Una Notte Per Amica

 

capitolo I

 

Il buio è totale e mi sento schiacciare, non so dove sono e per un attimo mi sembra di essere tornato bambino, cerco perfino Ikki con la mano ma non c'è nessuno accanto a me, mio fratello non c'è più.
Sono solo in camera e sono alla villa.
Adesso ricordo... mi guardo attorno e gli occhi iniziano ad abituarsi alla penombra.
Torno a stendermi con una sensazione strana, quasi angosciante.
C'è qualcosa che non va, e sono assurde queste parole dette da me ma... non riesco a dirlo in nessun altro modo.
Mi sento schiacciare, come se il buio improvvisamente fosse diventato pesante, così pesante da togliermi il respiro.
Non sono più un bambino... me lo ripeto continuamente mentre chiudo ostinatamente gli occhi cercando di riaddormentarmi.
Pura utopia.
Non riesco nemmeno a girarmi nel letto.
Sto male.
Sento una disperazione immensa che invade ogni cellula, ogni poro della mia pelle lasciandomi spossato.
E sudato... come se stessi correndo senza sosta da una vita intera.
Lentamente, con una fatica immane mi volto verso la porta ma non vedo nessuno... chiaramente.
Non percepisco nessuna aura... nessuno.
E allora perché "sento" tutta questa disperazione?
Inizio a piangere e le lacrime, invece di portare sollievo, acuiscono il mio tormento ancora di più.
Non riesco a fare nulla, nemmeno ad alzare la mano per accendere la luce, resto lì, nel buio, a piangere fino a che la stanchezza non mi porta, finalmente, nell'oblio di un sonno profondo senza sogni.
Mi sveglio quando una mano abbastanza energica bussa alla porta:
<< Ehi, Shun...ma che fai ancora a letto?
Sei sordo o cosa? Io entro eh...>> e senza aspettare una risposta Seiya spalanca la porta portando dentro il suo sorriso e la sua enorme faccia
tosta.
Spalanca la finestra arricciando il naso...
<< C'è un odore di chiuso qui dentro...>>
Lo guardo, stupito...ma che dice?
Odore di chiuso?
Ma se ho tenuto la finestra aperta fino a pomeriggio inoltrato ieri? E all'improvviso la notte appena passata si fa strada nella mia mente
facendomi rabbrividire molto più dell'aria fresca del mattino.
Mi tiro la trapunta fin sul mento mentre Hyoga entra regalandomi un sorriso stupefacente, sopra tutto su un ragazzo come lui, uno che tutti credono
freddo e controllato...il sorriso si spegne quando si rivolge a Seiya...
<< Seiya... ma sei ammattito?
Che fai?
Non ti rendi conto che così gli fai venire un accidenti?>>
Si avvicina a me e si ferma davanti al mio viso, sgrana un po' gli occhi davanti al mio pallore...si, è stata una notte molto difficile...
<< E' successo qualche cosa, Shun? Sei... strano...>>
Nascondo il viso contro la sua spalla mentre il sollievo invade immediatamente ogni mia fibra, cancellando il malessere che mi aveva lasciato l'oscurità appena trascorsa.
Sto bene accanto a lui, mi sento al sicuro, protetto.
Non gli ho ancora detto che lo amo e non credo che glielo dirò mai, mi basta stargli vicino così come sono adesso e sentire le sue mani sulle spalle che mi stringono, non chiedo altro.
Seiya richiude la finestra borbottando qualche cosa a riguardo l'aria pesante che c'è qua dentro e il ricordo della notte torna appena trascorsa
riprende il sopravvento.
Lo scosto gentilmente e lui mi scruta con quegli occhi trasparenti, meravigliosi:
<< Che c'è Shun? Sei...strano, perché non mi dici che ti preoccupa?>>
Già... che gli dico?
Che mi è sembrato che il buio prendesse corpo?
Che ad un certo punto ho "sentito" una presenza accanto a me senza percepire assolutamente la sua aura?
Mi divincolo lentamente distogliendo gli occhi dai suoi e mi tiro su dal letto, mi aspetto di avere qualche vertigine...mi sento davvero uno
straccio, invece sto in piedi senza problemi.
Sento lo sguardo pungente del mio amore che mi accompagna fino alla porta del bagno, dove mi appoggio con un sospiro appena la chiudo alle mie spalle.
Devo capire che sta succedendo senza coinvolgerlo, senza coinvolgere nessuno di loro.
Hanno avuto abbastanza angosce senza dargli anche le mie.
Quando esco non c'è più e la porta è aperta, segno chiaro ed inequivocabile: mi aspetta per la colazione. Quindi mi vesto velocemente e scendo in sala da pranzo, con l'intenzione di risalire a mettere a posto appena possibile, visto che oggi non c'è nessuno alla Villa oltre a noi quattro.
Nonostante l'inizio non propriamente sereno questa giornata si rivela tranquilla, normalissima.
