7. FARE PACE

sincaraz

Carlos afferrò la maglietta di Jannik e gliel’alzò togliendogliela, per farlo dovettero staccare le bocche perse in un bacio sempre più acceso. 
Jannik approfittò per liberarsi anche della propria realizzando quanto forte fosse il bisogno di sentire direttamente il suo corpo prorompente, caldo e tonico addosso, tutti i suoi muscoli sotto le dita, ogni parte di lui. 
Appena si ebbero, aderirono entrambi provando la medesima necessità che venne soddisfatta nel riabbracciarsi uno all’altro. Le mani di Carlos tornarono ad immergersi fra i suoi capelli mentre quelle di Jannik scivolarono sulla schiena e poi sempre più in basso, dritte sotto l’elastico dei pantaloni e dei boxer. Una volta lì afferrò a piena presa i suoi glutei tondi che gli erano mancati da morire, Carlos aderì completamente a lui premendosi anche con l’inguine con l’intenzione di sentire il suo. Si stavano già eccitando e mentre si tenevano così uno all’altro beandosi di quel che gli era mancato e che gli piaceva da impazzire, Carlos iniziò ad avanzare verso il letto. 
Jannik lo assecondò febbrile indietreggiando con le bocche di nuovo fuse in un tutt’uno, una volta raggiunto il letto spostò le mani facendo in modo che i fastidiosi vestiti del suo ragazzo si levassero di mezzo.
Scivolarono agevolmente alle caviglie e mentre Carlos cercava di liberarsi anche delle scarpe, Jannik si preoccupò solo di carezzarlo più liberamente, volendo controllare ogni centimetro di lui per essere sicuro che fosse tutto esattamente come lo ricordava. 
Non voleva una cosa veloce e sbrigativa, voleva ricordarsi ogni cosa in modo che si caricasse per quelle due settimane intense che stavano per iniziare. 
Due settimane importanti. 
Ora Carlos era completamente nudo e gli si strofinava addosso senza ritegno accompagnato dalle sue mani fameliche, ma la bocca scivolò giù per occuparsi del suo collo e quando Jannik se la ritrovò lì, gettò la testa all’indietro roteando gli occhi in un abbandono carico di sollievo. Solo nel sentire quelle labbra carnose in quella parte sensibile di sé, si ricordò di cos’era l’altra cosa che adorava alla follia di Carlos dopo il suo corpo ed in particolare i suoi glutei tondi.
Le sue labbra. La prima cosa che gli aveva mai guardato iniziando a fantasticarci su. Era cominciato tutto così, fra loro. Per la sua bocca. 
Carlos continuò la sua discesa al Paradiso percorrendo con le labbra il suo torace, si soffermò a mordicchiargli i capezzoli e mentre continuava a scendere, gli lasciava carezze e scie umide provocate dai baci e dalla lingua. 
Jannik al momento era completamente perso in lui, Carlos gli avrebbe potuto fare qualunque cosa e solo nel sentirselo addosso in quel modo capì che non solo gli era mancato più di quel che aveva realizzato, ma che non avrebbe sicuramente mai trovato in nessun altro niente di ciò che aveva con lui. Per quanto le ragazze con cui sarebbe stato per auto conservazione e saggezza potessero essere brave, nessuna l’avrebbe mai sicuramente fatto sentire come Carlos. 
La sua bocca arrivò all’inguine e quando si liberò del resto dei suoi vestiti, prima di occuparsi dell’erezione che pulsava ingrossandosi sempre più, il piccolo bastardo ora in ginocchio davanti a lui non la sfiorò nemmeno, né con le labbra né con le mani. Il signorino l’aggirò e si spostò di lato. 
Jannik aprì mezza fessura degli occhi per capire che diavolo stesse facendo e perché non glielo prendesse in bocca, ma appena chinò il capo per guardarlo da sopra con tutta l’intenzione più prepotente del mondo di afferrargli la testa e spostarsela nel centro, a piacimento, si fermò capendo a cosa stava mirando.
Jannik smise di respirare per un momento e spalancò gli occhi. 
Carlos giunse con le labbra a carezzargli l’anca destra, quella che gli aveva fatto male e che si era infortunata.
Carico di emozioni ed ormoni, Jannik si sentì gli occhi bruciare nel capire che si stava prendendo cura di lui visto che prima non aveva potuto farlo, capendo quanto avesse pensato a lui, quanto dovesse essere stato allucinante stargli lontano.
Alle labbra aggiunse la lingua, leccò proprio dove gli aveva fatto male in quelle settimane infernali durante le quali aveva temuto di non guarire in tempo. Tutt’ora non era sicuro di esserlo, ma non si sarebbe di certo mai perso quel torneo.
Come diceva Rafa, se c’era un torneo nell’ATP per il quale valesse la pena dare la vita, era sicuramente il Roland Garros. Lui da bravo spagnolo era stato molto drammatico ed esagerato, ma il senso restava.
Pensandoci Jannik sorrise e con le mani scivolò sulla sua testa, fra i suoi capelli corti. Lo carezzò lasciando che si prendesse cura della propria anca come meglio voleva e quando ne fu soddisfatto si spostò continuando a baciarlo e leccarlo ,ma questa volta sull’inguine. Sentendo che si spostava lì, Jannik tornò a roteare gli occhi e abbandonare la testa all’indietro e dalla dolcezza passò al bruciarlo. 
Andò a fuoco sotto la sua bocca che finalmente l’avvolse e lo succhiò, mentre l’eccitazione cresceva insieme ai propri sospiri. Non ne poteva più proprio più. 
Lo lasciò fare fino a che non si sentì pulsare fino all’inverosimile e quando capì di essere vicino, probabilmente gli era mancato troppo per avere la sua solita resistenza, se lo staccò prendendogli il viso fra le mani, infine con delicatezza l’aiutò ad alzarsi. Quando l’ebbe di nuovo in piedi si sedette sul letto dietro di sé e prendendoselo per i fianchi decise di prendere fiato ricambiando. 
Se lo sistemò fra le gambe aperte e afferrandogli di nuovo i glutei che strinse, si attirò l’inguine di Carlos verso la propria bocca e senza complimenti e remore lo fece suo. 

