
- Non è con le donne che voglio trombare! - sbottò nervoso. 
Poi se ne rese conto e si morse la bocca.
- Vuoi uomini allora. - Kylian si infastidì alzando gli occhi al cielo.
- Non voglio trombare con estranei! Basta con questa storia! Perché traduci tutto in sesso? Voglio divertirmi e passare una notte con te nella città che desidero.
“Col ragazzo che desidero.”
Per fortuna non lo disse. Karim lo guardò attentamente mentre guidava sicuro, poi annuì e finalmente sorrise.
- Volevo solo essere sicuro di non starti rovinando la serata. 
- Se la pianti forse ci riesci! 
Karim rise più accentuato e gli batté il ginocchio con la mano.
“Che non vuole trombare con estranei non significa che non vuole trombare con me.”
Finalmente se l’era detto.
Finalmente l’aveva ammesso.
“Non lo farò prima che lui firmi con noi. Io voglio che lui giochi qua, l’anno prossimo. Voglio fare almeno una stagione con lui.”
Perché nel suo caso si pensava sempre in termini di stagioni. Perché a 34 anni funzionava così nel mondo del calcio. 
E perché era così essenziale fare almeno una stagione proprio con lui?
Non lo sapeva, lo voleva e basta. Da quell’anno. 

Finirono nel locale di un amico di Karim e per tanto un posto sicuro nel momento in cui lui gli scriveva che stava per arrivare. Non doveva mai specificare che voleva stare tranquillo e non essere notato. 
L’amico lo faceva passare da un’entrata sul retro, quella per gli addetti al servizio, e lo faceva accomodare nella saletta VIP dove c’erano persone ricche e famose e quindi nessuno andava a chiedere foto ed autografo poiché tutti si facevano i fatti propri. 
Era una buona soluzione per chi voleva andare per locali senza la seccatura di essere per forza notati.
Bevvero un paio di bicchieri senza esagerare con l’alcool. Kylian avrebbe alzato più volentieri il gomito, ma vedendo che Karim si limitava, decise di non deluderlo almeno su quel fronte ed evitò il resto dei cocktail che avrebbe voluto prendere. 
- È proprio vero quel che si dice, allora... - commentò divertito, prendendolo in giro.
Le luci basse e colorate, la musica bella e forte, gente che andava e veniva intorno, ma sempre senza guardarli.
Ti dava l’illusione di essere uno qualunque anche se non lo eri. 
- Cosa si dice? - chiese Karim senza capire a cosa si riferiva. 
Kylian si sporse verso di lui, giocando con la cannuccia del drink che aveva preso uguale al suo per provarlo e, appunto, non deluderlo. 
- Che il tuo corpo è il tuo tempio... non sgarri mai anche quando potresti? Voglio dire, sei stato l’eroe della serata... saresti giustificato... oltretutto domani riposerai... 
Si sentiva come il diavolo tentatore e forse lo era. Karim rise gettando la testa all’indietro nel modo che usava solo quando stava davvero bene con qualcuno. Era rilassato e si vedeva anche nella posizione del corpo. Appoggiato con la schiena all’indietro. 
- È così che sono passato dall’essere un bravo scudiero all’essere la stella della squadra! - disse con poca umiltà, cosa che di norma non lo contraddistingueva visto che tendeva sempre a non esaltarsi da solo. 
Kylian capì che scherzava, ma fino ad un certo punto. Ovviamente non si considerava la stella, ma sapeva di esserlo. E sapeva che prima era considerato solo la miglior spalla di Cristiano di tutti i tempi. 
- Sei sempre così ligio? 
Karim alzò le spalle e si fece serio.
- No, ci sono volte che sgarro e mi concedo più di un bicchiere... ma tendenzialmente solo se sono feste di compleanno di persone a cui tengo e sono ben lontane da partite. Oppure se vinco qualche coppa. - aggiunse malizioso riferendosi a quelle non poche vinte nella sua carriera. 
Kylian impressionato piegò le labbra all’ingiù annuendo. 
- E la palestra? Non salti mai? - Karim scosse il capo. - Nemmeno in vacanza o dopo una partita stancante come questa? 
- Ne ho avute di più massacranti. Sempre palestra, magari cambio macchine o esercizi, dipende da come sto e da cosa ho bisogno. Non salto mai. 
