NOTE: questa fic l’ho scritta lo stesso giorno in cui è uscito il video di Carlos e Ilia Topuria, chi non l’avesse visto è pregato di farlo. A parte che è bello, ma così si capisce meglio quel che scrivo perché ci sono continui e specifici riferimenti a quelle scene. E, sempre per chi non lo sapesse, il giorno prima c’erano stati i Laureus Award (i premi per gli sportivi) dove Carlos aveva dato il premio al bel Jude Bellingam. Qualche giorno prima ancora c’era stata credo una sessione d’allenamento fra Jannik e Matteo (o qualcosa di simile, al momento non ricordo cosa fosse). A questa si è aggiunto quello splendore del suo fisioterapista, Giacomo Naldi, che non perde occasione per toccare gli splendidi ricci di Jannik (l’ho notato un paio di volte, tende a farlo quando lo abbraccia e si complimenta con lui), così questa fic si è scritta da sola e di getto. 
A dopo per qualche dettaglio finale. Buona lettura. Baci Akane

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/Video Carlos Ilia/ /più foto Carlos Ilia/ /più foto Carlos Jude/ /video di Giacomo Jannik/ 

- Ed ora questo chi diavolo è?!
A Jannik era sfuggita l’esclamazione ad alta voce e pure con un tono piuttosto infastidito. Fu più quest’ultimo dettaglio a destare l’attenzione di Giacomo, il suo fisioterapista. 
- Come? - chiese il membro del suo team, quello più vicino a lui d’età. Jannik arrossì brevemente scuotendo la testa e tornando al cellulare. 
- Niente, niente... - disse per nulla intenzionato a condividere già quel lato della sua vita. Forse un giorno si sarebbe sentito pronto per farlo, ma non era quello il momento. 
Giacomo tornò a fargli manipolazione sulle gambe tirandogliele, piegandole e storcendole mentre Jannik riprese a visionare il suo cellulare. In particolare Instagram. In particolare il video che Mutua Madrid Open aveva pubblicato quel mattino insieme a Carlos e ad un certo Ilia Topuria. 
Stava per andare a cercare chi fosse l’atleta con cui il suo ragazzo aveva fatto quel video dove si abbracciavano di continuo con ogni maledetta scusa, quando Giacomo gli disse di girarsi a pancia in giù sul lettino in cui era steso. 
Una volta che si fu messo come da lui indicato, si appoggiò sui gomiti a guardare il telefono ed il video un’ultima volta prima di cercare informazioni su quello che sembrava un pugile, probabilmente spagnolo, con cui Carlos aveva fatto quell’evento promozionale, ma in quella posizione Giacomo, che gli stava massacrando le cosce ed i glutei, spuntò oltre la spalla e guardò, curioso di sapere cosa l’aveva indispettito tanto. Era un evento, del resto, poiché Jannik non solo di solito non stava su Instagram, ma non sbottava mai. 
“Sapevo che dovevo continuare ad evitare questa merda, ma ieri Carlitos aveva detto che oggi usciva una cosa bella di cui era felicissimo ed è stato super misterioso in questi giorni, aveva detto che doveva fare qualcosa di super ma non mi ha voluto dire cosa per farmi una sorpresa. Alla faccia della sorpresa! Ieri Jude Bellingham, oggi questo tizio. Io lo eviro! Che cazzo di sorpresa sarebbe? Una di merda!”
- Ilia Topuria! - esclamò Giacomo sopra la sua testa, tornando al suo lavoro di fisioterapista. 
- Chi? - chiese Jannik consapevole che lo sputtanamento era dietro l’angolo. 
- Un lottatore di MMA, se non sbaglio è mezzo Georgiano e mezzo Spagnolo. È molto bravo, dovrebbe essere campione nella sua categoria ed è peso piuma, può essere? 
- Può essere sì, è un nano! - rispose acido Jannik senza vedere quanto shoccato fosse il suo fisioterapista nel sentire una tale affermazione da lui. Già prima era stato strano, adesso era sconvolgente!
