/Guru Josh Project - Infinity 2008 (Klaas Vocal Edit) /
1. PIACERE
Sapeva di piacere, gli piaceva e faceva di tutto per riuscirci.
Ovviamente ai ragazzi, poiché di piacere alle ragazze non gliene poteva fregare di meno.
Si era reso conto di avere delle buone carte nel proprio aspetto dopo la pubertà, quando nel svilupparsi aveva superato a vele sempre più gonfie la fase dell’esplosione ormonale.
A quel punto si era guardato ed aveva capito che non stava uscendo poi così male, tutto sommato.
Complice l’altezza elevata ed uno sviluppo fisico forte, longilineo e snello unito allo sport che aveva sempre fatto regolarmente, si era accorto di non essere poi così male.
Sì, a dargli l’indizio erano state le ragazze di cui era sempre stato pieno, sempre circondato, sempre mille richieste, ma per la verità aveva capito davvero di avere buone carte in tal senso grazie ai ragazzi.
Si era accorto che erano sempre più i maschi che lo guardavano e sebbene probabilmente fosse normale quando si era sufficientemente carini e con un bel fisico, a farlo riflettere su sé stesso era il fatto che gli era piaciuto.
Si era decisamente sentito entusiasta all’idea di essere così apprezzato anche da loro e lì, proprio lì, aveva capito cosa gli stava gridando la propria natura appena superata l’adolescenza.
Di esperienze con le ragazze ne aveva avute ed anche molte e precoci, ma nessuna era mai stata niente di che, nulla da fargli scegliere una fra tutte e legarsi in modo particolare. Al contrario si era sentito sempre molto intrigato nel capire di avere dei corteggiatori maschili; non lusingato, bensì proprio acceso.
Così tanto che dopo poco si era reso conto che anche a lui piacevano i ragazzi, non era solo una questione che gli ‘piaceva piacere' a loro.
Non ne aveva fatto un dramma, poteva scegliere fra molti pretendenti e bastava stare attento a non farsi vedere.
Quando aveva provato con quel genere tutto era andato decisamente meglio, il trasporto era tutta un’altra cosa.
Era anche stato complice l’ambiente calcistico, il trovarsi circondato da ragazzi l’aveva aiutato a comprendere le proprie preferenze piuttosto presto.
Come presto la propria carriera professionistica era decollata.
A 16 anni era andato nel Birmingham, nella squadra maggiore, dopo di quello, appena un anno dopo, era approdato alla corte del Borussia, in Germania.
Essere notati e voluti da loro aveva un gran significato, perché da loro provenivano sempre i talenti più forti, quelli che poi avevano una grande carriera.
Era stato molto contento, da quel punto di vista. Ma la sua giocata veramente vincente era stato il calcio in generale. Grazie a quello sport di gruppo aveva conosciuto tanti ragazzi, era stato da sempre in ambienti amichevoli e a stretto contatto con persone che l’avevano aiutato a definire sé stesso senza farsi patemi d’animo.
Preferiva i ragazzi, riusciva ad andare anche con le ragazze, cosa che più che altro era ‘utile’, ma aveva presto capito perfettamente chi era.
Sapeva di piacere, gli piaceva e faceva di tutto per riuscirci.
Ci teneva al suo aspetto, si curava, aveva un certo stile nel fare le cose, nel muoversi, nel sistemarsi e soprattutto aveva carisma e personalità.
Non di quelle arroganti, né tanto meno di quelle troppo accentratrici ed esuberanti.
Riteneva di essere in grado di stare con chiunque ed ambientarsi facilmente, qualità più che essenziale nel calcio, ma non solo.
Se ti piacevano i ragazzi e volevi stare con chi ti pareva, dovevi avere un certo talento anche nel saperli conquistare.
Non aveva mai avuto un tipo fisso, ma aveva capito di essere piuttosto dotato nel far deragliare chiunque, anche chi non aveva mai avuto approcci omosessuali e non aveva minimamente idea di avere certe tendenze.
Insomma, non aveva solo un enorme talento nello sport, ma anche nelle relazioni interpersonali. Quelle di un certo tipo, naturalmente.
Sapeva come farsi accettare, ma cosa ancor più importante, sapeva come farsi chiunque puntava.
O meglio. Come spingere la persona designata a saltargli addosso, perché lui non era realmente attivo, gli piaceva essere preso, corteggiato e ‘divorato’ dal partner, era il migliore a spingere il prossimo a provarci con lui e a saltargli addosso.