Kylian era sempre più colpito e si sentiva ancor più attratto da lui, come se Dio si stesse manifestando in una persona che fino a quel momento aveva pensato essere una qualunque. 
- Hai sempre fatto così? - doveva ammettere che si era avvicinato a lui da meno di un anno e di conseguenza non sapeva molto del Karim di prima. 
- Sono stati Cristiano e Zidane. Ho imparato da loro il metodo per migliorare al di là degli allenamenti. Cristiano veniva un’ora prima ed andava via un’ora dopo. Non toccava mai un goccio di alcool, aveva massaggiatori privati. È sempre stato molto fissato con tutto quello che lo poteva aiutare ad essere il migliore al di là di quello che puoi fare sul campo. E poi Zidane ha fatto il resto. 
Kylian alzò il sopracciglio, curioso di questo. Sapeva che Zidane l’aveva aiutato, ma non aveva chiaro il modo. Sapeva quello che aveva sentito in giro, ma non essendo mai stato interessato a lui prima di quel momento era normale non sapere tutto. Ora necessitava. 
- Tipo? 
- Tipo che è stato lui a spingermi a seguire il programma di Cristiano. Venivo prima, andavo via dopo. Quando poteva si fermava con me ad aiutarmi a migliorare la tecnica in area, poi se non poteva facevo o con Cristiano o da solo. Mi ha insegnato ad essere rigoroso, a fare sempre palestra, a non saltare mai, a non sgarrare. La metodologia al di là del campo, no? E mi ha dato una dieta da seguire, adatta agli sportivi. Ci sono milioni di cose che un atleta può fare fuori dell’allenamento. e poi mi ha spronato psicologicamente, ero il suo preferito, mi usava sempre e questo ha aumentato la mia autostima che è sempre stata bassa. Se lui credeva in me, io non potevo deluderlo. 
Karim parlò ancora di sé inserendo qualche dettaglio, spinto da un Kylian totalmente assorbito ed interessato a lui, ad ogni suo aspetto, persino mentale. Alla fine, come un palloncino quando si sgonfia perché è annodato male, si ammosciò sulla sedia non avendo nemmeno più voglia di bere e distrarsi in quel bel posto che sicuramente avrebbe visitato di nuovo una volta a Madrid. 
- Sono ben lontano dall’essere ciò che tutti credono. Il mio problema è opposto a quello che avevi tu. - lo sguardo di Karim si fece interrogativo e alzando il mento lo spinse a proseguire. - Tu non avevi autostima, io ne ho troppa. Tutti mi credono il migliore ed io mi ci sento. Ma forse non lo sono. Ho ancora molta strada. Io il gomito lo alzo alla fine delle partite, se so che il giorno dopo non ho allenamento. Ovviamente non vicino alle partite. Ma sgarro anche con le diete, non tanto, ma lo faccio. E in quanto al dormire e agli allenamenti extra... beh... 
Lasciò intendere che non se ne parlava. Si riteneva a posto così. Era già sufficientemente forte. Era già il migliore del suo club ed in generale, perché cercare di migliorare? Era il giocatore più desiderato, come poteva diventare di più?
Ma lì, accanto ad un trentaquattrenne che di stagione in stagione era sempre più forte e che stasera in un quarto d’ora circa l’aveva surclassato con classe e talento, ma soprattutto testa, si sentiva indietro anni luce.
Inadatto ad essere il suo prossimo compagno. 
Karim gli mise una mano sul ginocchio, sotto il tavolo, e Kylian sentendosi sciogliere da dentro come se il sangue fosse fatto di lava incandescente, sussultò sentendosi un adolescente alla prima cotta. 
- Andiamo via. - non era una domanda. Kylian pensò in un lampo.
“A fare cosa?”
Non certo dove, il dove non era importante.
Si sentì come il ragazzo corteggiato dalla persona che desiderava, ma forse vedeva cose che non esisteva. Karim era così con tutti i giovani, ci teneva ad aiutarli e a farli emergere, perché lui era stato aiutato a sua volta. Glielo aveva appena detto e poi sapeva che lo faceva, l’aveva visto in nazionale. 
Non voleva iniziare a vedere cose che non esistevano, non era un bambino.

Karim lo portò a fare un giro della città, Madrid di notte era bella forse più che di giorno, aveva un fascino diverso. 