Gli allenamenti, il pranzo, la passeggiata nel parco con Hyoga che non ha nemmeno sfiorato il discorso della notte appena trascorsa.
Tutto come se fosse una giornata senza problema alcuno... una giornata lontana dalle battaglie che ci hanno messi a dura prova.
Eppure, sotto la pelle, c'è quella sensazione strana e particolare.
Quel pizzicore che tiene accesi i miei sensi e aperta la mia mente così quando vado in camera mia la sera per andare a dormire mi faccio accompagnare da Hyoga che, stranamente, insiste per portarmi personalmente in camera.
E io lo lascio fare, grato per questi momenti che mi regala... momenti in cui riesco a non pensare a nulla e a nessuno... ma soltanto a noi due, a lui.
Appena apro la porta però succede di nuovo... per un attimo, un secondo prima di schiacciare l'interruttore della luce sento di nuovo quel buio
pesante avvolgermi, l'aria densa e vagamente... profumata?
No, non è profumo, è qualcosa di oscuro e brutto.
Brutto... accendo la luce, trattenendo a stento una risata che sarebbe suonata forse isterica, un odore brutto... nemmeno a tre anni mi sarei
espresso così.
Sto veramente male evidentemente.
Vedo Hyoga che si avvicina al letto e osserva il disegno che c'è sul cuscino... un fulmine perfetto, disegnato sul blu intenso della federa delle
mie lenzuola preferite.
Lo accarezza perplesso e mi guarda senza dire una sola parola, gli occhi che non lasciano un istante i miei.
<< Che sta succedendo Shun?
E' tutto il giorno che te lo voglio chiedere... non mi piace quello che
sento ne quello che vedo adesso...>>
Gli occhi si riempiono di lacrime ma le caccio a forza, siamo forse impazziti?
Adesso basta Shun, devi dimostrare che sei cresciuto e questo è il momento opportuno, non far vedere al ragazzo che ami che sei come una ragazzina isterica paranoica che vede segreti e misteri anche dove non ce ne sono.
Mi avvicino al lui e, involontariamente, lo sguardo si posa sul cuscino, reprimo un brivido e lo afferro togliendo la federa, il tutto senza dire una
parola.
Lo sguardo che Hyoga mi dà dice tutto...e lascia intendere una lunga, lunga discussione...
Il sogno inizia a metà notte... Hyoga se n'è andato, scontento e inquieto... come se presagisse qualche cosa e non volesse lasciarmi solo... ma io sono stato irremovibile e, con il senno del poi, me ne pento immensamente.
Il buio mi circonda e sto correndo affannosamente, il fiato corto e gli occhi pieni di lacrime mentre grido un aiuto che so non verrà mai, mai...
Cado più volte ma, con la forza della disperazione, riesco ad alzarmi... non deve prendermi... non deve prendermi o è finita per me.
Sento un corpo pesante, a me estraneo che ostacola la mia corsa così come i miei pensieri disperati la rallentano, togliendomi lucidità.
Cado di nuovo e questa volta mi è addosso senza possibilità alcuna, senza più nessuna speranza.
Inizio a supplicarlo e nemmeno quella voce mi è nota... non è la mia, non è la mia!
Non implorare... non implorare una pietà che non verrà mai... vorrei gridarlo ma la voce non mi esce... sento che l'essere sopra di me si eccita
all'inverosimile, mi strappa i vestiti di dosso e ride, ride sguaiato e trionfante... voglio svegliarmi... aiutatemi!!!
Mi prende con una violenza inaudita e le mie urla rimbombano nelle pareti della mia stanza... è la fine... mi ucciderà.
Adesso mi ucciderà, lo so, ne sono certo.
Finalmente due braccia calde mi strappano da questo sonno terribile, da un'angoscia che stava annientandomi, impedendomi di reagire...
<< Hyo...>> singhiozzo tra le lacrime
<< Aiutami Hyo...>>
Il suo petto freme per un attimo... freme di sdegno e di collera... e di qualcos'altro che non riesco a capire nella mia assoluta e immensa
disperazione.
<<Sei al sicuro adesso... shh amore...non piangere, non corri nessun
pericolo... non più...>>
Si può scorgere il sole in mezzo alla tempesta più violenta?
Amore... mi ha chiamato amore... e adesso lo ripete mentre mi bacia la fronte e le guance... togliendo così le lacrime con le sue labbra.
Quando i colpi iniziano siamo ancora abbracciati e i suoi baci avevano appena calmato il mio tremore...
La porta della camera inizia a sbattere chiudendosi e aprendosi varie volte mentre tutta la stanza sembra vibrare come in preda al più violento dei
terremoti...cosa che ha sfiorato la mia mente... se non fosse che il lampadario è perfettamente fermo ed immobile.

 

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