- Non ti piace, eh? Pensavo non sapessi nemmeno chi era... - certo che non sapeva chi era, ma adesso sì. 
- Stavo meglio senza saperlo! - continuò a commentare senza rendersi conto d’aver perso per la prima volta nella sua vita il controllo mentale di sé stesso e della propria bocca. 
Appena capì d’aver parlato troppo e soprattutto male, imprecò a denti stretti e premette la fronte fra le mani che ancora stringevano il telefono. 
“Maledizione, ho detto troppo!” 
- Scusa... - fece poi tremolante non avendo ancora il coraggio di riemergere e girarsi per guardare la faccia di Giacomo. - Puoi... - tentò ancora sull’orlo di una leggendaria (per lui visto che non ne era avvezzo) crisi di nervi per essersi scucito tanto proprio su quello, oltretutto avendo mostrato un lato di sé orribile. - puoi fare finta che io non abbia detto nulla e non chiedere niente? 
Al silenzio di Giacomo, Jannik trovò la forza di girarsi per capire perché improvvisamente si era zittito e solo quando vide che si mordeva la bocca come un forsennato con un’espressione a dir poco comica, capì che era in conflitto con sé stesso. 
- Muori dalla voglia di sapere, eh? - disse spontaneo. A quel punto a cosa serviva trattenersi? 
Giacomo annuì in un’espressione tragicomica. Voleva scoppiare a ridere, ma non poteva. 
- Non ti posso obbligare a spiegare e non voglio ricordarti che mi devi una pallina sulle palle, ma te lo ricordo lo stesso! - a questa risposta sfacciata e comica, Jannik spalancò gli occhi e si tirò bruscamente su a sedere tirandosi le gambe sotto di sé. Le mani di Giacomo smisero di stargli addosso per manipolarlo e le alzò in segno di resa, come se non l’avesse appena ricattato moralmente. 
- Non sei obbligato, eh! - aggiunse pensando di correggere il tiro. 
Jannik lo fissò di nuovo di mille colori in viso e dopo un bel po’ di sospiri si rassegnò. Forse era meglio parlarne con qualcuno, dopotutto. Quella cosa stava diventando complicata da gestire da solo, considerando che si era circondato di un team che prevedeva anche un mental coach per poter gestire ogni emozione e situazione al meglio. Come poteva pensare di fare da solo proprio su quello che ormai era una cosa seria e complessa? 
- Va bene... - fece infine Jannik guardando mentre Giacomo si sedeva accanto a lui nel lettino massaggi che avevano affittato per quell’ora. 
Il fisioterapista era un giovane uomo piacente di 33 anni, molto alla mano e simpatico. Jannik aveva legato facilmente ed in fretta al punto di diventare quasi un suo amico piuttosto che il suo datore di lavoro, complice la poca differenza d’età ed il fatto che fosse facile socializzare con lui. 
Jannik non aveva mai pensato di aprirsi su quell’aspetto della sua vita, anzi, ma ritrovandosi ad imprecare in quel modo ad alta voce in presenza di altre persone, aveva capito d’aver bisogno di un sostegno emotivo, così dovendone scegliere uno, anche se non si fosse trovato in quella situazione con Giacomo, avrebbe comunque scelto lui. 
- Io e Carlos... - tentò non sapendo bene come dirlo. Si fermò, si distrusse quasi le mani e a quel gesto eloquente, il ragazzo accanto gli facilitò il compito. 
- Non siete solo molto amici, vero? - Jannik che aveva tenuto la schiena tesa e le spalle alte, respirò rilassandosi immediatamente come gli avessero tagliato i fili. 
- Si vede? - chiese con ansia scrutando subito il suo viso per capire la sua reazione. Il suo bel viso non trapelava shock o contrarietà, tanto meno schifo o quant’altro, anzi. Sembrava consapevole e... intenerito? 