Passò per il centro per poi allargarsi verso quartieri degni di nota, fino a raggiungere la periferia, un posto tipicamente usato per ammirare il panorama e stare in pace col proprio fidanzato, qualora sprovvisti di casa e privacy. Non era il suo caso, ma dal momento che Karim non voleva portarlo nel suo appartamento per fare sesso, quella era la soluzione migliore.
“In camporella. Mi sta portando ad amoreggiare sul serio?”
In realtà si trattava di un parco, il Parco Cerro del Tío Pepe,
 che di giorno era gettonato per i pic nic, mentre di notte per il paesaggio e, appunto, la privacy. Era comunque in una zona che permetteva una visuale di Madrid molto suggestiva.
Kylian si faceva mille ipotesi che poi prontamente distruggeva, non aveva idea che in realtà Karim non sapeva minimamente cosa stava facendo.
Nel tragitto gli aveva illustrato cosa gli stava facendo vedere, come se non ci fosse un argomento in sospeso. Per il giovane era concluso in quanto Karim non aveva avuto il coraggio di dirgli che aveva ragione a considerarsi sopravvalutato. 
In realtà sbagliava. 
Una volta fermi, scesero dalla macchina valutando che non c’era nessuno in quel momento e che potevano fare due passi. Percorsero l’ampio prato arrivando al margine per ammirare il panorama; immersi nella pace più completa e suggestiva, si sedettero sull’erba, rivolti alla città. Dall’altura ammirarono lo splendore di Madrid di notte. Qualcosa che tolse il fiato a Kylian, il quale non l’aveva mai vista così. Per un momento dimenticò i propri dubbi.
La città era enorme e piena di palazzi illuminati. La piazza principale spiccava illuminata di un giallo dorato, oltre a quella spiccava anche lo stadio Bernabeu, quasi al centro e bello grande. 
Kylian tornò a rattristarsi ripensando alla serata e dimenticando di sembrare più che mai una coppia in cerca di intimità. 
Non era tanto l’essere usciti dalla Champions, ma aver fatto quella figura davanti a lui. 
- Sei giovane. Se ti rendi conto che il sopravvalutarti e il non essere troppo rigoroso sono i tuoi punti deboli, hai tutto il tempo di migliorare. 
Kylian lo guardò, stupito che tornasse su quel punto come se gli avesse letto nel pensiero.
Karim gli sorrise incoraggiante, con una dolcezza che non gli aveva ancora visto. Aveva potuto godere di molti aspetti, uno più sorprendente dell’altro. Ma qualcosa era sempre mancato. 
Quell’umanità che lui sapeva aveva, ma finora non aveva mai visto.
Aiutato dal suo lato così estremamente dolce e sensibile, dal romanticismo del luogo, dalla solitudine e dalla bellezza dello spettacolo, Kylian si sentì di nuovo il ragazzo da conquistare. 
E voleva. Lo voleva da matti. Essere conquistato da lui, voleva che ci provasse. 
L’avrebbe fatto lui, di solito faceva sempre lui i primi passi, non aveva paura di niente e nessuno, ma lì non voleva rovinare tutto. Sapeva che se l’avesse fatto se ne sarebbe pentito. 
- Sento che vicino a te riuscirei a fare il passo che mi manca, guidato nel modo in cui guidi tutti quelli che ti circondano. - forse aveva esagerato, se lo disse subito dopo averlo detto. Come sempre non frenava la lingua. Karim però sorrise ancora, grato del complimento. Non pensava di meritare tutto quello, ma gli fece piacere che Kylian lo credesse. 
- Ti aspetto, ti aiuterò in tutti i modi possibili. Sai che lo farò. - disse dolcemente. Decisamente un Karim inedito, il colpo di grazia. Kylian si morse il labbro guardando il suo, desiderando essere baciato a tutti i costi. 
Si sentiva un altro, completamente diverso da come era sempre stato. I sentimenti facevano quell’effetto? 
Ma Karim non diede cenni di volerci provare in quel senso, perciò tornò a guardare la città cercando di continuare quella conversazione. Senza sapere come fare ad arrivare al mattino.
- Sei stato grandioso stasera. Eravate sotto di due goal fra andata e ritorno e mancava meno di mezz’ora alla fine. Tu non ti sei perso d’animo. Noi in mezz’ora sì, ci bastava un goal e non siamo stati capaci di fare niente. Coi nomi che abbiamo in squadra, con me... 
