*Jude ha tanto fatto fino a che non è riuscito ad avere Fede in casa sua ad occuparsi ancora una volta di sé. Nonostante sia esattamente quel che voleva, si rende conto che mantenere il controllo della situazione è sempre più difficile. A volte impossibile. Fede è molto più di quel che pensava ed adesso lo scoprirà. Volevo precisare che qua mi è partita un po' la mano a scrivere certe cose, spero di non urtare la sensibilità di nessuno anche se a mio personale parere non è niente di eccessivo. Il tema piedi torna caldo e le cose crescono ulteriormente. Qua c'è una canzone che i due ascoltano ad un certo punto. Il prossimo sarà l'ultimo capitolo. Buona lettura. Baci Akane. *
7. PRENDITI IL TUO TEMPO
/Guru Josh Project - Infinity 2008 (Klaas Vocal Edit) /
A quel punto Fede dovette fermarsi di nuovo, questa volta lo fece in modo normale, al bordo della strada senza causare incidenti o traumi ulteriori. Si voltò a guardare allucinato Jude a tu per tu. Si sentiva completamente su di giri e fuori di sé, sapeva di aver perso il controllo e che sarebbe peggiorata ben presto, ma non capiva il compagno che gli sedeva accanto. Non lo capiva più.
- Non credi di correre troppo? Ci siamo solo baciati così d’improvviso, non è che adesso dobbiamo pure scopare!
Ovviamente fu schietto e diretto, com’era nel suo stile. Jude piegò le labbra all’ingiù fingendo di rimanerci male e non capire.
- No? E perché?
Fede avvampò mostrando apertamente imbarazzo.
- Perché me la voglio godere!
Lo disse di getto. Prima di quel momento non aveva nemmeno avuto idea di volerlo fare sul serio, non aveva manco pensato a quello che era successo con lui, per la verità. Ed ora sapeva che voleva farci sesso, addirittura.
Jude sorrise felice e dolcemente insieme, sciogliendolo come neve al sole.
- Allora lo faremo? - chiese speranzoso.
Fede si ammosciò annuendo, prendendogli lui la mano, questa volta, e cercando di essere il più delicato possibile dal momento che era il braccio che gli doleva.
Il contatto con le sue dita che si intrecciarono, lo fecero calmare immediatamente, riscaldandolo. Ogni volta che lo toccava aveva sempre meno dubbi su cosa volesse da lui.
- Sì, ma con calma. Godiamoci le cose senza bruciare tutto subito.
Jude si protese facendo un movimento di torsione verso di lui di cui si pentì, si fermò con una smorfia chiudendo gli occhi per il dolore e Fede apprensivo lo fermò mettendogli una mano sul petto, venendogli lui incontro. Prima di baciarlo, disse sicuro: - Non voglio che finisca tutto subito. Facciamo con calma, ok? Non avevo nemmeno idea che oggi sarebbe finita con noi a limonare sotto la doccia.
“No, perché non sei tu che l’hai progettata, ma io! Ero io a saperlo. Non tu. Ma sei bello per questo.”
Jude sorrise ancor più dolcemente, carezzando le labbra con le sue e chiudendo gli occhi in un abbandono alle sensazioni piacevoli che gli trasmettevano quelle calde di Fede.
- Pensi che finirà tutto dopo che ci saremo soddisfatti a vicenda? - chiese leccandolo per poi ritirarsi poco prima che gli succhiasse la lingua.
- Normalmente è così. Sei troppo corteggiato, penso che appena avrai preso quel che vuoi da me, mi scaricherai.
In risposta rise senza prendersela. Non sapeva che non funzionava proprio così. Ci metteva un po’ a scegliersi le prede perché poi non gli bastava togliersi lo sfizio e passare al prossimo.
Lui dai suoi partner accuratamente selezionati voleva molto più che soddisfazione sessuale.
- Non dire stronzate, sono molto esigente, non basterà una scopata per soddisfarmi e liberarti di me.
Gliela rigirò come se fosse lui quello che in realtà voleva solo sesso.
Fede stava per intrecciare di nuovo le labbra alle sue quando si ritirò per precisare il discorso.
- Pensi che sia io a volere solo sesso da te? E che poi ti scaricherò quando saremo contenti?
Jude alzò la spalla sana aprendo gli occhi, Fede lo guardava contrariato e sul piede di guerra. Così carico di emozioni, tutte quelle che gli passavano per la testa e che dimostrava senza filtri.
Così bello.
Aveva proprio sbagliato mira, la prima volta, scegliendo Vini. Fede era un capolavoro vivente. Non ne avrebbe mai avuto abbastanza.
Con la mano sgusciò alla sua vita lento ma sapiente, scendendo fra le sue gambe dove trovò l’inguine già duro citato prima da lui.
