NOTE: finalmente Kylian decide il suo futuro, firma il rinnovo stellare per il PSG spiazzando tutti, Karim per primo il quale non rimane male per il fatto che lui non venga al Real, ma per tutto quello che c’è stato prima, per come glielo ha fatto credere. Adesso che si sente preso in giro, non reagisce bene e Kylian dovrà raccogliere quello che ha seminato. La fic fa parte della serie Il momento giusto, è il seguito di Preferiti e Un piano perfetto. Ne ho scritte altre due dopo di questa. Buona lettura. Baci Akane

SEI UN IDIOTA

karim kylian

*Karim*

“Pensavo che scherzasse quando l’ultima volta che ci siamo visti mi ha detto ‘e se non firmo?’ 
Invece lo stronzo a quanto pare diceva sul serio.
Figlio di puttana, aveva già deciso di rimanere al PSG ed ha fatto tutte quelle sceneggiate, quelle manfrine per cosa? Per farmelo annusare?
Voleva vedere quanto lo volevo, se lo desideravo?
Cosa cazzo voleva fare? 
E qualunque cosa fosse, non me ne fotte perché il punto è uno.
Mi ha preso per il culo tutto il tempo ed io non mi ci faccio prendere così.
Sono io che prendo gli altri.
Era chiaro sin da quando ha giocato contro di noi a Madrid che voleva essere scopato da me ed anche io lo volevo, ma dato che doveva venire mi sono detto che era meglio aspettare il momento giusto. 
Ovvero che prima firmasse e si inserisse e poi, eventualmente, dopo un po’ di tempo, me lo sarei preso. Era ovvio lo volevamo entrambi. 
Invece no, lui. 
Il signorino ha firmato il rinnovo col PSG e non verrà al Real Madrid. 
Ma bravo, lui.
Mi prendi per il culo?
A me?
Non lo fai una seconda volta.
Adesso vedrai cosa significa fottermi. 
Che ti fotto io, ma a modo mio. 
Mi toglierò ben io ogni sassolino così non avrò di certo rimpianti.”

*Kylian*

“Quando Neymar mi telefona, la prima frase che mi dice è:
- Hai scatenato la belva, mi sa! - ma visto che sembra divertito, credo sia semplicemente una delle sue stronzate e ridendo nemmeno mi muovo dal divano, il piede pende giù pigramente. 
- Chi ho scatenato io? 
- Karim. - dice allora. E a quel punto scatto dritto con la schiena e mi siedo, lo sguardo si fa subito serio, attento, il cuore in gola. 
- Cosa? Che ne sai?
- Mi ha scritto chiedendomi solo il tuo indirizzo e poi se sapevo se eri a casa. 
- E tu? - come prima cosa mi assicuro di cosa gli ha risposto, poi il resto. Il cuore batte sempre più impazzito. 
- Gli ho mandato la tua posizione dicendo che per quel che ne so, non sei ancora partito. Sei a casa, almeno? 
Salto letteralmente in piedi e corro alla finestra a guardare la strada, dal vialetto ancora nessuna macchina, per il momento. 
Ora il mio corpo inizia ad avere serie alterazioni, credo che ogni cosa in me frema e batta e non so se di paura o di cosa. 
- Sì sono qua... ma... ma non ti ha detto altro? Sta venendo qua? 
- E che ne so, non gliel’ho chiesto, ma non mi chiederebbe dove vivi per mandarti un pacco bomba. Credo. Penso che sia tipo da uccidere di persona. 
Impallidisco alla sua sparata che potrebbe essere azzeccata, dopotutto. Mi massaggio il collo dove sento la vena pompare folle. 
- Cazzo. 
- Cosa ti aspettavi firmando il rinnovo dopo che l’hai menata che volevi andare via e volevi il Real e lui? L’hai sviolinato mica poco... 
Soprattutto lui, in effetti. In pubblico ho cercato di evitare troppe dichiarazioni perché finché non si firma si sa di dover aspettare, ma con gli amici lo dicevo. Gliel’ho detto chiaramente. 
- Perché non glielo hai detto prima a lui? Ci sta cambiare idea, non è quello un dramma. Penso se la sia presa perché non glielo hai detto... 
Inarco le sopracciglia capendo perfettamente perché dovrebbe prendersela a morte con me, dopo i due incontri precedenti con lui dove gli ho chiaramente fatto capire, specie il secondo, quanto volessi lui e quanto volessi stare al Real. 
- Ci siamo lasciati che ci facevamo promesse implicite di cosa sarebbe successo quando sarei andato al Real, e non si alludeva a questioni né di calcio né d’amicizia, credimi. E poi gli ho buttato scherzando ‘e se non firmo?’ 
- Sei un idiota, te l’hanno mai detto? Di solito l’idiota sono io, ma questa volta in quanto presidente degli idioti posso dirtelo. Sei un idiota! 
Sospiro, ha ragione, ma ora come ora non riesco più a pensare all’idea che sta venendo qua. Mi ucciderà, probabilmente. Non ho paura di lui, ma non voglio che sia incazzato con me.
Volevo veramente scoparlo, solo che quando si è parlato di rinnovi a parte le cifre che hanno sparato, che solo un pazzo poteva rifiutare, mi hanno intortato con dei discorsi che mi sono sembrati ragionevoli. Ed ora non li ricordo. Nemmeno mezzo.
Non ricordo un cazzo di quel che mi hanno detto per rincarare la dose. Se me lo chiede, non so che cazzo dire. 
Perché ho firmato?
La verità è che non lo so, in quel momento mi sembrava una buona idea. 
Non credo d’aver pensato a lui, onestamente, ma solo a me e alla mia carriera. Ma forse non ho semplicemente pensato, come mio solito. 
Se adesso ho rovinato tutto con lui e non vorrà né parlarmi né toccarmi, lo capirò. Avrà ragione. Non avrei dovuto dare per scontato il mio arrivo a Madrid. Ho sbagliato questo. Non se la sarebbe presa se non avessi mai fatto promesse. Sono proprio un idiota, ha ragione Ney. Sono un idiota integrale.
Adesso raccoglierò ciò che ho seminato, qualunque cosa sarà. Me la merito.”

