NOTE: ultima fic della serie ‘bocca e capelli’, per il momento non ho scritto altro, ma è probabile che con la nuova stagione, adesso che li seguo bene, potrei trovarmi a scrivere ancora. Per saperlo basta seguire la mia pagina su FB.
Siamo al torneo successivo di Umag, che è quello in Canada, sempre nel 2022. Si sono messi insieme da poco, ma ancora non ne hanno parlato. Tuttavia vediamo i diversi approcci alla loro relazione. Uno che si butta a capofitto ad occhi chiusi in modo totalmente incosciente, l’altro che invece deve regolamentare tutto e mettere dei paletti precisi. Per il momento siamo appena all’inizio della loro splendida relazione, ma prevedo tante cose belle per il futuro prossimo. Grazie per avermi seguito, spero che la piccola serie sia piaciuta. E fra parentesi sto provando a tradurla in inglese, non sono bravissima ma è giusto per fare qualcosa di un pochino migliore di google. (La serie tradotta è ‘mouth and hair’) Buona lettura. Baci Akane

AMICI CON BENEFICI

carlossincarazsincaraz

Carlos sbatté gli occhi incredulo della sua risposta. Tanto che la ripeté shoccato: - Che significa che non lo faremo finché siamo in gara? 
Jannik lo guardò sfoderando tutta la pazienza e il controllo di cui era capace.
Era una prova dura, ma doveva farcela. 
- Esattamente quello che è. Non lo faremo finché saremo in gara. - ripeté deciso. Carlos strabuzzò gli occhi fissandolo a dir poco male, con tutta l’espressività di questo mondo, che lui invece cercava di soffocare. 
- E perché?  - chiese Carlos ancora fermo davanti a lui, nel centro della sua camera. Aveva smesso di avanzare come una piovra in calore.
Appena messo piede nella sua camera, gli era saltato addosso divorando la sua bocca. Lui che alla sua bocca non sapeva dire di no, si era fatto fare fino a riuscire a respingerlo per miracolo.
Era fiero di sé, però. Ce l’aveva fatta. 
- Perché dobbiamo essere più seri e professionali e pensare come prima cosa al tennis, non posso mica...
Ma Carlos incrociò le braccia alla vita, si afferrò la maglietta e se la sfilò rimanendo a torso nudo. 
Jannik tossì con la saliva che gli andava di traverso. 
Carlos inarcò le sopracciglia provocatorio, mentre si toglieva anche i pantaloni. 
- Sì? - chiese spronandolo, o meglio sfidandolo, a proseguire. 
Jannik andò all’indietro sentendosi paurosamente vicino al crollo. 
Il suo corpo era lì, bello ed esplosivo come lui. 
Esplosivi come erano stati i propri ormoni quella sera di qualche giorno prima. Non tanti in effetti. Quanto di preciso? Una settimana forse? 
Aveva ceduto perdendo totalmente il controllo, complice qualunque cosa. 
Sostanzialmente Carlos di per sé, poi il resto intorno aveva aiutato, ma il fatto che gli piacesse e che fosse così bello di suo, oltre che sexy, era stato sufficiente. 
Adesso però aveva ripreso la propria freddezza mentale. O per lo meno fino a che non era entrato in camera. 
A quel punto la freddezza si era intiepidita parecchio. 
- Tu mi fai perdere il controllo, ma io devo essere fiscale sulla mia preparazione! Tu fa come vuoi ma io non pos... - non riuscì a finire che se lo ritrovò in ginocchio davanti che gli abbassava i pantaloni, avventandosi sul suo inguine. 
Jannik cercò di fermarlo mettendogli una mano sulla fronte e saltando all’indietro, ma lui era avvinghiato ai suoi pantaloncini che vennero tirati. 
- Carlos, piantala! 
- Hai detto di fare come volevo e lo faccio! Tu riposa, ci penso io! 
Jannik non sapeva se ridere o gridare, ma non voleva fare nulla di tutto quello. 
Finì per cadere giù all’indietro per via della sua stretta insistente sui pantaloncini, finendo sul didietro, Carlos gattonò vittorioso su di lui, gli allargò arbitrariamente le gambe e abbassandogli frettolosamente e poco delicato i boxer, gli tirò fuori l’erezione e vi si avventò letteralmente addosso. 
Appena la sua bocca carnosa ci finì sopra, i brividi lo percorsero dalla testa ai piedi ed ogni angolo remoto del suo cervello smise di funzionare. 
Appoggiato sui gomiti, si sentì vagamente lamentare, ma alla fine si lasciò cadere e steso per terra aprì meglio le gambe in modo che Carlos stesse anche più comodo.
Non ci poteva credere. 
