NOTE: quinta fic della serie sincaraz ‘bocca e capelli’ (e lingua). Di cosa sa una lingua? Di fragola? No, ma quella di Jannik sì se Carlos gli fa bere una Caipiroska alla fragola al locale dove lo trascina. Siamo quindi sempre a Umag 2022, ma siccome Jannik aveva promesso a Carlos di uscire insieme dopo la finale, adesso gli tocca mantenere la parola. I due si vedono dopo cena e da lì riprendono il discorso interrotto precedentemente.
Ho pensato che considerando il temperamento di un certo spagnolo capace di accendere a dovere chiunque, non potesse che andare così.
Spero che la fic piaccia. Buona lettura. Baci Akane
Per tutto il tempo della cena Carlos rimase con gli occhi fissi sul telefono, in attesa del messaggio di Jannik che gli indicasse dove si sarebbero visti per uscire insieme.
Pensando che fosse particolarmente di cattivo umore per via della sconfitta e che non facesse tanto chiasso per quello, lo lasciarono in pace. Erano sicuramente tutti straniti dai suoi strani modi poiché anche quando perdeva non era uno che si immusoniva e che ce l’aveva col mondo. Non teneva mai il broncio, anzi.
Pur nella sconfitta più bruciante lui sorrideva subito, non era permaloso nemmeno in un’unghia.
Tuttavia quella sera era totalmente assente, ma non propriamente giù.
I membri del suo team accompagnati da familiari e amici che avevano approfittato del suo torneo in Croazia per fare una breve vacanza in una delle regioni più gettonate nei mesi estivi, avevano deciso di lasciarlo un po’ per conto suo come pareva voler stare.
Ma non era né depresso né arrabbiato, era solo impaziente e il piede che dondolava sotto il tavolo di continuo con nervoso, ne era la prova.
Nella mente solo quei bacio di fuoco sotto la doccia ed il suo corpo contro il proprio. Non aveva goduto nemmeno un po’, non un orgasmo, non un tocco lì sotto.
Solo le loro labbra e le loro lingue. Ma adesso non l’avrebbe fatto scappare nemmeno morto.
Voleva rivederlo, saltargli addosso e completare tutto ciò che aveva lasciato sospeso.
Ricordava le labbra contro le proprie, la lingua a giocare nelle bocche unite e le sue mani che lo toccavano con interesse acceso.
Il suo inguine strofinato sul proprio ed interrotti sul più bello proprio quando stava per inginocchiarsi e metterglielo in bocca.
Maledetta squadra, pensò lanciando un’occhiata per nulla velata. Qualcuno dei suoi amici più fedeli, in due si erano uniti alla sua famiglia, la notò mangiando definitivamente la foglia e usando l’unica cosa a cui pareva interessato, gli scrisse un messaggio.
‘Adesso mi dici cosa stai combinando o non ti copro!’
A quanto pareva i suoi due amici fedeli di una vita, lo conoscevano alla perfezione.
Carlos lesse il messaggio con l’ansia che potesse essere Jannik, ma vedendo che erano loro, si ammosciò e gli lanciò attraverso il tavolo un’occhiata bruciante.
Non sapeva proprio mascherare le sue emozioni.
Suo malgrado scrisse senza nemmeno esitare o provare a nascondere.
‘Mi sono fatto Jannik!’
Esplicito, semplice, sincero.
I due ragazzi che con lui condividevano la stessa chat con un soprannome che aveva senso solo per loro, scoppiarono a ridere facendo capire agli adulti con loro che doveva essere arrivato il turno per i giovani di staccarsi e divertirsi.
- Ragazzi, penso sia l’ora dei giovani di andare a divertirsi... andate senza problemi, ci vediamo in albergo domani...
Avevano programmato di stare in Croazia ancora qualche giorno per una piccola vacanza, per permettere a Carlos di riposare e riprendersi prima di prepararsi per il prossimo torneo con conseguente cambio di superficie.
Stava per iniziare la stagione americana ed il suo team ne aveva già parlato, ma la sua testa era tutta su Jannik e come fare per non sprecare quella grande occasione. Come se non ne avesse più avute altre.
Sapeva benissimo che si erano di nuovo iscritti agli stessi tornei, non che fosse strano, ma nemmeno poi così scontato.