*Karim*

“L’indirizzo è corretto, nel campanello non c’è il suo nome, ma riconosco la sua macchina parcheggiata dentro il giardino. 
Quando suono, nessuna voce mi chiede chi sono. Mi apre e basta. 
Forse Neymar gli ha detto che stavo arrivando, ma non avevo scelta, potevo chiedere solo a lui. Se avessi chiesto a Sergio poi sarebbe piombato anche lui qua per una bella rimpatriata, e poi non credo siano così tanto in rapporti da conoscere le rispettive abitazioni.
Una volta che entro con la macchina che ho noleggiato in aeroporto, la parcheggio accanto alla sua, poi arrivo alla porta di casa che si apre appena metto piede nel portico. 
Il suo viso è serio e teso, ha l’aria di un bambino dispiaciuto che sa di aver combinato un guaio, ma che ormai è tardi e non può cambiare i fatti.
No, non li può cambiare, i fatti.
Tuttavia non lo giustifico, perché il problema non è la firma col PSG piuttosto che col Real, ma tutto quello che c’è stato prima.
Mi ha preso per il culo e a me non mi ci prende nessuno, per il culo. 
Non dice nulla, non mi saluta. Sa. 
Bene, così non mi devo spiegare molto. 
Serio e senza salutare a mia volta, entro mentre si fa da parte. 
Gli passo davanti, richiude la porta alle spalle, vado avanti superando l’ampio ingresso fino a raggiungere il salone in stile moderno. I colori prevalenti sono scuri, al contrario di quelli che primeggiano in casa mia, bianco candido. 
Mi fermo mani ai fianchi, aria furibonda, la voglia di spaccargli la faccia, ma non sarebbe nel mio stile. La violenza non lo è mai stata. 
Però ora, a tu per tu, caro mio, butterai giù la maschera e mi dirai chiaramente che cazzo hai combinato. 
- Perché? - chiedo solamente. Non serve dire altro. Lui sa. 
Kylian si morde il labbro e fissa un po’ in giro pensando a come dirlo, a me prudono le mani paurosamente. Ogni fibra del mio essere vuole ribaltarlo. 
Normalmente non sono così, ma lui mi fa un effetto devastante. 
- Ecco... non so, alla fine sai com’è... hanno tirato fuori cifre che solo un pazzo poteva rifiutare... e... e poi hanno detto cose che mi hanno fatto pensare e... 
A questo punto per non prenderlo a pugni inizio a camminare nervoso, il sangue mi ribolle nelle vene, il cervello annebbiato dalla rabbia e dalla delusione. 
Lui sta immobile alle spalle del divano più grande che abbia mai visto che divide l’ingresso dal salone, trattiene il respiro. 
- Puoi firmare con chi cazzo vuoi, ma non mi prendi per il culo, hai capito? Sono buono e caro, ma se mi prendono per il culo mi incazzo, capisci? Perciò adesso mi dici perché diavolo non hai fatto altro che farmi credere che saresti venuto se non intendevi farlo?
È spiazzato, impallidisce e rimane lì con le braccia aperte ai lati, le mani aggrappate allo schienale. Non sa cosa dire, non riesce a pensare e mi dà fastidio che non sappia. Perché non sai se l’hai fatto? 
- Io non so... in quel momento volevo veramente venire al Real, non pensavo ad altro, ma poi... non lo so... 
Adesso basta. 
Fulmineo lo prendo per il colletto e lo tiro premendomi addosso, è un attimo che non lo faccio cadere all’indietro e rotolare sul divano. Ci tiene su a stento lo schienale a cui rimane serrato con le mani, i piedi ancorati al suolo, mi regge appena, ma io sono furioso e gli grido in faccia, il sangue totalmente al cervello:
- Volevi scopare con me, hai fatto di tutto per portarmi a letto. Pensavi che non l’avrei mai fatto? Se è veramente per quello, ero stato chiaro: prima dovevi venire al Real. Oppure hai cambiato idea? Hai capito che non volevi più scopare con me? Bastava dirmelo cazzo! Non sono un bambino. L’avrei accettato, non ti avrei toccato, saremmo stati amici e compagni e avremmo fatto grandi cose insieme! Hai rovinato tutto, brutta testa di cazzo! Mi hai preso per il culo! 
Kylian però cerca di prendermi i polsi per placarmi e sulle mie urla, prova a farsi sentire, spiazzato anche se non spaventato. Di sicuro non si aspettava una reazione simile.
- Ma io voglio davvero scopare con te... 
Non lo faccio finire perché sto realmente per spingerlo fino a ribaltarlo all’indietro e questo solo per non dargli una testata. All’ultimo mi fermo e sibilo a denti stretti, letteralmente furibondo. 
- Non prendermi per il culo, ti ho detto! 
- Io ti voglio, invece. Ti voglio veramente. Ho perso la testa per te... 
Scuoto la testa e lo lascio di schianto indietreggiando perché giuro che sto per passare alle mani, non riesco a controllarmi. Sono sicuro che mi stia prendendo per il culo perché se voleva scoparmi l’avrebbe fatto e basta. 
Si è solo divertito. 
- Smettila... - ringhio piano, guardandolo di sbieco mentre cerco a fatica di domarmi. 
Kylian si avvicina di un passo, piano e titubante, ma io non ce la faccio più. 
Per me ha chiuso.”