Piegò le labbra in un sorriso sornione soddisfatto.
- Sei tu quello sposato, non io... - gli fece notare, sottintendendo che di solito quelli sposati o fidanzati avevano un loro modus operandi con gli amanti, i quali finivano sempre per doversi accontentare di ciò che passava il convento.
Ma gli stava bene, perché in realtà non aveva mai cercato una relazione fissa e duratura, però comunque qualcosa più che del semplice e banale sesso.
Una sorta di via di mezzo.
- E a questo proposito sarà meglio che le rispondo prima che mi chiami e mi senta gemere preda di un altro orgasmo.
Con questo gli prese piano la mano che lo stava toccando attraverso i pantaloni e lo spinse lasciando in sospeso quel bacio solo rimandato.
Alla fine le aveva detto davvero che aveva un disabile momentaneo a carico e che doveva occuparsi di lui. Era la pura verità, specie perché non era stato lui a mettersi in mezzo ma era stato Jude a volerlo come infermiere personale. L’avrebbe fatto comunque, ma le cose erano andate precisamente in quel modo.
Continuando a non programmare nulla e soprattutto a non pensare prima di agire, cioè a buttarsi a capofitto nelle cose che gli capitavano agendo totalmente d’impulso, salì nell’attico di lusso di Jude senza esitare, salvo poi realizzare di essere forse finito nella sua trappola.
Sensazione accompagnata da uno strano senso di deja-vu.
“Esattamente quante volte sarò caduto nella sua trappola? Sempre che io non stia sragionando credendomi chissà chi nel pensare che possa tendermi delle trappole per avere me. Insomma, bastava mi dicesse chiaramente che aveva voglia di trombare, mi ci buttavo a capofitto!”
Era vero che ci aveva messo un po’ a capire che gli piaceva, ma poi non si era di certo nascosto dietro un dito per negare l’evidenza.
In generale forse era un po’ lento di comprendonio, ma contava che alla fine arrivava alle cose.
Jude si fermò all’ingresso aspettando che anche lui entrasse. Una volta dentro, Fede lasciò cadere il borsone di calcio del suo assistito e lo guardò mentre si lasciava elegantemente cadere la giacca dalle braccia. Fede la prese al volo senza rifletterci e gliela appese, non notò il suo sorrisino soddisfatto, doveva essere deliziato da tutte quelle attenzioni continue e totalmente spontanee.
- Come va la spalla? Vuoi che ti aiuto in qualcos - ma non riuscì a finire la frase che si ritrovò la bocca di Jude sulla propria.
Era la seconda volta che prendeva l’iniziativa in un bacio fra loro, nelle altre cose successe era stato lui a fare il primo passo, ma aveva di nuovo la sensazione che fosse sempre stato tutto pilotato.
Quando la sua bocca carnosa l’avvolse e la lingua si intrufolò alla ricerca della propria, Fede cancellò totalmente ogni considerazione limitandosi a prenderlo per i fianchi, accettando di gran lunga quel bel bacio sensuale.
La testa si riempì di bolle effervescenti e ben presto ogni connessione neurale venne sbaragliata dall’estasi del piacere mentale, tale era baciare Jude.
Senza rendersene conto, una canzone iniziò a levarsi nell’aria promulgata probabilmente da delle casse sparse, connesse ad un impianto che a sua volta si era collegato al telefono di Jude.
Quando aveva attivato la musica?
Fede si distrasse il tempo di capire le parole di quella canzone dance che aveva sentito tanto qualche tempo fa.
- Here’s my key philosophy a freak like me just needs infinity. Relax, take your time...
Il resto se lo perse perché la mano di Jude corse a fargli scendere la giacca da un lato, lasciando che all’altro ci pensasse da solo.
“È la mia chiave filosofica per uno strano come me che ha solo bisogno dell’infinito. Rilassati e prenditi il tuo tempo...” si ripeté mentre la bocca di Jude lo divorava con una calma seducente senza pari, bruciandolo completamente. “L’aveva progettata?”
Tornò a pensare, ma la mano di Jude si intrufolò sotto la sua maglia e a contatto con la sua pelle la musica tornò un contorno che caricava d’eccitazione, dettando un ritmo che ben presto avrebbe preso possesso di loro.
La testa di Fede si spense del tutto e quando la mano di Jude si infilò davanti, sotto i pantaloni, dove prima era stato fermato, lui scivolò con le sue alla stessa maniera, sotto la sua tuta.
Jude bruciava e voleva bruciare anche Fede.
Nel ritrovarselo in casa, proprio dove aveva voluto averlo, gli era andato il sangue al cervello, o meglio da un’altra parte, ed era riuscito ad attivare solo la canzone che aveva pensato per aiutarlo a sciogliersi. Una canzone avvolgente e seducente che diceva le parole che voleva dirgli lui.