Tuttavia era normale presenziare entrambi all’Open canadese in quanto i Master 1000 erano sempre quelli più gettonati.
Essere tutti e due a quello croato era stata una piacevole coincidenza.
I tre ragazzi, comunque, decisero di approfittare del permesso degli adulti e salutandoli con la solita allegria, se ne andarono di gran carriera.
Appena fuori, Carlos li aggiornò con dovizia di particolari, rivelando il motivo del suo strano e sospetto silenzio una volta uscito dallo spogliatoio.
Non rimasero veramente stupiti del fatto che si fosse fatto un ragazzo poiché per loro era ormai risaputa la sua preferenza sessuale, né tanto meno che avesse pensato bene di farselo in mezzo ad un torneo, che poi era stato tecnicamente solo alla sua conclusione. Ad averli stupiti era stata la scelta di Jannik.
- Sembra carino, ma avrei pensato ti saresti buttato su un altro tipo...
Non era molto appariscente da un punto di vista estetico. Di primo impatto non colpiva per la sua bellezza o per lo meno questa era la loro opinione.
- Sì insomma, ha un visetto carino, ma è troppo magro e...
Carlos non li fece finire, attaccando a macchinetta con le numerose cose che gli avevano fatto perdere la testa.
Primo fra tutti i suoi capelli.
- Ragazzi, non so che dirvi! I suoi capelli sono la fine del mondo, per me! Non solo rossi, un bel rosso deciso ed intenso e non arancione sbiadito. Ma sono anche ricci e se li tiene così selvaggi sulla fronte. Come fai a non amare i suoi capelli? E la sua pelle piena di lentiggini?
- La sua pelle abbagliante, vuoi dire?
Avevano avuto l’occasione di notare che il suo torace era più bianco della neve al punto che per guardarlo servivano gli occhiali da sole.
Carlos rise ricordandoselo sotto la doccia.
Era davvero pallido, ma non tutto di lui lo era e malizioso lo ricordò:
- Beh, quando è imbarazzato arrossisce ed i capelli sono come il viso. Ma se gli dite che ve l’ho detto vi tolgo l’amicizia! Odia che noto pelle e capelli...
I suoi amici risero mentre l’accompagnavano per le strade piuttosto affollate di Umag, una splendida cittadina marittima piena di vita soprattutto in estate.
In quel momento apparivano come tre ragazzi come tanti e sebbene Carlos avesse guadagnato molta popolarità soprattutto nella stagione corrente, non era ancora al livello da essere riconosciuto appena metteva piede fuori dall’hotel.
Un ragazzo molto carino e dal bel fisico, con un sorriso meraviglioso, che saltellava in giro fra altri ragazzi molto simili.
- E che altro ti piace tanto? Non possono essere solo i capelli!
- Certo che no! Adoro la sua lingua! - lo disse così come gli era venuto in mente e i due con lui si piegarono in due dal ridere fino alle lacrime. Non si era reso conto di come aveva suonato la sua sparata e guardandoli senza capire allargò le braccia perplesso.
- Che c’è?
- Sì? E di cosa sa, di fragola? - chiesero per capire come una lingua potesse essere adorabile se non per i baci.
- Sa di lingua! Non è quello! Ma come la usa! - continuò a dire l’ovvio e gli altri due continuarono a ridere.
- Ma non mi dire?!
- Fa quella cosa con la lingua... ha una sensualità spontanea che non si rende conto...
Carlos provò a fargli capire di cosa si trattava, ma pur impegnandosi non ci riuscì ed i due compagni con lui risero e basta, ma decise che non era importante che loro capissero.
- E comunque sì, bacia pure bene! - aggiunse alla fine.
Continuarono a sbellicarsi fino a che lui proseguì con altre doti che gli avevano fatto perdere la testa.
- E poi mi piace che sul campo è serio e regge i nervi come non ho mai visto nessuno, non perde mai la testa, ma poi fuori dal tennis ride e scherza come tutti. È alla mano e si scioglie. Beh, per lo meno con me è così, non so come sia con gli altri. Metti che è così solo con me perché io sono speciale! Insomma, se non gli piacevo non avrebbe accettato il mio bacio, no?
Carlos partì in quinta e non furono più in grado di fermare le sue elucubrazioni che in spagnolo avevano decisamente più senso che in inglese.