Ci aveva pensato come un mantra dicendosi di dover essere responsabile e non potersi stancare, doveva essere concentrato solo sul tennis e poi lui arrivava, gli ficcava le labbra addosso e se lo rigirava come voleva. 
Che controllo inutile era quello?
Doveva decisamente migliorare. 
Eh sì che doveva. 
Lo pensò fra i gemiti, mentre accompagnava la sua testa sul proprio inguine, aumentando l’intensità dei movimenti. 
La bocca di Carlos era davvero fatta per fare pompini, aveva pensato a quello ogni santo giorno da quando glielo aveva detto ed aveva sognato quelle labbra sulla propria erezione.
Quando l’aveva fatto, era stato un autentico sogno che si avverava ed era andato anche meglio di ogni sua più fervida immaginazione.
Adesso però non poteva più farne a meno. 
Abbandonato al piacere, lo sentiva succhiare mentre faceva rumore con la bocca, accompagnando ad essa la mano stretta sul suo membro duro.
Voleva veramente ritrovare il controllo, ma non ce l’avrebbe fatta.
Poteva cominciare da domani, in fondo erano appena arrivati, avrebbero giocato fra diversi giorni. L’importante era stare attenti uno o 2 giorni prima delle partite. 
Stava per godersi il suo orgasmo ormai vicino, quando Carlos si staccò improvvisamente sul più bello.
Jannik alzò stralunato la testa per guardarlo.
- Che diavolo fai? - chiese vedendo che si alzava cercando di recuperare i vestiti che si era tolto. 
- Ti accontento. Volevi concentrarti sul tennis? Avevi ragione, non posso di certo obbligar... - ma non riuscì a finire la frase che Jannik, ridendo come un matto e totalmente, di nuovo, fuori controllo, si alzò e prendendolo da dietro per la vita lo tirò buttandolo sul letto.
Una volta lì lo lasciò e si raddrizzò guardandolo. Carlos rideva a sua volta e a lui bastava quello tutte le volte per dimenticare anche come si chiamava. 
Lo guardò mentre si toglieva la sola cosa che gli rimaneva lasciando rimbalzare fuori l’erezione tesa, al tempo stesso lui si spogliò a sua volta a tempo di record. 
Avrebbe perso totalmente la testa e sé stesso per colpa di quel tipo, ma forse sarebbe stato peggio non sfogare gli ormoni a palla per colpa sua. 
A quel punto realizzò che se si fosse dovuto costringere a rifiutare una cosa simile, sarebbe probabilmente stato molto peggio. 
Così salì sul letto eccitato e aprendogli le gambe, gattonò in mezzo fino a immergere il volto fra le sue cosce. 
Non fu il suo primo pompino, aveva avuto altre esperienze omosessuali, non erano state così intense e non le aveva desiderate così tanto, erano state più che altro curiosità, per sapere cosa si provava e se erano la sua ‘cosa’. Posto che lo erano, aveva intuito che con la persona giusta sarebbe probabilmente stato ancor più bello, al punto che avrebbe preso piuttosto che farsi prendere.
Aveva avuto ragione. 
L’erezione di Carlos crebbe nella sua bocca insieme alla sua voce che gemeva. Quando lo sentì gridare troppo forte, sapendo che gli altri della proprio team erano in camere vicine, si staccò e gli premette la bocca sulla sua. Inizialmente intenzionato a metterci la mano, ci aveva infilato la lingua per zittirlo, schiacciandosi su di lui col suo corpo intero.
Quel bisogno di sentirlo, far suo ogni muscolo, bearsi della sua forza, della sua tonicità. Di ogni cosa. 
Non riusciva a smettere, a fermarsi, a calmarsi.
Era come se di volta in volta il crescendo fosse tale da spingerlo alla follia. 
Scese sul suo collo e andò ad assaggiare il resto del suo corpo, soffermandosi sui suoi pettorali allenati, stuzzicando i suoi capezzoli, scendendo poi sugli addominali su cui aveva impunemente sbavato più di una volta.
Come faceva a soli venti anni ad avere il fisico di un ventottenne?
Maturo, perfetto, caldo. 
Senza la sua bocca a zittirlo, Carlos tornò a gemere fremendo sotto di sé. Al passaggio della sua bocca i gemiti aumentavano spingendo quella parte contro di lui, la mano ad accompagnare la sua testa, immerse fra i ricci che sospettava gli dessero un qualche tipo di piacere mentale. 
Se non aveva capito male, gli piacevano da matti i suoi capelli. Così come a lui piaceva da matti la sua bocca. 
Carlos iniziò a gemere il suo nome e febbrile, mentre leccava il suo corpo, alzò la mano e gli infilò il dito dentro la bocca per zittirlo di nuovo.
Quello pensò bene di succhiarlo e questo gli diede il colpo di grazia. 
Sfilandolo, glielo infilò dentro iniziando a prepararlo.