Carlos si abbandonò al piacere che crebbe in fretta quando Jannik iniziò a leccarlo e succhiarlo, arrivò infine a spingere il bacino insieme al piacere che cresceva grazie al suo trattamento, aiutato anche dalle dita di nuovo sui suoi ricci.
Non voleva saperne di staccarsi da lì, ad ogni occasione correva lì ad infilarsi, stringerli e stare semplicemente lì. Lì a toccarli. 
C’era qualcosa di assurdo nei suoi capelli, erano come una stazione di pace, lo stesso effetto che evidentemente faceva il proprio fondoschiena a Jannik a giudicare da come le dita lo stringevano con spiccata cura. 
Carlos sorrise malizioso e quando capì di essere pronto fece un passo indietro e sfuggì alla sua bocca ed alle sua mani. Jannik lo guardò seccato per l’interruzione e decise di innescarlo ancora di più con un semplice piccolo gesto che sapeva essere infallibile. 
Rimanendo a mezzo metro da lui fuori dalla sua portata, si succhiò il labbro inferiore. Questo bastò a Jannik per accendersi ulteriormente così come piaceva tanto a Carlos, infatti senza più resistere lo prese per il polso e tirandolo a sé si alzò facendolo stendere sbrigativo e deciso sul letto, lo fece mettere a carponi e con le mani strette ai suoi fianchi, gli salì dietro sparendo con la bocca ad occuparsi dettagliatamente delle sue natiche. Non lasciò nemmeno mezzo centimetro libero, passava dal leccare al mordicchiare le zone più morbide ed esposte fino a che non lo sentì perdersi nel mezzo, scendere e scivolare dentro prima con la lingua e poi con le dita. Quando arrivò lì Carlos smise di ridacchiare ed iniziò a gemere afferrando il lenzuolo sotto di sé. 
Il piacere presto si fece largo grazie anche alle sue dita e alla sua lingua e stava correndo a masturbarsi sentendosi pulsare per il piacere, quando Jannik, notandolo, si staccò brutalmente e prima di fargliene rendere conto, si chinò su di lui da dietro e aderì al suo corpo a carponi mettendosi come una seconda pelle. Le mani cercarono e bloccarono le sue costringendolo a tenerle ferme ai lati delle sue spalle per impedirgli di toccarsi da solo e venire troppo presto. 
Quando fu così gli mordicchiò la spalla ricoprendolo di brividi in un gesto di puro possesso, risalì subito all’orecchio e tirò anche quello coi denti, poi lo leccò facendolo gemere in un puro delirio di piacere e lì sussurrò sicuro e roco: - Se ti tocchi prima che ti dica io, guai a te! 
Voleva venire insieme, non era di certo facile, ognuno veniva sempre quando voleva, ma quella volta Jannik era tornato alla sua modalità controllo, ma Carlos rise divertito decidendo di assecondarlo. Jannik in quella modalità era il Paradiso. 
Quando annuì gli lasciò le mani e tirandosi su smise di strofinarsi addosso e prendendosi l’erezione l’accostò alla sua fessura, lo stuzzicò con la punta aiutandosi con la saliva per lubrificarlo e quando Carlos si trovò ad implorarlo, con una spinta decisa gli fu dentro. 