Jannik avvampò. 
- Abbastanza. Ma solo per chi vi conosce bene... 
A Jannik parve di leggere qualcosa nei suoi occhi, qualcosa che voleva chiaramente tenere per sé. Forse in realtà era sconvolto ma non lo voleva dare a vedere perché era suo amico. 
- E cosa ne pensi? È strano, vero? - non aveva mai pensato che lo fosse poiché era sempre stato tutto molto spontaneo fra loro, ma aprendosi per la prima volta su quel discorso con qualcuno, si stava esponendo rendendosi conto che non era per niente facile e non solo. Per la verità era veramente molto rischioso. Bastava farlo con la persona sbagliata ed il mondo poteva crollare sulle proprie spalle. 
Si fidava ciecamente di Giacomo e sapeva che non avrebbe detto niente a nessuno, ma se dentro di sé gli facevano schifo prima o poi sarebbe venuto fuori nel loro rapporto che sarebbe finito per incrinarsi e rovinarsi ed era una cosa che non voleva. 
Oltretutto quello lo faceva riflettere per la prima volta sui vari rischi nell’eventuale scoperta della loro storia dalle mura sicure della gente di cui si fidava. Se qualcun altro che non voleva sapesse nulla ne fosse venuto a conoscenza, magari anche sconosciuti, sarebbe stato un disastro. 
Jannik ci pensò per la prima volta lì in quel momento, dopo quell’ondata atroce di gelosia che l’aveva attanagliato e destabilizzato così profondamente da fargli capire una cosa importante che fino a quel momento non aveva considerato. 
“Lo amo. Dio mio, amo Carlitos! E lo amo al punto che ora sono terrorizzato non all’idea di perderlo, ma all’idea che qualcosa ci rovini e ci impedisca di stare insieme e di avere quel che abbiamo ora. Dio mio, sono fottuto!” 
- Ma che dici?! E perché dovrebbe esserlo? 
- Beh, siamo due ragazzi, no? - si stava impappinando e diceva cose senza senso, poi dopo la lingua annodata che non riusciva a dire frasi di senso compiuto, registrò quel che aveva detto Giacomo e lo fissò di nuovo trattenendo il fiato, sospeso sull’orlo di un precipizio. 
- Davvero non ci vedi male? 
Realizzando quanto era teso sull’argomento, Giacomo gli mise una mano sulla spalla voltandosi meglio verso di lui, cercando di fargli sentire maggior sicurezza. 
- Non potrei mai, ti conosco troppo bene, sei una persona meravigliosa e se stai con lui è solo il ragazzo più fortunato della Terra. Vi sosterrò con tutto me stesso! 
Sentendoglielo dire fu come se gli tagliassero dei fili e con gli occhi che bruciavano, Jannik si rifugiò istintivo fra le sue braccia circondandolo con vigore e bisogno. 
Giacomo ricambiò l’abbraccio con dolcezza infilando le dita fra i suoi splendidi ricci rossi, una delle cose che faceva più frequentemente quando doveva complimentarsi con lui per qualche vittoria speciale. 
Jannik era così sollevato, in quel momento, che cercava solo di non piangere mentre lo stringeva nascondendo il viso contro il suo collo e non notò quel gesto, così come non notò il chiasso dal corridoio. Totalmente coinvolto nel pathos del momento, rimase abbracciato a lui un momento di troppo e quando la porta della sala massaggi del centro sportivo del Madrid Open si aprì, vennero colti in flagrante. Non che facessero niente di sconveniente od equivoco, ma i due ragazzi si separarono subito e mentre Jannik avvampava guardando chi era arrivato, sperando di riuscire a sembrare normale e di nuovo coi suoi famosi nervi saldi, il rossore divenne incandescente realizzando chi è che lo stava fissando non male, ma molto peggio. 
Carlos stava lì davanti a lui, piantato proprio sull’uscio appena aperto, la porta bloccata dal suo braccio, la mano stretta forsennato sulla maniglia ed i suoi occhi come sempre estremamente espressivi divennero di fuoco. 