Finirono per aggirarsi per il centro senza una meta, parlando di Jannik, fino a che non decisero di aspettarlo in un locale dove erano già stati senza Carlos, il quale aveva avuto i divieto di andare in certi posti in pieno torneo.
Una volta arrivati lì, gli dissero di mandargli la posizione e che intanto avrebbero passato insieme la prima parte della serata per poi dileguarsi una volta che il suo nuovo ragazzo sarebbe arrivato.
Carlos non li corresse pensando a Jannik sognante in quei termini, mentre faceva come gli avevano detto.
Dopo aver parlato di Jannik tutta la sera e pensato ai suoi baci, Carlos si eccitò da matti appena lo vide entrare nel locale.
Da lontano e fra la folla se lo rimirò sorridendo già totalmente perso.
Sembrava un pesce fuor d’acqua, non era per niente il suo ambiente. Aveva dei vestiti del tutto normali, sebbene sapesse che erano firmati. Comunque non abiti da locale notturno.
Lui si era messo qualcosa di più aderente che evidenziasse il suo fisico, ma Jannik anche se l’avesse fatto, avrebbe evidenziato la sua magrezza, perciò comprese il suo stile ‘liscio e semplice’.
“Tanto ci pensano i suoi capelli a dare movimento! Come diavolo fai a non notarlo in mezzo a mille?”
Carlos, totalmente perso nella visione che per lui era celestiale, guardò il suo sguardo serio e concentrato mentre sorvolava la gente alla sua ricerca. Prima di farsi notare, rimase ad osservarlo mordendosi le labbra.
Già lo desiderava.
Nessuno lo guardò e lo riconobbe, di gente ce n’era molta, ma erano già tutti impegnati nei propri affari, a bere, divertirsi e ballare. Cosa che ben presto avrebbero fatto anche loro.
Avevano scelto di proposito un locale promiscuo per il genere, non era gay, ma non era nemmeno esclusivamente frequentato da etero.
I suoi amici avevano cercato di proposito un locale misto dove chiunque si sarebbe potuto sentire a suo agio ed essere sé stesso. Un locale che, contemporaneamente, fosse anche divertente e pieno di vita.
Dal momento che bastava saper cercare, l’avevano trovato.
Jannik sospirò probabilmente spazientito, nonostante questo non fece alcuna piega e stava per prendere il telefono per scrivergli, quando Carlos si fece notare saltellando, sbracciandosi e gridando: - EHI, JAN!
Aveva appena trovato un soprannome carino ed intimo così senza nemmeno rifletterci. Soprannome che venne subito captato dal proprietario il quale guardandolo fare il suo solito teatrino, arrossì.
Vedendolo, Carlos si eccitò ancora di più. Non era mai arrivato a desiderarlo tanto.
Beh, contando che si era accorto che gli piaceva un mese prima a Wimbledon, per i suoi canoni era poco.
Non era uno che aspettava un solo giorno dal momento in cui capiva che qualcuno gli piaceva.
A volte poteva essere frenato dal fatto che non tutti potevano essere gay o bisessuali, perciò se non aveva anche la minima vibrazione in favore cercava di frenare i suoi istinti.
Ci provava, per lo meno.
Con lui aveva trovato terreno fertile; essendo bravo ad identificare quelli con tendenze, aveva da subito saputo che sarebbe finito per starci.
Quando si trovarono, Carlos non esitò nemmeno un istante. Lo abbracciò subito impaziente.
Da quando aveva realizzato ciò che provava per lui, non aveva fatto altro che volerlo fare ed aveva sofferto nel dover aspettare sempre delle scuse per non farlo scappare.
Ma adesso non ne aveva più bisogno.
- Sei così fisico! - esclamò Jannik al posto di salutarlo. Carlos scoppiò a ridere stringendogli le braccia al collo.
- Non vedevo l’ora di vederti! - rispose lui entusiasta e senza filtri.
- Carlos, ci siamo visti due ore fa al torneo!
Carlos accentuò il sorriso staccandosi da lui e quando i loro occhi si incontrarono, quelli di Jannik si sciolsero davanti al suo volto luminoso e pieno di una gioia contagiosa. Finì infatti per sorridere anche lui, morbido e soffice, indicandogli che anche lui a quel punto della sua vita era già bello perso per lo spagnolo.