Appena lo sentì Carlos si inarcò tutto come uno splendido gatto, la testa all’indietro, gli occhi chiusi e l’aria in completo godimento. Jannik voleva vederlo bene, voleva avere uno specchio per sapere qual era la sua espressione che da lì poteva solo immaginare. 
“La prossima volta lo prendo da davanti!” 
Il suo viso era un altro dei suoi molti feticismi, ma quando il proprio ragazzo era così bello in ogni parte di sé, come poteva essere il contrario?
Dopo essere entrato Jannik l’afferrò bene per i fianchi e nella posizione più congegnale, iniziò a muoversi in lui iniziando piano per andare via via sempre più velocemente e in dentro. 
Ad ogni colpo il ritmo e l’intensità cresceva, ogni affondo era sempre più carico di piacere che si espandeva in entrambi a macchia d’olio. La voce di Carlos riempiva la stanza ma sapeva che la propria gli faceva compagnia e sperava solo che dalle camere vicine nessuno sentisse. 
Vagamente si chiese che avrebbero fatto se qualcuno li avesse sentiti, ma in quello Carlos gridò senza ritegno né filtri: - Jan fammi toccare non ce la faccio più...  
A quella richiesta di permesso per poco Jannik non venne. Carlos così ingestibile e focoso che faceva sempre tutto ciò che voleva, gli chiedeva il permesso per venire. Sapeva di essere arrivato al punto che lo faceva godere, perciò era ovvio che stesse per avere l’orgasmo. Sapeva come funzionava o per lo meno lo immaginava visto che era sempre stato lui l’attivo fra i due.
Assurdamente pensò che una volta avrebbe voluto provare ad invertire i ruoli visto quanto godeva il suo ragazzo pazzo ogni volta.
Dopo di quello la sua testa produsse un altro pensiero, mentre si chinava su di lui rallentando lievemente per parlargli ansimante all’orecchio.
“Decisamente sarà il caso che io sia un finto fidanzato convincente perché qua, qualcuno l’ha sentito di sicuro!”
- Toccati... - sussurrò invece roco e pieno di desiderio, leccò di nuovo l’orecchio per poi raddrizzarsi e rimettersi comodo. Una volta che Carlos corse con la mano fra le gambe eccitato ed ansimante, Jannik aumentò di nuovo le spinte e tutto si sfocò. Ogni cosa divenne bollente, compresi i loro corpi, tutto esplose, tutto fu così incontrollato che gli parve addirittura di chiamarlo per nome, mentre ansimava e gemeva, ma non aveva più importanza. C’erano soluzioni a tutto, non doveva preoccuparsi più di nulla. 
Potevano darsi e prendersi e vivere quel loro splendido paradiso senza riserve né paure. 
Si amavano e stavano insieme, il resto non contava più. 