Un fuoco intenso. Potente. Incandescente.
Infernale. 
Il massaggiatore di Carlos gli andò addosso non notando che si era piantato nel mezzo e così lo spagnolo si spostò di lato incrociando le braccia al petto. Era serio come non mai ed era effettivamente strano visto che normalmente non c’era un’occasione in cui non sorridesse. 
Giacomo vedendolo fece un sorrisino divertito e alzandosi dal lettino dei massaggi, mise la mano sui capelli di Jannik dicendo che intanto andava avanti. 
Jannik incrociò gli occhi di Carlos ed appena lo fece capì subito cosa stava succedendo nella testolina decisamente bacata del suo ragazzo. 
“No, adesso è geloso lui? Cioè osa essere geloso LUI?! Ma stiamo scherzando?”
Con Carlos era facilissimo capire cosa pensasse o provasse dal momento che era molto espressivo e aperto, perciò rimase serio a mordicchiarsi l’angolo interno della bocca piegata all’ingiù. Nemmeno l’ombra di un sorriso o di una parola. Il silenzio faceva da padrone come se i due si odiassero da sempre e fosse risaputo. 
Quando il fisioterapista di Carlos realizzò che si guardava male proprio con Jannik, rimase profondamente sorpreso e quasi strabuzzò gli occhi fissando il proprio titolare in piedi ancora impalato come un generale. 
- Ragazzi? Tutto ok? - la domanda fu inevitabile, anche i muri sapevano che i due erano amici e vedere che si fissavano in cagnesco era grottesco. Impossibile non sincerarsi su cosa succedesse, posto che era ovvio che qualcosa stava capitando. 
Jannik si alzò in piedi mettendosi le mani ai fianchi gelidamente furioso mentre ricordava prima le foto ed i video della premiazione ai Laureus dove era stato fin troppo bene con il bel Jude Bellingham e poi il video fresco di giornata con quel nanerottolo. 
Vedendoli vicini era chiaro che Ilia era molto più basso di Carlos, ma non era certamente quello a  farglielo odiare. 
“Osa essere geloso di me e Giacomo! Osa davvero essere geloso lui. Ma io lo distruggo!” pensò Jannik senza rispondere, mentre invece Giacomo finito di lavarsi le mani e raccolto le proprie cose, si preparava per uscire.
- Io sì, perché? Se Jannik ha finito di fare le sue cose con il suo fisioterapista può lasciarci la saletta! 
La risposta terribilmente acida e carica di astio di Carlos sconvolse Juanjo, il suo fisioterapista. Non era cosa aveva detto, ma il come. Infatti Juanjo impallidì shoccato per poi guardare Jannik e Giacomo ancora dentro con aria di scuse, sentendosi responsabile per tanta maleducazione fuori dall’ordinario. Era la prima volta che gli capitava. 
- Sì certo che abbiamo finito, tu invece hai finito? - non poteva dire di fare cosa, sapeva ancora controllarsi con gli estranei, al contrario di Carlos. 
- Ma se non ho nemmeno cominciato! - rispose senza rifletterci lo Spagnolo non capendo a cosa si riferisse. 
Jannik lo fissò assottigliando gli occhi che ora erano due fessure gelide, i lineamenti del volto induriti quasi scolpiti nel marmo. Jannik era furioso, come osava essere geloso dopo quel video? Ovviamente non poteva accusarlo di nulla con Bellingham, gli aveva solo consegnato il premio ed avevano fatto un breve scambio probabilmente prestabilito da qualcun altro. Però quel dannato video con Topuria se lo poteva risparmiare. Se non altro tutti quegli abbracci continui. 
Jannik stava valutando come rispondergli senza essere esplicito per fargli capire che era lui quello nei guai, ci stava rinunciando quando Giacomo arrivò in suo aiuto e mettendo una mano sulla spalla del suo collega, Juanjo Moreno, gli fece un cenno con aria mortificata e divertita insieme. 