Un finto passivo, insomma.
Un passivo aggressivo, o passivo attivo.
Insomma, un manipolatore. Forse un po’ subdolo, ma non riteneva di far niente di male.
Uno dei suoi risultati migliori l’aveva ottenuto con Erling che prima di lui non aveva mai capito di avere tendenze, non gli erano piaciuti ragazzi né ci aveva provato.
Con lui era finito nell’arco di due anni a saltargli addosso e addirittura a prendere l’iniziativa.
Ovviamente merito del talento di Jude nel spingere il designato a fare esattamente ciò che voleva.
Era un po’ come nel calcio. Aveva una tale visione di gioco che gli permetteva di giocare da trequartista sfruttando ogni singolo compagno intorno a sé per ottenere la miglior giocata possibile, sebbene in realtà fosse perfettamente in grado di segnare da solo.
L’aveva mandato fuori di testa, Erling era stato totalmente assorbito e conquistato da lui al punto che ad un certo punto tutti se ne erano accorti.
Probabilmente se ne era anche innamorato, ma andandosene proprio sul più bello, aveva capito che era meglio così. Probabilmente ancora poco e anche lui si sarebbe innamorato e lui non voleva. Era giovane, bello e di talento, ma soprattutto con le idee chiarissime.
Sapeva di volersi godere la vita, non voleva freni di nessun tipo ed avere un partner fisso era un enorme freno.
Tanto più che puntava il Real Madrid, la squadra dei suoi sogni dove aveva giocato, allenato e vinto il suo idolo, Zidane.
Una volta lì, ci aveva messo davvero pochissimo ad ambientarsi e avere successo.
E con ‘ambientarsi’ e ‘avere successo’, intendeva sia a livello calcistico che interpersonale.
Il Real era una squadra molto equilibrata, c’erano giocatori d’esperienza da cui imparare ed altri giovani con cui legare e divertirsi. Ed era successo esattamente questo.
Aveva imparato dai più adulti e legato e divertito coi più giovani.
Molto legato.
E molto divertito.
Tanto che dopo un paio di mesi aveva individuato quella che aveva innocentemente chiamato la sua nuova vittima.
Non riteneva di essere un cattivo ragazzo con brutte intenzioni, le sue intenzioni erano più che piacevoli per la persona che puntava, nessuno si era mai lamentato di finire a letto con lui, perciò sì, fra sé e sé le chiamava vittime, ma erano per la verità vittime di piacere.
Il suo, ma anche il loro.
A Jude piaceva provare diversi generi di partner, non aveva un gusto fisso, fino a quel momento aveva comunque sempre provato ragazzi tendenzialmente attivi, perciò abbastanza mascolini o con un certo tipo di carattere.
Forte, predominante, deciso e sicuro.
Però gli piaceva cambiare tipologia e variare, sebbene fino a quel momento non fosse comunque mai stato lui l’attivo.
Adorava sempre far impazzire la sua famosa vittima in quanto lui, di fatto, era a tutti gli effetti un predatore.
Un predatore che però gli piaceva farsi divorare.
Arrivato al Real si era preso qualche tempo per valutare, studiare e farsi ispirare.
C’erano stati diversi ragazzi ‘papabili’ ed interessanti, ma non aveva avuto assolutamente dubbi nell’esatto momento in cui era riuscito a giocare finalmente con l’infortunato Vinicius.
Jude sapeva di piacere già molto anche lì, si era accorto di tutti quelli che lo puntavano segretamente e ne era estremamente felice ed esaltato.
Adorava tutti quegli sguardi, molti di loro lo ricoprivano di attenzioni e richiamavano il suo interesse e lui accettava la corte travestita da amicizia di tutti.
Si sentiva totalmente a suo agio, sapeva stare alla grande con chiunque e non c’era uno che non fosse al settimo cielo in sua compagnia, ad un suo sorriso, una sua parola, un tocco, un abbraccio.
Ma quando era tornato in squadra l’infortunato Vini, lì sì che aveva realizzato chi sarebbe stata la sua vittima.
Vinicius Junior.
Vini era il classico brasiliano, era un autentico sole, splendeva e attirava l’attenzione, con lui tutti ridevano un sacco, era esuberante, sempre allegro e sorridente e stava bene con chiunque.
Non era esteticamente il più bello, ma nemmeno Erling lo era stato in realtà. A lui non interessava l’aspetto, non era quello che cercava e che l’attirava, bensì la personalità e Vini, come Erling, ne aveva moltissima. Erano diversissimi sotto mille punti di vista, ma di fatto erano a dir poco carismatici.