- Vieni, ti presento i miei amici, hanno aspettato con me intanto che arrivavi! Adesso ci lasciano soli...
Jannik visibilmente spaesato, si ritrovò a salutare questi due ragazzi allegri e gentili e sicuramente alla mano.
Fecero qualche battuta per metterlo a suo agio e dopo che gli fu chiaro che poteva fidarsi, finirono per bere qualcosa insieme e commentare il locale carino che avevano trovato.
- Non è molto il mio genere, ma mi piace... c’è molto movimento e puoi mescolarti fra la folla...
I due ragazzi si diedero il cinque vittoriosi essendo stati loro a cercare il posto ideale e premiato dal complimento ricevuto dall’italiano, ne furono orgogliosi.
Jannik guardò il caipiroska alla fragola ordinato al suo posto da Carlos. Quando si era ritrovato quel cocktail, aveva annuito colpito: - Come sapevi che mi piace?
I due amici per fortuna non risero, ma lui sì ovviamente.
- L’ho sperato con tutto me stesso.
Fortunatamente evitò di dire che avevano parlato del sapore della sua lingua paragonandola alla fragola.
‘Adesso saprà davvero di fragola!’
Gli scrissero infatti i due ragazzi prima di andarsene.
Carlos lesse il messaggio nella loro chat e rise sollevando il mento, notandolo Jannik li guardò in attesa di sapere cosa fossero tutti quegli sguardi d’intesa, ma con un: - Ti dico dopo. - si apprestò a salutare i due amici che se ne andarono consapevoli della fretta che aveva il loro compare.
Una volta soli, Jannik lo guardò col cocktail di fragole in mano e le sopracciglia inarcate in attesa.
Carlos rispose subito senza contemplare l’idea di tenersi per sé quella cosa. E lo fece avvicinandosi a lui fino a toccarlo col suo corpo e allungare il viso verso di lui. I due bicchieri in mezzo a separare le loro labbra, entrambe con le cannucce appoggiate sopra.
- Mi hanno chiesto cosa mi piaceva di te ed io ho detto la tua lingua. Così loro hanno chiesto se sapesse di fragola.
Jannik dedusse da solo il motivo della scelta di tale frutto, ma non se la prese perché avvampò al resto della sua frase, che naturalmente Carlos non si era potuto prendere per sé.
- Adesso sì che saprà di fragola la tua lingua... non vedo l’ora... - disse subito sensuale e malizioso, mettendo subito in chiaro che voleva riprendere il discorso interrotto prima.
Jannik arrossì di nuovo, ma meno vistosamente. Iniziava ad abituarsi ai suoi modi provocatori.
In risposta fece mezzo sorriso ironico e aspirò altro beveraggio al sapore di fragola, imitato da Carlos.
Finì di bere più in fretta del necessario e Carlos capendo che voleva iniziare la loro serata a due, fece altrettanto sbrigandosi a liberarsi dell’oggetto che aveva in mano per poter agguantare per bene qualcos’altro.
Quando posarono i bicchieri e prima di muoversi verso la pista da ballo all’aperto, Jannik avvicinò il viso e posando le labbra al suo orecchio, mormorò malizioso.
- Ti piace la mia lingua? - Carlos rabbrividì eccitato e sorrise voltando il capo per parlare al suo nello stesso identico modo. Ma lui ci aggiunse anche le mani sui suoi fianchi.
- Non solo quella.
Jannik sorrise, lo percepì sulla pelle sensibile, ma prima di baciarlo o fare qualsiasi cosa, gli prese la mano e se lo tirò in pista sorprendendo ed eccitando contemporaneamente Carlos che lo seguì totalmente in contropiede.
Si era immaginato di doverlo trascinare lui in un ambiente che non gli si addiceva e probabilmente era così, ma il desiderio che aveva doveva essere così forte da spingerlo a fare cose fuori dal suo ambiente.
Cose che non avrebbe fatto mai con altri che non erano lui.
Appena furono in mezzo agli altri, con nessuno a guardarli nemmeno per sbaglio, si appiccicarono ben volentieri uno all’altro e con la musica dance che andava al massimo, si lasciarono trasportare dal ritmo coinvolgente con un qualcosa di movimentato e sensuale ad alzare il calore dei loro corpi e la voglia.