- Gli lasciamo un momento, ti va? Facciamo due passi? Penso non ci metteranno molto a litigare e fare pace... 
Con questo rivelò apertamente che sapeva tutto e che erano arrabbiati fra di loro. Juanjo lo guardò perplesso annuendo e, curioso di saperne qualcosa in più anche lui, lo seguì fuori mentre Carlos rimase lì piantato dov’era. Lasciò che la porta si richiudesse alle sue spalle, ma non si mosse. 
Appena ebbero un po’ di privacy, Carlos liberò un’espressione ancor più indispettita. 
- Davvero Carlos? Sei geloso del mio fisioterapista? - cominciò Jannik come se avessero tolto gli argini. Non era un tipo da fuoco e fiamme, quando si arrabbiava, ma quando succedeva era comunque meglio non stargli vicino. 
Jannik manteneva le mani ai fianchi e nessuno dei due pareva volersi avvicinare all’altro, perciò ad una distanza di qualche metro, continuarono a fissarsi male. Uno gelido e l’altro pieno di fuoco. 
- Come faccio a non esserlo? È giovane, bello e ti tocca sempre i capelli! Non stacca le sue dannate mani dai tuoi riccioli! Dovresti piantarla di farteli toccare da chiunque! Non sono sacri i tuoi capelli? 
Carlos sarebbe andato avanti a lungo dicendo altre stronzate, tali erano per Jannik, se non l’avesse fermato sciogliendo le braccia ed avvicinandosi. Una volta davanti le allargò plateale e sgranando gli occhi con aria inquietante, disse tagliente: - Jude Bellingham? Ilia Topuria? Rafa Nadal? Devo continuare?
Sapeva che non aveva senso metterci dentro Jude, ma la propria bocca si era mossa da sola. Specie quando si era sentito aggiungere anche Rafael. 
“Ok, forse anche meno!” si rimproverò da solo pentito immediatamente di essersi esposto così tanto dicendo cose che nemmeno sapeva di pensare.
Davvero era geloso anche di Rafa? 
- Davvero sei geloso di Rafa? - chiese infatti come un pappagallo Carlos come se gli avesse letto nel pensiero. 
Jannik avvampò amaramente pentito di tutto quello che era capitato nell’arco di mezz’ora, partendo dalla confessione con Giacomo. Sul momento si era sentito meglio e sollevato nell’essersi confidato, ma ora iniziava a vedere tutto negativamente. 
Perché aveva parlato troppo? 
“Meno, Jannik! Molto meno! Da quando in qua parli tanto e non attivi il cervello prima? Non sei tu quello riservato e chiuso su certe questioni? Maledetto Carlitos, è colpa tua, mi hai contagiato!”
- Condividi qualcosa di quel che ti sta frullando nel misterioso cervello che hai lì dentro? - chiese ironico Carlos capendo che Jannik stava discutendo con sé stesso pentito di aver fatto qualche nome di troppo. 
- Beh, anche tu sei geloso di Giacomo. 
- Allora visto che siamo in vena di liste, mettici pure Matteo! - ruggì Carlos sciogliendo le braccia e pestando il piede con fare capriccioso ed infantile. Avvicinò il viso al suo fissandolo fiammeggiante e Jannik rimase lì senza allontanarsi, non aveva certo paura di lui, ma non era quello il motivo per cui sentiva di doversi allontanare. 
“Cazzo mi eccita quando è arrabbiato e geloso! Era già successo a novembre in Davis cup! Mi fa impazzire quando fa l’infantile geloso!” 
Ovviamente non gli voleva far sapere che gli piaceva, così rimase lì fermo a pochi centimetri a fissarlo furioso. 
Non gli era mai capitato di arrabbiarsi veramente con lui, ma poteva davvero dire che ora lo era? 