*Kylian*

“È finita. Se non faccio qualcosa subito, se non riesco a convincerlo subito, è finita davvero.
Ho rovinato tutto. Per paura di farlo, l’ho rovinato sul serio.
Sono un coglione, ecco cosa sono.
- Karim ti prego... devi credermi... 
Scuote la testa facendosi indietro.
- Sono stato un’idiota. Cercavo di gestire le cose per bene e tu mi hai solo preso per il culo dall’inizio... ma va bene, tanto ormai le nostre strade non si incontreranno più. In nazionale ci gestiremo. - va verso la porta scuotendo il capo, nero come una bestia.
- Karim... - lo seguo implorandolo, il panico mi invade. È finita.
- No, no... ti sei solo divertito... vaffanculo, Kylian!
Mi dà le spalle e fa per afferrare la maniglia per uscire, ma a questo punto il cervello mi va letteralmente in tilt, mi aggrappo alle sue spalle, lo giro usando la forza, gli prendo il viso fra le mani e mentre lo spingo contro la porta, premo la bocca sulla sua. 
Appena incontro le sue labbra, il ricordo prepotente torna come un’onda enorme. La morbidezza, il calore, il suo sapore. 
Rimane serrato, rigido e con le mani basse fino a che non gliele succhio cercando di farmi strada e di aprirgliele. A questo punto mi respinge, ma prendo le sue mani dal petto e gliele allargo contro la porta dove torno a spingerlo. Punto di nuovo alla sua bocca, ma lui gira la testa. Potrebbe facilmente ribaltarmi se volesse, perché è molto forte, ma lo sono anche io. Lotteremmo alla pari senza arrivare da nessuna parte.
Siamo vestiti molto leggeri per il caldo e sentiamo i nostri corpi uno contro l’altro. Nessuno dei due ha realmente voglia di staccarsi, tanto meno di farsi male. 
Però è testardo e non vuole darmela vinta. Anche se il bacino che cerco col mio, su cui mi strofino, dice chiaramente che gli sto piacendo. E gli sta piacendo il mio membro duro che sta diventando più grande sotto gli shorts comodi. 
Le labbra così scivolano sul suo orecchio, dove mi permette di stare mentre lo blocco. 
Glielo succhio e glielo lecco, per poi sussurrare piano: 
 - Devi credermi, mi piaci davvero da matti... ed ho fatto un casino... - scivolo sul collo, proprio lì dove è particolarmente sensibile, continuo a sussurrare sulla sua pelle: - solo che mi piaci così tanto che non sapevo come fare... 
Vado giù sul muscolo del collo che sporge, glielo succhio, continuo a parlare: 
- Mi piacevi al punto che ad un certo punto ho avuto il terrore di non saperti gestire, di non essere alla tua altezza, di non piacerti alla stessa maniera... 
Intreccio le dita alle sue, sempre premute contro la porta, succhio la clavicola dal colletto che mi lascia spazio.
- Avevo il terrore che per te io fossi solo una delle tante scopate, ma mi piacevi troppo e non l’avrei mai sopportato... perciò sono scappato prima di avere questa delusione... 
Non so più che dire, risalgo sul suo viso dove la barba mi punge, cerco la sua bocca e spero non me la neghi di nuovo.
Trattengo il fiato, le labbra aperte, la speranza, la paura, un po’ tutto in me esplode e lui è lì, rimane fermo, ma non risponde.
Lascia che gliele succhi, ma non gira la testa, non si apre. 
- Ma io ti voglio disperatamente... - continuo a dargli tanti piccoli baci: - voglio che tu mi scopi come un dannato... 