Carlos si leccò la mano e corse a toccarsi frenetico premendo la guancia sul materasso, rimanendo in quella posizione a carponi col corpo di Jannik a premere forte e spingere sul proprio da dietro. 
Le spinte divennero forti e veloci fino a che i brividi che aveva sentito si fusero con quelli auto provocati e ben presto ci fu solo un folle piacere totale che lo prese e lo invase in ogni centimetro di corpo, fino a paralizzargli la mente che si sconnesse dal mondo e tutto esplose insieme ai gemiti. 
Non seppe quanto ci mise e quanto durò, perse totalmente la cognizione del tempo e addirittura del corpo, fino a che realizzò che Jannik gli era letteralmente crollato addosso e l’abbracciava da dietro, sfinito, ansimante e sudato. I corpi pulsavano e tremavano ancora scossi dagli orgasmi raggiunti e loro probabilmente non si sarebbero ripresi facilmente. 
Sicuramente una delle volte migliori e più intense. 
- Litigare ogni tanto non è poi così brutto... - disse senza nemmeno rifletterci. Sentendolo, Jannik rise e da lì capì che la sua bocca era contro il collo. Sapere che rideva per merito suo fu bello, così come sapere che adesso stava bene fisicamente e che non doveva preoccuparsi. 
Adesso aveva tutto ciò che desiderava, il resto non era più tanto importante.
Se si sentiva meglio all’idea di avere una finta ragazza accanto a coprirli andava bene, gli avrebbe fatto fare qualsiasi cosa se poi dopo lo faceva venire in quel modo. 
- Sei pazzo da legare. - disse Jannik sfinito rimanendogli dietro e addosso ancora un po’.
Carlos rise in mezzo agli ansimi che faticavano a tornare regolari anche per lui. 
- Mmm... è una promessa? 
Jannik rise e sciogliendosi lo spinse di lato facendolo stendere sulla schiena, infine gli si mise addosso. Prima di appoggiarsi a lui, rimase a guardarlo in viso sereno e pensieroso. 
Si fecero seri entrambi senza bisogno di parlarsi, rimasero in silenzio qualche secondo, ognuno a pensare a quel che avevano passato e provato, quanto dura era stata prima ed adesso quanto invece era bello. Pensarono tutti e due e poi, senza usare troppi giri di parole inutili, Jannik concluse: - Ti amo, piccolo pazzo. Non dubitarne mai, ok? 
Carlos annuì sorridendo dolcemente e sereno, gli carezzò la guancia risalendo fra i capelli, una volta che li ebbe di nuovo fra le dita, sollevato, rispose: - Ti amo anche io, Jan. Non lasciarmi mai. 
- Non è nei miei piani. - con questa risposta un po’ più leggera ma sincera, si adagiò sul suo comodo petto muscoloso e lì ritrovò la pace perduta nelle settimane precedenti. 
La stessa che ora invadeva anche Carlos.  


- Quindi posso procedere con Anna? - chiese Jannik mentre si rivestiva. Carlos, poco intenzionato a fare altrettanto, lo guardò rotolando sul letto su cui erano rimasti a farsi lunghe e tenere coccole fino a quando Jannik si era ricordato di avere un programma serrato da rispettare, tanto per cambiare. 
Anche Juan Carlos ci provava a fargliene, ma ogni tanto ci rinunciava.
Allo sguardo incalzante di Jannik, Carlos alzò le spalle. 
- Se vuoi. Forse però dovrei farmene una anche io, allora... 
Jannik lo guardò sorpreso inarcando un sopracciglio ironico. 
- Cosa ti ha fatto cambiare idea? 
Carlos ridendo divertito si mise a pancia in giù e nascondendo il viso contro il cuscino, si risollevò per rispondere sempre con la sua tipica allegria sfacciata.
- Non so, forse da come ci siamo chiamati per nome mentre gemevamo preda di piaceri ed orgasmi... se non finiamo sui giornali forse può essere solo merito delle varie Anne, Marie e quant’altro... 
Jannik non gli chiese da dove uscisse ‘Maria’ e lui evitò di dirgli che era una bella ragazza che gli faceva il filo da un po’, una delle tante per la verità, ma almeno con lei rideva e si divertiva quando si incontravano o si scrivevano. 
Si tenne invece il suo permesso straordinariamente ragionevole ed annuì impressionato della sua improvvisa e veloce maturità. 
- Ottimo. Abbiamo un piano allora! 
Lo disse senza rifletterci e del tutto spontaneo e Carlos, che era stata proprio la cosa che l’aveva mandato fuori di testa all’inizio, glielo fece sapere con un grugnino animalesco accompagnato dal tiro del cuscino che lo colpì sulla schiena. 
- Tu ed i tuoi dannati piani del cazzo! 
Ma la risata del suo ragazzo con conseguente restituzione del cuscino sulla testa, lo quietò. Jannik ormai pronto per uscire, si avvicinò al letto, si chinò su di lui, gli sollevò il cuscino e gli baciò la guancia. 
- Sta quanto vuoi, non ho in programma di provare il letto anche con lei. Per oggi sono a posto! 
Dopo di questo scattò alla porta ed uscì in tempo per evitare il secondo lancio del cuscino accompagnato da un insulto in spagnolo. 