Mentre si chiedeva se lo fosse ancora visto come gli si stava gonfiando l’inguine, ripensò al video con Topuria e l’ira tornò a divorarlo. 
Si sentiva bruciare all’idea di come erano sembrati in sintonia e addirittura intimi! Aveva fatto dei fermo immagine dove si vedevano quanto lanciati fossero uno verso l’altro. 
Chiunque avrebbe pensato che dopo il video fosse successo altro!
- Ancora Matteo? - chiese per prendere tempo. 
- Rafa? - replicò Carlos. Jannik sapeva che era enormemente stupido essere geloso di Rafa visto che era il suo idolo, ma gli era scappato fuori dal proprio controllo. Per quello si sarebbe fustigato più tardi, ora doveva correggere il tiro. 
- Topuria? - sembrava facessero l’appello, Carlos lo guardò spaesato senza capire ed era davvero sincero, così tanto che gli mandò il sangue al cervello. Voleva prenderlo a sberle anche se non era mai stato un tipo violento. Naturalmente non l’avrebbe mai fatto e non voleva nemmeno realmente schiaffeggiarlo. Magari scuoterlo un pochino. 
Gridare sì, tanto. Veramente molto. 
- Ma è un campione mezzo spagnolo di MMA, dovevamo solo fare un evento promozionale insieme per pubblicizzare il torneo e... - stava spiegando di cosa si trattava come se fosse così idiota da non saperlo da solo, perciò Jannik lo fermò seccato. 
- Lo so cos’è, ma spiegami tutti quegli abbracci. Servivano davvero? Io non credo! Fate qualche scambio sul ring e poi in campo, la foto insieme e va bene, anche l’abbraccio conclusivo ci sta. Ma il resto? Vi dovevate avvinghiare come due scimmie in calore? 
Carlos a quel punto invece di partire a sua volta sparando veleno e follie, lo fissò shoccato e senza parole e solo a quel punto Jannik capì d’aver veramente esagerato e perso la testa. 
- Anche meno? - si disse da solo traducendo alla perfezione quel che stava pensando Carlos. Come sempre fin troppo esplicito senza necessità di usare voce e parole. 
Carlos piegò il capo di lato un po’ perplesso. 
- Un po’, magari... - fece con una vocina mite. Sicuramente non pensava d’aver esagerato con Topuria, ma vedendo la sua reazione doveva aver capito che comunque aveva sbagliato qualcosa, perciò per evitare di peggiorare le cose provò ad alleggerire la situazione. 
Jannik apprezzò il gesto e appena lo fece fu come se la nebbia si diradasse lasciando solo la parte essenziale della questione. 
“Adesso ce l’ho duro come il marmo!”
Rimasero dunque a guardarsi ancora un po’ in silenzio, Jannik si morse per primo il labbro cercando di sforzarsi di non dire e non fare niente, ma quando Carlos si leccò le labbra carnose come aveva fatto svariate volte in quel maledetto incontro con Topuria, a Jannik tornò a partire l’embolo e mandando tutto e tutti al diavolo, soprattutto sé stesso, allungò il braccio di lato, chiuse a chiave la porta, poi lo prese per i fianchi e lo spinse contro premendoglisi addosso. 
Prese subito possesso della sua bocca che aveva osato avvicinare troppo all’orecchio di quel tipo mentre lo stringeva da dietro per bloccarlo e ricambiare la stessa mossa che gli aveva appena fatto lui. 
Pensandoci, mentre le lingue si fondevano cariche di un desiderio che esplose in un istante, Jannik si staccò e lo girò di spalle premendogli contro la porta il viso sempre troppo sorridente con troppa gente e dopo aver abbassato i vestiti ad entrambi nel necessario che gli serviva, prima di entrare lo prese come aveva fatto Topuria in quella stessa mossa che gli si era infilata nel cervello e che non riusciva a dimenticare. Circondò il suo collo col braccio schiacciandosi completamente su di lui senza tirare né fargli male. 