Fu così che Vini divenne la vittima designata di Jude.
Peccato che nonostante Jude avesse sempre ottenuto ottimi risultati, una volta stabilito la preda, in quel caso parevano non volerne proprio sapere di arrivare.
O meglio, appena si mise d’impegno Vini divenne culo e camicia con lui, com’era ovvio, ma a parte quello il giovane talentuoso brasiliano pareva non voler minimamente cogliere altro.
- Sembra non avere sessualità! - sbottò indispettito Jude parlando al telefono con uno dei suoi più cari amici.
- Magari non è gay! - rispose semplicemente altro ridendo. Per Jude era la prima volta che non riusciva ad avere i risultati desiderati con qualcuno e la cosa lo mandava ai matti.
- Non si tratta di essere gay! Non è che tutti quelli che vanno con un ragazzo sono gay!
Quando era seccato diventava polemico e acido, ma l’amico, ridendo, non si infastidì.
- Beh, quello che è! Può essere che semplicemente non gli piaccia andare con i ragazzi o che comunque non ci andrebbe mai in nessun caso...
Ormai lo conosceva da quando erano piccoli e sapeva com’era fatto, conosceva alla perfezione ogni suo ragionamento e mentalità, perciò tendeva a precedere le sue risposte.
Jude sbuffò buttandosi sulla sdraia del terrazzo nella camera al dormitorio di Valdebebas, la ‘città’ del Real Madrid.
L’indomani avrebbero giocato in casa, perciò quella sera dormivano al centro sportivo come di consueto.
Il giovane inglese guardò il fumo condensarsi e rabbrividì, non era il massimo stare fuori, ormai di sera c’era fresco anche se non come sarebbe dovuto essere ad ottobre, ma era anche vero che a Madrid la temperatura ed il clima erano molto diversi rispetto a quelli dell’Inghilterra e della Germania.
- Comunque sembra che Vini non abbia sessualità, non che non gli piacciano i ragazzi o che non ci sia terreno...
L’amico alla fine rise:
- Ne hai deviati tanti, anche se non li devii tutti non sarà un dramma!
Jude fece il broncio mugugnando un insulto più o meno amichevole a cui aggiunse: - Ma io voglio lui!
- Tanto anche se non vai con lui puoi sempre ripiegare su qualcun altro, lì sei già pieno di corteggiatori! Hai solo l’imbarazzo della scelta!
Jude sospirò abbattuto. Era vero, lo sapeva, ma non era comunque la stessa cosa.
Fede, dall’altro lato del pannello divisore delle terrazze delle camere, fu investito da un flashback.
Quando qualche settimana fa, abbracciando Jude dopo uno dei suoi tanti goal, aveva pensato:
“Cazzo come sei bello!”
Poi si era subito corretto da solo: “Bravo, non bello! Che c’entra bello?”
Aveva pensato ad un lapsus.
Solo ora, davanti alla scoperta del secolo, capì che non era stato un lapsus.
“Gli piacciono i ragazzi!”
Appena lo realizzò, la sua mente gli ripropose quel lapsus con l’errata corrige.
“Era davvero ‘bello’ la parola giusta. L’avevo capito, in qualche angolo del mio cervello precipitoso che corre troppo veloce per capire le cose che contano!”
Fede si teneva la mano sulla bocca cercando di non respirare per non farsi notare. La divisione delle terrazze non era gran ché e si poteva facilmente passare da un lato all’altro poiché i pannelli non separavano nettamente lo spazio esterno.
Perciò spiaccicato contro l’alluminio nero, teneva gli occhi spalancati e l’aria shoccata mentre respirava pochissimo e si costringeva a non fare alcun rumore con la bocca.
Che poi se avesse dovuto spiegare il motivo per cui sapendo che Jude aveva tendenze, allora significava che gli piaceva inconsciamente già da settimane, non ne sarebbe stato in grado. Ma lui ormai ne era certo.
L’aveva capito e l’aveva capito perché gli piaceva e gli piaceva perché Jude era gay. O come diceva lui, gli piacevano i ragazzi.
Insomma, categorizzare per genere sessuale la gente era una cosa stupida, l’aveva sempre pensato e lui stesso non aveva voluto soffermarsi nel farlo con sé stesso.
Gli era piaciuto un ragazzo, nella sua vita, prima di mettersi con la sua compagna ed avere due figli.