- Non devi metterti addosso più colpe di quante tu non ne abbia. Ti ricordo che hai segnato solo tu, nella tua squadra. Ma non sei il solo a poterlo fare. 
Karim lo difese e a Kylian fece piacere. Anche troppo.
E per mascherare quel ‘piacere’ si distese peggiorando la situazione, perché Karim lo notò meglio, il famoso piacere. Quello fra le gambe che anche prima aveva già ammirato. 
Lo occhieggiò involontariamente, complimentandosi mentalmente con le sue doti ad altezza bacino, poi si stese a sua volta, le mani intrecciate dietro la nuca. 
- Cosa ci manca, secondo te? Abbiamo un bravo allenatore ed una rosa pazzesca... perché non riusciamo a vincere una Champions? 
Karim si concentrò sul cielo provando a pensarci. 
- La storia. 
Kylian lo guardò senza capire, Karim girò il capo verso di lui e tornarono in una situazione anche peggiore delle precedenti. Due ragazzi stesi vicini in un parco di notte, sotto un meraviglioso cielo stellato. 
Il giovane si morse il labbro guardando di nuovo il suo con desiderio. 
- La storia? - chiese cercando ancora di concentrarsi su altro. Difficile, comunque.
- Quando noi siamo in giornata no ma la partita è troppo importante per perdere, pensiamo alla storia gloriosa del nostro club. Noi siamo i campioni, in qualche modo ne dobbiamo uscire come tali. E spesso questo fa la differenza. Sai, ti aggrappi a qualcosa che ti fa tirare fuori quello che quel giorno non hai. Credo sia una questione di testa, ma queste cose vengono con l’esperienza. Quando il club inizierà a vincere farete quel salto. Prima o poi forse succederà. - Karim sempre guardandolo, ammiccò malizioso: - ma non ti conviene aspettare lì quel momento, perché se vieni da noi quel salto è già stato fatto! 
Kylian rise di gusto girandosi verso di lui, sul fianco. Karim fece altrettanto dimenticandosi il panorama, il cielo e le sue buone idee sul non provarci con lui troppo presto.
- Ci tieni un sacco che venga da te, eh? - disse ancora divertito.
- Ci tengo moltissimo. - era serio, quando lo disse. Kylian smise di ridere per guardarlo in quella posizione ancora più intima. Quasi quando si è in un letto insieme. 
Non gli era ancora capitato perché in nazionale stavano ognuno con altra gente, ma magari al Real sarebbero stati compagni di stanza. Cosa sarebbe successo, poi? 
Si guardarono seri, uno davanti all’altro, le teste appoggiate sui bracci piegati. 
- Anche io ci tengo a giocare con te. - e di nuovo aveva parlato troppo. Kylian si maledì, ma il silenzio calò e fu terribilmente bello e difficile insieme. 
Un silenzio ormai impossibile da spezzare, così come quel contatto visivo. 
Karim voleva dirgli di non abbattersi per la serata, non colpevolizzarsi, ma preferì stare zitto ed aspettare. Aspettare quella cosa che Kylian voleva chiaramente fare dall’inizio del loro incontro in spogliatoio, ore prima. 
Lo fece, totalmente preso da una frenesia senza precedenti, impossibile più da contenere per colpa proprio di quel silenzio e di quello sguardo così paziente e dolce. 
Improvvisamente non voleva altro e senza più riuscire a trattenersi, si sporse verso di lui e gli sfiorò le labbra, seguendo quel maledetto impulso indomabile.
Karim sorrise mentre lo faceva e non lo respinse. Non si aprì violando la sua bocca con la lingua. Rimase solo un leggerissimo sfiorarsi di labbra.
Kylian poi si separò e tornò dritto. 
- Grazie per stasera. Spero di giocare con te il prossimo anno. - disse solamente, senza la minima intenzione di parlarne. Tornò supino sperando che Karim non dicesse e non facesse altro, nel panico. 
Karim capì ed accettò.
- Lo spero anche io. 
Decisero di non dire nulla e fare come se quel bacio leggero a fior di labbra fosse normale, anche se in realtà non lo era per niente.
Iniziarono a vederlo normale e naturale lì, quella sera. Consapevoli che sarebbe andata in un solo modo, fra loro.