Fu puramente possesso e mentre Carlos posava le mani sul suo braccio non per toglierselo ma per tenerselo addosso, Jannik gli prese il lobo fra i denti tirando prepotentemente. 
- Sicuro che ne vuoi di meno? - chiese non riferendosi più alla scenata di gelosia di cui comunque si sarebbe vergognato per tutta la vita, bensì a quello che aveva fra le gambe e che gli premeva fra i glutei. 
Carlos scosse il capo piegando la testa di lato per dargli tutto l’accesso che serviva. 
- Guai se non me ne dai di più! 
Probabilmente nemmeno lui sapeva cosa aveva detto ed era il bello del suo ragazzo. 
Suo ragazzo, si disse Jannik mentre gli infilava le dita nella sua meravigliosa bocca morbida. 
Carlos accolse l’indice ed il medio e li succhiò volentieri, Jannik corse subito a metterli nella sua fessura per prepararlo un minimo poi poco prima di passare dalle dita all’erezione già dura e gonfia, sussurrò ancora attaccato al suo all’orecchio: - sono sicuro che sperava in un dopo evento come questo... 
Carlos rise e Jannik vide da lì il suo viso illuminarsi. Forse non c’era niente che adorasse più del suo sorriso ed in quei giorni l’aveva regalato a troppe persone. Era ora di riprenderselo. 
Gli girò la testa verso la propria sempre usando il braccio che lo stringeva da dietro per bloccarlo, Carlos malleabile e docile si lasciò fare come creta e mentre si riappropriava delle sue labbra ancora piegate in uno splendido sorriso, Jannik con un movimento fluido ed una spinta decisa gli fu dentro. 
Carlos gemette sulla sua bocca ancora premuta sopra, non si separarono, si respirarono a vicenda iniziando ad ansimare e fra una spinta e l’altra, continuarono a succhiarsi le lingue e le labbra a vicenda senza lasciarsi. 
- Ne vuoi ancora? - chiese roco. Carlos annuì ansimando. Jannik fece un sorrisino malizioso e soddisfatto lo lasciò prendendolo meglio per i fianchi con entrambe le mani. In quella posizione più congegnale, riprese a muoversi con impeto, affondando deciso. Ben presto trovarono una perfetta sincronia che permise loro di godere meglio e quando raggiunsero l’orgasmo, fu per entrambi profondamente liberatorio. 
Il mondo sfocò e rimase solo un’esplosione confusa di emozioni amplificate. I cuori battevano impazziti nei petti, i respiri corti, le mani a cercarsi di nuovo. Quelle di Jannik si chiusero sul viso morbido e caldo di Carlos, quelle di Carlos cercarono dietro alla cieca trovando i suoi capelli, mentre le lingue tornavano a fondersi insieme in un bacio coinvolto. 
Solo quando Carlos stringe le dita sui ricci, Jannik capì cosa aveva inteso prima con il farsi toccare i capelli dagli altri. 
Era un gesti intimo e sensuale, se lo faceva qualcuno che non era il proprio compagno, significava come minima che c’era un secondo fine dietro. Comunque fra amici non ci si faceva gesti simili. 
Pensandolo spalancò gli occhi di scatto shoccato suscitando sorpresa in Carlos che smise di baciarlo per guardarlo spaventato. 
- Che c’è? Abbiamo combinato qualcosa? 
Jannik scosse il capo rimanendo avvinghiato a lui da dietro, ancora totalmente aderente a lui come fosse solo suo. Carlos lì però pareva starci meglio che mai e sicuramente non sembrava intenzionato a staccarsi. 
- Avevi ragione. Giacomo mi tocca sempre i capelli così! - solo dopo averlo detto Jannik realizzò che forse non era stato saggio farlo proprio in quel momento, ma quando Carlos buttò il labbro inferiore infuori in modo infantile e delizioso insieme, capì che era ancora pieno di ormoni del piacere e non avrebbero ricominciato a litigare. 