Era contento con lei, eppure ora non riusciva a non pensare a quel ragazzo che gli era piaciuto e che in passato gli aveva fatto perdere la testa. Così come adesso, improvvisamente, stava facendo Jude.
Quasi come l’avesse colpito con un fulmine.
Terribile.
Assolutamente terribile.
E soprattutto senza ritorno.
Gli piaceva Jude, ma perché? Non ne aveva la minima idea. Sapeva solo con certezza che gli piaceva e che ora era fottuto.
Era stata un’autentica rivelazione, non il sapere delle tendenze di genere di Jude, ma il capire, proprio da quella scoperta, che gli piaceva anche a lui.
Perché semplicemente a volte non hai più dubbi, non sai perché, non sai come, non ne hai la più pallida idea. Sai solo che non hai più dubbi.
Lui ti piace, punto e basta.
Sei un ragazzo felicemente impegnato?
Non ha importanza.
Lui ti piace.
I tuoi figli sono la cosa più importante della tua vita?
Non importa, lui ti piace.
Hai avuto una sola attrazione per un ragazzo in tutta la tua vita?
Non importa, lui ti piace.
Come mai sapere le sue tendenze ti fa capire che ti piaceva già da tempo?
Non importa, lui ti piace.
Poi, con calma e qualche giorno dopo, si era obbligato a pensarci e ci era anche arrivato, con l’aiuto del prezioso Luka, il suo guru, spirito guida. Padre supremo.
Quello che non aveva limiti e confini e che per lui era tutto normale e non c’erano problemi.
- Forse mi piaceva ma non osavo ammetterlo perché pensavo di non avere speranze, che non ci fosse terreno, no? Ma sapere che invece anche a lui piacciono i ragazzi mi ha spalancato le porte. È come se il mio cervello mi avesse detto ‘OH SVEGLIATI, TI PIACE E DA UN BEL PO’!” Perché adesso ho speranze, no? Quindi posso ammetterlo, posso vederlo per quel che è...
Luka l’ascoltò senza fare gran ché, mentre si chiedeva perché doveva vedere Fede anche a casa vedendolo già più di quanto non facesse con la sua famiglia.
Però in risposta alzò il proprio bicchiere di thé freddo e aspettando che Fede facesse altrettanto, lo spinse contro il suo facendolo tintinnare.
- Alla buon ora, figliolo!
Scherzando Luka chiamava figlioli quelli più giovani di lui con cui aveva avuto più a che fare già da qualche stagione.
Federico era uno di quelli.
Toni invece era suo fratello, per esempio,
Luka rise, sembrava non vederci grossi problemi in quello che gli aveva appena detto, sebbene per lui era una specie di dramma assoluto. O per lo meno aveva pensato lo fosse prima di parlarne con lui.
- Non credi che io sia pazzo?
Luka lo guardò spalancando gli occhi senza capire perché dovesse pensarlo.
- E perché mai? Ti piace un ragazzo! Che male c’è?
A Fede, davanti a quella reazione così sincera e spontanea, salirono le lacrime agli occhi commuovendosi. Era molto impulsivo, come persona, perciò anche le sue reazioni erano imprevedibili persino a sé stesso.
Luka vedendo i suoi occhi farsi lucidi, rise bonariamente e spostandosi di posto si mise vicino a lui cingendogli le spalle col braccio. Lo attirò a sé e se lo accoccolò contro baciandogli la fronte paterno.
- Dai, non c’è da preoccuparsi! Siamo umani, non siamo macchine! Queste cose non le puoi prevedere e controllare, se ti piace uno, pazienza. Non ci puoi fare niente!
Fede si ritrovò ad aggrapparsi alla sua maglia girando il volto verso di lui, prima di quell’istante non si era nemmeno reso conto di sentirsi in croce, solo ora lo capiva.
Realizzare che gli piaceva un ragazzo e perché, era stata una cosa, ma aveva dato vita ad un senso di colpa che non aveva nemmeno saputo di provare.
- Non ho fatto niente né intendo farlo. Non era per fare un piano di battaglia, non intendo farmi avanti perché sto con Mina e le voglio bene...
Luka sorrise con una certa dolcezza e spostando la mano dalle spalle alla testa, gliela spettinò con fare adulto.
- Non si tratta mai di cosa si vuole o non si vuole. Le cose a volte capitano da sole e non ci puoi fare nulla.
Fede alzò la testa di scatto e lo guardò per capire se intendesse davvero quel che diceva.