Ma forse non era la musica, ma loro due a strofinarsi e muoversi insieme.
Carlos era più portato, lo faceva con più voglia ed entusiasmo, ma Jannik sebbene inizialmente fosse stato impacciato, si era poi lasciato andare il necessario.
Si muoveva di meno e permetteva prevalentemente a lui di farlo, ma sentiva come il suo corpo reagiva eccitato ai suoi contatti ed ai suoi modi, fino a quando una delle sue canzoni preferite di quel periodo esplose e la sua bocca tornò senza troppi preamboli su quella di Jannik. Questi l’accolse ben volentieri, aprendosi subito e intrecciandosi a lui.
Per Carlos fu il paradiso, ma intuì che per Jannik fosse anche meglio.
Lo sentiva quanto gli piacevano le proprie labbra, ma per lui era la sua lingua quel che contava. Quando la succhiò come fosse veramente una fragola, tutto il mondo sparì.
La numerosa folla intorno che si muoveva come loro, molti che facevano le loro stesse cose facendoli sentire normali, due come tanti che facevano ciò che più di comune c’era al mondo.
Carlos si muoveva sempre più al rallentatore, premendosi completamente su Jannik che lo teneva a sé. Sentì le sue mani scivolare dai fianchi ai glutei e stringerseli contro. Lo desiderava, non serviva percepire il suo inguine duro per capirlo. Era chiaro da come se lo stringeva e faticando a non inginocchiarsi per prenderglielo in bocca lì dove erano, in mezzo a tutti facendo scandalo, riuscì a staccarsi dalla sua bocca, guardandolo febbrile e carico di desiderio.
- Andiamo da qualche parte? - chiese roco. Jannik lo guardò e comprendendo alla perfezione cosa intendeva, annuì pieno del suo stesso identico stato d’animo.
Carlos intrecciò le loro dita, non provò a chiedergli se non stava correndo troppo, né a dirgli di rallentare.
Era chiaro che adesso avrebbero corso facendo a modo suo, ma probabilmente anche lui era ormai al limite.
Mentre si muoveva febbrile fra la gente, pensava confuso a dove andare per potergli saltare liberamente addosso.
Pensò vagamente che i bagni fossero troppo squallidi, ma non avendo altre alternative e non volendo perdere la spinta, andò dritto là, benedicendo il fatto che fossero abbastanza grandi, sebbene non poi così puliti.
Eppure non voleva assolutamente uscire da lì, perdere la connessione con quella carica erotica portata dalla musica e da quel sapore di fragola che ancora stava nella propria lingua.
Non voleva proprio.
Jannik non si oppose vedendo la soluzione trovata e approfittando di un momento in cui i bagni erano vuoti, si chiusero dentro a chiave.
Non percepì nulla che non fosse Jannik appoggiato ad uno dei lavandini. Né quanto poco pulito fosse tutto intorno, o l’odore poco gradevole.
Sicuramente era tutto osceno, ma quel che dovevano fare l‘avrebbe reso bellissimo.
Carlos si avventò di nuovo sulla sua bocca, divorandola.
Le mani di Jannik sui suoi glutei, incapaci di stargli lontano. Non pensavano, non parlavano.
C’era quel sapore di fragola sulla sua lingua, una fragola che ora voleva mangiarsi.
Scese giù con la sua tipica foga, carico di una voglia mai provato in vita sua. Scese sul suo collo, glielo succhiò, ma non perse tempo lì perché aveva bisogno di un’altra parte.
Parte che si prese accucciandosi davanti a lui, afferrò la maglia e gliel’alzò senza mai staccare la bocca dalla sua pelle.
Jannik era abbandonato ed accompagnava la sua testa su di sé, gemette quando finalmente, abbassatigli i pantaloni, gli tirò fuori l’erezione.
Era già dura ed eccitata, seguì con la lingua le vene in rilievo che percorrevano l’inguine e poi tutta l’asta. Lunga, dura. Gliel’avvolse con le labbra e fece proprio quello di cui avevano parlato la prima volta a Wimbledon.
“L’hanno sempre detto tutti che con la mia bocca venivano pompini incredibili. E si dà il caso che sono veramente bravo a farli. Non solo grazie alla mia bocca, s’intende!”