- Non gli posso dare torto. E forse Ilia mi abbracciava un po’ troppo... - Jannik inarcò un sopracciglio scettico. 
- Ti ha preso e caricato sulla spalla come se dovesse buttarti sul suo letto! - gli ricordò. Carlos parve vedere finalmente le cose dalla sua prospettiva e capire. 
Lo fece ridendo divertito. 
“Maledetto. Tu ridi ed io mi sciolgo! Adesso che so che non è solo un sentimento potente che provo per te ma è proprio amore, penso di essere nella merda. Tu ridi ed io sono fottuto!”
- Comunque lo capisco. È difficile resistere dal saltarti addosso e non per metterti al tappeto ma per buttarti sul letto! - scherzò sciogliendosi a malincuore per sistemarsi ed andarsene. Sicuramente il mondo là fuori li aspettava mentre loro facevano i propri comodi sereni e tranquilli. 
Carlos ridacchiò ancora leggero e spensierato come sempre. Com’era bello che fosse. 
- È difficile resistere anche ai tuoi splendidi ricci rossi. Sono morbidi e bellissimi. - disse guardandolo mentre finiva di ricomporsi, la mano sulla serratura. Jannik si fermò davanti a lui in attesa di poter essere liberato, ormai pronto col telefono e l’asciugamano in mano. Tuttavia il suo ragazzo prima di aprire la porta aggiunse: - E sono solo miei! 
Jannik al suo ennesimo scatto di gelosia si sentì stupidamente al settimo cielo. Forse anche lui si sentiva così dopo la sua scenata. 
Si poteva essere più idioti? 
Carlos aprì la porta e mentre lo lasciava uscire per primo, disse: - E su Rafa... - ma Jannik non lo lasciò finire piazzandogli una mano sulla faccia mentre gli passava davanti, spingendolo all’indietro come se fosse un ronzio fastidioso. 
- Non provarci. - brontolò brusco.
Carlos alzò le mani in segno di resa ridendo, tanto per cambiare.
- No, era solo per dire... solo che... - Jannik non seppe mai cosa voleva dire perché gli prese la porta dalle mani e se la chiuse alle spalle tagliandolo via. 
- Maledetto. - brontolò a bassa voce, avvampando di nuovo carico di vergogna per una sola questione, ormai. 
“Si può essere gelosi di come adora il suo idolo? Adesso che lo sa è la fine! E vedrai se non mi scappa pure che lo amo! Ma chi lo sopporta, poi?”
Ma improvvisamente non aveva più paura di quel sentimento. Improvvisamente Jannik ne era sollevato, quasi, perché era come se fosse una protezione, quel che provava.
Qualcosa che gli dava sicurezza e serenità poiché non aveva mai provato niente di più bello e non poteva che goderselo e abbandonarsi.  


NOTE: non so se all’interno del complesso sportivo che ospita il Mutua Madrid Open ci sia una saletta massaggi da prenotare per poter usare, so che hanno una palestra perché ho visto nei video di Giacomo che vi facevano del lavoro insieme e presumo che la usassero anche per i massaggi, ma siccome non ci è dato sapere nel dettaglio come/dove/cosa, io come sempre uso la mia fervida immaginazione. La cosa curiosa è che quando ho scritto la fic ancora non si sapeva che Jannik aveva fastidi all’anca al punto che poi si sarebbe ritirato, sapevo solo del braccio di Carlos, Ma tant’è che era tutto perfetto. Ovviamente la fic si colloca nella mia serie ‘Bocca e capelli’. E sono io quella ossessionata dallo splendido sorriso di Carlos, ma sicuramente anche Jannik lo è. Alla prossimo fic, per rimanere aggiornati su quel che scrivo e pubblico, seguite la mia pagina su FB. Baci Akane
PS: anche se la foto è sfocata, viene da uno degli allenamenti di Madrid dove, incrociandosi, hanno fatto Romeo e Giulietta!