Gli lecco le labbra ancora chiuse. 
- Voglio il tuo cazzo... 
Col mio mi strofino contro il suo, entrambi duri allo stesso modo, la stoffa dei pantaloni a darci fastidio. 
Sto morendo.
Ti prego, sbattimi contro questa porta e scopami. Potrei impazzire se non lo fai. 
- Adesso poi non dobbiamo più aspettare il momento giusto, è questo il momento fottutamente giusto, se vogliamo. 
Lascio una delle sue mani per scivolare fra le gambe, da sopra i pantaloni gli prendo l’erezione dura e strofino col palmo, lo delineo, lo tormento, schiaccio e tiro e forse è la cosa giusta, alla fine. 
O quel che ho detto, non so, ma finalmente apre la bocca prendendomi la lingua e succhiandomela. Mi viene incontro con la sua, le bocche aperte si fondono, mi divora come non ne potesse più e con la mano libera mi afferra la maglietta dalla pancia, me la solleva stropicciandola e con prepotenza me la tira via. Mi separo da lui per farglielo fare, in questo mi prende, mi gira, mi mette al suo posto contro la porta e si abbassa inginocchiandosi davanti a me.
Febbrile mi abbassa i pantaloni e i boxer che mi finiscono ai piedi, li accartoccio e la sua bocca finisce a divorarmi il mio membro già grande ed impennato. 
Me lo afferra, me lo lecca e poi lo succhia avvolgendolo bollente. 
La testa all’indietro, accompagno la sua contro di me con le mani, gemo e mi abbandono mentre il calore mi invade con una prepotenza assurda. 
Credo che mentre me lo succhia, si stia masturbando da solo, lo sento muoversi e voglio solo sentirlo dentro.
Ti prego, ti prego... e mentre lo penso, sento la mia bocca dirlo ad alta voce.
- Ti prego, scopami subito... 
Non ce la faccio più.
Credo di dargli il colpo di grazia perché non si fa implorare oltre. 
Si alza, mi gira con la faccia alla porta, mi tira per i fianchi verso di sé obbligandomi con decisione a piegarmi in avanti, sento la sua saliva nella mia apertura che si alternano alle sue dita, si apre la strada, si lubrifica da solo allo stesso modo e dopo non molta preparazione, mi prende il collo da dietro con una mano, con l’altra si tiene il suo cazzo e con una spinta decisa e possente, entra. 
Sposta la mano da sé al mio fianco per tenermi più fermo, si lascia cadere della saliva sulla sua asta e spinge ancora più forte.
Volgare. Grezzo. Senza sentimenti.
No forse non avevo torto a dire che non era preso come lo ero io.
Per lui sono solo una delle tante scopate, come lo è Eder e chissà quanti altri. Ne può avere quanti vuole, gli moriranno tutti dietro.
Per me non è una scopata, uno dei tanti, ma se non lo vedo ogni giorno posso accettarlo, adattarmi, andare oltre. 
Mi riprenderò, ma oggi non potevo proprio farne a meno. 
Karim spinge e mi fa suo, ad ogni spinta entra sempre più a fondo e mentre i brividi mi invadono dal basso ventre fin ogni molecola di me, non capisco più niente. Mi accorgo che mi sto toccando da solo per finire il lavoro che prima la sua bocca aveva cominciato ed è tutto un gran casino fra il dolore ed il piacere, sento tutto, sento così tanto che non capisco più un cazzo e semplicemente vengo, mentre lui mi sbatte forte e veloce.
Forse sarò solo una vendetta, una delle tante scopate, ma io di sicuro non lo posso dimenticare. 
E forse mi sono appena fottuto. In tanti modi.”