- Vuoi dire che succederà qualcosa fra me e Jude? Ma non...
Luka non lo fece finire e con fermezza, proseguì.
- Non sarà una tua reale scelta. A volte le cose accadono e basta. Con questo non dico che sia certo, solo che è inutile pensarci tanto e dire che non vuoi. Se deve accadere, accadrà in ogni caso. Non metterti in croce. Lascia che le cose vadano come devono andare. Non pensarci.
Fede voleva chiedergli che razza di consiglio irresponsabile fosse quello, ma alla fine si strofinò gli occhi con i palmi cercando di ricacciare le lacrime indietro con fare infantile.
Non voleva, ma probabilmente aveva ragione. Le cose non si provocavano, avvenivano e basta.
- Non voglio far soffrire nessuno. - mormorò piano, totalmente a terra, molto più di quanto si sarebbe immaginato di essere.
- E tu non farla soffrire. Ci sono tanti modi per essere sé stessi e vivere le cose come vengono senza far del male a chi abbiamo accanto. Devi compartimentare come fanno tutti. A casa sei il compagno di Mina e il papà di due figli bellissimi, fuori sei altro.
- Se accadesse mai qualcosa, e non credo, non dovrei dirglielo? Dovrei nasconderglielo e far finta di nulla? - chiese stupito che gli suggerisse proprio quello. Sembrava sapere perfettamente ciò che diceva.
Luka sciolse le braccia e lo lasciò per guardarlo meglio a qualche centimetri di distanza, quando ebbe la sua attenzione, senza scomporsi per nulla e abbassando la voce per non farsi sentire dal resto della famiglia in giro per casa, disse:
- Dovresti fare in modo di continuare a renderla felice senza scaricarti la coscienza. Perché quello farebbe bene a te, non a lei. Lei non vuole ritrovarsi la vita rovinata, vuole solo essere tua moglie ed essere felice con te. Quando riveli un tradimento non lo fai per il bene del partner, ma per il tuo. Per la tua coscienza. Ma finisci per rovinare la vita all’altra persona. Basta che ti impegni per renderla comunque felice senza farle mancare nulla.
Fede ascoltò le sue parole assorbendole, al momento era confuso e decise di non decidere nulla. Ci avrebbe riflettuto a lungo, prima di fare qualsiasi cosa.
- Tanto a Jude piace Vini...
A questo Luka scoppiò a ridere gettandosi all’indietro, alzando subito il morale di Fede solo per quella reazione imprevedibile. Lo guardò perplesso tenersi la pancia e continuare a ridere.
- Perché ridi?
Luka si asciugò le lacrime e lo guardò da mezzo steso sul divano.
- Vini non ha sessualità!
- Oh dai, anche Jude l’ha detto, ma non capisco che intende! Avrà una preferenza sessuale, no? Gli piacerà andare con gli altri come tutti... - Fede era convinto che fossero sciocchezze, ma anche Luka la pensava così e non lo capiva.
Quando il suo guru si alzò in piedi stiracchiandosi, rivelando per altro poca differenza da prima da seduto, disse semplice e deciso come se di nuovo non avesse il minimo dubbio.
- Sì, ma ci sono quelli che non ci pensano proprio, che non sanno quali sono i loro gusti!
- Ma andrà con le donne, no? Chi non va con le donne? O gli uomini, che ne so...
- Ma sì, andrà con le donne perché gliela sbatteranno in faccia e tutti ci vanno se ti capita, ma questo non significa essere qualcosa in senso sessuale. Non significa che tu vuoi determinati partner o chissà che... è solo che si lascia trascinare dalla corrente in cui è, ma non sa se gli piace, non ci pensa, non ne ha idea.
Fede l’ascoltò parlare sebbene continuasse a non capire minimamente cosa dicesse. Sulla questione tradimenti poteva avere ragione, non lo sapeva ancora, ci doveva riflettere, ma su questo sicuramente diceva un mucchio di cagate.
- Tu sei sciroccato! Ho ascoltato i consigli di uno completamente fuori di testa!
Luka in risposta rise, ma scacciandolo con la mano sulla faccia, lo spinse come se spiaccicasse una mosca. Fede si ritrovò a cadere all’indietro, steso sul divano e, straordinariamente, a ridere più leggero. Quasi felice.
- Tu sta zitto, so io come funziona il mondo, tu ancora non sai!
Era ancora convinto dicesse un mucchio di cazzate, ma lo divertiva comunque.
Magari aveva ragione, chi lo poteva sapere?