Jannik rideva quando uscì dalla camera, ma venne intercettato da Juan Carlos. 
- Hai mica visto Carlos? In camera non c’è e non ha con sé il telefono... - disse sventolandolo. - Abbiamo delle cose da fare, glielo avevo detto, dovrò mettergli un microchip sottocute!
Juan Carlos udì solo il suo: - No, non l’ho visto! - poco convincente e sempre con risolino annesso, ma non approfondì e perso nel suo dramma di allenatore di Carlos, se ne andò maledicendo il suo pupillo. 
Jannik sospirò guardandolo dispiaciuto, poi scosse il capo e andandosene allegro pensò: “Un po’ per ciascuno e sopravviveremo entrambi!” 


La voce di Jannik era perfettamente controllato anche se era nello shock più totale, dentro di sé.
- In altre parole anche se non volessi mai toccarla in privato starebbe con me lo stesso pur di essere la mia ragazza ufficiale? - ricapitolò convinto d’aver capito male. Andrej annuì con un sorriso orgoglioso.
- Beh, sì, se vogliamo metterla giù facile... le avevo detto da subito che non cercavi una vera relazione, ma non ho mai specificato il motivo e lei non ha mai indagato dicendo che non aveva importanza il perché. - spiegò di nuovo Andrej più per Carlos che ora lo fissava perso.
- E perché non l’ha mai detto? - chiese Jannik che invece aveva capito al primo colpo. 
- Perché pensava che non ti sarebbe piaciuto e che l’avresti mollata! - rispose Andrej tranquillo, alzando le spalle.
- E adesso dovrò fare finta di non sapere niente? E anche lei farà finta di niente? - proseguì sempre incredulo Jannik. Carlos nemmeno ci provava ad infilarsi in quel dialogo.
- Se volete così è più facile, altrimenti ne potete parlare apertamente ma penso che vi sentireste un po’ strani a farlo. A volte è più facile fingere che sia tutto normale invece che parlare e dare conferma che non lo è! - Jannik ci pensò meglio alla sua frase e assottigliò lo sguardo poco convinto.
- Non credo fosse così il detto reale, ma vedremo. Anche fare finta che sia tutto normale quando entrambi sappiamo che non lo è, non mi piace molto...
- Beh, Jannik, è la tua relazione finta perciò vedi tu come gestirla. Io il mio l’ho fatto! - Andrej gli batté felice la spalla con una mano per liquidarsi da solo, come se la propria missione fosse compiuta. 
- Ma poi perché hai fatto tutto questo? - chiese infine Jannik mentre il russo se ne andava saltellando felice. 
- Perché mi annoiavo! - fu la risposta accompagnata da una risata delle sue. 
Rimasti soli, Jannik e Carlos si guardarono perplessi, poi scuotendo il capo e tornando in direzione Andrej che ora non era più visibile allo sguardo, conclusero: - Facciamo che non coinvolgiamo mai più Andrej, eh? 
- Sì, direi di sì!
E su questo erano entrambi estremamente d’accordo. 


Note Finali: e questa è la fine (della fic, non della serie anche se al momento non conta altre nuove fic)! Spero che la mia follia vi sia piaciuta e mi scuso con Anna, sono sicura che è una bravissima ragazza e che lei e Jannik si amano tanto, ma nel mio universo questa soluzione era perfetta per Jannik e Carlos! Speravo in una semifinale sincaraz a Wimbledon ma purtroppo niente, speriamo in qualche gioia alle Olimpiadi. Per sapere cosa scrivo e quando pubblico, seguite la mia pagina su FB. Mi si sta formando in testa una nuova fanfic a capitoli che però sarà separata da questa serie e ci vuole un po' per iniziare a scrivere, ma quando lo farò avverto nella mia pagina. Grazie a chiunque ha letto e seguito. Alla prossima. Baci Akane