Jannik aveva la testa all’indietro e gli occhi chiusi in un totale abbandono al piacere che cresceva grazie a lui. Piacere che lo portò a spingere il bacino contro di lui mentre succhiava e stringeva la sua erezione sul punto di esplodere.
La sentiva pulsare e stava per farlo venire pensando che il resto l’avrebbero avuto in una qualche camera, in qualche modo, da qualche parte, quando fu Jannik a prendere in mano la situazione e non per fermarlo come aveva fatto fino a quel momento.
Lo prese per il capo e se lo staccò di dosso obbligandolo ad alzarsi. Gli rubò un bacio veloce che sapeva del suo intimo, poi lo voltò di schiena e appoggiandolo al suo posto, sul lavandino, lo piegò in avanti abbassandogli i pantaloni ed i boxer per dietro giusto il necessario.
Jannik senza perdere tempo, visibilmente eccitato e con l’erezione alta, si leccò le dita e gliele infilò dentro, allargò e rifece l’operazione un paio di volte per prepararlo almeno un po’, ma constatando che in realtà i suoi muscoli non ponevano la minima resistenza, capì che era già molto praticante e che serviva meno preparazione del previsto.
Forse compiaciuto o comunque lieto di non dover perdere troppo tempo, Janniik si leccò la mano intera strofinandosela sulla sua stessa erezione, bagnandola finché fu necessario.
Infine senza dire nulla entrò in lui dimostrando non solo di saper perdere la testa e lasciarsi trasportare, ma pure di avere il controllo anche in quelle situazioni fuori da ogni limite.
Carlos si eccitò da matti, all’idea specie perché era così deciso e focoso come piaceva a lui.
Si piegò ancora di più in avanti afferrandosi al bordo del lavandino e si succhiò un bicipite per trattenersi dall’urlare.
Cosa che fu più difficile quando Jannik iniziò a muoversi fuori e dentro.
Ad ogni spinta divenne più impetuoso affondando sempre più e quando gli andò incontro muovendosi in perfetta sincronia con lui, si inarcò gridando di andare più a fondo.
La musica da fuori penetrava le porte chiuse, per qualche miracolo divino nessuno arrivò ad interrompere sul più bello e le loro voci si unirono insieme alla fusione dei loro corpi.
Squallido e affrettato, forse, ma preda di eccitazione e desiderio talmente incontenibili da non poterli soffocare.
Carlos venne per primo alzando il busto verso di lui, il gesto probabilmente contribuì a dare il colpo di grazia al suo compagno che affondò le dita sui suoi fianchi, poi appoggiando i denti sulla spalla, venne in un orgasmo decisamente liberatorio.
Rimasero tesi e bollenti uno sull’altro, sudati e pieni di fremiti incontenibili, totalmente sconvolti e fuori di loro.
Lasciarono che tutto scivolasse e che il piacere confondesse sensi ed idee.
Il primo a reagire fu Jannik che uscì abbracciandolo da dietro, infine gli voltò il viso verso di sé e lo baciò.
Fu il sapore ancora vago di fragola che albergava nelle loro bocche unite a far tornare anche Carlos.
Il compagno che lo stringeva forte da dietro, sospirò scuotendo il capo shoccato, sconcertato, nel capire cosa era successo.
Carlos, invece, era totalmente felice ed a suo agio. Un sorriso meraviglioso si dipinse sul suo volto beato come non mai.
- È stato bellissimo. - disse di slancio. Jannik, ancora confuso, sorrise addolcendosi e concordando.
- La prossima volta cerchiamo un posto più comodo? - chiese intendendo senza rendersene conto che ci sarebbe stata una prossima volta.
Carlos annuì accentuando ancora di più il suo sorriso.
- Certo. Ovunque tu voglia.
Jannik finì per ridere più sciolto e Carlos si girò fra le sue braccia portando le proprie intorno al suo collo. Lo strinse in quello che aveva sempre costantemente voglia e bisogno di fare.
Abbracciarlo. Abbracciarlo forte. Toccarlo. Stringerlo tutte le volte che poteva.
Carezzarlo.
Baciarlo.
Qualcosa che avrebbe fatto a lungo ed un sacco di altre volte.
Finalmente era arrivato esattamente là dove un mese fa si era prefissato. Da qui, cominciava qualcosa di meraviglioso a cui non avrebbe assolutamente mai mollato.