Rilassati e prenditi il tuo tempo.
Però appena l’aveva avuto lì, il resto del piano era andato a quel paese.
Aveva pensato di farsi spogliare e aiutare a prepararsi per la notte, proporgli di mangiare qualcosa insieme e poi sedurlo facendosi saltare addosso, ma era andato tutto esattamente al contrario.
Era la seconda volta che perdeva il controllo e aveva l’iniziativa.
Che potere aveva? Come ci riusciva?
In cosa Fede era tanto diverso dagli altri?
Quando realizzò che voleva prenderlo e fare l’attivo, si staccò spalancando gli occhi come scottato e quasi spaventato.
Stava totalmente perdendo il controllo e non era una cosa che gli piaceva, sebbene appena ritirò le labbra e le mani dalla sua erezione calda e pulsante, obbligò anche Fede a fare altrettanto.
Fede lo guardò spaesato senza capire, poi notando il suo stato confuso si allarmò preoccupandosi sinceramente. Gli prese subito le braccia e iniziò a carezzarlo dolcemente.
- Ehi, avevo detto di andare piano. Ci siamo fatti trasportare, ma è meglio tornare all’idea iniziale, non trovi?
Jude si rilassò sentendolo così dolce e protettivo e lentamente ritrovò il controllo.
“Se solo mi saltassi addosso come vorrei non mi ritroverei a perdere così la testa. Cosa ti ci vuole per ribaltarmi e trombarmi?”
Ma Jude sorrise e scivolando col volto contro il suo, si accomodò nella pelle liscia e profumata del suo collo. Fede piegò teneramente il capo contro il suo carezzandolo col lato della testa, poi sollevò le braccia e lo strinse a sé avvolgendolo dolcemente.
Avrebbe potuto benissimo stare così per sempre. Avere quello per tutta la sua vita.
Per un momento lo pensò chiaramente e nettamente, ma non si spaventò, non si ritirò e non scappò.
- Mi aiuti a prepararmi per la notte? - fece poi parlando direttamente sul suo collo. Lo sentì ricoprirsi di brividi, tendersi e rilassarsi subito dopo.
- Certamente.
Poteva benissimo farlo da solo, ma ormai voleva approfittare ancora di lui.
Solo troppo tardi capì che questa mossa gli si sarebbe ritorta di nuovo contro.
Seduto sul divano, guardava Fede slacciargli le scarpe da ginnastica che prima in spogliatoio gli aveva allacciato con cura. Lui normalmente non le stringeva per poterle togliere e mettere velocemente, ma gliele aveva chiuse per bene ed ora non potendo sfilarsele da solo in piedi, si era ritrovato a sedersi e aspettare che se ne occupasse il suo compagno.
Jude, appoggiato con la schiena, stringeva di nuovo il sedile del divano con una mano, l’altra non riusciva a fare forza.
Si mordeva le labbra trattenendo il fiato mentre la canzone che diceva Relax take your time risuonava nella testa e non più dalle casse.
La playlist era andata oltre con altre canzoni di quel genere, ma nella mente continuava Infinity 2008.
“Rilassati un cazzo! Cosa mi succede quando si occupa dei miei piedi? Sono feticista e non lo sapevo?”
Era nel dramma più totale e quando Fede, accucciato davanti a lui, gli sfilò le scarpe con successo, sollevò il capo per guardarlo distrattamente, ma notando la sua espressione tesa e a dir poco allucinata, capì che stava di nuovo nel caos di prima.
- Oh, andiamo Jude, che problemi ti fai? Non mi importa toccarti i piedi! Sei sicuro di non essere feticista?
Non sapeva nemmeno lui bene che pensare visto che il feticismo ti faceva godere nel momento in cui qualcuno ti toccava i piedi. O al contrario godevi tu nel toccare i piedi degli altri.
Riconosceva invece che lui aveva dei problemi che non centravano con il godere.
O meglio, non esattamente.
La sua erezione reagiva, ma non era un piacere fisico o mentale. Era più una crisi esistenziale che in qualche modo agiva sui suoi genitali.
Qualcosa di quel che gli faceva quando si occupava di lui in un certo modo gli piaceva da matti, ma non capiva cosa fosse.
- Andiamo in camera. - sussurrò piano, serio, succhiandosi il labbro inferiore. Quel gesto mandò Fede fuori di testa e senza esitare si alzò subito da terra con uno scatto, dimenticando totalmente quello che aveva stabilito più o meno mille volte.
Non correre.
Difficile ricordarselo tutte le volte che lo provocava in qualche modo.
Lo guardò andare e lui lo seguì, nemmeno si chiedeva più cosa potesse fare da solo e come stesse. Lo confondeva di continuo coi suoi modi prima da padrone seducente e poi da cucciolo perso e quel contrasto era la cosa più bella e sexy che avesse mai visto in una persona.