*Karim*

“Non era in programma che finisse così, anche se a dirla tutta, venendo da lui era anche scontato, trattandosi di me. 
Lo faccio mio, lo prendo e lo sbatto contro la porta e non bado a delicatezze. 
Mi svuoto senza rimorsi. 
Non è come dice, non era solo una scopata, anche se oggi è così.
Ma oggi gli dovevo dare una lezione. 
Se non l’avesse gestita così di merda, chissà cosa sarebbe stato?
Ora come ora però non può essere di più, ma è colpa sua.
È lui che l’ha voluto.
Poteva venire al Real, poteva giocarsela bene. Poteva avermi completamente. 
Invece è andata così, ha avuto paura di non poter avere ciò che voleva realmente, ma penso che da come viene non gli dispiace. 
Piccolo bastardo figlio di puttana. 
Non tardo a venirgli dentro, mentre mi accascio piegandomi su di lui. 
È fottutamente bello scopare e venire dopo una litigata furiosa. Non ha paragoni. 
Per questo spesso dopo le litigate io scopo e poi cerco di nuovo di litigare. 
Ma ora non ne ho proprio più.
I nostri respiri ansimano insieme, mentre lo circondo con le braccia e lo sollevo. Ci appoggiamo entrambi alla porta, io dietro di lui, sulla sua schiena. 
- Sei un idiota. - sussurro sul suo orecchio, baciandoglielo.
E in questo, me ne rendo conto solo ora, lo perdono.
- Ho rovinato tutto? - chiede girando la testa verso di me. Gli vado incontro con la bocca. 
- Sì certo... - rispondo sincero, succhiandogli il labbro inferiore. 
- Ci sarebbe stata storia? - alzo le spalle mentre lo succhio ancora prima di rispondergli:
- Non lo saprai mai. 
Non lo so nemmeno io, non sono bravo a capirmi e a prevedermi, forse piaccio per questo. Perché sono imprevedibile. Nella mia vita ho sempre iniziato solo per scopare e poi mi sono sempre innamorato, ma io non sono bravo nelle distanze. Non è che lascio chi se ne va via dalla mia squadra, dalla mia città. Se ci rivediamo, torniamo a scopare come niente fosse e molto bene. È sempre andata così con tutti, ma non sono mai rimasto fedele.
Io ho bisogno di contatto fisico costante, di vedere chi amo, di viverlo completamente. Ma se chiedono solo il mio corpo sì, lo posso dare come e quando voglio. 
Perciò se mi chiedi come sarebbe andata o come andrà, non ne ho proprio idea. 
Si vedrà. 
- Lo rifaremo? - chiede poi con ansia sfilando la bocca dalla mia, cerca i miei occhi che io gli regalo senza fargli capire troppo, come forse non riesce a nessuno. 
- Certo! - e qua lui sorride. Al suo sorriso lo bacio di nuovo, lui ricambia e sembra stare meglio, anche se forse, credo, gli rimarrà sempre il rimorso di aver fatto una grande gigantesca strepitosa cazzata. 
Ma ormai, caro Kylian, il gioco è fatto.
Peggio per te.”