Sentendolo torcersi mentre si alzava le gambe per dargli tutto l’accesso che voleva, lo sentì chiamarlo perché era evidente non ne potesse più.
Quel tipo era shoccante in ogni cosa che faceva perché faceva tutto con il trasporto più totale, senza ritegno. 
Ed era bellissimo. 
Tornò a mettergli l’altra mano sulla bocca e lui la leccò con piacere. Questa la usò per bagnasi la propria erezione tesa e dura, così quando realizzò che erano al capolinea e che più di così non avrebbero aspettato, si sollevò, gli si mise sopra e con una spinta decisa gli fu dentro. 
Carlos si inarcò lasciando che le gambe si agganciassero intorno a lui, gli cinse il collo con le braccia mentre entrava ed usciva aumentando i colpi sempre più. 
Le voci di entrambi si levarono nella stanza, mentre lui cercava di fare più piano possibile, soffocando contro il suo collo. Carlos non aveva la stessa attenzione e di nuovo sentì la sua voce godere troppo forte, al punto che gli fece aumentare le spinte e premere le labbra sulle sue per soffocare la sua voce. 
Gli prese il labbro inferiore fra i denti, tirando e succhiando, totalmente assorbito da lui. 
Gli orgasmi esplosero per entrambi, insieme, deleteri, ad inondare di un piacere liquido bollente i loro corpi imperlati di sudore, fusi ed avvinghiati in uno solo. 
Jannik, totalmente perso su di lui. Uscì per poi crollargli addosso e nascondere il capo contro il suo collo pulsante e bollente. 
Era l’odore del sesso quello che trasudava da loro. Gli baciò lì dove le sue labbra poggiavano, succhiandogli quel punto per ricordarsi di quel sapore. 
Un sapore distinto, così suo. Così erotico e bello. 
- Dobbiamo controllarci, ok? In prossimità delle partite non si fa niente. 
Jannik aveva bisogno di regolamentare quella cosa o sentiva di non poterla gestire ed in quel caso sarebbe stato solo un disastro. Non voleva di certo rinunciarvi, ma la sua priorità era il tennis. Decise di chiarire anche quello. 
Alzò la testa a fatica per guardarlo in viso, ma Carlos era nell’estasi e dubitava avesse capito mezza parola di quel che gli aveva  detto.
Così gli pizzicò la guancia indispettito. 
- Mi ascolti? - fece seccato. 
Carlos annuì, ma aveva ancora l’aria beata e sorrideva estasiato con gli occhi chiusi. A quel punto gli diede uno schiaffetto che sortì effetto.Carlos lo guardò confuso ma non indispettito. 
 - Sì? - chiese senza capire cosa fosse successo. 
Jannik gli prese il mento fra le dita e lo indirizzò verso il proprio volto per farsi ascoltare. 
- Mi ascolti? - Carlos annuì ma non ne era sicuro. 
- Il tennis verrà sempre primo. - asserì chiaro e conciso. Carlos annuì. 
- Certo. E il sesso con te per secondo. - Jannik rise perché lui era serio e spontaneo, ma lo rassicurò. A modo suo la vedeva uguale. 
- In prossimità delle partite non si tromba, ok? - chiese ancora. Carlos a quello capì meglio ed esitò prima di annuire. 
- Va... va bene... - Jannik ridacchiò ancora. 
- Cosa siamo, Carlos? - chiese infine appoggiandosi sull’incavo della sua spalla, tornando comodo come prima e più rilassato.
La mano del suo compagno si immerse nei suoi ricci rossi ora spettinati più che mai ed anche un po’ sudati. 
- Due amici che scopano? - disse semplicemente. Jannik ne fu felice poiché era né più né meno quello che lui aveva voluto e sperato, specie per quel momento della sua vita improntata totalmente al tennis. 
- Scopamici, dicono in italiano. - gli disse infilando la parola nella sua lingua non propriamente madre. Non sapeva tradurla in inglese, ma Carlos parve capire vagamente il senso. 
- Amici con benefici... - riassunse Carlos. 
- Amici con benefici. - ripeté Jannik davvero felice di essere ancora sulla stessa lunghezza d’onda. 
Carlos sorrise, lo percepì e non potendoselo perdere alzò ancora la testa. Si beò di quella sua espressione solare e rilassata e seguì ancora una volta il suo indomabile impulso. Indomabile solo quando si trattava di lui.
Gli aveva fatto perdere la testa, lui, il suo corpo, il suo sorriso, la sua bocca ma ancor di più il suo carattere ed il suo modo di fare totalmente senza riflettere. 
Era la persona più bella e sexy che avesse mai incontrato e guarda caso era il suo amico con beneficio.
La sua vita stava decollando e lì, in quel momento, steso su di lui, ne fu assolutamente certo.