Arrivati in camera non aveva la più pallida idea di che cosa sarebbe successo, sapeva solo che si sarebbe fidato di sé stesso e di quel che avrebbe avuto voglia sul momento.
Jude si voltò arrivato accanto al letto, accese la luce del comodino che illuminò la stanza in modo tenue facendo atmosfera, poi lo guardò con le braccia entrambe ferme lungo i fianchi, come se fossero indisposte tutte e due.
A quel punto, piano, serio e con una carica sensuale mai vista, gli sussurrò piano: - Mi spogli?
A Fede si spense totalmente il cervello.
Gli avrebbe pure leccato i piedi se glielo avesse chiesto. Quella era seduzione a livelli pro.
Se ne rendeva conto, ma in quel momento l’andarci piano non era più contemplato.
Jude lo guardava beandosi col capo di lato, assorbendo la sua immagine mentre scorreva con le dita sui suoi vestiti per toglierglieli.
Era delicato ed affamato insieme, non voleva fargli male, ma voleva spogliarlo subito.
Dopo aver tolto la parte superiore, gli fece scivolare i pantaloni come aveva fatto prima negli spogliatoi, ma questa volta gli lasciò i boxer.
L’indumento cadde ai piedi e Fede si chinò senza rifletterci per toglierglielo da lì, quando lo fece Jude trattenne di nuovo il fiato e li calciò velocemente prima di permettergli di prendergli le caviglie o toccarlo ancora.
A quel punto Fede rimase con le mani a mezz’aria, stupito del suo gesto frettoloso, quasi spaventato.
Forse lo era.
Jude imprecò strofinando le labbra nervoso. Stava di nuovo perdendo il controllo, ma forse doveva abbandonarsi e basta. Doveva permettersi di perderlo, quel controllo, e vedere che succedeva.
Fede rimase ai suoi piedi e sollevando il capo, prima di alzarsi parve avere un’intuizione, glielo lesse negli occhi aperti e limpidi.
Era serio, ora. Non intendeva più farsi gestire o avere mille attenzioni.
Improvvisamente una parte nuova prese il sopravvento.
Fede alzò le mani scivolando sulle sue cosce, sempre rimanendo in ginocchio davanti a lui.
Prese i boxer e si fermò aspettando.
Un gioco a doppio comando, come la palla che passava da uno all’altro nel tennis.
Fede aveva preso il comando per poi lasciarglielo in attesa di capire come sarebbe andata avanti.
Non ebbe bisogno di parlare e chiedergli cosa volesse.
Jude lo disse da solo, un sussurro deciso, carico di voglia e comando.
- Toglili.
Era come se l’intensità crescesse a dismisura di secondo in secondo e respirare diventava sempre più difficile.
Jude si sentiva andare totalmente a fuoco.
Le dita di Fede tirarono verso il basso i boxer e glieli abbassò fino ai piedi. A quel punto fece per calciarli via impedendogli di toccarlo, ma lui lo precedette.
Le sue dita si chiusero sulle caviglie scivolando decise sul dorso dei piedi ancora avvolti nei calzini puliti.
Jude dovette sedersi sentendosi cedere. Le forze via via stavano andando sempre più scemando e un’ondata di calore inaudita lo invase bruciando ogni particella. Le giunture erano molli, i muscoli non lo reggevano più.
Gli tolse i boxer e gli prese un piede sollevandolo da terra. Gli tolse il calzino e fece altrettanto con l’altro.
Jude non respirava e stringeva ancora il piumino sotto di sé che ricopriva il letto su cui sedeva.
Le dita iniziarono a carezzarglieli e quando se ne prese uno portandoselo sull’inguine coperto dai pantaloni, sentì la sua erezione dura.
Era eccitato ma mai quanto lui.
Si coprì il viso con una mano, voleva sparire, non ce la faceva più, ma Fede si sedette comodo a terra, si abbassò pantaloni e boxer e appoggiandosi con le mani dietro, rimase in attesa guardandolo ed invitandolo.
Che cosa era successo?
Quando si erano invertiti i ruoli?
Quando era diventato lui quello che comandava e gestiva?
Ma non era forse quello che aveva tanto voluto e sperato succedesse?
Perché a lui piaceva da matti essere desiderato e gestito e corteggiato.
Ma lì no. Non era solo quello.
Lì c’era molto di più.
Jude continuò a muovere il piede sul suo inguine giocando con la sua erezione che diventava sempre più dura ed alta, fino a che non si trovò a masturbarsi da solo, non facendocela più.
Ma non voleva la sua mano, non gli bastava quella.
A quel punto voleva molto di più.
- Succhiamelo.
Era confuso sul fare sesso del tutto o fermarsi ad un certo punto. Certo era che avrebbe avuto un altro orgasmo.